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Autore: SilviAngel    05/11/2015    1 recensioni
Un giorno, per caso, il giovane si ritrovò da solo nello studio privato del dottor Deaton e fu, sempre per caso, che gli capitò tra le mani – irrilevante il fatto che avesse scorso uno per uno i libri presenti nello scatolone opportunamente nascosto dietro una porzione di finta parete – un testo strano che descriveva, quasi fosse un banalissimo ricettario di cucina, come preparare strani intrugli di erbe per gli usi più disparati.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Seconda e ultima parte.
Buona lettura…

 
Cap. 2
 
Stiles ebbe bisogno di alcuni secondi per processare con cura quanto accaduto e, quando, dopo l’ennesima analisi delle parole sentite, il significato parve rimanere sempre lo stesso, sgranò gli occhi, spalancando la bocca.
“Tranquillo, vado a dirle che non” iniziò il lupo, vedendo tale reazione e muovendo un passo verso la sala, ma venendo bloccato dalla voce del minore.
“Non serve, cioè non è un problema, ma sappi che parlo nel sonno”
“Chissà perché la cosa non mi stupisce per niente” rispose Derek sollevando gli angoli della bocca “Anche se non so se dovremmo, Liam è un ragazzino e”
“Non ti preoccupare, Malia non lo mangerà nel sonno, cioè al massimo ci scapperà qualche morso, le piace parecchio, ma”
“Qualche morso?” ripeté Derek ricordandosi che qualche tempo prima il ragazzo e la cugina avevano avuto una specie di storia, terminata poi di comune accordo.
“Ops! Troppe informazioni” si limitò a dire, lasciandolo libero di andare, se quella fosse stata ancora la sua intenzione, ma il lupo non si mosse.
“Sicuro che ti vada bene?”
“Certo. Ci siamo lasciati da tempo e poi io ho da poco capito che” tentò di spiegare Stiles.
“Non parlavo di Liam e Malia ma del fatto di dividere la camera con me”
“Ah, oh, certo. No problem” sorrise sincero il più piccolo, bevendo in silenzio la sua birra.
Quando – dopo alcune chiacchiere senza senso – i due tornarono in sala, videro di essere rimasti in pochi.
Infatti gli unici ancora presenti erano Lydia e Jordan, immersi in una conversazione tra ipotetici poteri e possibili problemi e degnarono a malapena Derek e Stiles di un cenno di saluto quando questi comunicarono che sarebbero andati a dormire.
 
Fatte le scale e svoltato nel corridoio, Derek trovò il proprio borsone davanti alla stanza che lo avrebbe ospitato e, senza tentennare, aprì la porta, rimanendo poi di sasso sull’uscio.
“C’è un solo letto” riuscì a dire pochi attimi dopo, mentre Stiles lo superava andando a rovistare nel suo zaino.
“Oh, beh, vedila così, o questo o il divano al piano di sotto”
“Ok, non ci sono problemi” Derek si fece coraggio, senza però avere la forza di lasciare andare la maniglia – che ancora stringeva tra le dita – ed entrate definitivamente nella camera.
“Mentre ti sistemi io vado in bagno” disse il liceale con, tra le mani, un involto si stoffa grigia – probabilmente pantaloni e maglietta per la notte – e lo spazzolino da denti.
Derek poggiò il borsone a terra, accanto al comodino, notando come l’altro avesse già reclamato per sé il lato del letto verso la finestra e, armeggiando con la cerniera del bagaglio, si maledisse per non aver pensato di portarsi qualcosa in più per dormire e non solo una vecchia T-shirt.
Ora si sarebbe ritrovato a dividere il letto con il ragazzino che da qualche tempo gli smuoveva dentro quel qualcosa che pensava di aver perso per sempre al liceo – quell’agitazione mista a panico che ti coglie alla bocca dello stomaco quando vedi lungo il corridoio la persona per la quale hai preso una cotta colossale – con addosso solo un paio di boxer e una maglietta.
Forse il divano non era poi una idea così malvagia, si ritrovò a pensare tra sé e sé il mannaro, grattandosi poco finemente il fondo della schiena, proprio dove vi era l’attaccatura di quella insopportabile coda.
Dannazione quanto era fastidiosa!
Proprio mentre quel pensiero aleggiava tranquillo nella mente del maggiore, Stiles uscì borbottando dal bagno “Sono scomode”
Distratto dalle proprie riflessioni, Derek sollevò il capo scontrandosi con il corpo non molto vestito del giovane, o meglio meno vestito di quanto aveva immaginato.
“Non riesco a tenermi addosso i pantaloni. Ok, detta così suona strano, ma sul serio non ce la faccio a sopportarli anche se sono vecchi e l’elastico ha avuto tempi migliori. Le code sono troppo ingombranti”
“Tranquillo, anch’io farò lo stesso”
“Davvero?” domandò a metà tra l’incredulo e il terrorizzato il figlio dello sceriffo.
Derek non rispose e incrociando le braccia strinse tra le dita l’orlo del maglione portandolo poi in alto.
Stiles si godette uno spettacolo inaspettato, ma assai gradito.
La pancia piatta e muscolosa di Derek fece la sua comparsa, immediatamente seguita dal petto e il respiro e il battito della volpe accelerarono all’improvviso.
Era una scena molto eccitante e sexy, almeno fino a quando tutto non si ingarbugliò.
Derek iniziò a imprecare sonoramente cercando di sfilarsi l’indumento che si era – chissà come – impigliato tra le orecchie da lupo.
Stiles si accorse di essere passato da un possibile infarto fulminante per i troppi muscoli in bellavista a una risata genuina. Derek impacciato, intrappolato e, a dirla tutta, annientato da una semplice maglia era, in fin dei conti, davvero un’immagine buffa.
“Sta’ fermo” cercò di calmarlo Stiles avvicinandosi e, portando le proprie mani sul tessuto, lo liberò con gesti lenti e gentili.
Derek rivide ben presto la luce e trattenne il fiato quando si accorse che Stiles era ancora lì, a meno di un passo da lui, con un sorriso che non aveva in realtà nulla dello scherno che si era aspettato e che lo stava fissando come incantato.
 
Il liceale non avrebbe saputo dire cosa gli avesse infuso così tanto coraggio o sconsideratezza, fatto stava, che gettò sul letto la maglia, per poter affondare liberamente le dita tra i capelli neri del lupo e raggiungere così nuovamente le sue morbide orecchie.
“Sono ipnotizzanti, davvero. È qualcosa di inspiegabile” sussurrò avvicinandosi ancora, seguendo con gli occhi i soffici affondi delle proprie dita.
Non ci volle molto perché il mannaro abbandonasse lo sconcerto per quei gesti, a vantaggio del piacere che quegli stessi erano in grado di donargli, scoprendosi incapace di resistere e andando così incontro ad ogni carezza, inseguendo le sue mani ogni volta che parevano allontanarsi da lui.
 
Stiles sarebbe rimasto impegnato in quell’attività per un tempo indefinito, ma un colpo di tosse e l’aumento della distanza tra di loro – entrambi provenienti dal moro – vi misero improvvisamente fine.
“È meglio andare a letto” sancì con un tono che non ammetteva replica alcuna Derek e, indifferente al dispiacere nato sul viso dell’altro, si avvicinò senza ripensamenti al letto, scivolando sotto il lenzuolo dopo aver gettato su una sedia la T-shirt e anche i jeans .
Sospirando amareggiato, Stiles lo imitò, accorgendosi ben presto che, se Derek era in grado con la sua unica coda di rimanere disteso su un lato, lo stesso non poteva dirsi per lui.
Le sue nove sfavillanti code erano così dannatamente voluminose da impedirgli qualunque posizione, eccezion fatta per lo stare semplicemente prono e quindi si adattò, piegando le braccia e poggiandoci sopra la guancia, potendo di conseguenza voltare il capo di lato.
“Sei arrabbiato?”
“Per cosa?” chiese il licantropo voltandosi per guardare in viso il liceale.
“Per quello che ho combinato questa sera”
“Mentirei se ti dicessi che ne sono felice, ma in fondo non è successo nulla di male o di pericoloso. Inoltre abbiamo capito cosa diavolo è Parrish e, anzi, sembra che gli altri fossero addirittura divertiti dalla situazione”
“Bene” mormorarono rilassate le labbra di Stiles per aprirsi poi in un lento sbadiglio. Le orecchie rossicce reagirono a quel gesto stiracchiandosi all’indietro per tornare poi rapide in avanti e fu allora che Derek sentì prepotente il bisogno di sincerarsi personalmente se fosse davvero così bello toccarle, come prima il minore aveva detto.
Alcune spanne separavano però i loro corpi e quindi il lupo dovette strisciare sul lenzuolo, producendo un sottile fruscio che non passò inosservato, causando un nuovo movimento rapido delle orecchie della volpe e uno sguardo incuriosito da parte del liceale.
“Che stai facendo?” biascicò Stiles con la bocca in parte premuta contro la federa.
“Esperimento”
“Esperimento?” ripeté il minore, mentre nella penombra avvertiva il calore del corpo dell’altro crescere a causa del lento avvicinarsi e intravedeva la sagoma scura di una mano muoversi verso di lui.
Le dita scesero lente e non del tutto sicure sui soffici capelli castani e da lì si mossero per raggiungere una delle orecchie, avvolgendosi attorno al padiglione e iniziando a sprimacciarlo tra i polpastrelli.
“È morbida e calda” sussurrò Derek, non mostrando la benché minima intenzione di fermare la sua mano.
Stiles era immobile e silenzioso, stupito di quanto fosse vicino il mannaro dato che aveva sentito sul viso il fiato delle poche parole pronunciate.
“Ti da fastidio?” chiese pochi attimi dopo il lupo, avendo avvertito un brivido scuotere Stiles.
“No, continua” la voce diventata inspiegabilmente sottile.
Entrambi rapiti dall’intimità di quello strano momento, inaspettato e solamente loro, i due ragazzi si rilassarono completamente e, solo con un certo ritardo, Derek avvertì qualcosa di morbido sfiorargli la coscia nuda e subito dopo una natica.
La mano del moro abbandonò la precedente occupazione e corse a sollevare le coltri. La luce della luna proveniente dalla finestra svelò il mistero. Spontaneamente, alcune delle code di Stiles si erano mosse andando a strusciare sul suo fianco, arricciandosi e andando quindi a posarsi sul sedere.
Non appena il figlio dello sceriffo avvertì l’aria fredda insinuarsi sotto le lenzuola, aprì gli occhi e, resosi conto della situazione, si affrettò a domandare scusa.
Vedendo che le code non volevano però saperne di tornare al loro posto – neppure se imprimeva quel comando alla propria mente, così come avrebbe fatto con qualunque suo arto – Stiles cercò di allungare il braccio per spostarle, ma venne intercettato da quello del licantropo che, fermato il movimento a metà, scese poi con la propria mano verso le appendici.
Il moro avvolse completamente le dita attorno a una delle code, circa a metà della lunghezza, trovandola, logicamente, molto più piena e folta delle orecchie, ma ugualmente calda e morbida.
Era anche più viva, convenne infine, quando notò come l’estremità si fosse arrotolata per bene attorno al suo braccio.
“Ti piace?” la voce roca di Derek sorprese entrambi, irrompendo quasi come un tuono nel silenzio e nella quiete della stanza.
“Sì” soffiò fuori dopo alcuni secondi Stiles, concentrato a captare tutte le sensazioni che provenivano da quella nuova e temporanea parte aggiuntiva.
Senza dire altro, il lupo si avvicinò ancora di più o forse strattonò in avanti il giovane, nessuno dei due seppe dirlo con assoluta certezza, l’unica cosa sicura fu che a dividere i loro corpi erano rimasti pochi, pochissimi, centimetri.
La mano di Derek lentamente di aprì, ma invece di far sparire completamente il suo tocco – come Stiles aveva temuto in un primo momento – risalì palmo a palmo l’intera lunghezza della coda, arrivando rapido all’attaccatura di questa con le altre.
Il liceale boccheggiò, socchiudendo le labbra e rimanendo immobile, dato che quel movimento contropelo aveva causato una miriade di brividi.
Le dita di Derek erano sul suo fondoschiena, o comunque poco ci mancava, e Stiles sentiva un calore assurdo risalire dal ventre fino alle guance e ridiscendere poi in zone decisamente poco opportune.
“Se ti faccio sentire a disagio posso smettere, anche se non vorrei”
“Non smettere” lo supplicò Stiles, spingendo il bacino un poco all’indietro cosicché le dita potessero affondare meglio nella pelliccia delle code, fino a sfiorare il punto che legava queste al proprio corpo.
Un uggiolio soffice e lento prese corpo nella gola del liceale e, quando si rese conto che quel suono proveniva da lui, imbarazzato, premette una mano sulla propria bocca, sperando con tutto il cuore che Derek fosse stato così concentrato da non essersene accorto.
“Mi sa che stai facendo le fusa” disse tra le risate il mannaro, riempiendosi ancora una volta le dita con la morbida pelliccia arancione scuro.
“Cosa?” quasi strillò il liceale, cercando di obiettare qualcosa “Io non faccio le fusa, non sono di certo un gatto” avrebbe di certo continuato a blaterare per la mera soddisfazione di contraddire il moro se questo non avesse ritenuto più opportuno occupare in altra faccenda le sue labbra.
Stiles si rese conto con qualche secondo di ritardo che fino a un attimo prima stava parlando e che poi, subito dopo, Derek si era sporto in avanti e lo aveva baciato.
A dirla tutta, lo stava ancora facendo dato che la lingua lenta e calda del moro ancora stava impegnando la sua in una serie di movimenti e giochi indecenti, così belli da spingerlo di nuovo a liberare uno di quegli imbarazzanti gorgoglii di gola.
Derek, con un piccolo schiocco, interruppe il bacio “Stai ancora facendo le fusa” rise sornione osservando con malcelato desiderio le labbra lucide e schiuse del giovane.
“Mi, mi hai baciato” balbettò Stiles sfiorandosi la bocca e trovandola piacevolmente indolenzita.
“Lo so”
“Certo che lo sai. C’eri anche tu!” disse con tono che poteva parere infastidito, ma che era in realtà solo spaventato e sorpreso.
“Posso rifarlo?” domandò il lupo, allungando il viso in avanti, intenzionato a non perdere tempo.
“Cosa? No” lo sboccò il figlio dello sceriffo, arcuando il torso all’indietro e tentando di fermale l’avanzata dell’altro, posandogli le mani al centro del petto.
Derek non si diede per vinto e stringendo la mano che ancora riposava comodamente tra le sue code, ottenne la reazione sperata.
Stiles piegò le dita portando le unghie a incidere debolmente e piacevolmente sulla pelle chiara di Derek e tornò con il corpo accanto a quello del moro “Così non vale. Stai giocando sporco” miagolò prima di posare la fronte sul torace e quasi accovacciarsi tra le braccia del moro.
Derek abbandonò il dolce calore della pelliccia e con lentezza – a palmo aperto – risalì con una estenuante carezza la lunga e liscia schiena del ragazzo, prima di soffermarsi sul suo collo e con il pollice costringerlo a sollevare il viso.
“Devo ammettere che sono felice che tu abbia voluto giocare al Piccolo Mago
“Perché?”
“Non penso che altrimenti avrei trovato il coraggio di toccarti e baciarti” ammise con candore il licantropo.
“Coraggio?” di nuovo il giovane si limitò a una parola.
“Cosa credi? Solo perché recito la parte del duro non vuol dire che io lo sia. Avevo paura che mi avresti rifiutato”
“Io avrei rifiutato te?” ripeté come se avesse avuto di fronte un deficiente “Chi mai potrebbe davvero” e poi riprendendo un poco di contegno “Beh, sì certo! E l’ho fatto! Ti ho fermato e detto di no”
“Ne sei sicuro? Non mi sembrava un No molto convinto” ricominciò a giocare Derek.
“E vorrei ben vedere! Come avrei potuto sembrare convincente dato che tu non facevi altro che palparmi il sedere?”
“Se riprendo a farlo ti lascerai baciare?” chiese fiducioso Derek.
“Vuoi approfittarti delle mie debolezze”
“Guardami” ordinò il maggiore e quando gli occhi marroni furono sui suoi, continuò “Vuoi che vada a dormire di sotto sul divano? Se resto qui non posso prometterti che terrò le mani a posto”
Stiles sorrise e, sorprendendo entrambi, fu lui a sporgersi in avanti andando a zittire le labbra morbide del lupo che, d’istinto, se lo tirò contro più che poté.
 
Si stavano baciando da diversi minuti – a volte dolcemente, piccoli tocchi labbra su labbra, a volte mordendosi e avvolgendo le lingue tra loro con passione crescente – quando, a seguito di un piccolo movimento da parte di entrambi, i ragazzi avvertirono le reciproche erezioni sfiorarsi per la prima volta.
Sorpresi dal piacere provato e consapevoli che la situazione stesse rapidamente divenendo bollente, Derek senza nulla dire e impedendo a Stiles di fare altrettanto, riappoggiò la bocca su quella dell’umano, lasciando poi silenziosamente scivolare la sua mano verso il basso, giungendo a carezzare il tessuto teso dei boxer.
“Oddio” esclamò preso alla sprovvista il figlio dello sceriffo, spingendo il proprio bacino contro quel tocco ancora troppo effimero.
Il bacio che si stavano scambiando divenne in un lampo più profondo e bagnato che mai e mentre le mani di Stiles correvano a incorniciare il viso del maggiore, quella di Derek dopo un attimo di immobilità valicò il cotone, serrandosi sul membro duro.
Il liceale era un nugolo di nervi scoperti, mordeva, leccava e venerava le labbra del mannaro fermandosi solo di tanto in tanto per incamerare più aria o gemere qualche colorita imprecazione come ringraziamento a qualche movimento particolarmente piacevole delle dita che stavano torturando la sua carne sensibile.
 
D’un tratto la mano di Derek si allontanò dall’erezione del minore, guadagnandosi un mugolio di chiaro disappunto, nonché l’interruzione nell’ennesimo bacio, ma prima che Stiles potesse articolare una domanda coerente, qualcosa di nuovo, ancora più piacevole e destabilizzante colpì con forza i suoi sensi.
All’improvviso il suo pene venne a contatto con sensazioni tattili diverse e meravigliose. Da un lato qualcosa di liscio, duro e umido sfiorò l’intera lunghezza dalla base alla punta e subito dopo qualcosa di morbido si aggiunse alla festa.
Stiles cercò di sbirciare in basso e, quando ci riuscì, ciò che vide gli mozzò il respiro. La mano grande e capace di Derek avvolgeva entrambe le loro erezioni e ad esse si era unita la coda folta e scura del lupo.
“Tu… tu vuoi farmi venire un infarto” disse con voce tremante – e al tempo stesso divertita – il liceale.
“Mi accontenterei di farti venire” rispose ridendo Derek.
“Oh santo cielo. Un Derek Hale ironico è di sicuro la cosa più assurda della serata” ribatté a tono Stiles, zittendosi nell’attimo in cui la presa su di lui si fece più salda, volgendo la sua voce a gemiti indistinti soffiati direttamente sulla pelle calda del petto del mannaro.
 
Vittima di un piacere mai provato, Stiles decise di lasciarsi andare completamente e, mentre esternava senza freni l’apprezzamento per i tocchi ricevuti, piegò la gamba, avvolgendola ai fianchi di Derek così da stringersi ancora di più addosso a lui, decidendo poi fosse giunto il momento di reclamare nuovamente le sue labbra.
La mano di Derek si muoveva con maestria e le carezze della sua coda che a volte vezzeggiavano il glande scoperto e a volte si dedicavano ai suoi testicoli, portarono il figlio dello sceriffo all’orgasmo migliore mai avuto e, mentre il languore avvolgeva le sue membra, anche il lupo – tra piccoli ringhi e gemiti – raggiunse il piacere.
Quando il respiro di Stiles era oramai tornato del tutto regolare, il giovane scoppiò a ridere, facendo corrugare con preoccupazione la fronte del licantropo.
“Certo che siamo due pazzi ad eccitarci per delle code”
“Sono state un fattore accattivante” ammise rubandogli ancora un bacio e aggiungendo poi “Ora che ne dici di dormire un po’?” propose il lupo, tirando verso l’alto le coltri finite, chissà quando, ben al di sotto dei loro fianchi.
“Approvo” disse il ragazzino, accoccolandosi sotto lo strato caldo di lenzuola e coperte, iniziando a muoversi per cercare ancora una volta la posizione congeniale alla sua particolare e temporanea condizione di volpe dalle troppe code “Dannazione” sbottò dopo poco.
“Mettiti a pancia sotto, come avevi fatto prima” consigliò Derek che, steso su un fianco e con il capo poggiato sul palmo attendeva che l’altro si sistemasse.
Dopo aver seguito l’indicazione, Stiles sospirò di sollievo “Oh sì, così è ok”
“Bene” e su quelle poche sillabe, Derek si spostò finendo con l’essere a contatto con il corpo dell’umano e, circondandogli la schiena con un braccio, finalmente chiuse gli occhi.
 
“Senti, domani ti va di prendere un caffè o che ne so andare al cinema?” chiese, dopo alcuni minuti, Stiles incoraggiato dal buio e dal silenzio che li avvolgevano.
“Dormi”
“Non ti va?” si intestardì il ragazzo, preoccupato che fosse stata la follia di un momento.
“Ne parliamo domani a colazione”
“Davanti a tutti?” si stranì il minore.
“Non necessariamente. Ora dormi” e, finalmente, il figlio dello sceriffo, dopo un vagamente accondiscendente mugolio, si zittì.
 
La mattina arrivò troppo presto e, inondando di luce la stanza, costrinse il mannaro a svegliarsi e a lottare con il desiderio di appallottolarsi completamente sotto le coperte così da ritrovare un po’ di oscurità.
Cedendo alla realtà, Derek allungò le gambe e le braccia distendendo i muscoli e, arcuando piacevolmente la schiena, si portò a sedere.
Grattandosi sovrappensiero la testa, si rese conto dell’assenza delle morbide orecchie da lupo e immediatamente si rese conto di non provare il benché minimo fastidio a rimanere seduto sul materasso, sensazione che avrebbe di certo provato se avesse ancora avuto la coda. Quasi rattristato dalla consapevolezza, volse il capo andando così ad osservare il corpo che occupava l’altra metà del letto.
Stiles era steso su un fianco. Il suo respiro era regolare e tranquillo e, dato che stava volgendogli la schiena, Derek lentamente sollevò le coperte e come già sapeva, non vide nulla se non un delizioso e favoloso sedere fasciato da un paio di boxer grigi.
Coprendo con cura il giovane, il lupo lasciò il letto e recuperate alcune cose dal proprio borsone si chiuse nel piccolo bagno della loro camera.
 
Dopo una breve doccia e dopo essersi rivestito di tutto punto, Derek aprì lentamente la porta e si ritrovò faccia a faccia con Stiles che, completamente sveglio, se ne stava seduto al centro del letto, grattandosi la pancia.
“Ciao” lo salutò il mannaro e, dopo un bello sbadiglio, ebbe in cambio la medesima parola come saluto.
“Il bagno è libero” comunicò nel modo più asettico possibile, del tutto spiazzato dalle sensazioni che gli trasmetteva il dover aver a che fare con Stiles dopo quello che avevano combinato la sera prima e, lasciandosi guidare dall’imbarazzo, rimase in silenzio ad osservare il liceale rovistare nel proprio borsone e poi lasciare la stanza.
Al di qua e al di là di quell’insignificante porta chiusa, la situazione era drammaticamente la stessa.
Entrambi si riscoprirono scioccati nell’attimo in cui finalmente presero piena consapevolezza delle azioni compiute e del piacere che queste avevano portato.
Derek continuava a sfregare l’asciugamano sempre nello stesso punto della testa e Stiles era completamente immobile sotto il getto caldo e accogliente della doccia.
A riscuotere il primo furono i vari rumori degli altri occupanti della casa che, lentamente, si stavano preparando a scendere per la colazione e, quando qualcuno accese a volume sostenuto l’impianto stereo del piano di sotto, anche il figlio dello sceriffo si lasciò alle spalle quello stato di assurda staticità.
Stiles si insaponò e sciacquò a tempo di record e pochi minuti dopo era pronto per uscire dal bagno e, preso un profondo respiro, posò la mano sulla maniglia e la abbassò.
 
Trovò ad accoglierlo – e di certo non era una brutta cosa – il posteriore di Derek che, chinato in avanti e intento a riordinare le poche cose portate per la notte fuori casa, stava oramai richiudendo il piccolo bagaglio, offrendo alla vista del giovane una visione completa, e certamente degna di nota, del suo lato B.
“Sei, sei già pronto” riuscì a balbettare il liceale qualche attimo dopo, spingendo il moro a voltarsi e a guardarlo.
“Se ti sbrighi possiamo scendere per la colazione” rispose semplicemente il lupo e a Stiles così, istintivamente e senza motivo, si scaldò il cuore mentre un sorriso si allargava sul suo viso. Derek, infatti, avrebbe potuto lasciare la stanza parecchio tempo prima, ma non lo aveva fatto, aveva scelto di aspettarlo.
 
Ciascuno con il proprio borsone, i due lasciarono la camera e imboccarono le scale.
Solo a metà della rampa, una importante e assolutamente urgente questione fece capolino nella mente del figlio dello sceriffo, inducendolo a fermarsi.
“Che c’è?” chiese Derek, arrestandosi anch’esso uno scalino più in basso.
“Secondo te, loro sanno cosa” tergiversò non trovando – caso più unico che raro – le parole esatte per esprimersi o, semplicemente, non volendole dire a voce alta “beh, si, hai capito”
“Scott, Liam e Malia hanno un udito sensibile quanto il mio e a meno che fossero presi, diciamo, da altro, penso che ci abbiano sentito o meglio ti abbiano sentito”
“Merda”
“Fai finta di niente e stop”
“Far finta di niente?” la vocetta stridula di Stiles uscì come un sibilo, infastidendo i sensi da lupo di Derek “La fai facile”
“Alla fine non è successo poi questo granché” mentì spudoratamente il mannaro dato che, se si soffermava a ricordare, avvertiva un calore non usuale risalirgli le viscere e colorargli le guance.
“Stronzo” sbottò Stiles e, imbronciato, lo superò con furia, arrivando alla fine della scala e svoltando poi nella cucina da cui provenivano le voci dei suoi amici.
 
Derek captò l’attimo di silenzio generato dall’ingresso di Stiles e, raggiunta anch’egli la soglia della stanza ebbe la totale certezza che tutti sapessero.
Entrò in cucina sentendo troppi occhi puntati nella sua direzione e, cercando di non ricambiare lo sguardo di nessuno di loro, si limitò a versarsi una tazza di caffè. Tornato indietro di pochi passi notò, con disappunto malcelato, che non vi erano sedie libere attorno al tavolo.
Il beta si guardò ancora intorno non trovando nulla, neppure uno sgabello e, non avendo nessuna intenzione di sorseggiare la sua dose di caffeina in piedi, senza neppure riflettere, posò la tazza sul tavolo e si portò alle spalle di Stiles.
“Alzati”
Il figlio dello sceriffo, con la bocca piena di biscotti, voltò in parte il capo, sollevandolo subito dopo e limitandosi a un cenno di diniego.
“Alzati” ripeté con tono spazientito mentre tutti tentavano di capire cosa stesse accadendo.
Stiles deglutì il boccone e solo allora rispose “Scordatelo”
Dopo essersi sincerato che il liceale non stesse bevendo o masticando ancora, Derek si mosse rapido e sicuro. Infilò le mani sotto le braccia di Stiles e con una facilità a dir poco imbarazzante, lo sollevò fino a portarlo in piedi.
I piccoli improperi e i leggeri tentativi di liberarsi da quella presa – come facilmente prevedibile – furono vani e, ancora immobilizzato, Stiles vide con la coda dell’occhio Derek prendere il suo posto, sistemandosi comodamente su quella che fino a un attimo prima era la sua sedia.
“Sei un, sei un prepotente, ecco e” la frase del giovane umano si interruppe quando Derek richiamò a sé le braccia portando giù con esse anche il corpo dell’umano che improvvisamente si ritrovò seduto su una delle gambe del lupo.
“Zitto e mangia” fu tutto ciò che uscì dalla bocca di Derek prima che si concedesse un lungo sorso di caffè.
Intanto le conversazioni attorno al tavolo ripresero magicamente vita.
 
L’unico ancora silenzioso e per di più incapace di muovere anche un solo muscolo era il figlio dello sceriffo che vedendo la tazza del lupo muoversi di nuovo verso l’alto, decise di intercettarla, posandola nuovamente sul tavolo.
“Scusate, ma devo” e, circondando con i palmi le guance ruvide di Derek, Stiles si abbassò, baciandolo all’improvviso e con foga e prendendo di sorpresa prima di tutto il licantropo stesso che, a occhi spalancati, accolse quel gesto istintivo.
Un fischio d’apprezzamento si levò nella cucina e tutti i non coinvolti nel bacio si voltarono verso Liam “Che c’è? Dopo i mugolii di questa notte, dubito ci fossero dubbi, no?”
I presenti – ad eccezione di Lydia e Jordan che, non avendo avuto possibilità di sentire nulla, essendo privi di super udito, erano ancora a bocca aperta – convennero che il più giovane avesse pienamente ragione e, come se nulla fosse, ripresero la loro colazione e le chiacchiere interrotte poco prima.
Così come aveva dato iniziò al bacio, così Stiles vi pose fine, rimanendo a pochi millimetri dalla bocca dell’altro “Scusa, mi sono lasciato trasportare, so che non” prese a dispiacersi, memore di come Derek avesse definito quanto accaduto la notte prima – “Non è successo poi questo granché” aveva detto – e lasciando scivolare via dal viso del lupo le mani.
“Finisci di mangiare” disse sottovoce il mannaro, cercando a tentoni la propria tazza di caffè.
 
Quando la cucina fu ripulita, i ragazzi si ritrovarono tutti nel salone della villetta e, ringraziata la padrona di casa, raccolsero le loro cose, dirigendosi poi verso la porta.
Tenendo con non più di due dita il borsone, con sotto il braccio il recipiente usato per il cibo, Stiles iniziò ad armeggiare tra le tasche dei jeans e della felpa, alla disperata ricerca delle chiavi della Jeep.
Riuscì per miracolo nell’impresa e, salutato Derek con un piccolo sorriso mentre questi saliva sulla sua Camaro lucente, venne affiancato da Scott e Liam, suoi compagni di viaggio.
Mentre l’auto azzurra si muoveva sicura tra le mille curve della strada che attraversava il bosco, il beta buttò lì la domanda da un milione di dollari “Allora, Stiles, che hai combinato con Derek?”
Il figlio dello sceriffo fece del suo meglio per non dare a vedere quanto quella domanda lo mettesse in subbuglio e riuscì a reagire ponendo a sua volta una domanda scomoda “Allora, Liam, che hai combinato con la mia ex?” e portati gli occhi allo specchietto retrovisore per un attimo, vide il ragazzo arrossire a tempo di record, scoppiando poi a ridere.
Il viaggio corse via veloce tra battutine e risate e quando finalmente ebbe portato ciascuno a casa, Stiles prese la strada per la propria.
Chiusasi alle spalle la porta, la stanchezza e la inaspettata nostalgia per gli avvenimenti della nottata appena passata spinsero il liceale a dirigersi direttamente in camera, senza passare dalla cucina o dalla lavanderia.
Solo quando arrivò ai piedi del proprio letto, lasciò scivolare a terra quanto aveva tra le braccia, correndo poi in bagno per spogliarsi e indossare i suoi comodi e adorati pantaloni di morbido cotone.
Completamente sovrappensiero, forse anche per il morso che si era trovato su una coscia e che non ricordava di aver ricevuto e per essere rimasto a contemplarlo e accarezzarlo per almeno un minuto intero, rientrò nella stanza e rimase senza parole per ciò che vide.
Derek era in piedi, poggiato al davanzale della finestra, intento ad osservare il contenuto del recipiente dove erano stati alloggiati i famosi e famigerati biscotti.
Avendo avvertito l’arrivo del giovane, senza neppure sollevare lo sguardo, il licantropo chiese “Che ne dici se ci dividessimo l’ultimo rimasto?” e dicendo ciò, portò davanti al viso il dolce, stringendolo tra due dita.
“E perché?” domandò Stiles, muovendosi verso l’altro “Hai detto che non ha contato nulla”
“Non fare il melodrammatico, ora! Ciò che intendevo è che non avevamo fatto nulla di male e quindi non dovevi preoccupartene”
“Devi davvero lavorare sulle tue capacità comunicative” disse il liceale ancora non del tutto convinto, ma incapace di resistere al ghigno che si stava aprendo lento sulle labbra del moro
“Allora, ti va di fare questo spuntino?” provò ancora il maggiore, facendo oscillare a destra e a sinistra il dolce.
“Confessa! È per le mie bellissime e morbidissime code, ti sei invaghito di loro” lo mise giocosamente alle strette il figlio dello sceriffo, avvicinandosi ancora e arrivando a un passo da lui.
“Nulla da dire, gran belle code, ma posso affermare che anche quello che c’era attaccato non era proprio niente male. Allora?”
“Beh” riprese Stiles, sfilando dalle mani di Derek il biscotto e il contenitore “se la metti così, allora possiamo anche farne a meno”
“Concordo” fu tutto ciò che il mannaro riuscì a dire prima che le sue labbra fossero nuovamente occupate da attività assai più piacevoli.
   
 
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