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Autore: Inquisitor95    12/11/2015    1 recensioni
L'ultimo anno scolastico: il più memorabile, il più tormentato e difficile da affrontare. Nove ragazzi decidono di andare per il fine settimana nella baita di montagna sul Crow's Peak vicino Seattle. La notte di Halloween non è mai stata così divertente per loro, tuttavia qualcosa turberà la loro notte che si trasformerà in un incubo ad occhi aperti nel quale la paura sarà l'elemento base.
[Storia Interattiva]
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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4.

Preveggenza






Ingrid
Sentiero illuminato nel bosco – 21.10



« No, Serena. Smettiamola di fare le piccole esploratrici, sto morendo di freddo e di paura con questo buio. Torniamo alla baita, adesso. Per favore. » insisto nel voler ritornare, sto realmente morendo di freddo e mi sento congelata per non parlare della paura. Principalmente siamo due ragazze sole nel bosco e nell'ombra più buia e non è l'ambiente che preferisco. Finalmente vedo Serena che china lo sguardo.
« Sei proprio una rompipalle, lo sai? » dice lei scherzando, sospiro di gioia e alzo lo sguardo al cielo perché non so realmente chi devo ringraziare per la sua decisione.
« Grazie al cielo! Prendiamo la via principale. Evitiamo di metterci nei casini. » dico infine facendo strada.
Continuo a stringere la braccia al mio petto quando un'improvvisa sensazione di benessere si impossessa di me. Non sento più tanto freddo quindi mi limito a mettere le mani nelle tasche mentre io e Serena ci spostiamo verso la strada principale. Non è così vicina come ha detto l'agente.
Un rumore riempie l'aria e rompe il silenzio: ci fermiamo di botto e ci voltiamo indietro, somiglia al suono di un animale, penso sia un corvo, probabilmente la stessa brutta creatura a cui Serena ha scattato la foto poco prima. « Questo bosco è orrendo. Perché abbiamo accettato di venire!? » chiedo ancora terrorizzata dal buio che ci circonda.
Serena ha la risposta: « Io ho accettato per Alex e tu perché in fondo al tuo cuoricino sai che non volevi stare il fine settimana chiusa a studiare in casa! In quella lugubre stanzetta... » agita le mani come se volesse farmi paura, nel frattempo ride e scappa una risata anche a me, agito le mani come per scacciarla e lei la smette.
« Pensavo ad Alex... » incomincio un nuovo discorso solo quando siamo nell'area illuminata, la strada principale non è transitabile per le auto ma solo per chi cammina a piedi, si tratta di un piccolo sentiero sterrato, ci sono dei pali lungo il fianco destro e illuminano la via, dovrebbero portare alla baita in circa una decina di minuti credo.
« In che senso pensavi a lui? » è gelosa, lo capisco subito dal modo in cui sembra flagellarmi con il suo sguardo; faccio una risata che per lo più suona come un battito di denti.
« Non in quel senso, solo tu puoi trovarlo attraente; però davvero non capisco perché ti piaccia.... » riprendo l'argomento di prima in un certo senso, quando eravamo in mezzo agli alberi. « Scusami se mi ripeto, ma è un gran coglione! Meriti molto di meglio, così come lo merita Violet... » c'è del buono in tutti noi, non in lui però.
« Quando crescerai te lo dirò, figlia mia. » evita la domanda principale continuando a scherzare, sento le dita dei piedi congelate quando finalmente arriviamo a vedere la baita e il profilo del tetto spiovente.
Ancora una volta lo sentiamo: si tratta dello stesso rumore di prima, del verso dell'animale; o almeno penso che sia quello. È distorto, da brivido come ogni cosa in questo dannato bosco. Serena si ferma pochi passi dopo di me quando ormai vediamo le nostre quattro macchine ferme nel garage accanto alla baita. « Hey che ti prende? » mi chiede.
Mi volto con la bocca spalancata verso di lei. « Non l'hai sentito? Quel rumore? Quel... » mi volto nuovamente verso il bosco, cerco di scrutare qualcosa nel buio ma non vedo nulla, la mia mente genera la possibilità che ci sia qualche animale pericoloso e tremo per la paura.
« Lasciamo perdere. Entriamo in casa. Ho voglia di mettermi comoda davanti al fuoco fino ad abbronzarmi s'è necessario! » dico alzando le mani al cielo, ci incamminiamo verso l'ingresso principale e saliamo i gradini del patio per poi entrare nella casa, posiamo i giubbotti nell'attaccapanni e ritorniamo nel salotto.
L'ambiente è piacevolmente caldo, l'aria è quasi soffocante ma preferisco quest'ambiente al freddo bosco. Gli altri sembrano tutti pensierosi o occupati nel parlare tra loro, la musica è messa a volume basso e fa da sottofondo.
« Siamo tornate finalmente. Scusate il ritardo. » dico salutando tutti gli altri, Ben è il primo ad accorgersi di noi. Si alza dalla sedia del tavolo interrompendo il momento con Alex; il giocatore di football tiene una sigaretta tra le dita e con un semplice gesto la porta alle labbra e aspira alcune boccate per poi posarla nel posacenere.
« Bene, finalmente possiamo riscaldare le pizze allora. Sto morendo di fame, cazzo! » corre in cucina e sparisce, Serena scrolla le spalle agli altri che ci stanno guardando.
« Allora qual è la nostra stanza? » chiede lei, abbiamo deciso fin dalla mattina di voler dormire nella stessa stanza, lei probabilmente vorrebbe stare con Alex ma è impossibile visto che lui non dormirà con lei, dubito anzi che dormirà e basta! Nicole, essendo la padrona di casa, si avvicina.
« Diciamo che le stanze sono state occupate senza una divisione. Vi abbiamo lasciato la stanza al piano terra, quella in cucina... » fa un leggero sorriso, finto come ogni suo gesto. Non sono particolarmente amica di Nicole, la trovo un po' frivola. Ricambio il sorriso con la sua stessa falsità.
« Grazie allora per averci lasciato una stanza. » dico, annuisce appena e si sposta verso la cucina, immagino dovremmo seguirla visto che ci sta per mostrare la stanza; mi sbaglio dal momento che non fa altro che aprire la porta della camera da letto e poi dà una mano al fratello nell'infornare le teglie, hanno l'aspetto delizioso e sento un crampo allo stomaco per la fame.
« Cazzo, ho una fame da lupi! » mi sussurra Serena, è la prima a entrare nella nostra stanza e io la seguo.
Socchiudo la porta alle nostre spalle e accendo la luce: è una bella stanza, probabilmente la più piccola della casa, noto una libreria, un armadio e un cassone per gli abiti con un letto abbastanza grande, sulla scrivania davanti alla finestra ci sono alcuni oggetti da studio; Serena butta lì lo zaino con tutti i materiali per il disegno, apre la cerniera e vi posa la macchina fotografica.
Un'altra finestra si affaccia direttamente sulla parete del garage, si trova infatti sopra il letto, le tende sono socchiuse, avverto un brivido alla schiena e corro per poterle chiudere. « È deliziosa. » mi viene spontaneo dirlo.
Poso il mio piccolo zainetto per terra, lo lasciò ai piedi del letto senza prendere il libro che ho portato per la serata, a breve ceneremo quindi non è il caso di iniziare a leggere. Magari più tardi avrò modo di isolarmi davanti il camino, sempre che gli altri me lo permetteranno vista la musica a inizio serata. Mi giro e trovo Serena con uno sguardo triste.
« Smettila di mettere il broncio! Torniamo in salotto e andiamo a divertirci! » cerco di fare l'entusiasta ma sono la prima che non sa in che modo tirarle su il morale e mi dispiace visto che è una mia amica.
Le prendo la mano e la tiro via dalla stanza, passiamo per la cucina, spegnendo prima la luce della nostra camera, e raggiungiamo gli altri nel grande salotto della casa, i due padroni di casa stanno già preparando il tavolo con una grande tovaglia e passando bicchieri e tovaglioli, Nicole torna più volte dalla cucina portando bottiglie di acqua, birre in quantità e due bottiglie di quella che penso sia vodka, poi prende ne prende un'altra da una stanza che si trova accanto al camino. « Direttamente dallo studio di Howard Williams! » alza la bottiglia con fare da vincitrice, immagino che quello fosse lo studio del padre dei due fratelli.
Noialtri cominciamo a sederci attorno al tavolo, vedo che James è seduto dall'altro rispetto a me, a capotavola si siede Sam mentre io mi siedo con Serena accanto a Blair e al suo amico. Prima di iniziare la cena vedo che Nicole dice qualcosa a James ma non ho interesse nel capire cosa si stiano dicendo. -Non pensavo che quei due fossero amici!- penso tra me e me. Il resto degli invitati riempie la tavola: Nicole accanto a James, a seguire Violet e Alex e infine Ben che porta le teglie di pizze e le posiziona ai lati del tavolo.
« Ragazzi, spero che abbiate preso già le vostre fette perché ho intenzione di mangiarmi una teglia da solo! » dichiara Ben scherzando, ognuno di noi prende una fetta dalla teglie al centro del tavolo e possiamo mangiare.



Nicole
Piste sciistiche – 22.20



È la mia occasione: ho la possibilità di conquistare il ragazzo che mi piace, e se ne avrò la possibilità potremo finalmente avere un momento da soli. -E magari entrare in intimità...- penso mentre cammino al fianco di James.
Gli resto vicina, il mio braccio intrecciato al suo, indossa il giubbotto senza maniche, posso sentire il calore del suo corpo attraverso i nostri abiti; dopo il discorso con Ben abbiamo convenuto che io portassi via James mentre lui fa la coppietta felice con Blair mentre sparecchia e tutto il resto.
« Sono certa che ti piaceranno! » ripeto, le vecchie piste da sci sono un posto abbastanza inquietante in verità, se riuscissimo ad accendere le luci però sarebbe il posto più romantico del mondo, inoltre guardare la parte alta della montagna è lo sfondo perfetto, quasi da film romantico.
«Quanto manca per arrivare? Voglio dire... non è che abbia fretta... » non sa cosa dire, la mia presenza probabilmente lo fa balbettare. Sto iniziando a fare colpo, credo.
« Manca poco. Dovremmo quasi esserci in verità... » i nostri piedi affondano nella neve, abbiamo lasciato da un po' il passaggio di terra, intorno a noi echeggia un vento piuttosto violento e a tratti ho dei brividi per il freddo che sembra quasi entrarmi nelle ossa. « A te cosa piace? Voglio dire hai degli hobby o qualcosa che ti piace fare? » chiedo.
Lui ci pensa su qualche istante prima di rispondere. « Direi che la boxe è il mio sport preferito. » resta poi in silenzio, tipico di lui ammutolirsi di botto, anche in classe non è un grande oratore, anzi, nei primi tempi pensavo si addormentasse sul banco.
« Suvvia James, smettila di essere così taciturno con me, voglio dire: siamo amici, compagni di classe e siamo qui. Non essere timido con me, va bene? » cerco di spronarlo a parlare di sé, ma forse sbaglio approccio: devo essere io a cavargli le parole di bocca, cambio tattica. « Boxe, dici? Questo spiega il fisico da urlo che hai! »
Lui fa una mezza risata e butta la testa indietro ridendo. « Non ho un fisico così muscoloso. Alex è più pompato di me. » si sottovaluta, questo è il modo migliore per poterlo attaccare forse, fargli complimenti.
« Non sottovalutarti, tenebroso. Hai un bel fisico, qualunque ragazza potrebbe essere tua se tu lo volessi... » non so quanto posso spingermi in avanti perciò freno un po. « Sai anch'io in un certo senso vado in palestra, solo fitness però. Non voglio mica far scappare i ragazzi perché sono troppo muscolosa. Inoltre ci tengo alla mia femminilità... »
Gli sfuggo dal braccio camminando avanti a lui per qualche metro. « Non trovi che sia carina? » dice ciondolando un po', i suoi occhi scendono per il mio corpo e dopo averli chiusi sorride e annuisce, resta però in silenzio e non dice nulla che possa anche solo somigliare a un complimento.
Camminiamo ancora per qualche metro, ci troviamo in un tratto in salita e finalmente vedo i gradini che portano proprio alla stazione della funivia, cominciamo a salirli lentamente, gli indico la strada visto che sono io l'esperta della montagna tra i due.
Improvvisamente un corvo mi vola davanti, mi scappa un urlo e faccio un salto indietro, metto male il piede e quasi scivolo dai gradini se non fosse per la salda presa di James che chiude le braccia intorno al mio corpo.
« Presa. Stai bene, Nicole? » più che dolore il mio corpo prova tantissima paura per come quell'uccellaccio mi è passato davanti. Mi rimetto in piedi e mi assicuro di stare bene accarezzando la caviglia.
« Sì, grazie. » rispondo alla sua domanda. « Mi è preso un colpo! » sono abbastanza infastidita e seria, lui invece fa fatica a trattenere una risata, lo guardo stranita perché non capisco cosa ci sia da ridere esattamente.
« Hai paura degli uccelli, Nicole? Sinceramente non lo credevo! » scoppia a ridere, è la prima volta che lo vedo sganasciarsi dalle risate, in breve anche la mia espressione cambia e rido anch'io vista la sua spiritosa battuta.
« No, James. Gli uccelli mi piacciono molto... » dico atteggiandomi in maniera sensuale, smette di ridere a fatica e si asciuga le lacrime negli occhi. « Che tipa pensavi che fossi? » chiedo, è interessante come l'argomento stia per prendere inizio. E tutto grazie al quel delizioso corvo!
« Sto scherzando tranquilla, non volevo offenderti. » ha frainteso, non mi sono offesa! Questo mi fa dubitare della sua intelligenza visto che è chiaro che stessi flirtando.
« Non hai nulla di cui scusarti. » provo un altro approccio, immagino che non sia sufficiente per me provare a strappargli le parole di bocca. Devo coinvolgerlo in un argomento. « Comunque no, non ho paura degli uccelli, figuriamoci. » faccio una piccola pausa e torno a salire i gradini, sento i suoi passi pesanti alle mie spalle. « Diciamo... è imbarazzante, ma odio gli spaventapasseri! » mentre lo dico mi si figura un'immagine nella mente, stringo i pugni e rabbrividisco.
« Gli spaventapasseri? Non sei la sola a cui mettono suggestione. Ho un cugino come te, solo che lui lavora in campagna con i miei zii... » dice James.
-Non dev'essere piacevole!- « Inoltre... odio tremendamente le bambole di porcellana o tutte quelle stupidaggini! E i burattini. Sono terrificanti! » sono sincera con lui, tutte queste immagini si presentano nella mia mente e mi trovo paralizzata dalla paura, sento la sua mano sul mio braccio e mi risveglio dallo stato di terrore.
« Bambole di porcellana? Non ne ho viste alla baita. » dice. In effetti non ce ne sono nonostante lui abbia visto solamente il piano terra dell'abitazione. Capisco dove vuole andare a parare però: l'origine della mia insensata paura.
« Da piccola i miei genitori lasciavano me e mio fratello a casa della nonna, lì c'erano moltissime bambole; una volta senza sapere come il mobile mi è caduto addosso e ho visto quelle... » rabbrividisco al solo ricordo. « I loro occhi mi sembravano così veri nonostante fossero di vetro, e sorridevano tutte quante! È stato bruttissimo... ma sono viva. » dico terminando il mio racconto, sono in pochissimi a sapere questa storia, neanche Violet ne è a conoscenza.
I suoi occhi azzurri si poggiano su di me. « Non dev'essere stato bello per una bambina. Mi dispiace. Scusa se te l'ho chiesto, probabilmente è il ricordo più brutto che hai... » annuisco più volte e resto in silenzio continuando a salire i gradini che ci portano alla stazione.
Non è esattamente così che l'ho immaginato: me e James in intimità, non era contemplato il parlare della mia più grande paura. Tuttavia riesco a stabilire un legame in quanto l'attimo seguente è James a iniziare il discorso: « Anch'io ho una paura, so che può sembrare stupido ma ho paura dell'acqua. O meglio, dell'acqua alta. Dell'oceano e del resto. » fa una pausa, immagino già da cosa sia nata la sua paura ma non voglio interromperlo visto che mi sta parlando. « Da bambino ho rischiato di annegare: eravamo in vacanza in un boschetto, c'era un lago e mentre giocavo ci sono caduto dentro, non sapevo nuotare bene e ho rischiato di affogare. » resta in silenzio, questa è una confidenza molto intima. « Mi capirai benissimo. » dice infine ed ha ragione.
Entrambi abbiamo vissuto una brutta esperienza da bambini, questo ci accomuna. Forse è una delle poche cose oltre la scuola, la palestra e la maggiore età.
Finalmente ci troviamo davanti la stazione, una piccola struttura si trova a pochi metri di distanza da noi, si trova sul ciglio della montagna piena di solchi e di valli che portano fino alla cima, è proprio quello il Picco del Corvo, non ho idea del perché sia stato chiamato così, i nostri genitori però non ci hanno mai fatto salire sulle funivie neanche quando erano in funzione, all'epoca in cui c'era l'hotel e i turisti.
« Che ne dici? » allargo le braccia e gli rivolgo le spalle, assaporo l'aria fredda che scende dalla montagna, mi volto lentamente verso di lui che sta osservando la zona con attenzione. I suoi occhi si fermano sulla mia sinistra.
« Cosa c'è là? » chiede indicando il punto, seguo i suoi occhi, si tratta di una seconda struttura nella quale c'è una grande insegna rovinata, leggo appena che c'è scritto “Piscina”; l'ingresso è ben curato ma le luci sono tutte spente, il posto è caduto in disuso dopo la chiusura forzata dell'hotel. Un'altra struttura affianca la piscina, non ho idea di cosa ci possa essere dentro, mi pare che un tempo ci fosse anche un piccolo centro fitness in questa zona, forse si tratta di quello.
« La piscina e la palestra. L'hotel li aveva fatti costruire anche qui oltre che sotto la struttura stessa. » rispondo alla sua domanda, si avvicina a me.
« Hotel? Davvero la gente faceva le sue vacanze in questo posto da brivido!? » chiede lui incredulo, annuisco più volte. « Mi sembra incredibile. » continua.
« Prima non era così... » mi viene in mente un'idea, volevo portarlo in giro per la montagna cercando di creare un po' di intimità con lui, ma forse sono costretta a ridimensionare i miei piani, potrei portarlo nella piscina, l'ambiente potrebbe essere ancora riscaldato e se troviamo l'impianto elettrico possiamo anche usarlo, ammesso che sia ancora funzionante il sistema di riscaldamento.
Potrei anche portarlo dentro la palestra, è una cosa che accomuna entrambi e posso farla diventare una stanza molto intima.



Blair
Baita degli Williams – 22.40



Resto seduta insieme a Sam, entrambi siamo catturati dal modo in cui Serena sta facendo un disegno: si tratta di una chiesa, ha detto di aver scattato la foto nel bosco e adesso ha modo di disegnarla, è semplicemente bellissima! La cura che ha dei dettagli è quasi maniacale e se non vedessi con i miei occhi la ragazza mentre disegna potrei non credere che sia un semplice disegno. « Non è molto difficile in fondo... » dice la disegnatrice dopo che Sam le ripete quanto è brava.
« Scherzi? Al massimo potrei fare quattro linee storte io! » dice lui ribadendo il concetto. Concordo con lui. « Hai questa passione da molto? » chiede, mi estranio pochi istanti al discorso in quanto la mia mente viaggia indietro.
Subito dopo aver cenato eravamo tutti sazi, restavano solo pochi pezzi di pizza ma nessuno riusciva più a toccare cibo, davanti a me c'era James con il quale ho parlucchiato un po', però poi è successa una cosa strana: Nicole gli ha sussurrato qualcosa e i due se ne sono usciti insieme, non ha detto dove stessero andando, però ho sentito una sorta di dolore.
Io e James non siamo niente di più che semplici compagni di scuola, forse amici. Eppure sento una specie di gelosia nei suoi confronti, insensata. Una gomitata da parte di Sam mi riporta alla realtà, i suoi occhi scuri sono penetranti, riesce a capire a cosa sto pensando. « Tranquilla, James non è quel tipo di ragazzo... » non ho detto nulla, ma non c'è bisogno visto come Sam sembra leggermi la mente.
Mi volto appena, faccio un leggero sorriso. « Cosa? No, io non stavo pensando a James. Ero solo sovrappensiero ma non stavo pensando a lui. Davvero. » ribadisco così tante volte il concetto che Sam non riesce neanche a credermi, inoltre non sono proprio brava a mentire, sono trasparente io.
« Perché non smettete di girarci intorno? » chiede lui, la nostra conversazione si compone di sussurri adesso, Serena sembra troppo concentrata nel disegno mentre Ingrid è impegnata nella lettura ad alcuni metri da noi sul divano. « Sai bene che lui prova qualcosa per te, non è gentilezza. Lui è proprio attratto da te. » l'idea è assurda però.
« Sam, per favore. Tra me e James non c'è nulla. Siamo solo amici. » è quello che mi ripeto sempre. Però questo sentimento di gelosia che mi è venuto quando è uscito con Nicole mi fa pensare diversamente.
I miei pensieri ancora una volta si interrompono. Alex scende le scale che portano al secondo piano e si ferma quasi al centro del salotto. Vede che siamo tutte ragazze con eccezione di Sam. « Dov'è Ben? Mi servono i preservativi! »
La situazione adesso è parecchio imbarazzante, specie perché io avrei la stanza accanto a quella sua e di Violet e non ho intenzione di sentirli fare sesso per tutta la notte! « Ehm... credo sia al piano di sotto. Sta sistemando una cosa con la caldaia. Credo. » rispondo io, non sono la sola ad essere a disagio, anche Ingrid dalla sua postazione è rimasta a bocca aperta, Sam tiene lo sguardo abbassato invece.
Alex continua a guardare tutte noi, poi vede Ben che sale le scale e lo prende da parte per parlare. Il secondo sembra un po' arrabbiato al riguardo, alla fine però prende il portafoglio ed esce qualcosa che passa nella mano del primo che se ne ritorna al piano di sopra. A quel punto Ben si avvicina a noi, nel particolare mi rivolge la parola.
« Conosciamo com'è Alex, speriamo che non ci tengano svegli tutta la notte... » fa una risata imbarazzata, gli altri tre ignorano le sue parole, io però provo a fare conversazione.
« Sì, in effetti non vorrei essere svegliata da quei due. O peggio non vorrei essere tenuta sveglia da loro. » commento, a quelle parole sorride, mi guarda con occhi brillanti, come se cercasse di trasmettermi qualcosa.
« Che ne dici di farci un giro in soffitta? » chiede.
« In... soffitta? » lo guardo come se stesse scherzando ma è serio. « Che cosa c'è di bello in soffitta? » stare seduta senza far nulla è abbastanza noioso e guardare Serena che crea capolavori è piacevole per pochi minuti.
« Ecco... mia madre colleziona oggetti strani, inoltre potrei... cercare qualche gioco da tavolo o forse dovrei avere un mazzo di carte. So fare alcuni trucchetti magici! » fa un elenco di cose che non dovrebbero trovarsi in una desolata soffitta, immagino però che l'ambiente sia più curato di una comune mansarda visto lo stato elegante della baita.
« Tenete le carte nella soffitta? » chiede Sam intromettendosi nel discorso, mi scappa una risata in cui per la prima volta vedo Ben in difficoltà, è quell'espressione però a farmi decidere di accompagnarlo.
« Va bene, andiamo a cacciare il tesoro, Indiana Jones! » dico alzandomi dalla sedia, sembra su di giri per il risultato che ha ottenuto. Ci spostiamo verso le scale e cominciamo a salire i gradini che ci portano al piano di sopra; le scale ci immettono subito in un corridoio che gira, per metà è coperto dal legno chiaro mentre il resto è carta da parati biancastra con delle righe azzurre, superiamo la porta della stanza di Alex e Violet sentendo però il silenzio all'interno, segue una finestra e poi un'altra stanza chiusa, immagino potrebbe essere il bagno del secondo piano ma Ben lo nega.
« Si tratta di una di quelle stanze dove si sviluppano le foto. Quelle con la luce rossa, molto inquietante. Mio padre ha la passione per la fotografia oltre al fare l'avvocato. » mi spiega, annuisco meravigliata della cosa, continuiamo a girare e superiamo altre due porte, infine ci troviamo davanti una finestra, alziamo lo sguardo e trovo la botola che porta nella soffitta, un filo pende leggermente, Ben lo prende e o tira verso di noi rivelando la scala e l'ingresso.
« Prima le signore? » chiede lui sorridendo appena, guardo la soffitta dal basso e vedo che è molto buio. « Scherzo! » si corregge subito quando capisce che sto seriamente pensando di entrare, mi fa strada e saliamo entrambi per i gradini di legno fino a trovarci nella buia soffitta della baita.
Ben accende la luce: l'ambiente è proprio come lo immaginavo, ci sono sculture e quadri coperti ovunque, alcuni mobili protetti da teli bianchi in modo che la polvere non possa intaccarli, ci sono poi molti altri oggetti; in un mobiletto lontano trovo un grande acchiappa-sogni intrecciato, lo fisso incuriosita. « Tua madre che hobby ha esattamente? » accanto ad esso trovo una collana che sembra fatta con delle piccole ossa, rabbrividisco.
« Collezioni oggetti strani, roba da rituali, statue e quadri e altre cazzate. » risponde distrattamente, cerca dall'altro lato della stanza ciò per cui siamo venuti qui, distolgo il mio guardo dal mobile e mi trovo a fissare una piccola ma bellissima statua, si tratta di un angelo viste le ali spiegate.
-Perché tenerlo in una buia soffitta? È bellissimo!- penso tra me e me fissando l'angelo. Gli giro intorno esplorando gli angoli più bui della soffitta e trovo un grande armadio nero, lo ignoro perché è parecchio lugubre.
Passo davanti una piccola finestra rotonda e sento un rumore accanto a me che mi costringe a voltarmi. Mi abbasso per vedere meglio di cosa si tratta, devo averlo urtato senza accorgermene: una collana di pietre preziose con al centro quella che sembra una moneta su cui è raffigurato uno strano simbolo e molte scritte. Avverto un brivido alla schiena.
Non so perché ma sento di doverlo prendere, allungo la mano e le dita stringono il freddo metallo, ritorno in piedi con l'oggetto, il fiato si fa pesante e affaticato improvvisamente e una morsa di gelo si impossessa si me, non riesco a distogliere lo sguardo, quasi come se fossi immobilizzata.
Non mi trovo più nella soffitta: vedo una ragazza dai capelli biondi e lunghi, si trova accovacciata dietro un mobile, è tutto buio però e non riesco a vedere i dettagli, una mano poi afferra i biondi capelli della ragazza e li tira con forza mentre lei urla disperata e poi sento un tonfo, la ragazza cade sul pavimento.
L'ultima cosa che vedo è il riflesso degli occhi che sembrano perdere la loro luce naturale.
Ritorno in me, mi sento come se avessi fatto una corsa lunga chilometri e chilometri, la collana mi sfugge dalle mani e avverto nuove sensazioni, le lacrime che rigano il mio viso.
« Blair, stai bene? » Ben alle mie spalle mi chiama e mi fa sobbalzare, mi volto verso di lui con la bocca ancora spalancata per quello che ho visto. Qualunque cosa fosse non può essere reale! « Sembri aver visto un fantasma... »
E forse potrebbe anche essere vero! Quella ragazza, capelli biondi e lunghi, gli occhi chiari della ragazza privi di vita. « Ho visto... » parlo automaticamente, balbetto anzi visto che non sono sicura di quello che dico. Tutto questo è assurdo.
« Che hai visto? » chiede il ragazzo.
« Violet... o forse era Serena... » non so perché ma ho quasi la certezza di aver visto una delle due ragazze, il taglio dell'occhio è così familiare. « Credo di aver visto una delle due morire! » dico infine, i miei occhi sono puntati verso un punto che non esiste, continuo a rivivere quei pochi istanti come se fossero fotogrammi nella mia mente.
« Cosa!? » Ben ha una reazione che non mi aspetto, sembra quasi credere alla remota possibilità che io realmente possa aver visto quelle immagini. « Dobbiamo avvertire mia sorella! » ritorno in me come se mi avessero dato un pugno.
« Cosa c'entra Nicole con tutto questo...? » chiedo confusa, non capisco cosa c'entri visto che non era lei la ragazza nella mia... visione? No, è impossibile che sia questo!
« Devo chiamarla al cellulare! » dice lui.
« Io penso che prima dovremmo avvertire... Serena e Violet. » ma più continuo a credere a quello che ho visto più mi sento una stupida. Non posso aver visto la morte di una delle due ragazze, questo è sovrannaturale e improbabile!
Ben mi guarda, crede alle mie parole. Forse vuole avvertire la sorella del pericolo? Io dal mio canto vorrei invece avvertire prima le dirette interessate!




Warnig:
Link del progetto: https://www.facebook.com/groups/1166158216733219/
Ripeterò questo avviso ad ogni capitolo: ho creato una pagina Facebook riguardante la mia storia nella quale potrete vedere aggiornamenti, scelte da compiere, foto e altro materiale che mi appresterò a pubblicare per allietare la notte di terrore e la vostra esperienza. 
  
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