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Autore: Regina_di_picche    05/11/2015    3 recensioni
Precedentemente pubblicata come "Ice eyes" riscritta e ripubblicata, con le mie più sentite scuse per i lettori.
Yukiko è un'avventuriera, che ha dovuto lasciar congelare il proprio cuore per portare a termine la missione tramandatagli da quella famiglia che a quindici anni l'ha costretta a partire alla ricerca dello Shido.
Questa è la storia di come abbia riscoperto i valori dell'amicizia, della famiglia e dell'amore. Tutto grazie ad uno "stupido pirata ladro" e ad una ciurma di pirati incredibili.
Tutto raccontato con un mix di romanticismo, avventura e comicità, senza dimenticare i momenti drammatici.
(Spoiler degli avvenimenti di Marineford)
Dal 3° capitolo:
-Sono venuta per riprendermi la mappa che lui- disse indicando Ace -mi ha rubato!-
-Io non ti ho rubato proprio niente! Ti ho lasciato del denaro in cambio.-
-E in che modo ti era sembrato che io fossi d'accordo?-
-Non hai opposto resistenza- il sorriso strafottente che il moro aveva mostrato, si spense subito all'occhiata omicida che Yukiko gli aveva lanciato.
-Come avrei potuto? Mi hai gettato in mare!-
-Non è stata colpa mia! Sei inciampata!-
-Per liberarmi dalla tua stretta! E poi avresti potuto aiutarmi. Quale uomo non aiuterebbe una donna in difficoltà?!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Satch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spettacoli e Chiarimenti



 
 
Avevano passato una settimana ignorandosi completamente, fortunatamente dopo il piccolo incendio della notte del litigio era riuscito a non provocare altri danni.
Non era mai stato tanto arrabbiato, con se stesso, che l’aveva ferita, e con lei che aveva disprezzato l’essenza del ragazzo.
Ace non avrebbe mai voluto ferirla, ma sentirsi disprezzato, anche indirettamente, gli aveva fatto male, più di quanto avrebbe ammesso, per il solo fatto che si trattava di Yukiko.
Erano passati sette giorni e all’alba del successivo sarebbero partiti, non aveva idea di come avrebbero fatto. Probabilmente si sarebbero ignorati fino alla fine, e una volta preso l’oro si sarebbero detti addio. Lei sarebbe tornata al suo palazzo, mentre il ragazzo avrebbe inseguito nuove avventure, lo aveva detto anche a Yukiko: loro non erano nient’altro che collaboratori momentanei.
Eppure più il moro si ripeteva quelle parole, meno gli sembravano realistiche, se per Ace la bianca non significava nulla, perché desiderava così tanto tornare a stringerla fra le proprie braccia? Perché la desiderava?
Guardò la ragazza di fronte a lui, la treccia bionda; la pelle chiara, macchiata sul collo; il naso troppo dritto; le labbra troppo fine. Il vestito pronto a scivolare via.
Solo allora si accorse di cercato in quella ragazza Yukiko e si sentì male, Marco aveva ragione. Senza parole si voltò e uscì dalla casa, immergendosi nel viavai cittadino, il cui fragore coprì i richiami della giovane che aveva sedotto.
Avevano già salutato la Moby Dick e il suo equipaggio e anche se non se lo aspettava, Yukiko era sembrata decisamente dispiaciuta dall’addio, anche se la presenza dell’infermiera per cui Marco aveva una cotta, l’aveva evidentemente rallegrata. Per lo meno quel giorno si erano rivolti la parola.
-Alla fine com’è andata con la tua bella?-
Ace aveva stuzzicato il fratello ben sapendo che i due avevano risolto e trovando divertente vederlo arrossire.
-Niente di ché, abbiamo chiarito.-
-Wow loquace come sempre. Dai possibile che tu non abbia nulla da dire?-
Il biondo lo aveva guardato irritato, distraendosi per gridare qualche ordine, per poi rispondere all’amico.
-Ace, delle volte sei peggio di Satch, vai a spettegolare con lui.-
Ace aveva assunto una posa mortalmente offesa, bellamente ignorato da Marco; quando l’aveva vista camminare tranquilla sul ponte. Camminava accanto ad Hino che le stava raccontando qualcosa, probabilmente quello che il fratello non aveva voluto dire a lui visto l’imbarazzo dell’infermiera; da parte sua Yukiko le rivolgeva uno di quei rari sorrisi che lasciavano sempre senza fiato il moro.
A riportare l’attenzione di Ace sulla propria ciurma, fu un omone abbronzatissimo, con una massa scarmigliata di capelli neri, che non si distinguevano dalla barba altrettanto scura, su cui spiccava un sorriso a cui mancavano molti denti.
-Capitano è quasi tutto pronto, saremo pronti a salpare tra dieci minuti.-

-Grazie Teach, dì al timoniere che prima di partire faremo tappa a Denitas, dobbiamo fare scorta di alcuni beni essenziali e abbiamo bisogno che il log pose prenda una rotta precisa. Ma ci fermeremo solo mezza giornata.-
L’uomo si congedò e andò verso la ciurma per diffondere la bella notizia. Nel frattempo le ragazze si erano avvicinate ai due comandanti, e mentre Hino, rossa in volto, si rivolgeva a Marco, altrettanto imbarazzato; Yukiko aveva preso Ace e lo aveva fatto allontanare dalla coppia.
Nessuno dei due aveva detto nulla per i primi due minuti, limitandosi a guardare ognuno un punto diverso, poi sorprendendo il moro, era stata Yukiko a rompere il silenzio imbarazzato fra loro.
-Ascolta. Dobbiamo passare a stretto contatto il prossimo mese e tentare di collaborare, perciò ti propongo una convivenza pacifica, in cui parleremo lo stretto indispensabile. Niente di più.-

Ace non era riuscito a vederla in volto, dato che il capo era voltato ad osservare Hino e Marco che si fissavano imbarazzati poco prima del passaggio tra la Moby Dick e la sua nave, alla fine Marco l’aveva stretta a se e l’aveva baciata, sotto i fischi di approvazione di metà nave che rideva divertita del loro imbarazzo.
Ace aveva sorriso vedendo quello spettacolo: finalmente il fratello aveva trovato il coraggio, era felice per lui.
-Perfetto.-
Yukiko si riscosse sentendo la risposta del moro ma non si voltò, fece qualche passo, poi si fermò; Ace la guardava curioso di capirne il comportamento, era stato sul punto di chiederle cosa fosse successo quando la ragazza lo aveva stupito.
-Per quel che vale comunque forse avevi ragione. Il fuoco è tante cose insieme, sia distruzione che vita, è calore e caos, forse il suo fascino sta proprio nell’essere così complesso. Forse non ci ho mai pensato abbastanza.-
Poi era quasi scappata ed Ace aveva l’impressione che la ragazza si fosse ingegnata per evitare di stare sola con lui.


  Avevano lasciato la nave di Barbabianca da appena cinque giorni quando si erano fermati con la propria nave e la ciurma dei pirati di Picche in un porto per fare rifornimento.
 Mentre passeggiava notò, in contrasto con la luce aranciata del tramonto, i festoni e le decorazioni appese ovunque. Per puro caso erano capitati proprio un giorno di festa e aveva deciso di concedere ai propri uomini una notte di baldorie, fissando la partenza per l’alba dell’indomani.
Da parte sua il ragazzo avrebbe volentieri passato la notte in cabina, in fondo aveva capito che non sarebbe riuscito a divertirsi quella sera. Non se Yukiko continuava ad essere una costante nei propri pensieri.
Non avrebbe mai detto che alla fine si sarebbe innamorato, sapeva che era un sentimento al di sopra della propria portata, chi avrebbe mai potuto amare il figlio del diavolo? Per questo si era ripromesso di frenare qualunque tipo di sentimento. Eppure quello che provava, quell’affetto, gli si era insinuato subdolo sotto pelle, manifestandosi insieme all’attrazione, senza preavviso e quando ormai era troppo tardi per difendersi.

 
*   *   *
 
 
Era passata una settimana e non riusciva ancora a decidersi a chiedergli scusa, prima della partenza ci aveva provato ma alla fine era riuscita solo a formare una sorta di pace distaccata; si era data della stupida e prima di andarsene aveva provato a far capire ad Ace che era dispiaciuta di averlo offeso. Quando però aveva finito di parlare si era vergognata ed era scappata, si sentiva una stupida.
Al pensiero del freddo trattamento che le riservava il ragazzo, sbuffò sonoramente mentre usciva dall’ultimo negozio che aveva fatto in tempo a visitare, una strana festa aveva spinto tutte le botteghe a chiudere presto e tutti i cittadini a recarsi nell’ampia piazza centrale. Non aveva capito esattamente quale stramba festa fosse in corso ma poco prima di separarsi, Hino le aveva detto che era per permettere alla ciurma di partecipare che la partenza era stata posticipata. Le sembrava molto stupida come scelta, ma certo non si sarebbe messa a discutere con il capitano, specialmente per come stavano attualmente le cose fra lei ed Ace.
Incuriosita dalla musica e dal baccano si avvicinò alla piazza, trovandola gremita di gente, pronta ad osservare quella che era stata annunciata come una grande esibizione acrobatica. Per un secondo venne pervasa da una gioia infantile, aveva sempre amato gli acrobati. Eppure erano anni che non si concedeva un loro spettacolo, così, desiderosa di vedere meglio, decise di arrampicarsi quanto più in altro il suo coraggio le avrebbe permesso. Così si ritrovò tremante su una cassa, che le consentiva di superare gli altri spettatori di appena una testa.
Così, eccitata e terrorizzata, vide due figure cominciare una danza, via via sempre più complessa, fatta di salti, prese e acrobazie incredibili. Vide una donna contorcersi ed entrare in un piccolo baule, poi scassinato con i piedi di un equilibrista che camminava sulle mani, mentre un pagliaccio tentava di colpirli con delle enormi bolle di sapone che finivano per bagnare qualche spettatore troppo vicino. Quello spettacolo la spinse finalmente a rilassarsi e a sgomberare la mente dai pensieri, almeno finché, qualcuno non urtò la cassa, facendola sbilanciare.
Contro ogni aspettativa, però, l’impatto con il terreno non avvenne, e invece di sentire il duro e gelido terreno, si trovò a contatto con due braccia calde e forti.

 
 
*   *   *
 
 
L’aveva vista in bilico su una cassa, un’espressione luminosa e spensierata che non sapeva potesse assumere e non aveva resistito, le si era avvicinato; appena in tempo per evitarle una brutta caduta.
Ed ora la ragazza era ancora una volta fra le sue braccia, ogni tentativo di fingere indifferenza mandato al diavolo, solo dalla sua vicinanza.
Spostò lo sguardo sul viso di lei, incrociando i suoi occhi e all’improvviso nulla poté frenarsi dal cercare di stabilire nuovamente qualcosa fra di loro, desiderava qualunque tipo di rapporto che non fosse l’indifferenza. Probabilmente Yukiko doveva avere pensieri simili ai suoi perché appena la mise messa a terra si trovarono quasi a gridare le proprie scuse l’uno all’altra, all’unisono, per poi ridere insieme.
Al ragazzo bastò sentire la risata, per la prima volta così leggera, di Yuki per capire che fra loro era tutto apposto.
 -Yuki-Chan posso sapere a cosa è dovuto lo slancio di coraggio che ti ha fatta salire addirittura venti centimetri da terra? –
La ragazza rispose al suo sorriso, sembrava tornato tutto come prima del litigio ed era decisamente meglio di niente.
-Spiritoso, volevo vedere lo spettacolo, gli acrobati mi piacciono da sempre.-
-Oh! Ma allora qui c’è bisogno di un posto riservato, vieni. -
La mano fredda della ragazza era piacevole contro il palmo bollente del ragazzo, che la trascinò dietro ad uno degli edifici principali che si affacciavano sulla piazza.
L’ingresso nella casa non fu difficile, gli abitanti erano concentrati sullo spettacolo che potevano vedere dalle proprie finestre, perciò fu semplice anche arrivare al secondo piano.
La parte complicata fu convincere una terrorizzata Yukiko a sporgersi dalla finestra e arrampicarsi fino al terrazzo.
Ace sapeva che lui non avrebbe avuto problemi a salire, perciò dovette ingegnarsi per trovare un modo di portare anche Yukiko, che si stava dimostrando decisamente poco collaborativa.
Alla fine propose alla ragazza di farsi portare sul tetto con un lenzuolo, quest’ultima rifiutò con talmente tanta enfasi che quasi attirò su di sé l’attenzione degli abitanti della casa.
 

 *  *  *


-Yuki, fidati di me. - Ace le rivolse quello stesso sguardo che l’aveva convinta tempo prima a salire in cima all’albero maestro, e Yukiko ancora una volta non seppe resistergli
Tremante e stordita la ragazza quasi baciò il pavimento del terrazzo su cui era crollata, ma a fermarla intervenne Ace, che quasi di peso la portò sull’altro bordo della terrazza, mettendola di fronte alla vista migliore sullo spettacolo.
Senza staccarsi da Ace -che era diventato la sua unica certezza, su quella terrazza pericolante- Yukiko si sedette in modo da poter vedere lo spettacolo sotto di lei.
In quel momento delle donne stavano eseguendo una danza molto sensuale, con sonagli e veli, su una musica esotica che la ragazza non aveva mai sentito prima.
Doveva ammettere che Ace aveva scelto il posto perfetto. Erano di fronte allo spettacolo, abbastanza vicini da vedere bene, ma non troppo in modo da non doversi sporgere.
Volendo ringraziare il ragazzo si voltò sorridente, restando però spiazzata nell’incrociare il suo sguardo, scuro e profondo.
Senza parole, la ragazza arrossì tornando a concentrarsi sulla piazza, in cui ora un pagliaccio tentava in vano di salire in piedi su un grande pallone colorato, mentre un altro ne boicottava i tentativi. La scena continuò con nuovi espedienti comici che fecero ridere di cuore Yuki ed Ace, finché all’improvviso la scarsa illuminazione non venne meno, preoccupando i presenti.
Il conduttore della serata annunciò il pericoloso numero di un acrobata, su cui, tornata un po’ d’illuminazione, si concentrò l’attenzione di tutti gli spettatori.
Da un estremo all’altro della piazza tra i due palazzi più alti era tesa una sottile fune, dall’aria poco resistente su cui un omino piccolo e magro, cominciò a muovere i primi passi, tenendo il pubblico con il fiato sospeso, per la mancanza di protezioni.
Un passo alla volta il funambolo era giunto a metà strada, quando un colpo di vento fece oscillare pericolosamente la fune, rischiando di farlo cadere.
Presa dall’ansia Yukiko nemmeno si accorse di aver stretto il braccio di Ace, troppo concentrata sul funambolo, che appeso con una sola mano alla corda, fece un solo fluido movimento per tronare in piedi sulla stessa, riprendendo il proprio cammino.
Solo allora Ace si liberò delicatamente della presa della ragazza, per circondarle le spalle con il braccio.
Nel frattempo l’acrobata aveva raggiunto il secondo palazzo e si godeva gli applausi del pubblico sorridendo e facendo brevi inchini, Yuki alzò lo sguardo questa volta trovando il ragazzo concentrato sulla scena.
Sul volto appena illuminato, un’espressione serena, che non gli aveva mai visto ma che rivelava meglio quel velo di tristezza costantemente percepibile in fondo allo sguardo scuro. Yuki si chiese cosa ci potesse essere di tanto orribile nel passato di Ace che ne inquinasse il sorriso. E quando il ragazzo si voltò verso di lei, Yuki arrossì, temendo che potesse leggere il proprio desiderio di far sparire quell’ombra dai suoi occhi, in qualunque modo.
Riuscì però a non distogliere lo sguardo, desiderosa di potersi immergere nelle iridi profonde e calde del moro, che si faceva sempre più vicino.
Incapace di rifiutare quel contatto, la ragazza chiuse gli occhi avvertendo il respiro del moro sulle proprie labbra.
-Non dovrei… Se tu sapessi che mostro… oh… non vorresti nemmeno tu-
Un sussurro che le solleticò le labbra, nulla di più, ma che per Ace voleva essere un avvertimento.
Socchiudendo le palpebre Yukiko incontrò lo sguardo sofferente di Ace, che a pochi centimetri da lei non accennava a muoversi mentre il suo cuore non voleva saperne di rallentare e le farfalle sembravano dare una festa nel suo stomaco.
 E allora decise di essere lei a colmare quella distanza, facendo scontrare le proprie labbra gelide, con quelle bollenti e morbide del moro.
 
*  *  *

 
Per Ace fu come quando da ragazzo si tuffava dagli scogli, la stessa sensazione di vuoto allo stomaco, la stessa emozione, quell’adrenalina che ti rende euforico, e poi la sensazione dell’acqua che ti avvolge, fredda come quelle labbra dalle quali non voleva staccarsi. Ma l’abbraccio del mare nei suoi ricordi non era paragonabile a ciò che provava sentendo la ragazza così vicina.
La portò a cavalcioni su di sé, voleva sentirla vicina, e poterla stringere a sé. Le sue mani esplorarono i fianchi e la schiena della ragazza, spingendo i due petti ad aderire fra loro; mentre Yukiko immergeva le proprie mani nei capelli scuri del ragazzo, abbandonandosi ad un bacio che non credeva di desiderare tanto.

 
  
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