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Autore: alaskha    06/11/2015    3 recensioni
Aggrottai le sopracciglia, confusa. Una lettera per me? Da quando ricevevo lettere? Mio padre era troppo pigro e si limitava alle telefonate che duravano due ore e passa, lamentandosi poi del costo. Manuel non ero neanche sicura sapesse scrivere e Jane non si ricordava della mia esistenza.
Lui poi era in Italia, e non mi aveva mai cercata, mai in nessuna occasione: era rimasto a Milano per tutti quei quattro anni, magari trovandosi una bella fidanzata italiana dalle curve prorompenti e l’accento volgare. Non era mai tornato a casa neanche per Natale e quando chiamava Manuel, non chiedeva di me.
Beh tanto meglio, a me di lui non importava nulla e non volevo né parlargli e né tanto meno parlarne. Zayn Malik era un capitolo chiuso della mia vita.. un capitolo molto bello, certo, ma pur sempre chiuso.
(Sequel di "Skinny love")
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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quando trovate l'asterisco ascoltate "For the first time" dei The Script


 
Half a heart
Chapter Twenty-eight - For the first time




 
“Ti odio, e ti odierò per sempre, sappilo – cominciai, girando il cucchiaino nella mia tazza di the caldo alla ciliegia – trovati un’altra testimone, io mi chiamo fuori”
Harry scoppiò a ridere, facendo oscillare quella lunga chioma che si ritrovava.
“E dai, piccola, avresti davvero voluto che te lo dicessi? Rovinandoti così una bella sorpresa?”
Sbuffai, perché Harry Styles sapeva essere molto convincente.
“E poi Malik non me lo avrebbe mai perdonato – continuò – ci ha fatto giurare su ciò che abbiamo di più caro al mondo, non è vero Lou?”
“Mh – mh..” lo assecondò lui, assente.
“Ehi, che sta facendo sposino numero 2?” chiesi io, curiosa, sporgendo un po’ la testa.
“Sono lusingato dal fatto di essere io, lo sposino numero 1” si pavoneggiò, facendomi roteare gli occhi al cielo.
Assaggiai un po’ del mio the, e storsi il naso: odiavo Michael, da quando eravamo a Londra stava coltivando quella stupida passione per il the, che diavolo di significato ha una passione per il the?
“Ragazzi, credete che questo colore stia bene con la tonalità della mia pelle? Non so..”
Così, con queste parole, ci si avvicinò Louis.
Eravamo al Palace Gardens, in teoria avremmo dovuto aiutare Mike e gli altri ad allestire la sala per la mia festa di quella sera, in pratica ce ne stavamo al tavolo a sorseggiare il the delle cinque, mangiare pasticcini e spettegolare.
“Lou? – lo guardai, sconcertata – credevo fosse Harry, la checca della coppia”
“Vaffanculo” berciò Harry, in risposta.
“State facendo un gioco di ruolo, per caso? – chiesi – sappiate che la cosa non mi diverte, ho bisogno della mia migliore amica, e Louis è troppo sexy per esserlo”
Tomlinson roteò gli occhi al cielo e mi mostrò l’iPhone. Guardai attentamente quel completo beige abbinato ad una camicia azzurra, e poi tornai a guardare lui.
“Avevo ragione, state facendo un gioco di ruolo – dissi, alzandomi – beh, vedete di tornare normali entro stasera, vi voglio entrambi belli e profumati, non posso farcela da sola”
“Aspetta – mi fermò Harry – ti accompagno a casa, devo passare dal parrucchiere”
Guardai verso l’alto, con le mani giunte.
“Dio ti ringrazio! – urlai, teatralmente – siete tornati normali prima del previsto!”
Harry ridacchiò e mi prese per un braccio, mentre Louis ci richiamava a gran voce.
“Andava bene o no per stasera, quel completo?” urlò, appunto.
Io ed Harry decidemmo di ignorarlo.
“Natalie! Harry! – quella era la voce incazzata di Mike – dove credete di andare? Abbiamo bisogno anche di voi qui!”
Lo guardai però un po’, dopodiché mi strinsi nelle spalle.
“Penserà a tutto Louis, mi fido di lui”.
 
 
 
 
“Sei agitata per stasera?” mi domandò Harry, spegnendo il motore del Range Rover.
Eravamo davanti al suo parrucchiere di fiducia: palesemente omosessuale, colpi di sole biondi ed accento ispanico. Roy ci sapeva davvero fare, ma io non sapevo che acconciatura avrei dovuto scegliere: avrei voluto farmi i capelli da sola, magari con l’aiuto di Perrie, ma Harry mi aveva praticamente costretta ad andare con lui, prima di tornare a casa.
“No – dissi, ma poi ci pensai su – okay sì, lo sono, è che non so come dovrei comportarmi..”
Harry si mostrò dubbioso.
“Già, com’è che ci si comporta alla messa in scena della propria festa di fidanzamento? - iniziò a massaggiarsi teatralmente il mento – proprio non saprei.. ah già! La si annulla! Che sciocco che sono!”
Lo guardai male e gli tirai uno schiaffo sulla spalla, per poi scendere dalla macchina e sbattere lo sportello, sperando che si graffiasse almeno un po’.
“Non mi sei d’aiuto”
Harry ridacchiò, circondandomi le spalle con un braccio, prima di aprire la porta del saloon.
“Non voglio esserti d’aiuto, infatti”
Mi scoccò un bacio sulla guancia, per poi fare il suo trionfale ingresso. Mentre Harry salutava tutti quanti, anche l’inserviente, pensai a quella sera. La mia festa di fidanzamento sarebbe stata esattamente come tutte le altre: mille persone tra amici e parenti, fiumi di vino rosso e champagne (viva la France), tacchi alti e giacche eleganti. Nulla di che.
“Natalie! Mi Amorcito! Fatti abbracciare!”
Roy sapeva sempre essere sopra le righe.
“Roy, se il mio fidanzato ti sentisse parlare in spagnolo, prima di rabbrividire, ti farebbe rimpatriare” dissi, concludendo l’abbraccio con lui.
Harry ridacchiò, mentre Roy il parrucchiere mi scrutava.
“Non sta scherzando, sai?” disse proprio il mio migliore amico.
“Dev’essere un gran bel personaggio, questo Jacque” sentenziò, Roy.
“Non me ne parlare” commentò poi Haz.
Io roteai gli occhi al cielo, lasciandomi cadere su di una sedia.
“Ma perché parliamo di me? – domandai – domani qualcuno si sposa, qui, o sbaglio?”
Portai tutta l’attenzione su Harry, che arrossì di tredici tonalità, e Roy cominciò a battere le mani.
“Oh mio dio, non potete capire! – esclamò Harry – non vedo l’ora!”
“Tu dici? – domandai, scettica – non hai parlato di altro negli ultimi diciassette mila mesi”
Harry rise, per finta.
“Scusa se ci si sposa una volta sola, nella vita”
“Questa è una stronzata” ribattei, puntandogli un dito contro.
“Certo, a meno che tu non sia una ricca e viziata donna di Los Angeles in crisi di mezza età” spiegò Roy, scrutandoci dall’alto.
Io e Harry ci guardammo, e poi ci stringemmo nelle spalle, d’accordo con lui.
“Allora – cominciò proprio lui – da chi vogliamo iniziare? Dallo sposino o dalla fidanzata fresca fresca?”
Io indicai Harry, e lui indicò me.
“Prima le signore” disse poi il mio migliore amico.
“Ti odio” fissi, tra i denti, fingendo un sorriso.
“Okay mia piccola mujer, lisci, ricci o raccolti?” Roy prese le redini della situazione.
Ci pensai, dopodichè sorrisi, cosciente della mia decisione.
“Sai una cosa, Roy?  - cominciai, guardandolo dallo specchio – mi affido completamente a te, hai carta bianca”
Non c’era cosa che rendesse più felice Roy, dato che aveva già le mani nei miei capelli.
“Sei sicura, Natalie?” mi domandò Harry, preoccupato.
Sorrisi, quasi diabolicamente, al mio riflesso nello specchio.
“Oh, ma certo, Harold”.
 
 
 
 
“Dannazione Harry! Quante volte ti ho detto di non spostare le mie scarpe!” urlai, dal piano di sopra.
“Io non le ho toccate!” protestò.
“Certo – sussurrai tra me e me, mentre cercavo come impazzita le mie Jeffrey Campbell – ed il gay in crisi pre matrimoniale che ogni sera si allena a camminare sulle scarpe da donna sono io, non è vero?”
Fantastico, stavo anche parlando da sola. Al diavolo la mia sanità mentale, scesi le scale infilandomi delle anonime decolleté nere, praticamente correndo.
“Ragazzi, siete pronti? – chiesi, anche se conoscevo già la risposta – sono tremendamente in ritardo! Manuel e Dyana sono arrivati? Perrie è andata a prendere i fiori? Le hai detto rosa perla, non è vero? Oddio, sarà un disastro, Jacque mi ucciderà quando non mi vedrà..”
“Nat? – mi richiamò Louis – ti devi dare una calmata – mi consigliò dolcemente, accompagnandomi sul divano – siediti qui, ti porto un bicchiere d’acqua”
Lo guardai allontanarsi in cucina, mentre mi imponevo calma ed un respiro regolare.
“Maledizione a questi bottoni!” urlò Harry.
In quel momento, Lou ed Haz si palesarono in sala, all’unisono. Così Louis mi porse il bicchiere, che accettai con un sorriso riconoscente.
“Ed una psicopatica l’ho sistemata – disse Louis, cercando di mantenere la calma – tu che problema hai, amore?”
“Non chiamarmi amore, dannazione Louis, ti sembra il momento? – urlò – piuttosto, aiutami con questi bottoni, mi dici a che diavolo servono dei bottoni sulla manica?”
Io e Louis ci guardammo, sconcertati.
“Altro che acqua, qui ci serve vodka, liscia, e doppia”.
 
 
 
 
Il Palace Gardens era illuminato, per l’occasione, ed io mi stavo lentamente tranquillizzando. Scesi dalla BMW di Louis, mentre Harry mi apriva lo sportello. A braccetto con i miei due cavalieri, feci una grande entrata trionfale nell’hotel.
 
 
Sì, mi piacerebbe che fosse andata semplicemente così.
 
 
Qualche minuto prima:
“Cosa cazzo ci fanno le mie Jeffrey qui dietro?” urlai, con una certa isteria.
Alzai le mie scarpe sotto il naso di Harry, che occupava il sedile del passeggero. Eravamo nella BMW di Louis, io sedevo dietro, eravamo appena arrivati al Palace Gardens e gli invitati stavano già entrando nell’hotel.
“E io che ne so? – si difese Harry – ti sembro il proprietario della macchina?”
“Stai davvero cercando di incolparmi?” domandò Louis, sorpreso e sconcertato.
“No, ma soprattutto – mi intromisi io – credi davvero che potrei mai credere al fatto che Louis faccia un uso inappropriato delle mie Jeffrey Campbell?”
“Jeffrey che?” chiese Lou, confuso.
“Ecco, appunto” confermai, io.
Rimanemmo in silenzio, tutti e tre, a guardarci eloquentemente.
“Che diavolo avete da restare in silenzio?!” sbottai io.
“E tu che diavolo hai da urlare in meno di due metri di abitacolo?” ribattè Harry.
“Perché diavolo usi parole come abitacolo?”
“Non farmi lezioni di grammatica, Natalie Shade!”
“Adesso basta! – intervenne Louis – voi due siete pazzi, ed dato che uno di voi domani diventerà il mio compagno di vita, e che l’altra sia una mia coinquilina, devo esserlo anche io, per cui – prese un bel respiro – quindi, dopo il matrimonio, propongo una bella gita alle terme, terapia di gruppo e una sessione intensa di massaggi rilassanti”
Il silenzio regnò per qualche secondo, dopodichè io ed Harry sbuffammo, quasi in sincro.
“Okay – si arrese Louis – facciamo a modo vostro”
Lo vidi trafficare nella tasca interna della sua giacca.
“Quella è una fiaschetta?” domandai, stranita.
Louis annuì.
“Fantastico, domani sposerò un alcolizzato”
“No – lo corresse – domani sposerai qualcuno che ci tiene, alla sua sanità mentale”
Prese un sorso di quella che immaginavo fosse vodka, e la passò ad Harry.
“Manda giù” gli consigliò.
“Alla vostra”
“Ora tocca a te, Natalie”
Ingurgitai qualche sorso di vodka liscia, coprendomi poi la bocca con la mano, scossa dal sapore forte della vodka.
“Adesso mi serve solo un ansiolitico, e poi sono a posto”.
 
 
Riprendiamo da dove ci eravamo interrotti:
 
Insieme entrammo nell’ampia stanza, sempre la stessa, e notai che c’erano praticamente già tutti. Un applauso ci accolse, al nostro arrivo. Dopodichè vidi il trio delle meraviglie avvicinarsi.
“Le vere dive si fanno attendere, dico bene?” chiese Perrie, retoricamente.
“Dici bene, cara Coco”
Da quando Pez ci aveva comunicato la notizia della scuola di moda, Harry la chiamava solo e solamente così.
“Natalie, papà è già ubriaco” mi informò Manuel.
“Fantastico, quale modo migliore per dare il via alla mia festa di fidanzamento? – chiesi, sarcastica – e adesso dov’è? L’avete già immoblizziato?”
“No – disse Dyana, indicandomelo in fondo alla stanza – sta parlando con Niall, in gaelico, immagino”
“Ommioddio – mi scandalizzai – è la fine di ogni cosa, Louis, ci pensi tu?”
“Certo, tu tranquillizzati e tieni – mi passò sotto banco la fiaschetta – fatene buon uso, tu ed Haz”
Mi scoccò un bacio sulla guancia, ed io mi voltai, dando le spalle a tutti quanti, per parlare con Harry.
“Tieni, il primo sorso è il tuo”
“Sai che non reggo l’alcool”
“Perfetto!”
Harry buttò giù, e poi la passò a me.
Mon amour? Ma dove sei?”
Quando sentii la voce di Jacque, mi attaccai alla vodka, per poi passarla nelle mani agili di Styles, che la fece sparire in men che non si dica.
“Mon amour, ehi, come sei elegante!” lo salutai, con un bacio sulle labbra.
Jacque mi guardò, dubbioso, assaporandosi la bocca.
“Ma hai bevuto?” mi domandò, stranito.
Io scoppiai a ridere, nervosa, così Harry prese il comando della situazione.
“Ma che dici, Jacque? – fece, quasi offeso, prendendomi sotto braccio – io e Natalie andiamo a fare conversazione, quello che dovresti fare anche tu”
E così ci allontanammo.
“Grazie, Harry – dissi, sorridendogli – sinceramente, per tutto”
“Io con te, e tu con me, no?”.
 
 
 
 
La festa stava quasi finendo, la gente stava scemando, ed io ero sempre più incazzata. Durante il corso della serata, avevo chiesto a tutti quanti, più volte, dove diavolo fosse Zayn. Ma nessuno aveva saputo rispondermi: aveva staccato il telefono, il coglione.
“Ehi, piccola – mi avvicinò Mike – hai più trovato Malik?”
Scossi la testa.
“Non so dove sia, Mike, lo odio da morire”
“Già, beh, mi spiace”
Gli sorrisi, nonostante tutto.
“Va’ a riposarti, domani è il grande giorno e c’è molto lavoro da fare”
Annuì, dopodiché mi abbracciò.
“Buonanotte, Natalie, grande festa – mi disse – anche se, l’avrei voluta anche io una fiaschetta come la vostra! Ecco cosa fate a casa!”
“Scemo!” gli urlai dietro, mentre se ne andava, ridendo.
Così rimasi sola, a sbuffare, lasciandomi andare su di una sedia. Mi vibrò il telefono, ed io fui tentata di affogarlo nella limonata che mi stava di fronte. Ma lessi comunque il messaggio.
 
Malik
Esci.
 
 
Strabuzzai gli occhi, e mi alzai di scatto per raggiungere Harry, che stava chiacchierando con non so chi. Lo presi per il braccio, trascinandolo verso di me.
“Sei tremendamente maleducata” disse, lisciandosi la camicia con le mani.
“Zayn è qui”
“Ah, alla buon’ora – guardò dietro le mie spalle, come per cercarlo – ma dov’è? Sono gli effetti della vodka? Vedi i Malik adesso?”
Roteai gli occhi al cielo, scocciata.
“Idiota!  - sbottai – è fuori, mi ha scritto di raggiungerlo”
Mi guardò per un po’, senza dire nulla.
“Beh? – mi incalzò poi – che ci fai ancora qui?”
Gli sorrisi e lo stritolai in un abbraccio.
“Ti adoro!”
Mi allontanai da lui, verso la porta.
“Ricordati che dormo da mia madre, stasera!”.
 
 
 
*Uscii di corsa dall’hotel, e lo vidi subito. Aveva i capelli scompigliati e portava una felpa a righe, larga. Io avevo un abitino blu, ed i capelli in disordine.
“Sei bellissima”
“E tu in ritardo”
Zayn si strinse nelle spalle, come se non gli importasse.
“Non volevo partecipare – mi spiegò – ho deciso di dare un freno al mio lato masochista”
“E allora cosa ci fai qui?”
Mi avvicinai di qualche passo, scendendo gli scalini dell’ingresso. Così notai un particolare che prima non avevo notato: la bottiglia di jack daniels nella sua mano destra.
“Ti stai dando all’alcolismo?” domandai, di getto.
“A quale domanda vuoi che risponda?”
“Alla prima – dissi, arresa – tanto stasera è il festival degli alcolizzati”
Zayn inarcò un sopracciglio, stranito.
“Lo voglio sapere?” mi domandò.
“Secondo me no”
“Perfetto  -fece, annuendo – per rispondere alla tua prima domanda, te l’ho già detto, sto cercando di dare un freno al mio masochismo”
“Continuo a non capire” ammisi.
“Non mi farei il doppio del male, rinunciando a te?”
“Avevo bisogno di te, stasera”
Mi avvicinai ancora di più.
“Eccomi qui – disse, allargando le braccia e lanciando la sua bottiglia vuota chissà dove – un po’ di jack non fa mai male”
Mi fece ridere, così appoggiai le mani sul suo petto, e lui si guardò circospetto intorno.
“Perché non ci stiamo nascondendo come ladri? – domandò – dov’è il fidanzato?”
“Jacque è andato a casa presto, aveva bisogno di risposare per il lavoro di domani”
Zayn cercò di trattenere le risate, con scarsi risultati, ovviamente.
“Sai di essere fidanzata con un ragazzo palesemente gay, vero?”
“Fottiti, Malik” berciai, facendo per allontanarmi.
Ma lui mi afferrò per il polso, attirandomi a sé.
“So io come movimentare la serata”.
 
 
 
 
“Grazie Brian, alla prossima!”
Zayn ringrazio Brian, il ragazzo dell’alimentari dietro casa mia, ed uscì sbattendo la porta in vetro.
“Vino rosso da due soldi?  - domandai, scettica – sarebbe questo il tuo modo di movimentare le serate?”
Lui si strinse nelle spalle, aprendo la bottiglia.
“Io non mi lamenterei oltre – mi porse la bottiglia – a te il primo sorso”
Mi guardai in giro, con una bottiglia di vino rosso in mano, le scarpe buttate a terra, scalza sull’asfalto, presi un lungo sorso.
“A te, futuro allenatore dei Red Devils”
Lui sorrise, prendendo la bottiglia che gli stavo porgendo. Prese un sorso, imitandomi poi nel brindisi.
“A te, futura signora Raymond”
“Sei un guastafeste” lo accusai, sedendomi sul bordo del marciapiede.
Lui mi seguì ed accostò le labbra al mio orecchio.
“Ti si vedono le mutande” sussurrò, languidamente.
Scoppiai a ridere, allungando le gambe, così da nascondere ciò che non doveva vedersi.
“Beh, poco importava, no? – disse, tracannando altro vino – le ho viste migliaia di volte”
Lo guardai male, rubandogli la bottiglia di mano
“Domani Harry e Louis si sposano, ci credi?”
Zayn scosse la testa, sorridendo, quasi malinconico.
“Mi sembra impossibile”
“Già”
Altro vino.
“Loro che si sposano, Perrie che latiterà per il mondo studiando moda, Dyana e Manuel aspettano un bambino, io tra poco allenerò Niall e Liam – fece una pausa, nella quale spostò gli occhi nei miei – e tu? Quando partirai?”
Guardai in basso, incapace di reggere il suo sguardo. Ma lui posò due dita sotto al mio mento, costringendomi alla durezza dei suoi occhi.
“Qualche giorno dopo il matrimonio”
“Cosa significa qualche giorno?”
“Non lo so, Zayn – confessai – è già abbastanza difficile così”
“Difficile?”
Annuii.
“Cosa credi? Che sia facile per me?”
Annuì lui, sorridendo amaramente.
“Beh, sì – confessò – l’hai scelto tu, mica io”
“Alcune scelte non sono poi così facili”
“Se lo dici tu”
Calò il silenzio per qualche minuto.
“Non roviniamoci questi ultimi momenti” dissi poi, io.
Lui annuì, d’accordo, mostrandomi uno dei suoi sorrisi migliori. Dopodichè si alzò in piedi, e mi porse la mano, per aiutarmi ad alzarmi, ma mi colpì subito un capogiro.
“Ehi, piccola, tutto okay?”
Annuii, scoppiando a ridere, tra le sue braccia.
“Mai stata meglio”
“Okay no, sei ubriaca, vieni qui – mi sollevò – scommetto che questa è opera di Tomlinson e delle sue fiaschette”.
 
 
 
“Shhhhhhhh! – gli intimai io, mentre lui apriva la porta di casa mia – Louis dorme!”
“E dov’è Harry?” mi chiese Zayn, chiudendo piano la porta.
“Da sua madre – dissi, scendendo dalle sue braccia – vogliono rispettare questa stupida tradizione”
Zayn annuì, ed insieme attraversammo la sala, notando Louis che dormiva sul divano. Sorrisi istintivamente, dopodichè tornò a girarmi tutto.
“Okay, hai bisogno di un letto, tu”
Zayn mi accompagnò su per le scale, sorreggendomi, ed una volta nella mia camera, mi adagiò sul letto, ma cadde rovinosamente addosso a me. Così gli allacciai le braccia dietro il collo, e mi persi nel suo profumo.
“Provi ancora le stesse cose che provavi la prima volta che mi hai baciata?”
“Completamente”
“Allora baciami, ancora, sempre, all’infinito”
Stavo per incollare le mie labbra alle sue, ma lui si allontanò.
“Non è saggio”
Sbuffai.
“E chi se ne frega?”
“Domani Harry e Louis si sposano e noi siamo ubriachi”
“Non voglio rinunciare a te, amore, non adesso”.

 
 
 
 
 
 
 
 

who cares?
ciao bimbe :)
ce l'ho fattaaaaaaaaaaaaa
come si dice? meglio tardi che mai, no? ecco, appunto.
beh ragazze è da tipo un mese che non posto nulla di half a heart, e mi dispiace, ma avendo iniziato l'università il tempo si è davvero dimezzato.
però eccomi qui!
volevo dirvi che questo capitolo l'ho scritto tutto interamente stasera, mentre guardavo xfactor e poi grande fratello.
spero non vi abbia deluse, fatemi sapere.
vi amo da matti.
 
 
p.s. : dimenticatevi di fly away, non sono pronta. piuttosto, sto lavorando a qualcosa di nuovo, che pubblicherò solo dopo aver finito half a heart, quindi tra due capitoli (ci credete?), niente ditemi se vi incuriosisce.
 
p.p.s : ringraziamo Ilenia per avermi fornito la canzone che mi ha ispirato.




 
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