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Autore: Antonio Militari    06/11/2015    1 recensioni
Un ragazzo normalissimo, che frequenta una scuola normalissima con amici normalissimi, tranne per il fatto che lui, a differenza degli altri, sa usare "quella cosa". Tutto procede quindi al meglio, almeno fino a che non compare un altro ragazzo, che sembra conoscere bene "quella cosa". Inizia così il percorso di Alex per migliorare il proprio potere, al fine di sconfiggere una minaccia mortale... o almeno così sembra.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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1
“Quello che dici non è possibile!” Alex era a dir poco sconvolto “Io sarei la chiave di volta della situazione? Come se fossi il protagonista di un racconto?”
“Che paragone azzeccato” Mormorò Martin
“Non c'è modo che io possa essere quello che dici. Non posso proprio crederci!”
“So che è difficile pensare ad una cosa tanto strana, ma è semplicemente la verità”
“No, ti devi essere sbagliato con qualcun altro”
“E non pensi che quel qualcun altro direbbe la stessa cosa?”
“Tutto questo non ha senso”
“E per tutto il resto, c'è il Masterclass”
“Masterclass?”
“Si, era un libro che.... Lasciamo perdere!”
“Non poso essere io l'eletto”
“Sentiti: parli come Matrix! Non ho mai detto che sei l'eletto, ma che sei la chiave di volta, prego”
“Non è la stessa cosa?”
“No: L'eletto sostiene su di se il peso della missione, mentre la chiave di volta ha il solo scopo di far si che due gruppi convivano, perché il peso si scarica in ogni caso sulle colonne”
“Dettagli”
“Direi proprio di no. In questo lavoro non sarai da solo, ma ti accompagneremo tutti, avrai l'intera squadra al tuo fianco, ma tu sei necessario”
“E che dovrei fare?”
“Il tuo potere di Paradossalità attiva è il più potente che si sia mai registrato”
“Come?”
“Diciamo che possiedi una leggerissima nota di passività che ti rende capace di sfruttare al massimo l'attività del tuo potere”
“Credo di non capire”
“Non ti preoccupare, per il momento. Vieni semplicemente con me alla sede della Patetica, lì capirai meglio quello che ti sta succedendo”
In fondo non si dice che tentar non nuoce? “Che sia una cosa rapida però”

2
La sede distaccata della Patetica per quello stato si trovava poco distante dalla città dove si trovavano: era un palazzone enorme in mezzo al nulla, dalle pareti perfettamente bianche nonostante la polvere del luogo. L'interno era ancora più sorprendente, pieno di gente che correva da un luogo all'altro, chi con dei fogli o delle cartellette in mano, chi urlando ad altra gente, chi portando pesanti macchinari da una stanza all'altra.
Martin si muoveva per il grande salone con una calma impressionante, come se si trovasse a casa, mentre Alex era leggermente a disagio, pensando che tutta quella gente conoscesse e usasse quel potere che, fino a poco tempo prima, chiamava con soggezione quella cosa. Si accorse poi, con un poco di soggezione che, quando la gente passava accanto a loro, cedeva il passo, salutando Martin con rispetto sbaglio o quel ragazzo lo ha appena chiamato Capitano? Camminarono in silenzio fino a raggiungere una stanza con la porta bianca scorrevole, su cui era affissa una targhetta nera: Laboratorio A.
“Questo è il laboratorio Alpha, è uno dei più riservati laboratori del centro, quindi, ti prego, non toccare nulla!” Alex annuì leggermente, quindi entrarono nel grosso salone.
Bianco come l'esterno, questo locale era diviso virtualmente in quattro da tre grossi tavoli, e la divisione era evidente. Più a sinistra c'era gente vestita con camici bianchi, con tanto di guanti, occhialoni e cuffia per capelli, che armeggiavano con provette e siringhe varie. Di fronte a loro, sullo stesso tavolo e su quello accanto, gli uomini erano vestiti alla stessa maniera, ma di colore verde, e qualcuno portava gli occhialoni di protezione sopra la testa, e non indosso; loro lavoravano su provette uguali alle precedenti, ma Alex si rese conto subito che queste provette venivano passate dal gruppo precedente. Il terzo settore era popolato da uomini con il camice bianco e con i guanti, ma senza nessun'altra protezione, che camminavano nella stanza con più tranquillità, analizzando delle ampolle strane e leggendo risultati di macchine dalla forma troppo particolare per capire cosa fossero. Ma la cosa strana era l'ultimo gruppo: erano vestiti in giacca e cravatta, completamente uguali, come se fosse una divisa, stavano seduti alla loro parte del tavolo immobili, chiacchierando pigramente tra di loro.
Quando i presenti si accorsero che Martin era entrato nella stanza tutti si fermarono salutandolo con profondo rispetto, tutti tranne l'ultimo gruppo, che gli rivolse solo un occhiata pigra “Tu aspettami qui, io faccio una cosa e torno”

3
Ok, forse non dovrei farlo, si disse Alex, passeggiando nel corridoio del primo gruppo. Si era presto reso conto che, essendo arrivato assieme a Martin, godeva di qualche privilegio particolare, che gli permetteva di girare indisturbato. Anzi, quando si era avvicinato subito una donna, senza dire niente, aveva portato un camice azzurro, che evidentemente identificava gli ospiti, con tutte le dovute protezioni, e lo aveva aiutato a vestirsi. Quelle cose lo affascinavano. Era appassionato di chimica, e si trovava a proprio agio in quel luogo, come un bambino in un negozio di carammelle.
Riconobbe un cromatografo, un miscelatore magnetico, un estrattore Soxhlet... e quello nell'angolo era un apparecchio di Kjeldahl! Tutti questi strumenti erano il suo sogno. Erano strumenti base per un laboratorio che si rispetti, ma non sapeva a che cosa stessero lavorando. Con una mano afferrò una provetta, agitandola lentamente, prima che una mano lo schiaffeggiasse prepotentemente, facendogli cadere la provetta di mano.

4
Nella saletta non c'era più nulla. Era totalmente vuota ad eccezione delle persone vestite ancora con i camici da laboratorio. Dall'altro lato della stanza, Martin lo guardava adirato, mentre l'uomo accanto a lui, con cui evidentemente stava parlando prima dell'incidente, si trovava in uno stato di evidente imbarazzo, come del resto tutti gli altri uomini in giacca e cravatta, che si guardavano attorno inorriditi e spaventati.
“Cosa ti risulta difficile capire della frase: tu aspettami qui?” Ottimo, mentre si muoveva a passi rapidi verso di lui Martin sembrava cambiato. Sembrava decisamente più grande, e più autoritario. Inoltre sembrava come se da un momento all'altro potesse colpirlo, ed era più che sicuro che nessuno, nella stanza, lo avrebbe impedito, anzi, forse lo avrebbero anche aiutato. “Io, non volevo, mi dispiace” Perfetto, ora sembrava sicuramente patetico.
“Ti dispiace? Hai la minima idea del disastro che hai combinato?”
Alex si guardò attorno: possibile che tutto fosse sparito solo per causa sua? “Io non capisco”
“Bene, allora ti spiego” Il tono era fintamente paziente “Grazie alla tua benedetta curiosità, tutto il lavoro di circa quattro anni del più importante laboratorio segreto della Patetica è sparito, volatilizzato: semplicemente non è mai esistito!”
“Ma come...”
“Come è possibile? Tutto quello che c'era qui era materiale paradossale, che non doveva esistere! Era presente solo grazie a questi passivi, che TU hai distratto! Non dovevi toccare nulla in questo luogo! Non ti sembrava abbastanza ovvio?”
Alex si sentì improvvisamente in pericolo: aveva distrutto il lavoro di quattro anni di almeno una cinquantina di persone, che ora lo fissavano con fare ostile. Se fosse successo a lui come si sarebbe comportato? Io ucciderei chiunque abbia compiuto la catastrofe, nel modo più doloroso possibile. Si accorse che a salvarlo era il fatto di essere insieme a Martin, che evidentemente ricopriva una carica importante.
“Non so proprio che cosa dire”
Martin si prese la fronte con la mano “non dire niente... Io me ne vado” e uscì dalla stanza. Un paio di scienziati lo osservarono sorridendo sadici, un terzo si massaggiava le mani, una donna, poco dietro scrocchiò rumorosamente le dita. In preda al panico Alex si diresse alla porta “Non mi lasciare qui, ti prego”

5
Erano arrivati nello studio di Martin, dove Alex aveva scoperto che l'amico era niente di meno che il Capitano della sottosezione Ricerca e Studio degli Attivi, o Ri.S.A., che praticamente era la sottosezione più importante della base. Per dirla in parole povere, era il secondo della sede, sottoposto solo al Colonnello della zona. Ora, nell'ufficio, Martin e Alex erano seduti l'uno di fronte all'altro, ma Martin, dietro la scrivania, sembrava molto più anziano.
“Mi spiace davvero”
“Tranquillo” sospirò “Non è poi così grave” ma mentre lo diceva gemette leggermente, pensando a tutti i danni a cui dovevano rimediare, e a tutti i documenti che avrebbe dovuto compilare.
“Posso fare qualcosa per aiutare”
“Credo che tu abbia già fatto abbastanza”
“Già, forse è vero”
Rimasero per un attimo così, in un silenzioso imbarazzo.
“Ma non c'è nessuno con il potere della Temporalità attiva qui dentro?”
L'altro scosse la testa, triste “No, l'ultima è morta il mese scorso durante una missione, e comunque sarebbe troppo complicato, bisognerebbe mettere su un paradosso mica male, e non abbiamo abbastanza passivi della Temporalità per sostenerlo senza effetti collaterali.
“Quindi?”
“Smettiamola di pensarci, bisognerà cominciare tutto da capo, ma non è questo il punto” Si alzò dalla poltrona e si avviò verso l'uscita “Questa volta, per l'amor di Dio, riuscirai a startene qui buono senza toccare niente?”
Alex annuì, schiacciato dai sensi di colpa, mentre Martin uscì nuovamente dall'ufficio.


Angolo dell'autore: Eccovi l'ennesimo capitolo. Vi sta piacendo? Fra poco arrivano le vere spiegazioni, così cominciamo davvero a capirci qualcosa. Grazie di aver letto fino a qui!
   
 
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