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Autore: Antonio Militari    12/11/2015    1 recensioni
Un ragazzo normalissimo, che frequenta una scuola normalissima con amici normalissimi, tranne per il fatto che lui, a differenza degli altri, sa usare "quella cosa". Tutto procede quindi al meglio, almeno fino a che non compare un altro ragazzo, che sembra conoscere bene "quella cosa". Inizia così il percorso di Alex per migliorare il proprio potere, al fine di sconfiggere una minaccia mortale... o almeno così sembra.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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1
Due giorni dopo la dichiarazione di amore/guerra di Michelle, la squadra fu inviata sul campo per la prima missione affidatagli; si trattava di una missione abbastanza semplice. Capitava spesso che la Patetica e la Patentata si scambiassero sabotaggi che avevano più l'aria di dispetti o atti di vandalismo, che atti di terrorismo.
Questo era uno di quei casi: un gruppo indipendente della Patentata (l'agenzia degli attivi non aveva un'organizzazione perfetta come quella dei passivi) aveva rapito un ragazzino appena entrato nell'organizzazione, tenendolo in ostaggio in un capannone fuori città, prendendosi poi il disturbo di avvisare la base per inviare la migliore squadra che avessero. La patetica aveva risposto con la nuova squadra, per testarne l'efficacia sul campo.
Per prima cosa si erano mossi grazie al potere di Alex, a cui era stato insegnato a creare quelle porte che normalmente aprivano i passivi, e si erano ritrovati direttamente nel capannone: era un luogo buio e abbandonato, degno dell'ambientazione di un film horror, pieno di polvere e ragnatele, con i vetri delle finestre rotti e filtranti poca luce, con le lampade sfondate e con il pavimento dalle assi mancanti.
Alex sembrava l'unico impressionato, mentre gli altri, nelle loro tute aderenti, si mossero subito verso la fonte di un rumore che, in quel momento, era quanto di più fastidioso ci fosse: risate.

2
La scena fece montare la rabbia di Alex, che dovette sopprimere la sensazione degli tsuba sui pollici, che ormai conosceva fin troppo bene. Erano quattro ragazzi, nelle loro tute rosse sgargianti, seduti su delle casse da imballaggio, probabilmente vuote; al centro del gruppo stava una gabbia abbastanza grande, con dentro un ragazzino, sicuramente più giovane di Alex, nudo con un collare al collo, pieno di graffi e lividi, costretto a comportarsi da cane.
Martin senza scomporsi minimamente (almeno in apparenza), prese la parola in quanto caposquadra, sicuro che la sua tuta nera gli conferisse una certa autorità anche tra gli appartenenti all'altra agenzia.
“Bene ragazzi, lo scherzo è finito, liberate il nostro collega e la cosa finisce qui”
“Sta zitto idiota, se lo vuoi devi venire a prendertelo tu” Risate e mormorii di assenso.
“Ragazzi, siete solo quattro attivi, mentre noi siamo quattro passivi e un attivo: riuscirete a sconfiggere un attivo senza i vostri poteri?”
“Uhhhh... Che paura. Peccato che voi siete solo tre passivi”
Il sorriso di Martin mise paura ad Alex stesso “Io mi sono contato due volte”
“Ora basta, se lo volete dovete combattere”
Martin alzò le spalle “D'accordo Alex, dovrai pensarci tu questa volta” I quattro vestiti di rosso si misero in posizione da combattimento, mentre Martin e gli altri si sedettero in circolo, parlando del più e del meno. Alex aveva imparato tante cose in quel periodo, tipo che per concentrarsi al meglio un passivo ha bisogno di chiacchierare, che potevano concentrare il proprio potere su un bersaglio singolo, che quei tre erano abbastanza forti per neutralizzare totalmente o quasi il potere di quattro reclute e che una gabbia di metallo funge da gabbia di Faraday; Doveva solo trattenersi per non ucciderli. Le scintille iniziarono a fluire dalle punte dei Sai.

3
“Tuttavia qualcosa non mi torna”, disse Martin con tono scettico, muovendo con il piede il corpo svenuto di uno dei quattro giovani, ancora fumante per il fulmine ricevuto in pieno petto.
“Che cos'è che non ti torna?” Alex aveva il fiatone, non tanto per la lotta, evidentemente impari, ma più per lo sforzo che aveva dovuto praticare per far sparire i lampi e non uccidere nessuno, dato che la rabbia che sentiva dentro alimentava la modifica della realtà senza che lui facesse nulla.
“È stata una mossa senza senso, era ovvio che lo avremmo liberato senza problemi” Il ragazzo catturato era ora libero; ancora nudo, era abbracciato a Michelle, che lo consolava mentre questo piangeva.
“Era solo un gruppo di quattro coglioni che pensava di essere il più forte di tutti” Osservò Roberto, assicurandosi che un altro dei ragazzi fosse ancora vivo dopo l'attacco ricevuto.
“Sarà così, ma per me non ha assolutamente senso, Tony avrebbe dovuto impedirglielo” Tony, come aveva scoperto Alex, era il capo della sezione distaccata della Patentata lì in città, ed era l'uomo vestito di bianco presente all'allenamento incrociato di Alex con Silvio.
“Non mi stupirebbe se Tony non ne sapesse niente”
“No, c'è qualcosa che non mi torna” Martin controllò le condizioni dell'ultimo del gruppo, ancora una volta senza chinarsi o usare le mani, ma spostando il corpo con il piede.
“Ti stai agitando troppo, abbiamo portato la missione a termine, no?”
“No, Martin ha ragione” Michelle aveva la paura stampata negli occhi.

4
“Puoi spiegarmi un'altra volta che cosa diavolo sta succedendo?” Alex, mentre correva cercava di stare al passo con Michelle, per sentire quello che diceva.
“Era un diversivo, questa volta siamo di fronte a qualcosa di serio!” Disse quella senza smettere di correre. Avevano lasciato il ragazzo alla base, attraverso il passaggio della porta, subito dopo che aveva sussurrato quelle cose all'orecchio di Michelle, che cercava di tranquillizzarlo. Dopo di che avevano iniziato a correre.
“Lo dicevo che qualcosa non mi tornava!” Martin era il primo del gruppo, correndo più forte che poteva. Giunsero al palazzo in pochissimo tempo, una squadra della Patetica era già arrivata, senza però la tuta. Alex, guardandosi, scoprì con non troppa sorpresa che anche la sua tuta era sparita, come quella di Martin, Michelle e Roberto. Ora si trovavano in abiti civili.
“Dettagli?” Nonostante l'abito e l'agitazione, Martin rimaneva freddo e calmo, come il suo grado di Capitano lo obbligava ad essere.
“Terzo piano, cinque persone, Attivi Paradossali, un ostaggio solamente, Ciccia” Alex aveva già visto il tenente Marcetti, che anche all'interno della base indossava la tuta grigio scuro con cuciture azzurre, che indicava il grado dell'ufficiale, e anche ora, sotto il vestito perfettamente tenuto da banchiere, Alex era sicuro ci fosse la solita tuta.
“Hanno fatto qualche dichiarazione?”
“Vogliono vedere lei e il Soggetto” Marcetti era l'unico che dava del lei a Martin ed era anche l'unico che chiamava Alex soggetto, come se fosse un esperimento di laboratorio; quando gli aveva chiesto perché lo chiamava così aveva risposto freddamente con un “informazione riservata”.
“D'accordo, allora non abbiamo scelta. Alex, preparati ad entrare” Alex respirò lentamente. Marcetti aveva detto che l'ostaggio era un Ciccia, quindi non potevano usare il potere come volevano, dovevano stare il più attenti possibile. Fece apparire quasi istintivamente i Sai, li fece roteare un momento e poi si osservò le mani vuote. Ok, riesco a controllarlo. “Va bene: entriamo”

5
A differenza del capannone di prima, questo palazzo, ai confini della città, era la redazione di un giornale, di quattro piani, ma adesso solo l'ultimo piano era occupato dai giornalisti, mentre gli altri erano abbandonati, ma non dimessi. Erano anzi perfettamente tenuti e puliti, ammobiliati per uffici, anche se spogli di tutti quei piccoli oggetti che danno vita ad uno spazio altrimenti morto. Se il capannone fosse stato un cadavere in decomposizione, questo sarebbe stato un uomo appena infilato nella bara.
Dove avrebbe dovuto esserci l'ufficio del caposala la porta era aperta. Martin passò per primo, spingendo la porta per aprirla del tutto, ed entrando nel locale. Questo luogo, era più spoglio del resto: vi era solo una scrivania con poltrona girevole, due sedie e una libreria vuota. Dietro la sedia, una finestra murata, evidentemente usando la Paradossalità.
Alex osservò guardingo le cinque persone presenti: uno era l'ostaggio, senza alcun potere oltre a Ciccia, tre erano Paradossali Attivi, e uno, sorprendentemente, era un passivo della Temporalità: il più pericoloso, per Alex. Di questi, Alex ne conosceva tre. Uno era l'uomo di bianco alla scrivania, che era evidentemente Tony, l'altro era Silvio, subito dietro di lui, con la tuta rosa a cuciture rosse, che era evidentemente il simbolo degli ufficiali. Il terzo era l'ostaggio, che nell'angolo, teneva teatralmente la mano sul petto voluminoso, respirando affannosamente. Mamma.
“Alex” Sospirò il donnone, guardando con terrore il figlio.
Angolo dell'autore: Ed eccoci ad una svolta importante del racconto. Cosa succederà adesso? Nel prossimo capitolo avremo qualche spiegazione sui punti oscuri di questa trama... Voi ci avete capito qualcosa? Avete avuto qualche intuizione geniale? Lasciate una recensione e farete contento un autore!
   
 
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