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Autore: Caroline94    08/11/2015    2 recensioni
Sei bambini vissuti fra le spoglie mura di un orfanotrofio, sei amici praticamente inseparabili, una promessa: restare uniti per sempre.
Ma quando il pericolo dell'adozione grava sui loro piccoli cuoricini neanche stringersi i mignolini serve a molto e, prima o poi, dovranno affrontare la
separazione...
E se, per puro caso, dieci anni dopo si ritrovassero a frequentare tutti e sei lo stesso istituto superiore?
{Coppie: Karin/Suigetsu, Naruto/Hinata, Sasuke/Sakura}
[Attenzione: i personaggi potrebbero essere OOC, potrebbe contenere molto fluff, potrebbe essere estremamente triste e drammatico e rispecchiare l'insanità
mentale della scrittrice.]
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karin, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Suigetsu, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Karin/Suigetsu, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Si poteva dire che Karui Uzumaki e Omoi Danui fossero davvero felici della loro vita: erano giovani, avevano un lavoro che rendeva e un splendida casa nel centro di Kumogakure. Chi li guardava non poteva che invidiarli, facendo anche commenti ad alta voce su quanto fossero fortunati e a cui, Karui, non poteva far altro che rispondere con un sorriso ma sarebbe stata una menzogna dire che erano felici.
Per quanto poteva essere bella la casa e l'ottimo quartiere in cui era ubicata, accompagnata dal sostanzioso lavoro di Darui, nella vita della coppia mancava una cosa fondamentale: la progenie.
Poco dopo il matrimonio Karui era rimasta incinta, inutile dire che la notizia fu accolta con entusiasmo da tutta la famiglia; la donna progettò tutta la vita del bambino fin dai primi mesi di vita: scelse un nome per entrambi i sessi così che non fossero impreparati una volta scoperto, progettò la cameretta, le scuole che avrebbe frequentato... insomma, tutta la sua esistenza.
Ma la magia finì quando Karui perse il bambino in seguito ad un incidente.
Distrutta, la donna non volle riprovarci e Omoi non la biasimò ma quando, cinque anni dopo, tentarono nuovamente fallirono: ci vollero tre anni per capire che, dopo l'incidente, Karui era diventata sterile.
Alla fine decisero di optare per l'adozione.
Volevano un bambino non troppo grande e non troppo piccolo, che avesse almeno una caratteristica di uno dei due: che fossero il colore degli occhi o dei capelli. Neanche a farlo apposta, pochi mesi dopo, nell'orfanotrofio Akatsuki trovarono due bambini che rispecchiavano il loro ideale: avevano entrambi otto anni, la bambina aveva i capelli rossi come quelli di Karui mentre il bambino i capelli bianchi come quelli di Omoi.
La scelta fu facile: Karui voleva una femmina e le piacque così tanto che decise di adottare quella coi capelli rossi; dopo due settimane Karin entrò a far parte della famiglia Uzumaki.

Se Karin era stata, fino a quel momento, una bambina tranquilla, allegra e un pò disubbidiente (per quanto riguardava gli incontri segreti con i suoi amici) da quando mise piede a Kumogakure il suo carattere cambiò radicalmente: divenne chiusa, silenziosa, apatica come se nulla potesse interessarla o anche solo scalfirla.
Konan aveva spiegato ai neo-genitori quanto lei tenesse ai suoi amici e quanto era stata dura lasciarli; dapprima i due cercarono di capirla, di parlarle, di renderla socievole. Quando videro fallire ogni loro tentativo decisero di provare a lasciarla un pò da sola, magari l'avrebbe aiutata a riflettere meglio sulla svolta che aveva preso la sua vita e quale fosse la scelta migliore da prendere per viverla.
Non dovettero attendere molto: dopo appena cinque giorni passati seduta nel giardino di casa, sull'altalena appesa all'albero o chiusa in camera sua Karin si fece avanti da sola. Dapprima timidamente, cercando una confidenza che non sfociasse nella sfacciataggine poi sempre più sicura di sé, arrivando a chiamare le due persone che le avevano dato una casa "mamma" e "papà" ma sempre mantenendo un certo distacco e una certa riservatezza.
Ma cosa si celava davvero dietro quell'improvviso cambio di personalità? Cosa aveva partorito la mente della bambina più intelligente dell'Akatsuki per farla diventare, all'età di otto anni, una macchina fredda capace di mostrare un affetto apparente e spacciarsi per sincero con tanta abilità?
Credo che questo quesito non troverà mai una risposta ma una cosa è certa: da quel giorno Karin non fu più la tessa.


Dieci anni dopo
"Sono sicura che farai subito amicizia con i tuoi compagni di scuola" disse Karui voltando l'angolo della strada con euforia, una luce negli occhi felini piena di emozione quasi fosse lei quella al suo primo giorno in una nuova scuola "Ti farai tante amiche, andrete a fare shopping insieme, organizzerere pigiama party e parlerete di trucchi e ragazzi"
Karin alzò gli occhi al cielo: "Ne abbiamo già parlato, mamma" sospirò.
"Appunto" rispose Karui "Devi iniziare a comportarti come una ragazza della tua età. È per questo che non avevi amiche prima" sbottò sconsolata.
"Ma avevo amici, una compagnia migliore!" rispose lei a tono "Le altre ragazze sono petulanti, snob e rompiballe. E non dire che non è vero!" esclamò stroncando sul nascere le sue proteste.
"Ok, forse a Kumogakure la compagnia femminile non era dei migliori ma era una piccola cittadina in cui dominavano i pettegolezzi... Konoha è tutta un altra storia" la rassicurò, convinta. Karin si limitò a sospirare poggiando la testa al sediolino, guardando fuori dal finestrino dove gli adolescenti con lo zaino in spalla affollavano le strade diretti a scuola.
Da quando Omoi aveva avuto la promozione, pochi mesi prima, la vita della famiglia Uzumaki era stata molto movimentata: Karui aveva voluto subito cercare una casa a Konoha (dove si trovava la sede di lavoro in cui l'uomo avrebbe lavorato di lì in poi) e cercato una scuola per Karin che doveva frequentare il quinto e ultimo anno alle superiori.
Si erano trasferiti solo pochi giorni prima, a inizio ottobre.
"Certo, hai perso il primo mese di scuola ma non è un problema, non avranno fatto poi tutti questo granché in un mese" continuò la donna "E anche se fosse tu recupererai senza alcun problema, non per nulla eri la prima della classe" disse orgogliosa.
"Già, sono un genio incompreso" rispose lei ironica. Karui sorrise e fermò la macchina di fronte al cancello.
"Ti passo a prendere alle quattro, non scordarti di chiedere il programma in segreteria" le ricordò.
"Mi affiggerò un post-it sulla fronte" la rassicurò aprendo lo sportello, prese lo zaino e scese.
"Ah, vuoi che ti prendo qualcosa di carino al negozio di vestiti? Un pigiama fashion, un vestitino... una gonna" le consigliò ammiccando. Karin rimase con lo sportello aperto per un attimo, guardando la donna seria e impassibile: "Ciao, mamma" asserì infine chiudendo la portiera e imboccando il vialetto.
Si fece spazio tra la folla di ragazzi ed entrò nell'istituto; la prima cosa che fece fu dirigersi verso la segreteria per prendere il programma, come le aveva più volte ripetuto sua madre per tutta la mattina. Se i corridoi erano strapieni, nella segreteria la vita era ben poca; solo due ragazze erano al banco intente a mettere in ordine un malloppo di fogli appena sfornati dalla fotocopiatrice: una era alta e magra con dei lunghissimi capelli biondi, l'altra bassina e piazzata con dei corti capelli rosa confetto.
"E questo era l'ultimo, ragazze" disse la donna ansante dall'altro lato posando un altro plico.
"Grazie mille" le ragazze si caricarono i fogli in braccio e uscirono velocemente.
"Che posso fare per te?" domandò la segretaria rivolta a Karin.
"Mi servirebbe il programma e il vaglia per l'iscrizione" disse appoggiando i gomiti sul banco mentre la donna frugava negli archivi.
"Nome?"
"Karin Uzumaki. Ho fatto l'iscrizione due giorni fa" spiegò.
"Mmh... si, eccola! E qui c'é il programma" illustrò posandoglieli davanti "Dai il vaglia al professor Hatake Kakashi, mi raccomando" le raccomandò. Karin annuì, prese i documenti e uscì dalla segreteria.
La sua aula era al piano superiore, classe 5 sezione H. Ciò significava due rampe di scale da farsi tutte le mattine, che palle!
Mentre attraversava il corridoio diede un'occhiata al programma: l'anno era davvero pesante; lo stava ancora sfogliando quando andò a sbattere contro qualcuno, dei fogli caddero a terra sparpagliandosi ai suoi piedi.
"Scusa" dissero entrambi all'unisono; subito Karin si chinò a raccoglierli, mettendo i suoi sotto braccio per non confonderli con il resto. "Mi dispiace, non ti avevo visto, ero distratta" spiegò alzando lo sguardo e incontrando la ragazza coi capelli rosa vista in segreteria poco prima. Lei non la degnava di uno sguardo, era concentrata a raccogliere velocemente i fogli e metterseli sul braccio: "Non fa niente" disse spiccia raccattando in un attimo ogni singolo documento mentre Karin restava inginocchiata davanti a lei, con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa.
No, non era possibile...
"Sakura, muoviti o chi la sente la Mitarashi!" esclamò la ragazza bionda dietro di loro.
"Arrivo!" la ragazza alzò gli occhi sull'amica di modo che Karin poté vederli: erano grandi e verdi.
Si alzò in piedi e corse via, sparendo oltre la scala mentre Karin rimase lì, paralizzata, inginocchiata su quel pavimento con i ragazzi che le camminavano intorno e le gettavano occhiate scettiche.
"Impossibile..." sussurrò inconsciamente prima che un lieve colpo sulla spalla la destasse.
"Ti dispiace toglierti da qui? Stai bloccando il traffico" le disse una ragazza coi capelli castani apparsa dal nulla.
"E tu mi stai bloccando i neuroni" rispose a tono Karin alzandosi e voltandosi indietro, sondando il corridoio gremito di gente, ancora scioccata.
No, non poteva essere lei, era impossibile; sicuramente era solo una ragazza che le somigliava. Si, poteva essere solo così.
Però... deglutì a fatica e scosse la testa.
No. Non ci sarebbe caduta di nuovo, non sarebbe andata in depressione un altra volta per quella storia; erano passati dieci anni e si era lascia tutto alle spalle... o almeno se n'era convinta.
La campanella suonò in quell'istante distraendola dai suoi pensieri, si riscosse e diede un ultima occhiata al corridoio prima di entrare in classe.
   
 
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