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Autore: ToscaSam    11/11/2015    1 recensioni
importantissimo!
Come il precedente Nate Babbane e l'Estera Rimpatriata, questa storia seguirà la trama di uno dei libri della saga di Harry Potter, solo da un punto di vista diverso. Stavolta sarà Harry Potter e i Doni della Morte a fare da sfondo alla vicenda che mi accingo a narrare.
Si tratta del QUARTO E ULTIMO capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche.[...]. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo. [...].
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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L’intruso
 
Nel sotterraneo di Serpeverde faceva più freddo che nel resto del castello: la presenza delle acque scure del lago attorno alle pareti, contribuiva a rendere l’ambiente simile a una cella frigorifera.
In una camera dei dormitori del quarto anno, tuttavia, una luce innaturale faceva risplendere le lisce mura come se fosse mezzogiorno.
« Laura, quell’uccello fra poco sveglia tutti, te lo dico io»
Bofonchiò Bianca, tirandosi un cuscino sugli occhi: nonostante avesse tirato le tende del letto a baldacchino, la possente luce la disturbava.
Laura accarezzava le morbide piume luminose di Zaafira la Fenice e la guardava teneramente.
La Fenice ricambiava lo sguardo con le palpebre socchiuse, beandosi delle coccole. Le sue zampette avevano una presa salda sulla coperta voluminosa.
D’un tratto a Laura balenò un’idea.
« Andresti un po’ da Anton per conto mio?» chiese in un sussurro, facendo scorrere l’indice sulla testolina dell’animale.
Zaafira osservò attentamente la sua padrona, recependo la richiesta.
« Gli porteresti un po’ di calore, per favore? Eh Zaafira? Lui capirà che glielo mando io».
La Fenice sbatté le palpebre, poi spalancò le ali e liberò una fiamma poderosa, dentro la quale scomparve.
La stanza tornò buia come la notte.
« Oh, grazie a Merlino».
Si sentì bofonchiare Bianca, che aveva sempre la testa premuta sotto il cuscino.
Laura si tirò sdegnosamente le coperte fin sotto il mento e rispose, piano:
« Viva la sagra della sensibilità»
« Laura, dormi, vai».
Laura non ribatté. Sapeva che Zaafira era ora comparsa da Anton, in Bulgaria.
Si immaginò un’ipotetica casa in cui il ragazzo potesse abitare. Se la figurò in pietra, con le travi di legno, sullo stile di Pllovka.
Non si era fatto sentire da tantissimo tempo, ma lei sapeva che non poteva mettere a rischio né la propria vita né la sua. In Bulgaria c’erano pazzi fanatici del Mago Oscuro Grinderwald e potenzialmente gli stavano ancora dando la caccia.
Sperò che Zaafira gli fosse arrivata fra le braccia, a prendersi le sue carezze.
Poi Laura si addormentò, ignorando che la Fenice era sì a donare calore ad Anton, ma nei sotterranei di Maison Lavande.
 
« Buongiorno Sara!»
Dalla scala del dormitorio maschile stavano scendendo di gran lena Dennis e Colin Canon.
Sara si era svegliata presto, quel sabato mattina, e insieme a Palla si era messa su una poltrona della Sala Comune a guardare il caminetto scoppiettante.
Sospirò, sentendo le due dosi di adrenalina vaganti venire in sua direzione.
Palla era scappato sgambettando con le zampette ciccione, per aver solo sentito quelle voci euforiche già di prima mattina.
« Buongiorno Canon uno e due. Passata una buona nottata?»
I due, molto simili nei lineamenti del viso, presero posto nelle due poltrone ai lati di Sara.
« Si, certo. Tu invece che sei a fare?»
« In verità stavo sfogliando questo» la ragazza mostrò un libro che teneva in grembo. Con un dito stava tenendo il segno ad una pagina.
Dennis glielo sfilò di mano e lo guardò inorridito.
« Sara! Di sabato mattina ti sei messa a leggere il libro di Pozioni?!»
« Oh si! Guarda quanto è bella questa!»
Riprese possesso del testo scolastico e mostrò a Colin la pagina interessata, raggiungendo quasi i loro livelli di entusiasmo.
Colin ne studiò il contenuto e vi si aggiunse anche Dennis, sbucandogli da dietro una spalla.
« Hai visto quant’è bella?» ripeté Sara con un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
Colin storse il naso e le sue guance assunsero una colorazione bluastra.
« Ma serve a far uscire gli organi interni dal corpo! È disgustosa!»
« Si!!» confermò Sara tirando le gambe sulla poltrona, sistemandosi in ginocchio.
« Ed è anche molto facile (eccetto per trovare gli ingredienti, che andrebbero rubati …)! Pensa se la versassimo nel tè del professor Carrow! Guarda, Colin! A quest’omino gli esce il fegato!»
Eccitata, Sara indicò la figura sul libro di Pozioni.
Dennis continuò ad essere disgustato e anche Colin, ma a quest’ultimo si accese uno sbilenco sorriso molle.
« Fico. E se gli uscisse tutto l’intestino? Come un verme gigante, dalla bocca!»
« Bellissimo!»
Sara e Colin stettero tutta la mattina a fantasticare sulla pozione degli organi interni, mentre Dennis esprimeva i suoi dubbi sulla possibile riuscita dell’impresa.
Era un piano ipotetico, Sara lo sapeva benissimo. Però era divertente lo stesso.
« Dovremmo parlarne con Neville, stasera»
« Con Neville?» Sara sbatté le palpebre.
« Si! Neville Paciock, il capo dell’ES! Credo che stasera ci sarà un’altra riunione. Magari se glielo proponiamo, riusciamo a farci rubare gli ingredienti dalla scorta del professor Lumacorno …».
Sara sapeva che era impossibile riuscire davvero a somministrare la pozione a un Carrow, però era splendidamente malvagio da immaginare. Magari ne avrebbe davvero parlato con Neville Paciock e una riunione era una buona scusa anche per rivedere Seamus Finnegan, per poter parlare ancora di Dean.
« Comunque. Noi scendiamo a fare colazione. Vieni?»
Colin e Dennis stesero gli angoli delle bocche in due identici sorrisi a trentadue denti, tendendo entrambi una mano a Sara.
« Arrivo, arrivo … però vedete di piantarla con questa cosa dello spingermi dappertutto. Non c’è bisogno che mi trasciniate!».
Sara si alzò, salutando Palla che si era ritirato in un angolo a giocare con un qualcosa di lana dall’aria molto polverosa – di certo un reperto storico di sporcizia che nemmeno gli Elfi avevano notato da secoli e secoli – .
Tutti e tre insieme scesero le innumerevoli scalinate per arrivare alla Sala Grande, imbandita per la colazione.
Alecto Carrow sedeva da sola sulla sedia del Preside, certamente a significare che ne faceva le veci in sua assenza.
Guardò con gli occhi malvagi da megera i tre nuovi arrivati, che si sedettero al tavolo in silenzio.
Dalla filata dei Serpeverde, inaspettatamente, un trio di ragazze si alzò e con nonchalance si andò a sedere fra i Grifondoro.
Questo non sfuggì alla professoressa Carrow:
« Voi tre! Che credete di fare, eh?!»
Bianca, Valentina e Laura – erano infatti loro – sbuffarono.
« Te lo dicevo che avrebbe detto qualcosa» bisbigliò Laura a Bianca.
« Siamo solo venute a dare loro il buongiorno, professoressa» esclamò Bianca a voce più alta.
« Non abbiamo infranto le regole!» aggiunse Valentina.
Alecto Carrow fece un gesto definitivo con il braccio, intimando loro di tornarsene al loro posto. Legge o no, le tre immaginarono che scambiare tavolata era qualcosa che non si potesse fare.
« E meno dieci punti a Grifondoro, per aver pensato di essere così simpatici da ospitare membri delle altre casate!».
Colin e Dennis affogarono nel cornetto che stavano deglutendo, mentre Sara disse fra i denti, a voce bassissima:
« Lasciate perdere … finché le punizioni sono punti in meno, non vale la pena controbattere …».
Dall’altro lato, Valentina, Bianca e Laura non erano così insoddisfatte: erano riuscite nel loro intento.
« Sara ci informerà non appena sarà cambiata, vero?» bisbigliò Valentina, guardandosi alle spalle per sincerarsi che la Carrow non le guardasse più.
« Si, ma dovremo trovare modi un tantino più subdoli che “ehi, andiamo a sederci con i Grifondoro a parlare con i nostri amichetti”» ribatté Laura, davanti la sua tazza di caffè fumante, che le appannava gli occhiali.
« Oh, senti. Non avevo altre idee. Ci ho provato» sbuffò Bianca.
Si erano infatti messe d’accordo: Sara avrebbe fornito loro tutte le parole d’ordine per l’accesso alla Torre di Grifondoro. In caso il sotterraneo fosse diventato un covo di Mangiamorte Junior assetati di sangue, almeno per un po’ le tre potevano contare su un posto sicuro dove nascondersi.
« Gamp, la scappatella non è riuscita?»
Una voce odiosa le fece sobbalzare tutte e tre.
Il Prefetto Pansy Parkinson rideva di loro insieme a un'altra con il distintivo “P”, bionda, dall’espressione patetica.
« Si, si. Tutto riuscito. Sono fuggita, questo in realtà è solo un ologramma».
Laura e Valentina sghignazzarono, mentre la Parkinson alzò un labbro disgustata, senza aver capito, per poi tornare alla sua colazione.
 
**
 
« Satanaré, Alice, sei sempre lì?!»
« Vado, vado subito signora …»
« Signora?! Signora, satanaboia?! Sono nonna Climene, budello delle salsicce! Alice, ma ancora non ti sei alzata?!».
« Scusami nonna Climene, sono in piedi, guarda! Mi metto la giacca e vado!»
Erano le otto di mattina.
Nonna Climene aveva acceso il fuoco nel caminetto per sciogliere la cioccolata, ma aveva bisogno del latte.
Dato che ormai Alice era l’unica e la sola responsabile delle capre, la signora Martin aveva deciso di buttare giù dal letto la diretta interessata per mandarla a mungere.
Alice in un minuto fu in piedi con la sua coperta di lana addosso e si fiondò nel corridoio. Ridacchiò quando la nonna le dette una gran pacca sul sedere per farla sveltire.
« Stai correndo?!»
«Sto volando!» rise Alice ancora più forte.
« Mi prendi per il culo?!» risuonò dal corridoio ormai lontano.
Alice si stava sganasciando dal ridere, da sola, mentre apriva la porta ed usciva nel gelo del mattino di montagna.
Continuò a sghignazzare pensando a quanto volesse bene a quella donna folle che era nonna Climene e sempre col sorriso sulle labbra si avviò verso la rimessa delle capre, portandosi dietro un secchio di latta.
« Calcabrina, cicciona mia? Draghignazzo? Barbaricc….»
Si zittì all’istante.
C’era un uomo.
Di spalle, alto avvolto in un mantello nero.
Mentre il sangue le si gelava nelle vene e le mani perdevano la presa sul manico di latta, il primo pensiero della ragazza volò ai Mangiamorte.
Il secchio le scivolò dalle dita e l’intruso si voltò.
Ci furono troppi fattori concomitanti, per impedire alla ragazza di lanciare un grido di sorpresa.
Come aveva fatto a trovarli? Cosa voleva? Riusciva a vederla e sentirla nonostante l’Incanto Fidelius? Ma soprattutto … cosa ci faceva lì, Joe?




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ci mettete un mipiacino sulla paginina? *occhioni*
se ci volete bene (NOI VE NE VOGLIAMO <3 <3) passate di
qua.
Oppure anche no. amen. 
ci vediamo il prossimo capitolo? <3

 
  
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