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Autore: rossella0806    10/11/2015    2 recensioni
Aurora è una ragazza con un passato molto doloroso alle spalle: dopo l'ennesima batosta ricevuta nella vita, decide di rifugiarsi in un paesino sperduto, un posto magico circondato da lago e montagne, per poter riflettere e ridare un senso alla propria vita.
Qui si ritroverà a fare i conti con se stessa e con la curiosità dei paesani, gente semplice che si rivelerà di grande aiuto per la sua rinascita spirituale.
Grazie a tutti loro, dal sindaco impicciona, a Liliana, la bottegaia del paese, a Linda, una ragazzina di dodici anni, a Macchia, un gattino trovatello e a Tommaso, aitante vigile del fuoco, Aurora imparerà a vivere e ad affrontare la sua solitudine.
E, alla fine, non solo verrà riscattata dalla sua passione per la fotografia ma, grazie anche ad un incontro inaspettato, si scoprirà più forte e amata di quanto avrebbe mai immaginato.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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GLI OTTONI



LUNEDI' 7 AGOSTO



Finiti i quattro giorni di festa, ognuno in paese ritorna alle proprie occupazioni abituali: i contadini e i mungitori a lavorare nei campi, Liliana a smistare merce tra gli scaffali della bottega e i membri della Proloco a organizzare le celebrazioni per il santo patrono.
Le giornate continuano ad essere intiepidite dal sole che adesso si accompagna nel pomeriggio a refoli di vento ora fastidiosi ora cullanti. 
La sera prima della partenza di Tommaso, otto giorni dopo la fine dei festeggiamenti, il giovane e Aurora si stanno occupando di bagnare i fiori e le piante del giardino, sofferenti per quella calura così pressante.
In mezzo ai gigli arancioni, le dalie purpuree, le margherite bianche, i cespugli di lavanda e quelli di gelso, il tempo sembra fermarsi: ciò che c'è all'esterno di quella sorta di cerchio magico sembra non esistere, appare privo di importanza; persino Macchia si dipana da quei grovigli alla ricerca di qualche insetto da inseguire, schivando con agilità i tronchi invecchiati del
pruneto e del melo.
-Stamattina, sulla porta della bottega, ho visto una locandina di un concerto di musica classica. Si svolgerà questa sera, nella chiesa principale della città. Ci andiamo?-
Tommaso ha rotto il silenzio che si era creato dopo aver parlato degli argomenti più disparati, lasciando un vuoto di parole e di pensieri.
La forestiera è intenta a non sporcarsi con la gomma imbrattata di terra che, come un serpente strisciante, si aggira famelica per il giardino e, ai suoi comandi, si libra leggiadra da una parte o dall’altra per dissetare ora un fiore ora una pianta.

Cercando di non abbandonare la presa su quell'improbabile rettile, con la mano libera Aurora diminuisce con sicurezza il getto dell’acqua, stringendo la leva del rubinetto a pochi metri da loro.
-
Fino a due giorni fa, non ho visto nessuna locandina ... -
-Probabilmente le hanno distribuite solo ieri o oggi. Allora, vuoi che andiamo? Pensavo di fare qualcosa di speciale per concludere la mia permanenza qui, una cena mi sembrava sminuente … -
La ragazza lo guarda sorridendo, pronta a replicare senza riserve:
-Va bene, se vuoi ci andiamo. Mi piace la musica classica. Sai anche quale sarà il programma?-

-E’ un quintetto di ottoni ma non c’era scritto cosa suoneranno. Il concerto inizierà per le nove-
-Bisognerà informarsi dell’orario dei treni: più tardi andrò a vedere in stazione-
Il serpente di gomma guizza felice tra le dalie e la lavanda, qualche spruzzo si leva verso i due improvvisati giardinieri.
La forestiera abbandona per un attimo la presa, perché una mosca le sta ronzando insistentemente sulla punta del naso.
-Attenzione, abbassalo, altrimenti ci faremo una doccia!- avverte Tommaso, portando le mani in avanti.
Poi, prosegue con un sorriso sornione tutte le spiegazioni del caso:

-Non preoccuparti, ho già pensato anche a questo! Dopo pranzo sono andato in stazione a vedere quali treni ci fossero e, se non ricordo male, c’è n’è uno alle otto e trenta, mentre l’ultimo dovrebbe essere alle dieci e quaranta! Credo che per allora il concerto sarà finito, almeno spero-
Aurora distoglie per un attimo lo sguardo dalla terra inzuppata di acqua, quando la mosca torna a disturbarla e, questa volta, colpisce nel segno:
- Ah! Maledetta gomma! Mi sono bagnata tutta! E’ meglio che la piantiamo qui e che andiamo a prepararci!- suggerisce, allontanandosi dalla pozzanghera che aveva creato.
Tommaso non riesce a trattenere una mezza risata, la maglietta arancione mezza fradicia, così come le gambe tornite e muscolose lasciate nude dai pantaloncini neri, le sneakers affondate nel terreno umido.
-Mi sembra che non sei molto portata per il giardinaggio!-
La ragazza gli lancia un'occhiata per nulla amichevole e, facendogli il verso, T-shirt e pantaloni virati dal blu al nero a causa della doccia non prevista, replica:
-Speriamo solo di non perdere il treno, simpaticone che non sei altro. Anche perchè non voglio passare la notte all'addiaccio con te, maleducato!-
-Come hai detto? Ah già, hai ragione, sono troppo gentile per i tuoi gusti! Dai, imbranata, andiamo in casa!- la consola, facendo finta di non aver sentito le sue lamentele e avvicinandosi per recuperarla, le mani che si sfiorano.



Hanno finito di cenare da quasi mezz'ora, e adesso entrambi i forestieri sono nelle loro camere a prepararsi per la serata di gala.

Aurora non ha portato abiti eleganti nella valigia, l’unico che potrebbe andare bene per un concerto di musica classica è un vestito azzurro, modello tubino, con l’orlo un po’ scucito, che spera nessuno noterà.
Tanto non ci conosce nessuno, in città, constata per convincersi a indossarlo, senza contare che è il migliore che ho.
Specchiandosi nell'ovale sbiadito appeso alla parete di fianco alla porta, si tira su la cerniera laterale, facendo una difficoltà che non era solita riscontrare: solo allora, infatti, si accorge che è difettosa, così oltre la metà non riesce a chiuderla.
Spazientita e sbuffando, pesca in uno dei cassetti del comò neoclassico di fronte al baldacchino, alla ricerca di un golf che possa abbinare, affinché non si veda quel difetto: la scelta cade su un cardigan bianco, i bottoni in madreperla e le tasche ricamate con dei motivi ad onda.
Sorridendo compiaciuta, indossa rapidamente quella salvezza, richiude il comò, si allaccia l’orologio con il quadrante blu recuperato dalla sedia che le fa da comodino ed esce dalla stanza con la sua tracolla arancione, l’unica borsa che si è portata da casa.
E anche se stona con il resto della mise, a chi può importare?
Tanto non ci conosce nessuno, ripete come un mantra, e si avvia giù per le scale.



Ancora una volta, la forestiera si ritrova a percorrere la strada che porta alla stazione: prima, i due vicoli illuminati da un solitario lampione che emana una luce troppo fioca, poi la piazza della chiesa, suggestiva nel riverbero lunare, con i lunghi vasi rettangolari e le panchine di pietra a colmarne il perimetro, infine il sentiero di terra battuta e acciottolato che si snoda sicuro tra le case, i prati e i cespugli di buganvillea.
Il giorno in cui ha accompagnato la madre, seduti sulle banchine o in piedi a piccoli gruppi composti, c’era una mezza dozzina di pendolari, quella sera invece, sono solo lei e Tommaso ad attendere l’arrivo del treno.
-Te l'ho già detto che sei molto elegante?- esordisce il ragazzo, dopo la sua ennesima e brevissima passeggiata avanti e indietro sul marciapiede che costeggia la sala d'aspetto deserta.
-Sì, questa è la seconda volta- risponde con un sorriso Aurora, stringendo la tracolla al ventre e abbassando lo sguardo.
-E tu? Non hai freddo?- continua lei, indicandogli la camicia color Tiffany.

-No, è il maglione più pesante che mi sono portato-
-Le serate cominciano a diventare più fresche... anche se siamo ad agosto, si sente che siamo in montagna, vero?-
Il vigile del fuoco la guarda facendo un'espressione strana:
-Cosa ci facciamo noi in un posto del genere, abituati all’acqua, al mare e agli acquitrini?!-

-Gli acquitrini … ?-
Tommaso apre rassegnato le braccia:
-Nel mio lavoro tocca anche scendere giù nelle fogne, nel caso s’intasino o succeda qualche incidente. Basta solo abituarsi, cara mia!-

-Non parlarmi di acqua, per favore! Con tutta la fatica che abbiamo fatto a bagnare il giardino, saremmo veramente sfortunati se dovesse piovere come nei giorni scorsi!-
Lo sbuffare del treno li avvisa del suo arrivo, impedendo al ragazzo di replicare: i fari della locomotiva principale illuminano i binari e, man mano che si avvicinano, quasi accecano i forestieri.
-Sarà meglio spostarci- dichiara Tommaso, allontanandosi definitivamente dalle rotaie.
Il convoglio rallenta fino a fermarsi, un leggero stridio delle ruote sul ferro arrugginito che si snoda sotto le sue possenti ruote.
Una volta saliti, hanno solo l’imbarazzo della scelta di dove andare a sedersi: i vagoni, infatti, sono quasi tutti vuoti, oltre a loro c’è una decina di persone disseminata qua e là sui sedili dello scompartimento di seconda classe.
Scelgono due posti sul lato del finestrino, uno di fronte all’altro.
Il bigliettaio si avvicina ad Aurora e, facendo un cenno con il capo, domanda:
-Buonasera, quanti biglietti devo farvi?-
-Quattro, due per l’andata e due per il ritorno- risponde Tommaso.
-Scendete a *** ?-
-Sì- conferma la forestiera.
L’uomo, il berretto blu scuro in testa, apre la tracolla marrone sbiadita in più punti ed estrae un taccuino e una biro dall'inchiostro quasi terminato: scribacchia qualche cifra e poi porge al ragazzo la ricevuta con la cifra del costo dei biglietti.
-Ecco a voi-
Il forestiero paga con prontezza, per poi lasciare il bigliettaio ritornare nel corridoio, tra i vagoni di prima e seconda classe, mentre il treno si mette nuovamente in moto.
Il viaggio non dura molto, cinque minuti a vedere quel paesaggio notturno di alberi, campi e case indefinite, che si confondono insieme in un’immensa e caotica macchia scura.
La ragazza e Tommaso scendono dal treno insieme a quasi tutti gli altri passeggeri, dirigendosi all’uscita, dopo aver salito una breve rampa di scalini.
Si ritrovano nella sala d’aspetto della stazione, illuminata e affollata di gente, sicuramente molta di più rispetto a quella che ci sarebbe stata in quella del paese se non fosse stata chiusa.
I tabelloni delle partenze e degli arrivi registrano destinazioni nazionali ed estere, ma subito Aurora distoglie lo sguardo da quei nomi, richiamata dalle parole di Tommaso:
-Questa mattina ho chiesto alla signora Liliana: la chiesa dovrebbe essere oltre la piazza, dietro ai giardini che si intravedono là in fondo-
-Ah sì, credo di averla vista quando siamo venuti a stampare le foto-
Sono quasi le nove meno un quarto e si devono affrettare se non vogliono arrivare in ritardo, così continuano il loro discorso mentre si rimettono in moto.
Attraversano un paio di strade, poi la piazza del mercato e infine un piccolo parco vicino alla vecchia torre di guardia che le ha fatto vedere Linda il giorno in cui hanno portato Macchia dal veterinario.
Dieci minuti dopo, sono di fronte alla facciata rinascimentale della chiesa, l'opposto della costruzione che svetta in paese.
Le porte imponenti sono spalancate e, al suo interno, le panche appaiono per la maggior parte occupate da numerosi e curiosi spettatori.
Di fronte all’altare, in bella vista, sono stati sistemati cinque leggii rossi con le spartiture per il concerto.
Lei e Tommaso si dirigono verso la metà della navata e si siedono su una panca libera, il rumore dei loro passi sul tappeto rosso ammorbidito dal vociare confuso del resto degli avventori.
Sullo schienale davanti, trovano ad accoglierli il programma della serata:



PRIMO TEMPO

Fanfare ………………………………………..      P.Dukas
The liberty bell ……………………………….       J.P.Sousa
Washington Post ……………………………..       J.P. Sousa
Just a closerwalk ……………………………..       Traditional
When the Saints go marching in ……………       L. Armstrong
I Buffoni ……………………………………..        Marcia Sinfonica



SECONDO TEMPO


Memory ………………………………………..      A.L. Webber
Amparito Roca ……………………………..            J.T. Dalmau
Cumparsita ………………………………….         M. Rodriguez
Oblivion …………………………………........        Astor Piazzolla
Fantastica …………………………………...          Marcia Sinfonica



-Non ne conosco molte: Memory, Oblivion  e quella di Armstrong. Tu?- domanda la forestiera, sussurrando e mettendo le gambe di lato per far passare una coppia con due bambini all'incirca di tredici e dieci anni.
-In realtà, anch’io sono nella tua stessa situazione: qualche anno fa ero andato a vedere il musical Cats, per questo mi ricordo molto bene la canzone Memory-
-Forse non c’intendiamo poi così tanto di musica classica, anche se questa non mi pare esclusivamente classica-
-In effetti non lo è-
Una donna dai capelli biondo cotonati e un abito nero sfavillante di pailettes, fa il suo ingresso trionfale da una porta laterale dietro l’altare: si avvicina al microfono sul pulpito e, con il migliore dei sorrisi che si possa immaginare, elargisce cenni di assenso all’intera navata, adesso zittitasi.
-Buonasera a tutti e grazie per essere venuti alla XII^ edizione dei nostri concerti estivi! Questa sera avremo l’onore di assaporare le note di cinque strumenti dal suono poderoso come solo gli ottoni sanno avere: cinque maestri di fama internazionale ci delizieranno con brani che vi stupiranno piacevolmente, il tutto incorniciato dallo splendido ambiente che la nostra chiesa ci offre ogni volta che qui ci riuniamo! Non mi resta altro che augurarvi buon ascolto e buona serata!-
Un caloroso applauso si leva dalla platea, mentre la donna si avvia sulla panca in prima fila, occupata da altre quattro persone.
-Mi sembra di averla già vista alla mostra- azzarda Aurora, girandosi verso Tommaso, seduto alla sua destra.
-Forse è il sindaco della città-
Le elucubrazioni tra i due vengono interrotte dall’entrata in scena del quintetto, composto da tre uomini e due donne, tutti vestiti di nero.
In mano reggono i loro dorati e luccicanti strumenti: trombe, trombone, corno e la maestosa tuba diventano gli assoluti protagonisti.

Un inchino e un sorriso per nulla nervoso salutano il pubblico; poi, dopo un’occhiata d’intendimento, i cinque musicisti cominciano a suonare con una sicurezza degna dei migliori esperti.
Note alte si alzano da quei meravigliosi congegni, il classico suono forte ed energico che ci si aspetta da fiati del genere.

Le orecchie degli ascoltatori si devono abituare a quel vortice di suoni e simboli sonori, perché la naturale eco nella chiesa amplifica quegli immortali e splendidi fragori ma, una volta assuefatte, vorrebbero che quel turbine non finisse più.


   
 
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