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Autore: Antonio Militari    10/11/2015    1 recensioni
Un ragazzo normalissimo, che frequenta una scuola normalissima con amici normalissimi, tranne per il fatto che lui, a differenza degli altri, sa usare "quella cosa". Tutto procede quindi al meglio, almeno fino a che non compare un altro ragazzo, che sembra conoscere bene "quella cosa". Inizia così il percorso di Alex per migliorare il proprio potere, al fine di sconfiggere una minaccia mortale... o almeno così sembra.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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1
Il desiderio di umiliare l'avversario non era sparito dopo il fatto dei Sai, anzi, era addirittura aumentato. Alex si spostò in circolo, cercando di ignorare l'occhio che era costretto a tenere chiuso, dato il dolore che gli inviava. Con un occhio solo non c'è profondità, e questo non era un punto a suo favore, e con i suoi attacchi cattivi aveva fatto leggermente incazzare l'avversario, senza per altro avergli procurato nessun danno fisico rivelante, mentre quel singolo colpo al sopracciglio lo aveva segnato per tutto il combattimento. Doveva reagire.
L'altro gli venne incontro a rapida velocità, ma Alex non si mosse, aspettando con calma il fendente, quindi si spostò di lato, accompagnando la lama, come aveva visto fare al proprio maestro, quindi la risalì fino ad incontrare la guardia, la afferrò saldamente e con l'altra mano colpì il polso sinistro del ragazzo, che si aprì d'istinto, lasciando la presa alla sola mano destra, che non resistette alla forza di Alex, cedendo, quindi un nuovo Sai gli apparve in mano, con cui aprì un altro taglio, stavolta un poco più profondo, in corrispondenza dello stomaco.
Procedettero così per un po' di tempo, Alex scoccando tagli netti e precisi, l'altro distribuendo colpi pesanti e profondi, entrambi facendo apparire e sparire Sai e Katane. Dopo qualche minuto, Alex si ritrovava, oltre al taglio sul sopracciglio, che continuava a perdere sangue, un colpo di pistola di striscio alla spalla, un taglio sulla guancia, un graffio bello profondo sul palmo della mano sinistra e uno all'interno coscia che, Alex lo aveva capito in tempo, era diretto in un altra direzione.
L'avversario, di contro, era coperto da ben più tagli, ma tutti di natura ben più inferiore, dato il tipo di arma. Ora si osservavano entrambi con rabbia, senza muoversi, cercando di capire quale fosse la mossa migliore per sconfiggere, una volta per tutte, l'altro.

2
Una cosa era certa: uno dei due avrebbe perso al prossimo colpo, perché nessuno dei due aveva più la forza di combattere. Utilizzare un potere è, per un attivo, relativamente facile, ma farlo in combattimento richiede una buona dose di concentrazione, che unita all'esercizio fisico a cui erano sottoposti era alquanto sfiancante.
Poi Alex si lanciò contro l'avversario e tutto avvenne rapidamente: le armi si scontrarono, e sotto la forza del colpo le gambe gli cedettero, ovviamente l'altro colse l'occasione al volo e, afferratolo per il braccio, lo gettò faccia a terra, posandogli la punta della katana al centro della schiena. “Bene bene, chi era che doveva aprire il culo a chi?” Alex si sentì riempire il cuore d'odio, quando avvertì la pressione del piede del ragazzo sulla testa “Direi che ti conviene arrenderti, coglione”.
No, questa soddisfazione non gliela avrebbe data. Stranamente ad intervenire fu l'uomo vestito di bianco della Patentata “Ok, basta così, direi che può andare, vieni qui Silvio” Con un leggero aumento di pressione con il piede, Silvio si allontanò da Alex, lasciandolo a terra, con una lacrima pronta a scendere dall'occhio ormai pieno di sangue.

3
Erano tornati nella palestra, dove ora Alex era seduto, mentre Roberto gli passava un disinfettante sul taglio del sopracciglio, che non voleva saperne di smettere di sanguinare. Roberto gli sistemò una specie di grosso cerotto fatto con ovatta e nastro adesivo, che gli dava fastidio alla palpebra, ma Alex stava pensando ad altro, per rendersene conto. Solo quando Roberto ebbe finito tutte le operazioni Martin, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, parlò “Hai fatto veramente schifo”
Alex abbassò lo sguardo “Mi hanno ceduto le gambe”
“Non me ne frega niente di quello. Hai un potere che ti permette di modificare la realtà, potevi generare una tempesta di fulmini, volare a mezz'aria, creare una prigione intorno al suo avversario, qualsiasi cosa! Ti sei limitato ad usarlo per sostenere il corpo a corpo”
Era vero. Alex ci aveva pensato all'inizio del combattimento, ma poi non l'aveva messo in pratica, abituato a combattere contro Roberto, che era un passivo. “Mi spiace”
“Non sai dire altro?! Qualsiasi cosa succeda, a te dispiace! Non hai altro da dire?”
Alex abbassò nuovamente lo sguardo, senza sapere cosa rispondere.

4
Il giorno dopo, andando a scuola, erano rimasti totalmente in silenzio, senza dire una parola: Martin perché non aveva la voglia di fingere di essere il solito ragazzino allegro, e Alex perché aveva deluso l'amico, e non era in vena di parlare. La cosa fu notata dalla classe che, non conoscendo la situazione, si limitarono a lasciarli in pace per tutte le lezioni almeno finché, all'intervallo, una delle ragazze, Gloria, si avvicinò ad Alex.
“Scusami Alex, ma che hai fatto all'occhio?”
Il grosso cerotto era stato sostituito da un più pratico cerottino per sopracciglia, che però, insieme a quello sulla guancia, dava l'impressione di aver partecipato ad una rissa da stadio “Niente, sono caduto dalle scale” Ottimo: la scusa più abusata della storia.
Nel farlo, però, aveva agitato pigramente la mano sinistra, rivelando il terzo cerotto, al centro del palmo “Sicuro che va tutto bene?”
“Sicurissimo, non è successo niente”
Lo lasciarono in pace, e lui si avviò verso il giardino. Non conosceva tutti gli studenti della scuola, ma credeva di possedere una vasta rete di amici, e anche degli altri bene o male sapeva anche il nome, solo una piccola fetta degli studenti continuavano a sorprenderlo, come se fossero studenti nuovi venuti da chissà dove, ma ora, di fronte ad un viso particolare, era rimasto decisamente di sasso.

5
“Che cazzo ci fai tu qui?” Non si prese la briga neanche di abbassare la voce. In fondo era sconvolto e l'ultima cosa che voleva in quel momento era controllarsi.
Durante il combattimento non era mai riuscito a colpire Silvio in faccia, ma ora presentava un labbro gonfio e spaccato, segno che, come Martin, neanche l'uomo in bianco della Patentata aveva gradito il combattimento.
“Ci vengo da quattro anni, idiota” Non sembrava tanto sorpreso, probabilmente perché sapeva già che frequentavano lo stesso edificio. Avevano seguito entrambi le lezioni sul pericolo di usare il potere per combattere in pubblico, cosicché dovettero sforzarsi non poco per sopprimere gli istinti omicidi che facevano attivare il potere senza controllo. Rimasero a fissarsi per qualche istante con odio, sotto gli occhi spaventati del resto della scuola. Poi Silvio sorrise, stuzzicandolo.
“Ti è piaciuto il combattimento di ieri?”
“Avrò la mia rivincita” mormorò Alex, respingendo la piacevole sensazione degli tsuba tra i pollici.
“Si, si, basta che ci credi tu”
“Qualche problema ragazzi?” Martin arrivò portando il braccio intorno alle spalle di Alex, apparentemente come segno di amicizia, in realtà andando a premere con forza la ferita ancora aperta. Nel frattempo tenne lo sguardo fisso su Silvio.
La presenza del passivo sciolse un poco la tensione, primo perché i due avevano un aiuto per non utilizzare il potere, secondo perché la sua presenza era fonte di soggezione per entrambi.
“Nessuno, stavamo solo chiacchierando” disse Alex in tono cupo.
“Dovresti tenere al guinzaglio il tuo cagnolino” replicò Silvio, con un tono, però, poco convinto.
“Non credo siano problemi di cui tu debba preoccuparti. No, recluta?” Sottolineò l'ultima parola, per far pesare, indirettamente, il proprio grado militare.
Silvio, con una smorfia, se ne andò via. Martin aumentò la pressione sulla ferita “Che cazzo avevi intenzione di fare?” Gli sussurrò all'orecchio.
Alex si sforzò di non fare espressioni dolorose, che avrebbero suscitato le attenzioni degli studenti attorno “Non sapevo neanche frequentasse questa scuola: l'ho incontrato per caso” disse con la voce rotta.
“Le vibrazioni del potere si sentivano fin dalla classe”
“Ti giuro che stavamo facendo di tutto per controllarci”
“Appena lo hai visto avresti dovuto andartene”
“Scusami, lo terrò a mente, ma ti prego lasciami la spalla”
Martin lo lasciò andare con rabbia.


Angolo dell'autore: Eccoci ad un altro capitolo, con il finale del combattimento e, in realtà, poco altro. Ma vi giuro che presto la storia subirà una leggera accellerazione. Inoltre devo annunciarvi che non sono soddisfatto dell'attuale finale, e quindi lo sto modificando. Per adesso non ci saranno ripercussioni, perché manca ancora un po' prima di raggiungerlo, ma vi avviso subito che gli ultimi capitoli potrebbero subirre leggeri ritardi, causa modifiche. Ma per adesso... Grazie a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di leggere fino a questo punto!
   
 
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