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Autore: VENDA    11/11/2015    0 recensioni
Serie di OS STEREK scritte durante vari Drabble Event su diversi gruppi Facebook. Di volta in volta specificherò il nome del gruppo e la data dell'Event. Rating ROSSO anche se non tutte lo saranno.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DAY 5 - ROM COM

TEEN WOLF, Sterek - “Ma qui non si tratta di essere acidi o meno, si tratta di essere spaventati, di aver paura di regalare la nostra fiducia alla persona sbagliata, di nuovo.”


«Ma qui non si tratta di essere acidi o meno, si tratta di essere spaventati, di aver paura di regalare la nostra fiducia alla persona sbagliata... di nuovo...»
«Frena frena, Derek! Fammi capire bene: stai davvero usando la tattica del "non sei tu il problema, il problema sono io"?!»
E pensare che Stiles non era andato al loft con l'intenzione di rendere partecipe il lupo dei sentimenti che provava per lui. Anzi, lui non aveva mai pensato che un giorno si sarebbero trovati a parlarne, perché dichiarare il suo amore a Derek era la prima voce nella sua lista delle cose escluse nella sua vita. 
Ma poi al loft aveva trovato solo lui, che l'aveva fatto entrare invece di scacciarlo - primo errore.
Si erano messi a bere qualcosa di alcolico che al momento non ricordava più cosa fosse - secondo errore.
Lui si era beccato una sbornia triste e qualcosa che aveva detto li aveva portati a litigare - terzo errore. O forse no?
Derek non lo aveva comunque cacciato dal loft, quando gli aveva prima chiesto di mettersi una maglia addosso e poi gli aveva sbraitato contro che era un perfetto idiota se davvero non si era accorto dell'effetto che aveva sui suoi ormoni quando lo vedeva a torso nudo. Forse avrebbe dovuto farlo, avrebbe dovuto sbatterlo fuori, o perlomeno cambiare discorso, anche solo provarci, Cristo santo! Ma infondo che colpa ne aveva il lupo se non era riuscito ad inserirsi nel fiume di parole con cui lo aveva travolto subito dopo?
«Sei un idiota!» aveva continuato a ripetergli. «Un acido, musone, grandissimo pezzo d'idiota!» gli insulti sconnessi dettati dall'alcool. «Quante volte devo salvarti il culo perché tu capisca che ci tengo davvero a te?! Cristo! Mi dovevo ubriacare per riuscire a dirtelo! Ma tanto non otterrò niente lo stesso! Anzi sì, otterrò te fuori dalla mia vita! Perché c'hai l'acido che ti scorre nelle vene, è con questo che ti difendi dal mondo!»
Era stato a quel punto, dopo molte altre parole che Stiles non era riuscito a frenare, che Derek se n'era uscito con quella frase del cazzo sull'essere spaventati, sulla fiducia, sulla persona sbagliata. Davvero lo faceva così scemo? Oppure, peggio, davvero pensava che sarebbe bastata quella scusa vecchia come il mondo a distrarlo dal fatto che, tra le righe, gli aveva praticamente detto che ricambiava almeno in parte i suoi sentimenti?
In un secondo Stiles era tornato magicamente in possesso di tutta la sua lucidità, il ché non era certo un bene per la sua parlantina perché ora l'avrebbe potuta usare con più cognizione.
«Il problema è...» Derek non sapeva come continuare; forse era davvero un idiota come l'altro sosteneva, visto che non si era accorto di essersi avviato lungo una strada senza uscita.
«Derek, come cazzo fai a non fidarti ancora di me?? Cosa c'è da essere spaventati?»
«Facciamo che prima vivi la metà delle tragedie che sono capitate a me e poi ne riparliamo, ok?»
«Cosa c'entro io col tuo passato, me lo spieghi?! No perché non ci arrivo! Ho perso mia madre quando ero piccolo, la malattia le ha fatto dire cose orribili a me che ero il suo unico figlio, ma questo non mi impedisce di voler bene a Melissa come se fosse una madre per me!» gli fece il paragone più doloroso e caro che avesse. «Le persone ti hanno deluso, Derek... ti hanno abbandonato, sono morte, se ne sono andate e questo mi dispiace... hai pagato tanto in sofferenza, lo so... ma perché per questo devo pagare anch'io? Io non me lo merito, io ci sono sempre stato! Quando stavi affogando, quando ti serviva qualcuno che ti tagliasse un braccio, quando non riuscivi a chiedere conforto a nessuno per essere stato costretto a uccidere Boyd... non eri solo quando il Kanima ti aveva immobilizzato, io ero lì accanto a te e mi sono dovuto sorbire quello spettacolo raccapricciante di te che ti ficchi gli artigli nella coscia per guarire dal veleno... cos'altro posso fare per dimostrarti che neanche la morte riuscirebbe a farmi andare via da dove stai tu? Devo davvero morire e tornare come fantasma?? In quel caso ci crederesti? Peccato che sarebbe troppo tardi, ma se serve lo faccio anche ora...»
Aveva detto tutto alternando calma e alterazione, ma non sembrava per niente affaticato per lo sforzo: stava fermo, in piedi al centro della stanza, con le braccia un po' divaricate come a dire "sono qui, guardami!", fronteggiando il lupo come mai nessuno aveva avuto l'ardire di fare. Derek poteva anche ringhiare, sfoderare zanne e artigli e tentare di attaccarlo, non si sarebbe mosso di un centimetro.
Ma anche il licantropo sembrava intenzionato a restare immobile, in quel modo totale e sovrumano tipico della sua razza. Semplicemente lo studiava, ma non solo con la vista: l'udito aveva monitorato il battito del cuore per tutto il tempo del monologo, per sgamare quella singola pulsazione che gli avrebbe detto che anche lui, come tutti gli altri, stava solo cercando di ingannarlo; il fiuto cercava di decifrare il messaggio che gli ormoni spargevano nell'aria, in cerca della paura o della menzogna. Niente. Non trovò niente di tutto questo. Ogni parola, ogni pausa, ogni movimento, ogni sguardo, tutto in lui diceva la verità. Derek si trovava davanti alla sincerità personificata e questo gli permise di concedersi un primo piccolo pensiero di resa su quanto fosse apprezzabile il corpo con cui si era incarnata. 
Perché sì, perché il lupo che dimorava in lui non aveva smesso un attimo di desiderarlo da quando si erano incontrati per la prima volta nella riserva di caccia; era solo la sua parte umana che si era rifiutata di carpire i segni, di seguire l'istinto dell'animale di cui invece avrebbe dovuto fidarsi fin da subito. E se ora non si ricordasse più come fare per seguire l'istinto? Beh, poteva almeno cominciare a dimezzare la distanza, forse così anche l'altro gli sarebbe venuto incontro.
«È vero, ci sei sempre stato... te ne devo dare atto...» parlava a bassa voce perché tutto il volume era stato monopolizzato da Stiles. «Ma quello di cui parli... quello che mi stai chiedendo è... diverso...»
«Ma certo che lo è!» lo aiutò il ragazzo, velocizzando l'avvicinamento. «Se non lo fosse non staremmo neanche qui a parlarne, no?»
«Veramente finora hai parlato quasi solo tu.»
Stiles rise, ma forse poteva usare quella specie di battuta a suo favore.
«Sai che c'è? Quasi quasi ricomincio se non pensi di essere capace di mettermi a tacere...»
«Non è umanamente possibile, temo.»
«Ma tu non sei umano, quindi magari hai qualche chance...»
Ormai erano faccia a faccia, e Derek decise in fretta di smetterla di far finta di non capire dove l'altro intendesse arrivare: tenendogli fermo il viso con entrambe le mani lo baciò sulle labbra, andando subito a sfidare quella lingua iperattiva a impiegare meglio le sue energie.
Nell'ultimo secondo di lucidità, Stiles pensò che avrebbe dovuto modificare la lista delle cose che non avrebbe mai fatto nella vita.
   
 
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