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Autore: TheSlayer    10/11/2015    3 recensioni
Nobiltà, ricchezza sfrenata, alcool, eccessi, feste in locali privati. Questa è la vita di Freya e dei suoi amici a Londra... almeno fino a quando non scopre di dover affrontare una delle più grandi responsabilità al mondo. Chi le starà vicino? Sarà il migliore amico Louis? O il "fidanzato" Matthew? Il cugino Niall? Oppure il silenzioso, misterioso, figlio del maggiordomo e della cuoca di Niall, Harry?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Epilogue

Cinque anni dopo…
 
Harry mi aveva insegnato tante cose: mi aveva dimostrato che non era necessario essere una coppia che passava ventiquattro ore insieme al giorno, che non dovevamo comportarci come i personaggi di un film romantico. Dovevamo semplicemente essere noi stessi e lo eravamo stati sempre, da quando avevamo deciso di metterci insieme quella sera, cinque anni prima.

Mi aveva insegnato anche che amarsi voleva dire rispettarsi, supportarsi e, soprattutto, ridere insieme. Nessuno dei due si prendeva sul serio e ci piaceva lasciarci dei messaggini divertenti in ogni occasione. E quei biglietti avevano sempre due fini: il primo era quello di fare ridere l’altra persona e il secondo era dire che l’altro era lì e che tu eri nei suoi pensieri.

Eravamo diventati molto più di due persone che andavano a letto insieme. Harry ormai era uno dei miei migliori amici, qualcuno a cui potevo dire tutto, con cui potevo essere sincera ed onesta al cento percento.

E forse era proprio quello il nostro segreto: il fatto che non avessimo segreti l’uno con l’altra e che potessimo sentirci liberi di essere noi stessi quando eravamo insieme (comportamenti sciocchi e tutto il resto).

Ero riuscita a raccontargli tutto, compresa la reazione di Matthew quando avevamo litigato per la custodia di Emma, cinque anni prima. Ed Harry si era arrabbiato, tanto che avrebbe voluto presentarsi a casa sua e dirgli tutto quello che pensava di lui. Poi si era calmato e aveva deciso di comportarsi da persona superiore, per il bene di Emma. Perché alla fine era quella la differenza principale tra i due ragazzi: Harry non avrebbe mai fatto nulla che l’avrebbe ferita o fatta stare male.

Matthew e Harry non erano mai andati completamente d’accordo - anzi, erano molto lontani dall’essere amici, nonostante tutto il tempo che era passato - ma avevano sempre cercato di essere civili l’uno con l’altro. Per Emma.

«Mamma, sbrigati!» Esclamò la bambina, che ormai aveva sei anni, correndo e prendendomi per mano. «Sbrigati o non vedremo niente! Magari questa sarà la volta giusta!» Aggiunse.

«Arrivo.» Dissi, sorridendo.

Era la sera di San Lorenzo e Harry era appena arrivato nell’appartamento che condividevo ancora con Louis ed Emma. Aveva portato una coperta da picnic, una torta, del succo di mela per la bambina e del prosecco per gli adulti.

«Ehi!» Ci salutò. «Qualcuno è impaziente, vedo.» Commentò il ragazzo, sorridendo.

«Ciao, papy!» Rispose Emma, correndo in giardino. «Vado a chiamare lo zio, perché secondo me si è addormentato!» Esclamò pochi secondi dopo, salendo sulle scale per andare a recuperare Louis.

«Non mi sono ancora abituato.» Commentò Harry quando Emma fu lontana.

«Nemmeno io.» Replicai, sorridendo.

La mia bambina - non riuscivo a credere a quanto stesse crescendo in fretta - sapeva benissimo che Matthew era suo padre. Lo vedeva quasi tutti i weekend e le piaceva passare del tempo con lui, ma aveva iniziato a chiamare anche Harry ‘papà’ o ‘papy’, perché diceva di essersi affezionata tanto a lui, di volergli bene quanto al suo vero papà.

La prima volta che Harry aveva sentito Emma chiamarlo in quel modo aveva sorriso, poi si era allontanato di qualche passo e l’avevo visto asciugarsi gli occhi. Non aveva mai ammesso di avere pianto, ma sapevo che l’aveva fatto, perché in fondo era una persona molto sensibile.

«Zio Lou!!» Sentii la bambina urlare dal piano di sopra. «Sbrigati! Ci sono le stelle cadenti!»

«Arrivo!» Replicò lui dalla sua stanza. Scese in giardino cinque minuti dopo, con un sorriso colpevole e Daisy, la ragazza che aveva conosciuto cinque anni prima nel negozio di Sameer, al suo fianco.

«Tomlinson.» Lo avvisai. «Sai che se mia figlia ti dovesse beccare mentre sei a letto con Daisy ti taglio la testa, sì?» Aggiunsi, ridendo.

«Avevo la porta chiusa a chiave e non abbiamo fatto un solo rumore, non sono mica uno zio così snaturato.» Si giustificò lui.

Salutai la ragazza, che non avevo visto entrare in casa, ma che negli ultimi anni avevo imparato a considerare più o meno come una sorella, e seguii Emma in cortile.

Harry posizionò una delle coperte nell’erba, poi si sdraiò e fece posto per Emma e me. Poco lontano vidi anche Louis e Daisy sistemarsi su un plaid e sorrisi.

Quella era diventata la nostra tradizione. Non importava a nessuno se da Londra non si riuscissero a vedere tante stelle cadenti, perché era quasi sempre nuvoloso e anche per lo smog. A Emma piaceva l’idea di vederci tutti gli anni, lo stesso giorno, e cercarle in cielo. E, soprattutto, le piaceva l’idea di sdraiarsi tra Harry e me e di essere coccolata e trattata da principessa.

«Mamma, posso versare io le bollicine nel bicchiere quest’anno?» Domandò la bambina dopo qualche minuto. «Ormai penso di essere diventata abbastanza grande.» Aggiunse con un tono così serio che mi fece venire voglia di scoppiare a ridere. Riuscii a trattenermi, però, perché sapevo che altrimenti l’avrei offesa.

Guardai Harry, che annuì divertito.

«Ti aiuto a tenere i bicchieri, così non si rovesciano, okay?» Propose lui, alzandosi leggermente e appoggiandosi su un braccio.

«Okay.» Rispose lei. «Cosa festeggiamo quest’anno?» Domandò Emma.

Per noi la notte di San Lorenzo era diventata anche un’occasione per celebrare le cose positive nella nostra vita. L’anno precedente era stato il turno del fidanzamento ufficiale di Louis e Daisy.

«La mia laurea.» Dissi. «E tutti i cambiamenti che avverranno nei prossimi mesi.» Aggiunsi.

«La casa nuova?» Domandò la bambina, contenta.

«Certo.» Risposi.

Più o meno l’anno prima avevo avuto un grande colpo di fortuna. Il proprietario dell’edificio esattamente di fianco a quello in cui abitavamo Lou, Emma ed io l’aveva messo in vendita, così ero riuscita ad acquistarlo (con un grande prestito da parte dei miei genitori, perché il lavoro di commessa che avevo lasciato pochi giorni prima non mi aveva sicuramente fatto guadagnare così tanto) e pochi mesi dopo erano iniziati i lavori di ristrutturazione per rendere il vecchio appartamento abbandonato e polveroso la casa dei nostri sogni.

«Festeggiamo il trasloco del mese prossimo,» Cominciò a dire Harry. «Il primo giorno di lavoro della mamma, che è domani.» Continuò, sorridendomi. «E il nostro imminente matrimonio.» Concluse, avvicinandosi per darmi un piccolo bacio sulle labbra.

Stavano succedendo così tante cose positive nella mia vita che non riuscivo a smettere di sorridere. Mi ero laureata pochi mesi prima ed ero riuscita a trovare lavoro in uno studio di designer d’interni del Mayfair. Harry mi aveva chiesto di sposarlo a San Valentino di quell’anno e avevamo deciso di organizzare il matrimonio per settembre, così avrei finito di studiare e sarei stata più tranquilla. Avevamo deciso di aspettare ad andare in viaggio di nozze, perché lo stesso mese Emma iniziava ad andare alle elementari, io non volevo prendere subito delle vacanze dal lavoro nuovo e Harry, negli anni precedenti, era riuscito a frequentare il corso di fotografia dei suoi sogni e anche lui aveva appena iniziato a lavorare in uno studio fotografico  del centro da pochi mesi.

«Io proporrei di festeggiare anche il Circolo, che è raddoppiato.» Disse Louis, facendomi l’occhiolino.

Avevo comprato tutto l’edificio di fianco a quello di proprietà di Louis, quindi i piani interrati dei due palazzi confinavano. Avevamo fatto aprire una porta e avevamo raddoppiato le dimensioni del Circolo, che ormai era diventato un appartamento vero e proprio: c’era la sala principale, che era rimasta così com’era con il bancone del bar, le poltrone, i divani, i tappeti e il camino e poi c’era la parte nuova, che comprendeva una sala da biliardo, una stanza lettura e una piccola piscina idromassaggio. E ovviamente c’erano anche due bagni. Louis ed io eravamo anche riusciti a ricavare una piccola camera da letto, che serviva per ospitare i nostri amici quando avevano bisogno di un posto in cui stare e non volevano essere giudicati da nessuno.

«Ci sto.» Dissi, alzando il bicchiere verso il mio migliore amico.

«Mamma, guarda!» Esclamò improvvisamente Emma, guardando in alto e puntando il dito verso il cielo. «Una stella cadente! Una stella cadente, mamma!» Urlò la bambina, agitandosi e saltando in piedi.

«Hai proprio ragione, Emma!» Replicai, felice. In tutti quegli anni non eravamo mai riusciti a vederne una.

«Esprimi un desiderio.» Mormorò Harry nel mio orecchio, senza farsi sentire dalla bambina, che ormai stava correndo per tutto il cortile (che era raddoppiato anche quello, perché avevamo tolto la recinzione che lo separava da quello della mia proprietà), felice per aver finalmente visto una stella cadente.

«Fatto.» Dissi, dopo averci pensato un po’. Harry mi guardò per qualche istante, incuriosito. «Non te lo posso dire, altrimenti non si avvererà, no?» Domandai, ridendo.

«Giusto.» Disse lui, sorridendomi.

Guardai di nuovo il cielo, sentendomi felice. Non avevo chiesto molto a quella stella cadente, solo che la mia famiglia si allargasse e che continuassimo tutti ad essere in salute e contenti.

 
Dieci anni dopo…

«Emma, non puoi passare un’ora in bagno a prepararti, dobbiamo andare!» Esclamai quella mattina, bussando alla porta e cercando di mettermi una scarpa nello stesso momento.

Harry, che stava passando in quel momento con in braccio Josh (che avrebbe compiuto tre anni la settimana successiva), si fermò improvvisamente e si guardò intorno.

«Dimmi che non ho perso Kate.» Disse, sgranando gli occhi.

«No.» Risposi. «L’ho vista che tornava nella sua stanza. Assicurati solo che non si sporchi il vestito prima della cerimonia, per favore.» Aggiunsi, bussando di nuovo alla porta. «Emma!»

«Ah, gli adolescenti.» Sentii mormorare Harry, divertito.

La ragazza uscì dal bagno dopo qualche istante e, per un momento, mi domandai dove fosse finito tutto il tempo che era passato. Non riuscivo a credere che fossero passati sedici anni dall’anno in cui era nata e, soprattutto, a volte mi chiedevo come avessi fatto a decidere e a pianificare di avere non uno, ma altri due figli. La prima volta che avevo partorito non sapevo a cosa stessi andando incontro - non esattamente - e mi ero ripromessa di non farlo mai più. E invece l’avevo fatto ancora. Due volte. Ed erano state le decisioni migliori della mia vita.

«Il vestito di Kate è a posto, la macchina ci aspetta in strada e dobbiamo andare in questo preciso istante o arriveremo in ritardo.» Disse Harry, tornando in corridoio con anche l’altra bambina per mano.

«D’accordo.» Dissi. Ero più agitata quel giorno di quando mi ero sposata, più di nove anni prima.  Mi avvicinai a Harry e passai una mano tra i capelli castano chiaro di Josh, che erano tutti spettinati. Li sistemai un po’ e poi sorrisi. «Ci siamo tutti? Okay? Okay.» Aggiunsi.

 
***

Raggiungemmo il castello di Hampton Court in ritardo di un minuto. Domandammo ad Emma di portare Kate e Josh ai propri posti, tra gli ospiti, mentre Harry ed io corremmo disperatamente verso le stanze in cui si stavano preparando gli sposi.

Ci salutammo con un bacio sulle labbra prima di separarci per entrare in due camere diverse. Io rimasi fuori dalla porta qualche secondo, dandomi mentalmente della stupida, perché quello non era il primo matrimonio a cui partecipavo. Dannazione, non era nemmeno la prima volta che facevo la damigella d’onore. Avrei dovuto essere pronta.

«Ehi, tutto a posto?» Domandai, quando finalmente mi decisi ad entrare. «Scusa per il ritardo, Emma ci ha messo un’ora a farsi i capelli.» Aggiunsi, raggiungendo mia sorella lentamente e parlando piano.

Ero terrorizzata. Avevo paura del momento in cui si sarebbe girata verso di me, perché non volevo vedere la sua espressione. Non volevo vederla piangere, mormorando «ho fatto un errore, ho fatto l’errore più grande della mia vita.»

Invece Harper sembrava la persona più felice ed esaltata del mondo in quel momento. Era già completamente vestita, truccata e pettinata ed era bellissima.

«Freya, non sono mai stata meglio. Avrei dovuto sbrigarmi prima.» Rispose lei, rivolgendomi un sorriso enorme.

 
***

Lasciai Harper da sola pochi istanti prima della cerimonia e andai a sistemarmi alla mia postazione, esattamente di fronte ai testimoni e di fianco a Regina, anche lei damigella di mia sorella. Cercai Harry tra i ragazzi di fronte a me e, quando lui si accorse che lo stavo guardando, gli rivolsi una linguaccia.

Poi spostai lo sguardo sullo sposo e scossi la testa. Dopo tutti quegli anni, dopo tutte quelle ragazze sbagliate, finalmente era arrivato anche il suo momento. Louis Tomlinson si stava per sposare. E con mia sorella! A volte non riuscivo ancora a credere a tutto quello che era successo.

Luke aveva proposto ad Harper di sposarla tanti anni prima e il primo segno d’avvertimento avrebbe dovuto essere il fatto che la ragazza aveva spostato la data del matrimonio per ben due volte. E poi sembrava che tutto fosse perfettamente a posto, ma il giorno della cerimonia ero entrata nella stanza in cui mia sorella si stava preparando e l’avevo vista piangere. Aveva le guance rigate di nero, perché il mascara era colato. Si era sporcato persino il vestito. Harper aveva singhiozzato a lungo e poi mi aveva detto che aveva fatto l’errore più grande della sua vita, perché si era resa conto di non essere più innamorata di Luke, di non volerlo più sposare.
L’aveva abbandonato all’altare e poi aveva passato un brutto periodo, perché il ragazzo non voleva accettare di essere stato lasciato e avevano litigato a lungo. Poi, un giorno, avevano smesso di parlarsi e l’ultima volta che avevo sentito nominare Luke, mi avevano detto che si era trasferito a Manchester e aveva aperto uno studio legale.

Louis, invece, era stato con Daisy cinque anni e mezzo, prima di rendersi conto che lei non era la donna per lui. Un giorno mi aveva chiamato nella sua stanza, alle quattro del mattino, e mi aveva fatta sedere sul letto, di fianco a lui. Era ubriaco, cosa che non succedeva da parecchio tempo. Mi aveva detto che si sentiva uno stronzo e che aveva fatto una cosa orrenda, così mi ero preoccupata, perché non l’avevo mai visto in quelle condizioni. Poi avevo scoperto che aveva lasciato Daisy, perché si era reso conto di provare dei sentimenti per Harper da qualche mese.

E all’inizio mi era sembrato tutto strano, surreale. Mia sorella, dopo aver abbandonato Luke all’altare, aveva deciso che si sarebbe dedicata solo allo studio e al lavoro, così aveva rifiutato tutte le proposte iniziali di Louis, che sembrava sull’orlo di una crisi di nervi. Quei due avevano iniziato a non sopportarsi, a lanciarsi frecciatine ad ogni occasione, a litigare per motivi futili, finché un giorno (e avevo dovuto sentire i racconti dettagliati di entrambi, in momenti diversi), avevano iniziato a litigare al Circolo. Il motivo non se lo ricordava nessuno dei due, ma entrambi mi avevano detto che a un certo punto avevano iniziato a baciarsi, Harper aveva spinto Louis contro il bancone del bar e le cose erano continuate nella camera da letto lì di fianco.

Poi avevano continuato a fingere di odiarsi, anche se andavano a letto insieme ad ogni occasione. Un anno dopo, Louis le aveva detto che si era innamorato perdutamente di lei, le aveva proposto il matrimonio, e lei dapprima gli aveva tirato uno schiaffo, poi l’aveva baciato e aveva detto di sì.

Non avevo idea di come sarebbe stato il loro matrimonio, ma negli ultimi mesi sembrava che quei due fossero inseparabili ed erano anche andati a vivere insieme. Harper si era trasferita nell’appartamento di Louis ed era finalmente arrivato il momento della cerimonia.

Guardai i miei amici e conoscenti, tutti seduti sulle sedie di fronte a noi, e sorrisi a Regina e Niall, che si erano sposati pochi mesi dopo Harry e me. Avevano avuto anche loro tre figli: Lena, di sette anni, Fiona, di cinque e Bryan, di due. Lena e Fiona erano diventate molto amiche di Kate e avevamo cominciato a far giocare insieme Bryan e Josh e sembrava che i due si trovassero abbastanza bene insieme (salvo per quella volta o due in cui avevano litigato e cominciato a piangere, perché uno aveva rubato un gioco all’altro - ma erano bambini ed erano cose che capitavano sempre).

Spostai poi lo sguardo su Liam, che aveva avuto una storia molto tormentata con Sophia, che era terminata solo l’anno precedente, dopo un’infinità di tempo. Liam odiava essere single, tendeva a lasciarsi andare e a scrivere messaggi molto deprimenti su Twitter, così Louis aveva invitato parecchie delle sue amiche single al matrimonio, nella speranza di farlo combinare con qualcuna di loro.

E poi incrociai lo sguardo di Matthew, che era seduto tra Emma e Ingrid (che avevo assunto a tempo pieno, anche per darmi una mano con Kate e Josh mentre Harry ed io andavamo al lavoro) con la sua nuova ragazza: Elizabeth. Non avevo idea di cosa li avesse fatti avvicinare, probabilmente l’odio comune per Harry e la non sopportazione verso di me (Matthew ed io tendevamo a non andare ancora troppo d’accordo, nonostante fossero passati sedici anni dalla nascita di Emma e avessimo deciso di fingere di comportarci bene l’uno con l’altra per il bene di nostra figlia). Quando avevo scoperto che quei due si erano messi insieme, tre mesi prima, avevo letteralmente sputato l’acqua che stavo bevendo in faccia a Harry ed ero rimasta in silenzio per parecchi minuti. Matthew ed Elizabeth. Quella era di sicuro una coppia a cui avrei fatto fatica ad abituarmi.

E, parlando di coppie strane, osservai mia madre, in prima fila, che mi sorrideva e teneva la mano di Alec, il mio autista. Dopo il divorzio con mio padre, avvenuto tre anni prima, mia madre aveva avuto una crisi di mezza età e aveva cominciato a frequentare Alec, che aveva circa la metà dei suoi anni. Ma sembrava che funzionasse tra i due. Non sapevo (e non volevo sapere) quali fossero esattamente le dinamiche tra di loro, ma tutto ciò che importava era che mia madre fosse felice. E lo era.

Appena sentii le prime note della marcia nuziale puntai lo sguardo su Harper, che stava raggiungendo Louis accompagnata da nostro padre. La salutai con la mano e lei rispose facendo lo stesso gesto, cosa che fece scoppiare a ridere Louis, che non riusciva a smettere di sorridere. La guardava come non l’avevo mai visto guardare nessun’altra ragazza in tutta la mia vita. La guardava come se fosse l’unica donna sulla faccia della terra e sapevo che si sentiva fortunatissimo ad essere l’uomo che avrebbe passato il resto della sua vita al suo fianco, perché me l’aveva detto in più di un’occasione.

Mi distrassi di nuovo, perché non volevo piangere. Mia sorella si stava sposando con il mio migliore amico e il fatto che fossero felici insieme mi rendeva la persona più orgogliosa e contenta dell’universo. E mi piaceva molto anche il fatto che vivessimo così vicini. Harper mi aveva confessato di essere incinta, ma non l’aveva ancora detto a Louis. Stava aspettando di farlo dopo il matrimonio ed io non vedevo l’ora di conoscere il mio primo nipotino. O la mia prima nipotina, non sapevamo ancora se sarebbe stato maschio o femmina, perché mia sorella era incinta di soli due mesi.

Pensai a com’era cambiata la mia vita nel corso di più o meno diciassette anni e cercai di ricordare cosa mi rendesse felice prima che nascesse Emma. Di certo non andare a ballare, bere o assumere droghe. Quelle erano solo scuse per estraniarmi, per non pensare alla realtà. E in quel momento non riuscivo nemmeno a pensare di ricominciare a fare quella vita, di cercare di scappare dalla realtà, perché quella che stavo vivendo era assolutamente la più bella che potessi mai immaginarmi.

 
The End
 

Ed ecco anche l'epilogo (ricco di colpi di scena, vero?) di questa storia. Spero che vi sia piaciuto! Se avete voglia di lasciarmi un commento per dirmi cosa ne avete pensato, mi farebbe davvero piacere!

RINGRAZIAMENTI: e ora passiamo ai ringraziamenti, che ormai sono una tradizione di tutti gli ultimi capitoli delle mie storie. Un GRAZIE enorme va a tutte le persone che hanno letto la mia storia, a tutte le persone che hanno commentato ogni capitolo e anche a tutti quelli che a me piace chiamare "lettori silenziosi". Grazie davvero. Sono sempre felicissima e anche un po' stupita quando vedo che avete deciso di dare una possibilità alle mie storie e spero davvero che No Control vi sia piaciuta. ♥︎ ♥︎ ♥︎
Un grazie speciale va a Martina, che ho conosciuto proprio grazie a questa storia e che è diventata un'amica. ♥︎
Grazie a mia sorella, che ha letto tutta la storia mentre la scrivevo e mi ha dato consigli su come rendere al meglio quello che volevo scrivere. ♥︎
E infine un grazie anche a Nicole, per tutti i suoi meravigliosi commenti e per farmi venire voglia di migliorare sempre di più e di non smettere mai di scrivere e pubblicare. ♥︎

ILLUSION. Non pensavate che vi avrei lasciati a bocca asciutta, vero? Ho giò cominciato a pubblicare una nuova storia, che si chiama Illusion. È una storia molto diversa da tutto ciò che ho scritto, principalmente per come è strutturata. Non vi anticipo nulla e vi lascio il link al primo capitolo, così se avete voglia scoprite di cosa sto parlando. Spero che vi piaccia e di rileggervi presto! Illusion su EFP

Un bacione e un abbraccio a tutti!
Poppy

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