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Autore: SonounaCattivaStella    05/11/2015    2 recensioni
[KyouTen]
Kyosuke si ritrova, all'età di otto anni, a non avere più ricordi del suo passato. Solo una cosa lo lega ancora ad esso: un piccolo carillon.
Ma, per quanto quel carillon lo tenga attaccato al suo passato, esso nasconde un grande ed orribile segreto. Il suono melodioso, infatti, sembra attirare la follia omicida di un serial killer che prende di mira tutte le persone che interagiscono con lui.
[Storia soggetta a cambiamento di rating]
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matsukaze Tenma, Tsurugi Kyousuke, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XII



YOU LOVE HIM


Gennaio era arrivato nel peggiore dei modi. Il freddo pungente che aveva caratterizzato il mese di Dicembre non era diminuito, anzi, era andato via via aumentando portando con sé pesanti gelate e bufere di neve un po’ ovunque. In quel preciso momento, nel suo piccolo appartamento, Kyosuke se ne stava raggomitolato nel suo kotatsu godendosi il piacevole calore emanato e rileggendo svogliatamente i suoi appunti di matematica. Non aveva dimenticato il compito che la sua professoressa gli aveva assegnato per le vacanze e ormai la riapertura delle scuole era vicina, così si era ritrovato a non poter più rimandare l’incontro con Tenma. Rigirandosi pigramente in modo da ritrovarsi con le spalle attaccate al terreno, guardò l’orologio appeso alla parete leggendone l’orario a testa sotto. Mancava un quarto d’ora all’arrivo del castano e una morsa d’ansia gli attanagliò lo stomaco. Aveva ancora ben impresso nella mente il ricordo del bacio che si erano scambiati la notte di Capodanno e, anche se alla fine il castano gli era praticamente svenuto tra le braccia per l’eccessivo alcool che aveva ingurgitato risvegliandosi, poi, con una forte emicrania e senza alcun ricordo dell’accaduto, non aveva ben chiaro quale comportamento dovesse usare nei confronti dell’amico. I giorni dopo la festa li aveva passati ad arrovellarsi il cervello per cercare di capire quei sentimenti che gli mettevano il cuore in subbuglio e, dopo esser arrivato alla conclusione più ovvia, quella che diceva chiaramente quanto fosse attratto dal ragazzo, a chiedersi se non fosse stato il caso di allontanare Tenma. Ma ogni parte di lui si rifiutava anche solo di chiamarlo e dirgli di non andare a casa sua o di troncare definitivamente la loro amicizia. Kyosuke si trovava al centro del conflitto tra il suo cervello, che gli urlava contro quanto egoista fosse diventato, ricordandogli fedelmente che il killer era sempre in allerta, pronto a far fuori le persone a lui più care, e il suo cuore, che non ne voleva sapere di decelerare i battiti al solo pensiero che a breve avrebbe avuto il castano lì, all'interno del suo appartamento.
Passò così quei pochi minuti che mancavano all'ora prestabilita, a chiedersi da quale parte di quel conflitto avesse dovuto schierarsi, e quando il campanello suonò, si alzò quasi di scatto finendo con il cadere nuovamente di schianto contro il pavimento. Si avviò mugugnando di dolore verso la porta – davanti la quale Tenma continuava a suonare sentendosi gelare anche le punte dei capelli – e l'aprì dopo aver assunto la sua miglior espressione da "non me ne frega niente di te e del motivo per cui sei qui".
«Finalmente ti sei deciso ad aprire! Qui fuori si congela!» Disse il castano battendo i denti per il freddo e fiondandosi direttamente in casa del blu.
«No, ma fa pure con comodo.» Sbuffò Kyosuke chiudendosi la porta alle spalle e guardando l'amico lanciare la sua tenuta invernale in giro per tutto l'appartamento per poi infilarsi dritto sotto il kotatsu.
«Potrei anche addormentarmi immediatamente. Che bel calduccio.» Sospirò Tenma con la guancia schiacciata contro la superficie liscia del mobile godendosi il tepore che lo stava man mano "sciogliendo".
Il blu guardò l’amico con un leggero tic all’occhio destro, non solo nel giro di due minuti gli aveva messo sottosopra la stanza, ma ora osava anche prendere in considerazione l’idea di addormentarsi anziché pensare ai suoi doveri e al vero motivo per cui si trovava lì – che certamente non era quello di approfittare del suo kotatsu per dormire beatamente. A passo di carica si diresse verso la cartella, abbandonata subito dopo l’ultimo giorno di scuola alla bell’è meglio in un angolo della stanza, estrasse il pesante tomo di matematica, afferrò gli appunti che stava rileggendo nell’attesa e schiaffò entrambe le cose sul tavolino; più precisamente scaraventò il libro a pochi centimetri dal naso di Tenma e gli appunti dritti sulla sua testa. Il castano spalancò di colpo le palpebre che aveva chiuso per godersi meglio il calore ed alzò il capo di scatto per fissare l’amico che ricambiò lo sguardo con aria dura, le braccia strette al petto, autoritario.
«Se volevi dormire te ne stavi a casa tua. Sei qui per studiare, per evitare di prendere un’altra grave insufficienza al prossimo compito di matematica e per non rischiare di dover ripetere l’anno.» Disse Kyosuke sedendosi proprio di fronte al castano che aveva di nuovo abbandonato la testa sul tavolo mugugnando frasi come “Non ce ne capisco niente e mai ne capirò”. Nuovamente, il blu afferrò gli appunti per tirarli senza tante cerimonie in testa a Tenma che, rassegnato, si sistemò a sedere pronto ad ascoltare le varie spiegazioni da parte del compagno di classe.
Il tempo passò così, tra una spiegazione e un esercizio di matematica svolto almeno venti volte prima di risultare esatto, e ben presto la stanza si oscurò per via del sole che batteva la ritirata per dare posto alla luna che reclamava il cielo tutto per sé. Sembrava notte fonda e invece erano ancora le sei del pomeriggio. I due ragazzi chiusero i libri in quell’esatto momento e si stiracchiarono, indolenziti per il troppo tempo passato piegati su quei numeri, decisi a prendere una pausa. Tenma aveva la testa piena di formule matematiche che si confondevano e si ingarbugliavano fra di loro causandogli una forte emicrania, mentre Kyosuke aveva la gola che doleva per il troppo parlare e la bocca secca.
«Direi che per oggi abbiamo fatto abbastanza.» Sospirò il blu per poi lasciarsi cadere disteso sul pavimento, a braccia larghe. Dire che fosse stanco sarebbe un eufemismo.
Non ricevette risposta a quell’affermazione, cosa che lo portò a tirarsi sui gomiti per cercare con lo sguardo il viso dell’amico. Viso che non trovò dato che il castano si era raggomitolato comodamente sotto il kotatsu, come fosse stato a casa sua.
«Tenma, non credi sia ora di tornare a casa?»
«Fuori nevica. Fammi riscaldare per altri cinque minuti, poi me ne vado.» Fu la risposta ovattata che diede il ragazzo.
Kyosuke guardò in direzione del posto dove qualche attimo prima stava l’amico e sospirò per poi lasciarsi ricadere nuovamente sul pavimento, in fondo cinque minuti in più o in meno non gli avrebbero cambiato la vita. Con lo sguardo vagò per la stanza e, da una delle due finestre presenti, notò che effettivamente fuori stava cominciando a crearsi una piccola bufera di neve. Ad ogni sferzata di vento le ante di legno fischiavano appena facendo entrare, anche se di poco, il freddo gelido che imperversava fuori. Si accoccolò meglio sotto il kotatsu, tirando il tessuto fin sopra le spalle, cosa che lo portò a sfiorare, involontariamente, le gambe di Tenma con le proprie. Provò a ritirarle per non invadere lo spazio dell’amico, ma questi glielo impedì arpionandole e intrecciandole con le sue per ricercare un calore maggiore. Si sentì avvampare, Kyosuke, in fondo non aveva mai avuto un contatto così intimo con l’altro, o per lo meno non spontaneamente e senza l’aiuto di terzi mezzi come l’alcool. Non disse niente, sentire le gambe del castano aderire perfettamente alle sue non era spiacevole, al contrario si rese conto di aver agognato un contatto fisico con l’amico per tutta la durata della lezione. L’imbarazzo lo colpì in pieno quando quella consapevolezza si rese materiale e provò con tutto se stesso a non concentrare la sua attenzione sugli arti di Tenma che si muovevano, così attaccati ai suoi, ad ogni minimo spostamento.
«Kyosuke…» La voce del castano che lo chiamava aiutò a distrarlo momentaneamente «Posso chiederti una cosa?»
«Che c’è?» Rispose cercando di risultare il più annoiato possibile.
«Cos’è successo la notte di Capodanno?»
La domanda che l’amico gli aveva rivolto lo aveva spiazzato per un attimo. Non si aspettava minimamente che quel discorso sarebbe uscito fuori.
«Niente di particolare.» Rispose, infine, dopo un lungo attimo di silenzio.
«Allora perché Aoi ce l’ha con me? Dice che le ho rovinato la serata e che non mi perdona anche se ero ubriaco. Il punto, però, è proprio questo: essendo ubriaco non ricordo cosa ho combinato. L’ultima cosa che mi viene in mente è Ranmaru che mi offre da bere.»
Ranmaru. Kyosuke quasi scommetteva che quel demone di ragazzo l’avesse fatto apposta a far ubriacare il compagno di classe, giusto per vedere cosa sarebbe accaduto di interessante.
«Ripeto: non è successo niente.»
Non era la verità, le immagini nella sua mente glielo ricordavano più che bene, ma non aveva il coraggio di rivelare ad alta voce ciò che effettivamente il castano aveva fatto. Il solo riportare a galla quei ricordi gli fece percepire una scarica calda lungo la schiena.
Con quell’unica e secca risposta sperava di aver chiuso definitivamente il discorso, ma si sbagliava enormemente. Doveva aver capito, ormai, che Tenma non era il tipo che demordeva di fronte ad una replica negativa. Inaspettatamente il contatto tra le loro gambe sparì, una serie di tonfi, imprecazioni e lo scuotersi improvviso del kotatsu lo portarono ad alzare la testa di scatto per cercare di capire cosa stesse succedendo. I suoi occhi si trovarono di fronte, inavvertitamente, quelli metallici dell’amico che nel giro di pochi attimi era sgusciato da sotto il tessuto pronto a farsi dire la verità.
«Non ti credo. Conosco Aoi da una vita e mi ha sempre perdonato tutto, anche di averle strappato la gonna il primo giorno di scuola. Se non vuole farlo questa volta vuol dire che l’ho ferita veramente. Ti prego, dimmi cos’è successo.» Disse Tenma guardandolo a distanza ravvicinata con un’espressione da cucciolo implorante.
Kyosuke digrignò i denti, aveva provato in tutti i modi a tenere il castano distante da sé, davvero, ma il ritrovarselo quasi addosso, supplichevole, avido di verità, lo mandò in escandescenza.
«Vuoi davvero sapere cos’è successo? Bene, ti accontento subito.» Detto ciò lo afferrò per il colletto della felpa che indossava e se lo tirò contro. In un attimo le loro labbra si incollarono le une sulle altre, leggermene screpolate per il freddo, e la lingua di Kyosuke si insinuò senza troppa fatica nell’antro umido che era la bocca dell’amico. Tenma rimase immobile di fronte al gesto del blu, completamente bloccato dall’incredulità. Non poteva essere vero, non poteva aver fatto una cosa del genere, doveva essere sicuramente uno scherzo.
Quando si staccarono, il castano restò ancora alcuni secondi inerte a fissare esterrefatto Kyosuke, poi scattò in piedi, rosso come un pomodoro, e cominciò a raccattare tutte le sue cose sparse per la stanza. Il blu, poggiato sui gomiti, lo guardava buttare i libri e gli appunti alla rinfusa dentro la cartella, un silenzio pesante si era impossessato dell’intero ambiente. L’osservò muto finché non lo vide dirigersi verso la porta di ingresso, aprirla e fiondarsi in mezzo alla bufera senza proferire parola, richiudendosi poi la pesante porta alle spalle. Solo allora Kyosuke si tirò a sedere per poi nascondere il viso tra le braccia che aveva incrociato sul tavolo. Cosa diavolo aveva fatto? Tenma voleva sapere la verità, bastava solo che gli spiegasse come erano andate le cose, perché l’aveva baciato? Una sola risposta affiorò nella sua mente e ne fu spaventato.
Tu lo ami.











Angolo autrice:
*Parte musichetta di "Chi l'ha visto?"*
"Buona sera telespettatori. Questa sera parleremo della scomparsa di una giovane ragazza che ha abbandonato i suoi lettori senza un apparente motivo."
...
Salve! *
saluta timidamente con la manina*
No gente, tranquilli, non sono morta. Sono solo sparita per...
6 MESI?! OwO 
Aaaaaaah! Chiedo veniaaaH! Vi ho lasciati in 13 con questa fict, ma capitemi... lavoravo per dieci ore al giorno e non avevo nemmeno il tempo di guardarmi allo specchio ç^ç
Mi chiedo se ci sia ancora qualcuno che segue questa long...
Mi scuso anche se lo stile non rispecchia quello usato in precedenza o alcune cose sembrano fuori posto con tutto ciò che ho scritto fino ad ora, ma non scrivendo più da molto tempo ho perso il ritmo ed il filo dei pensieri che avevo prefissato quando ho iniziato la storia. Gomen'nasai ewe
Comunque, mi sono dilungata anche troppo. Spero di leggere ancora qualche vostro parere.
Non vi assicuro niente sul prossimo aggiornamento... è tutto nelle mani della mia ispirazione *
risata malefica da parte dell'ispirazione di Fanny*
A presto!
Fanny ♥
   
 
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