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Autore: Emmastory    09/11/2015    2 recensioni
Farebury. Un piccolo villaggio dell'Inghilterra dimora di molti abitanti. Nell'anno 1615, si trova ad ospitare la famiglia della giovane Miriel Finnegan, che a causa di una tragedia, perde tutto ciò che possiede, ritrovandosi costretta a nascondere un recondito segreto che dimora unicamente nel suo sangue, ovvero l'essere parte di un'intera stirpe di streghe.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Sangue-di-strega-I-mod
Sangue di strega: Origine magica
Capitolo VIII
Timori e novità
Come constatai per l’ennesima volta, un mese scivolò via dalla mia vita con una lentezza esasperante. La mia relazione con Xavier procedeva a gonfie vele, ma qualcosa mi spingeva a temere l’avvenire. Seppur scherzosamente, Minerva si mostrava gelosa, asserendo di non riuscire a trovare l’amore a causa del suo vero essere. Tentando di consolarla, le parlavo, procedendo poi a mostrarle il marchio che possedevamo in qualità di streghe. Ogni volta, soleva ringraziarmi, pur ostinandosi a non cambiare idea. Sedeva tranquilla, e trascorreva il suo tempo immergendosi nella lettura di pesanti e polverosi tomi riguardanti le arti magiche. La sua profonda concentrazione mi spingeva spesso a chiedermi il perché di tanta costanza, e in ogni occasione, lei mi forniva la stessa risposta. “Mi serve ad imparare.” Diceva, senza smettere di leggere ed evitando di staccare gli occhi dai neri caratteri impressi nella pagina. Ad ogni modo, proprio oggi, le mie paure si sono tragicamente avverate. Ero impegnata con il mio lavoro al negozio, e mentre facevo del mio meglio per impegnarmi e mantenere la concentrazione, vidi un gufo volare nel cielo mattutino. Per qualche strana ragione, portava nel becco quella che identificai come una lettera, e pareva volermela consegnare. Istintivamente, sollevai un braccio, per poi lasciare che si appollaiasse sulla mia spalla. Mostrandogli una mano, lo vidi aprire lentamente il becco, sentendo la lettera scivolarmi fra le dita. Spinta dalla curiosità, l’aprii, per poi iniziare a leggerne il contenuto. “Che cos’è?” mi chiese Xavier, che si era gentilmente offerto di aiutarmi con le mie pesanti mansioni. Mantenendo dapprima il silenzio, la esaminai attentamente, scoprendo che non era una lettera comune. “È una notifica della Legge Magica.” Risposi, con un tono che lasciava trasparire tutta la mia preoccupazione. “Lo sapevo.” Sussurrò lui, parlando a denti stretti. “Cosa?” chiesi, sperando che si ripetesse. “Ci hanno scoperti.” Chiarì, guardandomi negli occhi e mostrandosi incredibilmente serio. “Le Streghe Superiori sanno di noi, e non potremo più stare insieme!” urlò, avvicinandosi e tentando di abbracciarmi. Evitando di sottrarmi al suo affetto, lo strinsi a me con fare amorevole, per poi scegliere di indietreggiare lentamente. In quel preciso istante, lo guardai. Il suo volto tradiva un’espressione di assoluta tristezza, ed io non potei evitare di preoccuparmi. “Spiegati.” Lo pregai, attendendo quindi che riprendesse a parlare. “Il nostro sangue è diverso, e stiamo infrangendo la legge!” rispose, alterandosi di colpo. Istintivamente, gli intimai di abbassare la voce con un gesto della mano, e lui obbedì senza protestare. Sapevo bene che gli umani potevano mostrarsi infidi, e aver rischiato la morte sul rogo era stato per me abbastanza. Poco dopo, tornai a leggere quella lettera, per poi riporla nella busta e scegliere di conservarla, avendo la precisa intenzione di portarla a casa. Quando rientrai dal lavoro, andai subito in cerca di Minerva, sperando che grazie alle sue approfondite conoscenze, lei riuscisse a spiegarmi il motivo di quella lettera. “Qualcosa non quadra.” Osservò, stringendo fra le mani quel foglio. “Non devi confessarmi nulla?” chiese, con una vena di amaro sarcasmo nella voce. “No.” Risposi, difendendomi da quella sorta di accusa e sapendo di mentire. “Dimmi la verità.” Mi incalzò lei, irrigidendosi. “Va bene. Xavier è un Sangue Rosso, e le Superiori ci hanno scoperto. Cosa devo fare?” continuai, completando il mio discorso con quel complicato interrogativo. “Dovete lasciarvi, e dirvi addio per sempre.” Rispose Astrid, che intanto mi aveva raggiunta nel salotto di casa sentendomi entrare. A quelle parole, sussultai. “Non posso farlo. Io lo amo!” Risposi, non riuscendo a controllare le emozioni provate e faticando a trattenere quelle che sapevo essere lacrime. “So che è difficile, ma non hai altra scelta.” Continuò Astrid, con la stessa serietà mostrata poco prima. “Questo non è vero!” gridai, allontanandomi da lei e rifugiandomi nella mia stanza, comportandomi quindi come solevo fare da bambina. Non appena fui sola, mi lasciai completamente andare ad un pianto liberatorio. Sapevo che le mie sorelle avessero ragione, ma nonostante questo, mi rifiutavo di accettare la realtà. In quel momento, non desideravo che l’amore di Xavier, un amore che era ormai sbocciato come un fiore in primavera, e che rischiava di essere brutalmente reciso. Con l’arrivo della notte, pregai parlando con me stessa e volgendo il mio sguardo verso il cielo. Speravo che qualcuno ascoltasse le mie preghiere, intercedendo a mio favore. Poteva sembrare patetico, ma sembravo non avere scelta dissimile dal pregare. Alcune ore dopo, finii per addormentarmi, venendo poi svegliata da una sorta di ticchettio proveniente dalla mia finestra. Inizialmente, ne imputai la colpa ai rami di un albero, ma alzandomi dal letto, compresi di sbagliarmi. Difatti, proprio oltre il vetro della finestra stessa, c’era un gufo. Le penne argentee rilucevano come stelle sotto la luce della luna, e gli occhi scuri e profondi avevano il potere di incutere paura e terrore. Aprendo lentamente la finestra, lo vidi volare all’interno della stanza, con la ferma intenzione di posare un delicato giglio sul mio letto. Avvicinandomi, esaminai quel fiore con attenzione, scoprendo che dal gambo penzolava una sorta di biglietto, che portava il nome di mia sorella Minerva. Annusando il profumo di quel delicato fiore, capii che doveva sicuramente essere un regalo. Spostando quindi il mio sguardo su quel fiero e saggio animale, lo vidi allontanarsi spiccando di nuovo il volo, per poi sparire nella coltre di nebbia che si infittiva nel buio della notte. Camminando lentamente, raggiunsi la stanza di mia sorella, posando quel fiore sul suo cuscino e lasciandola dormire in pace. Tornando poi a letto, mi concessi del tempo per riflettere e pensare. Forse per me e Xavier non c’erano speranze, ma esisteva la remota possibilità che qualcosa nella vita di mia sorella stesse per cambiare. Pur essendo streghe, non avevamo il potere di forzare gli eventi, ed avevamo ormai raggiunto una sorta di limite, oltre il quale, ognuna di noi decideva per sé stessa, basandosi su timori e novità.   
   
 
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