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Autore: InsertACasualUsernameHere    11/11/2015    3 recensioni
"Il delicato equilibrio sta per infrangersi ed una nuova guerra si sta affacciando lenta ed insidiosa, minacciando la fine della pace.
Ogni Re desidera il trono di Asgard.
Ogni popolo desidera la libertà.
Ognuno ha un ruolo, nella storia che sta per essere ricamata dalle dita delle Norne nella tela del fato."
Liberamente ispirata al Trono di Spade, con l'aggiunta di elementi della mitologia nordica e greca, spero possa interessare e piacere; grazie a chi leggerà e seguirà.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thor
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Odino si sedette stanco sopra l’imponente e solenne trono, un corvo dal manto nero si posò al suo fianco, gracchiando per qualche istante, dinnanzi a lui il biondo figlio attendeva impaziente le parole del padre.
-Thor figlio mio-
esordì il padre di tutti gli Dei, stringendo lo scettro dorato
-è giunto il giorno, sei ormai un uomo, un valoroso guerriero, tra i più coraggiosi combattenti di Asgard-
Thor sorrise orgoglioso, nei suoi occhi azzurri come il cielo era possibile scorgere tutto l’arrogante narcisismo che possedeva
-ed è con mio grande giubilo che ti dono Mjollnir perché tu possa dimostrare di essere degno erede di Asgard e dei nove regni-
la folla circostante, che affollava la sala imperiale, esplose in una rumorosa e scomposta esultanza, Thor sollevò il pesante martello poggiato sul piedistallo in cristallo di fronte a lui levandolo tronfio in aria, gongolandosi tra gli applausi.
Odino sospirò voltando lo sguardo al maggiore dei figli, seduto in disparte, quasi invisibile agli occhi della folla, sebbene quei suoi lunghi e folti capelli corvini difficilmente riuscissero a passare inosservati tra tutte quelle chiome bionde, i profondi occhi d’un azzurro tanto chiaro da sembrare quasi trasparente analizzavano divertiti la scena.
Il padre di tutti gli Dei sospirò tornando a concentrarsi sul figlio più simile a lui nell’aspetto.
Quando il maggiore dei figli di Odino si sollevò rapido dal seggio e si dissolse in una nube chiara, una mano affusolata si poggiò delicata alla spalla del Re di Asgard
-dovresti parlargli-
sussurrò saggiamente Frigga, la lunga treccia bionda le ricadeva morbida sino alle ginocchia, la veste d’un tenue rosso in seta pregiata rendeva onore all’incantevole grazia della moglie del padre di tutti i Dei.
Odino scosse il capo, il volto contratto in un’espressione contrariata
-dovresti farlo te-
sospirò e si massaggiò la tempia con la mano libera dal peso dello scettro
-sei sempre stata più abile di me in questo-
Frigga sorrise amorevole, carezzandogli la nuca, annuì e si allontanò dalla sala

Trovare il figlio non fu difficile, placidamente disteso sotto l’albero più grande del giardino imperiale, un voluminoso tomo tra le mani, sorrise e gli si avvicinò cauta
-Loki-
sussurrò, il Dio sollevò il pallido e affilato volto, un sorriso sghembo gli dischiuse le labbra
-madre-
-qual è l’oggetto del tuo interesse quest’oggi?-
Loki sorrise furbo
-vi conosco bene madre, non avete abbandonato la cerimonia di mio fratello solo per curiosare-
Frigga sospirò dolcemente, chinandosi su di lui e prendendogli il volto tra le mani
-figlio mio conosco i tuoi occhi e il significato di ogni tuo sguardo, cosa ti turba?-
-nulla, vi state sbagliando madre-
-Loki, mio adorato, puoi mentire e ingannare chiunque tu desideri, ma non me, io ti ho cullato quando non riuscivi a trovare sonno, ti ho stretto tra le braccia mentre ti nutrivi dai miei seni, ti ho visto crescere e diventare un uomo-
le mani di Frigga scivolarono in un’amorevole carezza dal volto di Loki
-so riconoscere quando menti-
Loki sospirò, chinando il capo, sentendosi quasi colpevole
-sarà Thor l’erede del regno-
soffiò in un rassegnato sussurro, Frigga inspirò
-sarà tuo padre a decidere se..-
-sceglierà lui, lo ha sempre preferito a me-
non c’era né rabbia, né invidia in quelle parole, ma solo un profondo e tagliente dolore, Frigga sentì il cuore fremere e vacillare, porse le mani al figlio invitandolo ad alzarsi
-vostro padre non predilige né l’uno né l’altro, è orgoglioso di entrambi-
-ora siete voi a mentire madre-
desiderava poter controbattere, ma non poteva mentirgli nuovamente, era sempre stato il più astuto e curioso tra i due, quei suoi piccoli occhi di ghiaccio erano in grado di dissolvere ogni inganno, Frigga sospirò cingendolo tra le esili braccia, stringendolo forte nel tentativo di difenderlo da quell’amara verità.

Quella notte il sonno di Loki fu turbato più d’ogni altra notte.
L’immagine del fratello, stoltamente sorridente, arrogantemente fiero, orgogliosamente seduto al trono lo infastidiva, sapeva di esserne maggiormente degno.
Lui possedeva la saggezza necessaria, suo fratello invece era solo forza bruta e ignoranza.
Il regno sarebbe collassato su se stesso con suo fratello al trono.
Un ghigno dischiuse le rosee e sottili labbra del Dio, sarà divertente osservare il caos che l’impero del fratello genererà e quando il popolo sarà stanco di quel caotico vivere lui si ergerà a salvatore, deponendo suo fratello dal trono e prendendone il posto; godendo dell’appoggio di uno stanco e disperato popolo.

-propongo un brindisi-
-Volstagg sono ore che stiamo banchettando-
rise Fendral, cercando di coinvolgere anche il serio Hogun
-guarda Lady Sif com’è raggiante, pronta per il tuo futuro ruolo da Regina?-
le guance della donna si tinsero di un pallido rossore, scostò alcuni fili neri che le coprivano i grandi occhi color del mare e cerò di sorridere spavalda
-sono una valchiria-
Fendral rise sollevando in aria il boccale di vino
-la migliore lo sappiamo-
sorseggiò un po’ di quel nettare rosso e sorrise ironico
-ed eccolo giungere a noi il tuo futuro marito-
Sif si morse l’interno della guancia cercando di placare la rabbia e la vergogna
-miei cari amici-
esclamò Thor sedendosi al fianco di Lady Sif, che divenne ancor più rossa delle vesti che indossava
Loki, rimasto in silenzio, annoiato dalle inutili chiacchiere dei quattro guerrieri, grugnì e si portò il calice alle labbra, non era solito bere, ma in una tale situazione era preferibile stordirsi piuttosto che restare lucidi tra ubriachi
Thor gli sorrise cordiale, Loki si sforzò di imitare il gesto di cortesia del fratello e, tra i fumi dell’alcool e l’odore di cinghiale arrosto, solo Lady Sif si accorse della prima scintilla di follia che illuminò con un improvviso e fugace bagliore gli occhi, solitamente inespressivi, di Loki.

Sebbene la principessa avesse i suoi medesimi anni, sebbene fossero cresciute insieme, Sygn non aveva altro privilegio se non quello di muta accompagnatrice e ancella personale della principessa dei Liosalfar.
Era stata strappata alla sua terra, separata dai suoi cari, cresciuta in un regno straniero, costretta ad apprendere una lingua non sua quand’era ancora nel fiore degli anni, una giovane adolescente curiosa, vittima delle conseguenze di un antica guerra ed un tacito accordo. Suo padre non proferì parola il giorno in cui la vide allontanarsi con il Re degli Elfi della Luce, sua madre cercò di convincersi che fossero portatori di saggezza e conoscenza e che sua figlia non avrebbe sofferto, ma mentiva a sé.
I Liosalfar, Sygn lo apprese grazie al lento scorrere del tempo, altro non erano se non un popolo saccente e pretenzioso, arrogante ed orgoglioso, ancora saldamente e testardamente legato ad antiche tradizioni nobiliari, un popolo che della saggezza d’un tempo conservava solo il nome.
Sygn lo comprese a sue spese, nel tempo in cui crebbe a corte, la piccola principessa Enelye ogni mattina ed ogni notte le ricordava che lei non apparteneva a quella nobile famiglia, lei era una schiava, un dono in cambio di una tregua e che, come tale, non le era concesso fare altro all’infurio di respirare ed eseguire gli ordini, i suoi ordini.
E questo fece, Sygn, dal giorno in cui arrivò sino ad ora.
Servire la famiglia imperiale con reverenza e garbo.
-sollevami il vestito non voglio sporcarlo con questa sudicia fanghiglia-
ordinò acida Enelye, Sygn annuì e raccolse i lembi della pesante e finemente elaborata veste regale, attraversò la pozza, sporcandosi di fango e schizzi d’acqua stagnante, e lasciò poi scivolare lentamente la vesta al suolo
-chissà come sarà bella Asgard -
cinguettò civettuola la principessa, aggiustandosi l’articolata acconciatura che ne rilegava i lunghi e chiari capelli biondi, prima di varcare le porte che l’avrebbero condotta ad attraversare il Bifrost e raggiungere il Regno dei Regni.

  
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