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Autore: pumpkins brain    09/11/2015    1 recensioni
Alla fine non è uno scambio interculturale che ti cambia.
Ma chi incontri durante la tua avventura.
C'è chi ti segue, chi ti dimentica e chi ti amerà per sempre, nonostante tutto.
L'altra metà del tuo cuore a 10.139,98 km di distanza da te.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO SECONDO. RIGO



 

Spengo la sveglia con il cuore che batte all'impazzata. Oggi andrò in Messico. Per un intero quadrimestre. Avevo la possibilità di scegliere se starci un anno scolastico intero, ma non me la sentivo. Quattro mesi sono più che sufficienti credo.
Mi alzo, per poi dirigermi in bagno. Lo specchio riflette una me che non vorrei vedere. Però sono le quattro del mattino quindi la mia faccia è più che lecita. Cerco di prepararmi più in fretta possibile, non perché io sia in ritardo (mancano più di tre ore alla partenza del mio aereo!) ma altrimenti rischio di addormentarmi. Forse andare a letto a un quarto a mezzanotte non è stata una buona scelta.
Non ci penso neanche minimamente a truccarmi: ho troppo sonno e poi sono così e basta.
Torno in camera, silenziosamente. Non devo svegliare nessuno prima delle cinque se non ci sono emergenze: regola fondamentale a casa mia.
Mi vesto velocemente con le cose che avevo preparato ieri sera e mi dirigo in cucina per fare colazione.
L'ansia, però, non se n'è ancora andata e questa cosa mi da davvero fastidio.
Mentre bevo la mia tazza di tè, mia mamma entra in cucina.
«Non dicevi che prima delle cinque non..?» inizio, per poi essere interrotta da lei.
«Non riesco a dormire Linda, sono più agitata di te»
Sbuffo.
«Mamma.. Sono responsabile, non mi succederà niente»
«Lo so, io mi fido di te, non mi fido di chi puoi incontrare però»
«Oh, non sono tutti dei delinquenti! Sono a Città del Messico in una famiglia consigliata dalla scuola, non in Egitto dentro una catacomba!» brontolo.
«Sì, lo so.. È che l'ansia c'è sempre» risponde, passandosi una mano sopra gli occhi. «A che ora vai in aeroporto?»
«Credo tra poco. Mi trovo con Sofia alle quattro e mezza davanti a casa sua» alludo alla mia migliore amica. Parte anche lei per il Messico, anche se sarà in un'altra famiglia.
 
 
È arrivata l'ora di partire. Prima di andare in aeroporto con Sofia, ho salutato tutta la mia famiglia, che si è svegliata solamente per abbracciarmi e poi crollare di nuovo in un sonno profondo.
Ho paura di aver lasciato qualcosa a casa, ma in realtà ho tutto, ho controllato anche cinque minuti fa. La mia valigia è piuttosto pesante, però è un bagaglio a mano che posso portare in cabina.
Ci abbiamo messo trent'anni per trovare il gate, ma poi ce l'abbiamo fatta. In orario.
Non è la prima volta che prendo un aereo, quindi per questo non sono neanche preoccupata. È per quando arriverò. Non conosco il Messico, potrei perdermi. Non mi ricordo esattamente dove si trova la mia scuola. Che compagni avrò? Tutti mi parleranno in spagnolo o in inglese e dovrò abituarmi a rispondere nella loro lingua e non in italiano o in dialetto romanesco.
La famiglia in cui abiterò. Sarà davvero accogliente come dicono i professori? Avrò dei “fratelli”? Starò sulle scatole a tutti o mi farò qualche amico/a? Chissà. Ho un sacco di domande che mi frullano per la testa.
Schiaccio la riproduzione casuale sul mio iPod e guardo fuori dal finestrino mentre l'aereo decolla.
 
 
Sono stesa sul mio nuovo letto nella mia nuova camera della mia nuova casa a occhi chiusi. Cerco di rilassarmi. Sono successe tante così tante cose che la mia mente non sa più come riordinarle.
Partiamo dall'inizio: arrivata a Città del Messico, ho sentito subito il cambiamento climatico. A Roma fa freddissimo anche di giorno, mentre qui le temperature si abbassano tanto, solitamente, solo di notte, quindi appena scesa dall'aereo ho subito tolto il cappotto.
Quando io e Sofia ci siamo dovute dividere per andare in case diverse, è come se avessi perso una parte di me. Da quel momento non abbiamo mai smesso di mandarci messaggi, per raccontarci e commentare ciò che ci stava succedendo.
Mi hanno accolto i signori Reyes, una donna e un uomo davvero simpatici che dall'espressione sembrano severi, ma in realtà hanno un cuore d'oro. Mi hanno fatta sentire a mio agio, portandomi in ogni angolo della casa. Anche se piccola, è calda e accogliente. La mia camera è al secondo piano, ci sono solo un letto, un armadio e una scrivania, ma questo basta e avanza.
Dato l'orario e le faticose 11 ore di viaggio mi hanno preparato un dolce tipico messicano, ovvero il Chocoflan, una bontà assurda, non ho ancora smesso di ringraziarli.
Ho scoperto che hanno un figlio che però non è in casa. Sono curiosa di conoscerlo, per sapere se è più grande o più piccolo di me, se sarà una peste o uno silenzioso.
Comunque, sono felice. Mando un messaggio a Sofia, che sta in una famiglia in una casa gigantesca. Ho una voglia matta di rivederla, per questo non vedo l'ora che sia domani, per iniziare la mia temporanea scuola.
 
È ora di cena, così mi dirigo in cucina. Non ho ancora molta confidenza con i Reyes, quindi sono piuttosto in imbarazzo a sedermi a tavola con loro. Cerco di masticare senza far rumore il riso che hanno preparato, e rispondere alle loro domande solo quando ho la bocca senza neanche un chicco.
Improvvisamente si apre la porta ed entra un ragazzo alto, con le spalle massicce e con i capelli bagnati coperti da un cappello con la visiera. Presumo sia il figlio dei Reyes.
Cavolo, non mi sono nemmeno truccata. Ora sì che il trucco serve! Un ragazzo che potrebbe essere un modello è appena entrato dalla porta e io sembro una barbona!
«C'è cibo anche per me?» domanda, buttando lo zaino all'entrata e togliendosi in malo modo le scarpe da ginnastica.
«Non ti abbiamo educato a ignorare un ospite, io e tuo padre» borbotta la signora, fulminando suo figlio con lo sguardo.
Io sorrido, dato non so cos'altro fare. Ignorare mi sembra scortese, e intromettermi anche. Quindi perché non sorridere?
«Io sono Rigo, piacere» mi allunga una mano, che stringo con poca sicurezza.
«Linda» mi presento, senza staccare lo sguardo da quegli occhi azzurri che a mio parere dovrebbero essere illegali.
«Okay. Mamma, c'è cibo anche per me?» domanda di nuovo alla signora Reyes, che si alza e riempie il suo piatto.
Rigo prende posto davanti a me. Oh, perfetto per soffocarmi e finire la mia vita in una casa che non è mia, in Messico oltretutto.
Mi impongo di fissare il riso e di non alzare lo sguardo, ma mi è piuttosto difficile quando ho una visione così paradisiaca davanti a me.
Visione paradisiaca? Ma come sto parlando? Sveglia Linda, ha diciotto anni, non più quindici! Sei grande, smettila di esaltarti per aver visto un ragazzo carino!
«Allora Rigo, avete vinto?» domanda il signor Reyes al ragazzo, che emette un verso assomigliante a un rantolo.
«Sono arrivato quarto nei tuffi»
«Su quanti?»
«Quindici» risponde Rigo.
Alzo le sopracciglia. E si lamenta pure? Io starei facendo i salti di gioia al posto suo.
Comunque, a quanto pare pratica nuoto. Ecco spiegati i capelli bagnati.
Finito di mangiare, mi offro per aiutare la signora Reyes a lavare i piatti e sparecchiare la tavola, o comunque fare qualcosa in modo che il suo lavoro diventi meno pesante, ma lei scuote la testa senza volerne sapere.
Mordendomi un labbro e capendo che non posso essere utile a nessuno vado in camera, mi metto il pigiama e messaggio sotto le coperte con la mia migliore amica e la mia famiglia, che vuole sapere tutti i dettagli. Ovviamente di Rigo dico solo a Sofia. Anche perché non sarebbe carino illudere tante persone di essermi innamorata, perché non lo sono e, se lo fossi, mi farei uccidere da qualcuno.



 
http://www.fabiolagravina.com/wordpress/wp-content/uploads/2013/12/cornicetta.jpg
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui!
La storia inizia ad ingranarsi, come avete visto questo capitolo è più lungo del primo e i prossimi saranno più o meno così, fino a diventare sempre più giganti.
Dovevo aggiornare il sabato, ma è meglio che io non mi dia più scadenze, perché non riesco mai a rispettarle per un motivo o per un altro! :/
Alla prossima <3
Pumpkins brain

P.S. Com'è andata la serata di Halloween? ;)


 
   
 
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