MIDNIGHT
Correvo. Correvo disperatamente
nella notte. Stavo attenta a non inciampare e cadere, nonostante i rami sottili
e le foglie mi sferzavano il viso. Sentivo solamente i
miei respiri irregolari che squarciavano il silenzio.
Dietro di me, lo sentivo,
c’era lui.
I polmoni stavano per scoppiarmi.
Non resistevo più.
Ad un tratto non sentii più nulla.
Mi fermai e respirai avidamente
l’aria fresca della notte.
Ero circondata da grandi alberi
spogli che tendevano i rami verso il cielo cupo. Qualche ciuffo d’erba
secca era sparpagliato qua e là.
Un ululato giunse lontano.
Rabbrividii. C’era però qualcos’altro che mi spaventava. Qualcosa
di terribile.
Anche se non riuscivo più a
sentirlo sapevo che lui era lì, da qualche parte.
Dovevo riprendere a correre e
scappare.
Non ci riuscii.
Ero bloccata.
Paralizzata dal terrore.
Lui era lì, proprio davanti a me.
Era appoggiato alla corteccia di un albero spoglio e mi fissava con occhi
fiammeggianti.
I battiti del mio cuore impazzito
laceravano il silenzio.
Era di una bellezza inquietante.
Ma non dovevo cedere.
Increspò le labbra in un lieve
sorriso. O almeno così mi sembrò.
-Sei veloce…-, sussurrò.
Continuava a fissarmi
avvicinandosi impercettibilmente.
Io indietreggiai piano.
-Vattene…-, sibilai ignorando per un istante la paura.
Il sorriso non accennò a sparire
dalle sue labbra.
La luna proiettava la sua fioca
luce sui suoi capelli rosso fuoco, illuminandogli la cappa scura a nuvolette
scarlatte.
Sembrava divertito.
Ma io non lo ero neanche un po’.
Cercai di non essere inghiottita
dal suo profondo sguardo nocciola.
-Vattene…-, dissi ancora.
Stavolta suonava come una supplica.
Emise una risatina melodiosa.
Con un immenso sforzo di volontà
mi costrinsi a correre di nuovo.
Troppo lenta.
In un attimo mi fu davanti, bloccandomi ogni via d’uscita e sbattendomi violentemente sulla corteccia di un albero spoglio.
-Cosa credi di fare?-, disse,
aumentando la mia ansia.
Cercai di liberarmi, ma mi prese i
polsi e me li bloccò. Ero terrorizzata. Non avevo scampo. La sua presa era
ferrea.
Sorrise mostrando i denti bianchi
e perfetti con i canini leggermente aguzzi.
Spalancai gli occhi. Sapevo cosa
voleva fare.
Era a pochi centimetri dal mio
volto.
Si avvicinò ancora e annusò
l’odore dei miei capelli.
-Hai un buon profumo…-,
sussurrò al mio orecchio.
La sua voce mi stordì. Era troppo
vicino. Sentivo il suo alito sul collo.
“No, non voglio finire
così…”, pensai riscuotendomi dal suo fascino tremendo.
Troppo tardi.
Non potevo più far nulla.
Sentii i suoi denti affondare
nella mia carne. Un dolore immenso mi pervase le membra.
Urlai, ma i miei lamenti non
potevano essere uditi da nessuno.
Dopo qualche interminabile
secondo, si staccò da me.
Gocce cremisi gli macchiarono la candida pelle.
Presi a tremare violentemente.
Attorno a me tutto era sfocato,
distorto.
Le gambe cominciarono a cedermi.
Prima che potessi cadere si
avvicinò e mi strinse fra le braccia.
-Fra poco sarà tutto
finito…-, sussurrò.
Mi aggrappai a lui con tutte le
mie forze, perché se fossi caduta sapevo non sarei più riuscita ad alzarmi.
Chiusi piano gli occhi, cercando
di calmare i tremori delle mie membra infuocate.
Quando li riaprì, mi sentii meglio.
Cercai i suoi occhi e li trovai
ancora una volta a fissarmi.
-Perché…?-, chiesi debolmente.
Lui increspò le labbra in un
sorriso. Per poco non cedetti di nuovo, ma lui mi strinse ancora più forte.
-Ti ho donato una vita
nuova…ora sei immortale…-. Non accennò a
dirmi altro.
Mi guardai attorno: riuscivo a
percepire molte cose che prima di allora non sarei mai riuscita a sentire. Era
evidente che i miei sensi si erano notevolmente incrementati.
Lentamente mollò la presa e mi
lasciò libera.
Mi allontanai di qualche passo da
lui e guardai la luna piena attraverso i rami dell’intricata foresta in
cui mi trovavo.
Come mi sarebbe piaciuto
raggiungerla.
All’improvviso sentii una
forza tremenda scorrermi dentro.
Mi misi a correre più veloce che
potei, incurante del vento che mi sferzava le guance.
Non sentivo più né caldo né freddo.
Con sorpresa mi accorsi che i miei
passi veloci non producevano alcun rumore sul terreno.
Mi fermai. Ero giunta in un punto
dove la luna si poteva ammirare in tutto il suo splendore, senza che qualche
nuvola o qualche ramo ne oscurasse la visuale.
Le stelle brillavano come piccoli
fuochi d’argento nell’immensa volta celeste.
Che spettacolo mozzafiato.
Ad un tratto lo vidi sbucare dalla
foresta e mettersi accanto a me con estrema agilità ed eleganza. Rimasi
incantata a fissarlo per qualche secondo.
-Non so nemmeno il tuo
nome…-, dissi.
Lui sorrise lievemente.
-Puoi chiamarmi Sasori, Akasuna no Sasori-.
Sorrisi a mia volta.
Ora inizia la mia vita. La mia vera
vita.
spero vi sia piaciuta...mi raccomando
fatemi sapere!!!!^^