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Autore: Restart    11/11/2015    1 recensioni
James aveva (quasi) diciassette anni. E diciassette lividi, tra addome e braccia e gambe. Il Quiddich a volte era doloroso. Ma il Quiddich era la sua vita. Lui era il cercatore dei Grifondoro. Come suo nonno James e suo padre Harry. Suo padre. Lo ammirava così tanto, ma era difficile sostenere il peso di un padre che si chiama Harry Potter: il bambino sopravvissuto, il Salvatore del mondo magico, bla bla bla.
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Alexandra aveva altro a cui pensare. Seguiva attentamente la lezione. Quell'anno c'erano i M.A.G.O. e lei doveva essere pronta. Nessuno sapeva cosa celava sotto la sua veste da secchiona. Nessuno doveva sapere del suo doloroso passato. Lei affogava il suo dolore nello studio, a volte forsennato.
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-Quindi vorresti dire che il bambino, un bambino di sette mesi, può riportare ad una guerra magica?- chiese sarcastica Ginny.
-Non ora, ovviamente. In un futuro non troppo lontano. James non sa niente. Però la profezia che dice Hermione?- chiese Harry all'amica.
-Non posso prenderla. Non è proprio una profezia è più una maledizione. Quel bambino è stato maledetto quasi cento anni fa. Nessuno può sentire cosa dice quella "profezia-maledizione" se non Alexandra
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Lily/Scorpius, Ron/Hermione, Sirius/Lily, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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James non sapeva più cosa fare. Sentiva con tutte le cellule del suo corpo, che se avesse fatto una mossa avrebbe sbagliato. Tutto.

Eppure non resistette. Le sue gambe corsero adrenaliniche verso i suoi amici, i suoi compagni, la sua famiglia. Erano pochi, in confronto agli altri, ma sapevano difendersi. I suoi coetanei erano ancora giovani per destreggiarsi facilmente tra gli incantesimi come suo padre e i suoi zii.

Nonostante tutto combattevano. Lo facevano per proteggere un mondo che non sarebbe mai stato al sicuro. La loro non era una vera e propria cura. Non potevano curare tutte le ferite inflitte da menti malate, ma ci provavano. I suoi occhi saltarono tutte le teste che gli si pararono davanti, cercando di intravedere almeno i capelli neri di Lexie. Aveva bisogno di vederla almeno per un'ultima volta. Sapeva che non ne sarebbe uscito vivo da quel castello. Lo sapeva fin dall'inizio. Dal momento che aveva incrociato i suoi occhi nell'aula di Pozioni, quando le aveva chiesto gli appunti. Lei sapeva e lui sapeva.

Sapevano che la loro storia sarebbe stata memorabile.

Chiuse un attimo gli occhi sperando di ricordarsi i suoi lineamenti delicati e fragili, come lei. Ma l'immagine più bella era come sommersa da una miriade di ricordi offuscati e scuri del periodo più brutto della sua vita.

Quando li riaprì era a terra.

L'avevano colpito. Lui non aveva sentito niente, niente che si potesse paragonare al dolore che provava a non ritrovare una bella immagine di Lexie. Albus gli porse una mano come per aiutarlo ad alzarsi, ma appena l'afferrò sentì solo il calore freddo della morte. Gli occhi verdi di Al erano ancora aperti, così come le labbra che avevano ancora l'arricciatura di un sorriso. Con un tonfo ovattato cadde a terra e tutto quello che James sentì dopo era il suo urlo soffocato.

Avevano ucciso suo fratello.

Il suo piccolo fratello.

Il fragile corpo di Albus era disteso vicino al suo, e cercando di allungare la mano per sentire ancora i capelli neri sui suoi palmi. Gli chiuse, con gesto melodrammatico, le palpebre. Non rendeva conto che stava ancora urlando. Urlava per paura, per il dolore che lo spezzava.

Due piccole mani lo strinsero, costringendolo ad alzarsi.

"James, ormai è andato, non puoi più fare niente per lui, ma puoi farlo per tutto il mondo magico. Devi saperti rialzare" gli occhi di Lexie lo guardavano dolcemente. Lei era accanto a lui e gli sorrideva.

"Tu sei qui" fu l'unica cosa che riuscì a dire. Lei era vicino a lui e tutto aveva un sapore diverso.

"Io sono qui con te" gli lasciò la mano che lui stringeva con tanta forza e si allontanò sorridendogli.

Era a dieci passi da lui. Lontana, vicina, non lo sapeva. La vedeva lì, sorridente, e capì che quella era la fotografia di lei che cercava. Chiuse gli occhi per farla sua per sempre, e quando li riaprì lei non c'era più. Era stata strappata dalle braccia della vita, affidandola a quelle meschine della morte.

Giaceva a terra, a dieci passi da lui come prima, con gli occhi scuri e sorridenti come prima, con le guance morbide e scure che si gonfiavano gli zigomi marcati. Il suo corpo senza vita rischiava di essere calpestato incurantemente dai combattenti. Si gettò su di lei, a mo' di scudo, appoggiando il suo viso su quello della ragazza, facendo in modo che le sue lacrime calde riscaldassero appena il viso gelido.

Non poteva più fare niente per lei. Lei era scivolata via da lui e non c'era modo facile e comodo di raggiungerla.

Le lacrime bagnavano entrambi i visi, e lui non poteva sentire il dolore che sentiva dentro e fuori. Le era stata strappata via, per l'ultima volta. Con una mano chiuse le palpebre e questa volta con più difficoltà che per Al, chiuse le sue palpebre, lasciando ai ricordi dolorosi, l'immagine del suo viso.

Trascinò il corpo in un angolo del largo salone e lo lasciò lì, cercando di dimenticare il suo più grande amore.

-

In quel mare di morte e scheletri di civiltà erano rimaste poche anime che cercavano si restare a galla. Gli occhi bruni di Ryan colsero lo sguardo ferito di Christian. Le sue iridi verdi erano spezzate da crepe di sangue. Entrambi rivolsero gli occhi a quei due uomini racchiusi in se stessi, che non si guardavano negli occhi se non con odio. Uno aveva una gamba ferita mentre l'altro non mostrava nessun segno di ferite gravi. Ma entrambi sanguinavano dall'interno. Uno teneva tra le sue mani un cadavere. I capelli bruni della donna scivolavano appiccicosi e insanguinati attraverso le fessure delle dita dell'uomo. James piangeva amaramente. Lexie le era stata tolta con un gesto fluido e lui aveva osservato impotente. Aveva visto il suo magro corpo abbandonarsi a terra mentre gli rivolgeva il suo ultimo sorriso, un'immagine che non avrebbe mai cancellato. Si ricordava do esserle corso incontro quando ormai non poteva fare più niente.

Zayn osservava il corpo della moglie abbandonato tra le braccia della persona che odiava più di se stesso.

Contro ogni previsione, il Signore Oscuro era sempre vivo, ma era una piccola screziatura nell'anima di Christian. La battaglia era stata feroce, ed aveva raccolto tanti corpi che si erano raccolti in un angolo. Harry Potter era scivolato dalle braccia della morte per un soffio. L'ultimo che le labbra sottili di Albus esalarono. Si era sacrificato per il padre, lasciando i suoi figli senza uno. Alice non piangeva nemmeno più. Era distesa sul corpo del compagno -marito-, una mano sul volto del ragazzo tentando di baciargli le labbra gelide e una sul ventre che iniziava ad essere vistoso. Lily stava seduta accanto a lei, piangendo in silenzio. Harry stava in piedi, guardando i volti amici e nemici che non presentavano più espressione. Una fitta al cuore lo attraversò quando vide a terra i corpi di Draco e Astoria, che avevano combattuto al suo fianco. Un ragazzino esile era in messo a loro, sfiorando delicatamente i loro volti immobili. Lily lo guardò per un momento lungo quanto un minuto e decise proprio lì, in quell'immenso salone, in quell'istante, che la sua appartenenza ai Potter finita. Sarebbe diventata una Malfoy, prima o poi. Abbracciò le spalle magre di Scorpius e lo aiutò ad alzarsi. Scomparirono subito dopo senza saluti né addii.

Ginny stava vicino ad Edward. Si baciarono lievemente sulle labbra, prima di tornare a concentrarsi sui visi delle vittime. Harry vide tutto e capì di aver perso, oltre ad un figlio, sua moglie, in un modo forse peggiore della morte.

"Ryan andiamocene, non apparteniamo più a questo posto. Loro vorranno ucciderci" Christian era arrivato dietro di lui, con un leggero fruscio. Lo guardava supplichevole, innamorato, malinconico.

Sapeva con certezza che Ryan non l'avrebbe mai seguito. Infatti il fratello minore scosse la testa tristemente.

"Loro sono la mia famiglia. Non posso abbandonarli" gli occhi diventarono lucidi per le lacrime. Christian lo osservò un secondo e poi, accorciando le distanze, baciò Ryan in modo appassionato, cosciente che quello sarebbe stato l'ultimo.

"Ti amo Chris, ti amerò per sempre" una nota di tristezza calcava il suo tono.

"Ti amo anche io Ryan, non smetterò mai. Addio Ryan" e lo strinse in un abbraccio fraterno. Scomparve poco dopo, non prima però di aver rivolto un saluto solenne a tutti i presenti che lo guardavano stupiti. Ryan rimase fermo dov'era, lo sguardo imbarazzato, fisso a terra.

"Lo so che è illegale, ma tanto non lo rivedrò mai più, giusto?" concluse frettoloso.

Si avvicinò a James a grandi falcate. Quando vide il volto della madre spento, non riuscì a trattenere tutta la sua rabbia. "Mi dispiace, mamma. Ti ho tradito nei peggiore dei modi. Ma io lo amo seriamente e non potevo negargli –e negarmi- la felicità" posò le sue labbra sulla fronte gelida della madre, sempre sotto lo sguardo curioso e di approvazione di James.

"Grazie per averla sempre amata" disse, allontanandosi prima che l'uomo potesse rispondere. Andò dal padre, il suo vero idolo, e dopo averlo aiutato ad alzarsi, se ne andarono in silenzio, sapendo che nessuno avrebbe mai sentito la loro mancanza.

Epilogo

17 anni dopo

Un ragazzo dalla pelle ambrata e gli occhi neri stava baciando una ragazza dai capelli corvini e gli occhi verdi, sotto il Platano Picchiatore. Erano entrambi al loro settimo anno ad Hogwarts.

"Ehm, Caroline, ho parlato con mio padre oggi. Andiamo a trovare James, vieni anche tu?" lo sguardo della ragazza si oscurò improvvisamente.

"Dobbiamo dirglielo. Anche se potrebbe ucciderci" balbettò.

"Non mi importa. Morirei sapendo che mi ami" le accarezzò il mento con due dita.

"Anche tu mi ami Ryan, vero?" lui annuì e lei lo baciò delicatamente.

"Ma prima o poi dovrai spiegarmi come hai fatto a trovare l'antidoto per quella cosa che ti avevano dato da piccolo" scherzò. Lui guardo un attimo i suoi occhi scuri e lucenti prima di rispondere.

"E' stato mio padre a trovarlo. Disse che non sarebbe stato giusto per me non aver vissuto l'infanzia" sorride lievemente, baciandola di nuovo.

"E' stato un bene"

"Non ti avrei conosciuta"

"No, infatti. Ti saresti perso tutto questo spettacolo" risero insieme. Ma Ryan tacque poco dopo.

"Mi ha scritto Christian ieri" il volto della ragazza si rabbuiò appena. La storia tra Ryan e il fratello non le era – giustamente – mai andata giù. Ma non lo vedeva da diciassette anni.

"Ritorna a Londra per qualche giorno. Vuole incontrare mio padre, il tuo, andare da nostra madre e da Edward. Per questo oggi andiamo da James"

"Non sono ancora pronta a vedere papà. Né tantomeno il tuo amante" confessò seccamente. Non vedeva suo padre da due anni. Ovvero dal momento che si era trasferita da Ryan. Suo padre era impazzito per il suo amore impossibile per Alexandra. Zayn l'aveva accolta come una figlia e James per fortuna non aveva protestato. Sapeva che era in buone mani.

Dopo la battaglia era cambiato tutto.

Harry e Ginny avevano divorziato e lei aveva sposato Edward, avendo una figlia, Johanna, nata quindici anni prima. Harry si era dedicato alla compagnia di Hermione e Ron.

Lily si era sposata con l'erede di Malfoy e avevano avuto tre figli, Albus, Draco e Astoria.

Alice aveva partorito i due gemelli di Al e aveva trovato un supporto in Louis Weasley.

Dominique era diventata una modella e girava il mondo alla ricerca di un uomo che l'amasse, con tutti i suoi difetti e capricci.

Ted e Victoire non avevano avuto la possibilità di avere figli propri, ma ne avevano adottati due e vivevano insieme a James per aiutarlo.

Zayn si era occupato quasi interamente di Ryan. Finché non aveva conosciuto Rose Weasley in una fredda sera di dicembre, quando erano entrambi sbronzi. Da quel momento avevano iniziato la loro convivenza.

Ryan si era innamorato di Caroline sul binario 9 ¾ il primo settembre del suo primo anno ad Hogwarts.

Caroline si era innamorata di Ryan sul binario 9 ¾ il primo settembre del suo primo anno ad Hogwarts.

Uno sguardo, un sorriso, erano destinati.

-

Due occhi acquamarina lo individuarono subito.

"Ryan!" lo chiamò.

"Chris!" gli andò incontro, abbracciandolo.

"Mi sei mancato" lo strinse ancora più forte.

"Anche tu"

-

"La piccola Potter?" chiese Chris al fratello. Ryan lo osservò un secondo, cercando di ricordare il volto dell'altro senza rughe e segni del tempo.

"Sì, e pensiamo sia anche incinta" era la prima volta che lo confidava a qualcuno.

"Bravo fratellino" gli diede una pacca sulla spalla e il minore sorrise.

"Grazie Signore Oscuro, la vuoi conoscere?"

"Certamente" sorrise felice. E in quel momento ebbe la conferma che Ryan non era mai stato suo.

-

"Papà'" la voce di Caroline rimbombò in tutta la casa.

"Piccola mia" James apparve dalla porta della cucina. Sembrava molto più giovane dall'ultima volta che l'aveva visto. I capelli iniziavano ad essere striati, ma il viso era più pulito e più colorito di prima. Caroline gli corse incontro, aggrappandosi al suo collo. Gli era mancato il padre che non pensava solo ed esclusivamente a Lexie, come quello che aveva lasciato in quella sorta di manicomio due anni prima.

"Oggi sarebbe stato il compleanno di mamma" sussurrò nel suo orecchio la ragazza, facendo in modo che rimanesse solo tra loro due.

"Christian?" il suo tono di voce era incredulo. L'aveva visto da sopra la spalla di Caroline era bastato uno sguardo per far riaccendere i ricordi.

"Ciao James" lo salutò gelido. Una figura minuta apparve dalle spalle di Christian. Una donna magrolina, con i capelli castani lunghi fino al mento con due grandi occhi azzurri.

"Buongiorno signor Potter" disse con voce melliflua, ma leggermente meccanica, colpa la provenienza straniera.

"Ciao, tu saresti?" chiese James impacciato.

"E' mia moglie" Christian la strinse a sé. E come da copione da dietro le gambe dei coniugi fecero la loro apparizione una ragazza appena maggiorenne con quattro bambini.

"Loro sono miei figli e stiamo aspettando il quinto" annunciò lui solenne, guardandoli con grande orgoglio scintillargli negli occhi acquamarina.

"Dove sei stato in questi diciassette anni, Christian?" chiese secco James, non lasciando spazio alle chiacchiere.

"In Portogallo. Lì la magia non è forte e comune come qui e mi sono potuto dedicare a lavori babbani. Grazie all'eredità di Catherine sono riuscito ad ottenere tanto. Ho conosciuto mia moglie poco dopo. Holly è inglese, ma nata e cresciuta a Lisbona. Ed ho detto tutto. Il Ministero ha archiviato il mio caso e non sono più ricercato dalle autorità magiche" concluse con un piccolo sorriso quasi malinconico.

"Bene" disse seccamente James, ritornando in cucina. Caroline lo seguì a ruota, così come Holly, mentre la tata era nel giardino con i bambini e Victoire. Si sarebbero sistemati tutti sotto il gazebo non appena Ted sarebbe ritornato con Sean e Yvonne, i suoi figli.

Nel salotto erano rimasti sono Christian e Ryan . Si fissarono a lungo. Nessuno dei due credeva di avere nuovamente davanti l'altro.

"Sarei voluto rimanere qui, con te. Costruire una famiglia con te Ryan. Mi sei mancato da morire, ma sai che se fossi rimasto ci avrebbero ucciso" ruppe il silenzio il maggiore. Da diciassette anni sentiva il bisogno di dirlo.

"Sarei morto per rimanere con te. Tu sei scappato da tutto, da me. Io volevo rimanere con te"

"Non hai impiegato molto a sostituirmi" lo attaccò duro.

"Nemmeno tu, a quanto vedo" una scintilla passò negli occhi chiari di Christian. Aveva ragione.

"Mi dispiace Ryan, ma è meglio così. Non infrangiamo nessuna legge in questo modo" gli ricordò saggiamente. Dire la verità gli faceva più male del previsto.

"Tranne quella che dettava il nostro cuore" la mano di Ryan era su quella dell'altro e l'accarezzava dolcemente.

"E'... E' sbagliato Ryan. Il nostro è amore fraterno e non possiamo. Io non ti amo più di quello" mentì, ma a fin di bene. La mano di Ryan scivolò via da quella dell'altro, allontanandosi.

Ted entrò in casa e con lui una grande ondata di allegria. Salutò gravemente Christian e poi tutti gli altri, soprattutto James. Si toccarono con le guance, sfiorandosi le labbra.

Caroline si avvicinò al fidanzato, e dopo avergli posato la mano sulla spalla gli chiese:
"Hai visto cosa hanno fatto Ted e mio padre?"

"Sì, ma non è niente, è stato sicuramente un errore" sintetizzò lui, accarezzandole il viso di porcellana.

"Sarà" lasciò stare lei, strofinando il suo naso sul collo del ragazzo.

"Se è una femmina la possiamo chiamare Lexie?" chiese lui, improvvisamente serio.

"Emma Alexandra; non sarebbe meraviglioso?" 
"Certamente" le lasciò un minuscolo bacio sulla punta delle labbra e l'abbracciò. Caroline sapeva che per lui sarebbe stato uno sforzo immane rimanere con lei, sapendo che Christian era ancora vivo Li aveva sentiti parlare poco prima e, sebbene non approvasse minimamente, capiva. Capiva tutte le ragioni. Non avrebbe potuto cancellare l'amore di Ryan per l'altro, ma poteva pur sempre guarire le ferite. E questo era quello che poteva definirsi amore per lei. Lo stesso amore che aveva provato suo padre per la madre di Ryan.

Infinito

La storia di Harry Potter non arriverà mai ad una conclusione. Ogni generazione avrà il suo Signore Oscuro da reprimere e, sicuramente, il prezzo della vittoria sarà ogni volta sempre maggiore.

-

Non ho parole. Sono mesi che rimando, ma alla fine ho dovuto pubblicare l'ultimo capitolo.

Vorrei solamente ringraziare tutte le persone che hanno seguito/commentato/messo tra i preferiti o tra i seguiti questa storia, senza di voi non ce l'avrei fatta.

Un bacione grande grande 

Restart

   
 
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