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Autore: namedemme    11/11/2015    1 recensioni
Harry Styles ha sedici anni ed è un ragazzo londinese che sta per imbarcarsi sull’R.M.S Titanic come passeggero di prima classe.
La sua famiglia è una della più altolocate di Londra e suo nonno, Edward Smith, padre di sua madre Anne, sarà il capitano del transatlantico più grande di quei tempi, considerato innaffondabile.
Per l’anziano comandante questa sarà l’ultima nave in cui presterà servizio prima della pensione, così tutta la famiglia Styles-Smith ha deciso di stabilirsi in America e di imbarcarsi con il loro caro.
A bordo Harry conoscerà Louis Tomlinson, diciannovenne di umili origini assunto come cameriere del ristorante di prima classe, con il quale nascerà subito una fortissima intesa.
Da quel momento i due cominceranno a frequentarsi segretamente e il loro legame si rafforzerà sempre di più minuto dopo minuto, ora dopo ora, ma l’idillio verrà spezzato quando la “nave dei sogni” si trasformerà nella “nave degli incubi”…
[Il rating potrebbe cambiare con l'evolversi della storia]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Southampton

Harry

 

Il ragazzo sentì un debole venticello sfiorargli il viso pochi istanti prima di scendere dall’auto d’epoca che lo aveva trasportato fin lì. Appena poggiò i piedi a terra alzò la testa, che fino a quel momento era stata china, volse lo sguardo verso il molo e gli si presentò davanti uno spettacolo che gli mozzò il fiato.
Guardò con meraviglia l’enorme translatantico davanti a lui, i facchini che si davano un gran daffare nel trasportare gli enormi bagagli dei passeggeri di prima classe (e questo lo fece sentire un po’ in colpa, essendo uno di loro), gli addetti al controllo sanitario dei passeggeri di terza classe che chiamavano a gran voce coloro che non si erano ancora fatti visitare e la gente che affollava il porto di Southampton che salutava parenti e amici in procinto di salire a bordo. Chiuse gli occhi e il vociare di tutte quelle persone gli riempì le orecchie. Faceva sempre così quando voleva imprimere qualcosa nella memoria: osservava e ascoltava attentamente.
Una voce familiare interruppe quel momento particolare.
«Harry! Sbrigati, dobbiamo imbarcarci», era Gemma, sua sorella, che si trovava pochi metri più avanti di lui insieme ai loro parenti. Anne e Dev Styles chiacchieravano animatamente con Ruth e Geoff Payne, i genitori del fidanzato di Gemma. Avvicinandosi, Harry vide la sorella e Liam Payne scambiarsi un bacio appassionato e con una smorfia di finto disgusto esclamò, «spero abbiate prenotato una cabina solo per voi!», la coppia in tutta risposta, rise di gusto.
Il gruppo ben presto arrivò nei pressi della nave e percorse la scalinata che conduceva direttamente al settore dedicato ai passeggeri di prima classe; il giovane cercò di percorrerla il più lentamente possibile, per potersi godere tutto.
Salirono a bordo, dove videro subito altra gente dell’alta società e nobili, tutti in tiro come loro. Harry indossava un elegante completo scuro, con il colletto bianco della camicia inamidato (il che gli creava qualche fastidio, ma ormai ci era abituato) e Gemma un bellissimo abito color crema, decorato e lavorato finemente, con un corpetto che le stringeva la vita e le risaltava il seno, tipico di quel periodo. L’abbigliamento di Liam e degli adulti era molto simile: completi per i signori e abiti con corsetti e sottogonne in avorio (quest'ultime solo per occasioni importanti) di vario tipo per le signore, tutti realizzati con le migliori stoffe. Naturalmente anche scarpe, trucco e accessori non erano da meno, tutto era realizzato nel minimo dettaglio, tutto doveva essere perfetto.
Poco dopo salutarono la famiglia Payne, quindi ognuna delle famiglie si recò alla propria suite.
Quella degli Styles era una delle più costose del Titanic, con un salotto enorme, un bagno sontuoso e tre camere separate; i mobili erano pregiati e raffinati, la maggior parte di essi erano lavorati a mano  ed erano praticamente identici a quelli che possiamo vedere in un museo di antiquariato dei nostri tempi. La tappezzeria rispecchiava gli abiti dei signori che popolavano quelle stanze, ovvero colorate, elaborate e della migliore qualità che ci fosse in circolazione. 

Appena vi entrarono, seguiti dai facchini di bordo che trasportavano i pesanti bagagli, Gemma si buttò di peso su un divanetto esclamando, «finalmente! Non ne potevo più, questo corsetto è strettissimo, quasi non respiro». Il signor Styles le lanciò un’occhiataccia, replicando, «comportati come una persona a modo, Gemma, per l’amor di Dio!». I due fratelli, nonostante fossero stati educati fin da piccoli e sapevano benissimo come comportarsi in qualsiasi occasione, non amavano le regole che venivano loro imposte, erano, come diremmo oggi, anticonformisti; di conseguenza spesso entrambi lanciavano una sorta di sfide indirette ai genitori, trasgredendo di proposito a molte regole del galateo e del buon costume. Nonostante questo Anne e Dev volevano molto bene ai loro figli e non esageravano con le sgridate, come invece succedeva in molte altre famiglie aristocratiche.
In quel momento fece il suo ingresso Edward John Smith, meglio noto come il capitano Smith,

«Buongiorno, miei cari. Come procede? Spero sia tutto di vostro gradimento».
Il viso di Anne s’illuminò,
«è tutto a posto, papà, ti ringrazio tantissimo per essere venuto a trovarci, non credevo che ne avresti avuto il tempo».
«Per la mia famiglia questo e altro», sorrise il lupo di mare. Agli Styles era capitata un’ottima cabina non solo per il fatto che erano benestanti, ma anche per il loro legame di parentela con il comandante.
Des salutò il suocero con un cenno del capo e, nel frattempo, Harry e Gemma si erano avvicinati timidamente all’uomo. Lo salutarono con rispetto e lui, di rimando, allargò le braccia,
«Aah, suvvia, venite qui», e li strinse entrambi a sé. Edward Smith non era una persona a cui piacessero molto i convenevoli, specialmente con i suoi familiari. Con loro si comportava come un padre, un suocero e un nonno qualunque. Quando si sciolsero dall’abbraccio li guardò entrambi attentamente e disse, «quanto siete cresciuti! Non vi vedo da una vita». Loro sorrisero e lui batté loro le mani sulle spalle. «Beh, ora vi devo lasciare, tra mezz’ora il Titanic salperà», detto questo salutò tutti con un cenno della mano e si allontanò.
A questo punto Harry iniziò a sistemare le proprie cose e una volta concluso il tutto si mise davanti allo specchio del tavolo da toeletta di cui ogni stanza era dotata.
Si passò una mano nei ricci castani e ribelli nel tentativo, vano, di sistemarli. Si fissò allo specchio e osservò i suoi lineamenti, molto dolci essendo ancora nella fase adolescenziale della sua vita, le labbra dalla forma allungata e piuttosto sottile, la pelle candida e morbida nonostante qualche brufoletto qua e là dovuto all’età.
Harry reputava sé stesso un ragazzo carino, non bellissimo come tutti si ostinavano a dire (specialmente il gentil sesso), sognatore, testardo e… particolare. Non sapeva perché, ma sia lui stesso che molte delle persone che lo conoscevano gli attribuivano questo aggettivo.
Si ridestò dai suoi pensieri e raggiunse il resto della famiglia nel salotto, dove li aiutò a sistemare le loro ricchezze: soprammobili, quadri, alcune piccole statue e così via; fortunatamente erano già a buon punto e ci misero poco a finire. Quando il ragazzo controllò l’ora sull’orologio da parete della suite si rese conto che mancavano pochi minuti alla partenza del transatlantico e non voleva assolutamente perdersela.

«Scusate, devo andare, torno tra pochissimo», cominciarono a fargli domande ma lui non rispose e a passo veloce raggiunse il ponte della prima classe. Arrivò in tempo: proprio nell’attimo in cui mise piede all’esterno il colosso iniziò a muoversi. Si appoggiò al parapetto e osservò la gente intorno a lui che si sbracciavano per salutare chi era rimasto a terra. Man mano che il tempo passava prima le persone, poi il molo si fecero sempre più piccoli, finché Southampton non scomparve dalla vista del giovane. Ormai vedeva solo il mare e il riflesso del sole su di esso. Un’inebriante sensazione di libertà gli esplose nel petto e alzò completamente il volto verso il cielo, lasciando che il vento gli scuotesse i capelli e sorridendo come non aveva mai fatto prima.

 

Author’s corner

Ciao a tutti! 
Premetto che è dal 2012 che non scrivo più (a parte i temi scolastici e cose così) perciò
sono un po’ arrugginita. Se ci sono errori, ripetizioni o quant’altro non esitate a farmelo notare (ho riletto, ovviamente, ma a volte mi sfuggono lo stesso. 
Che dire, è da un mese o più che quest’idea mi frullava per la testa e non vedevo l’ora di iniziare.
Fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei felicissima ^^
Al prossimo capitolo!

-M

   
 
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