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Autore: gab_24    12/11/2015    0 recensioni
Jonathan Miles, un ragazzo che all'età di 22 anni parte per l'Iraq, un pò per passione e un pò per seguire le orme del Padre e del Nonno.
Durante una missione, dopo una serie di bombardamenti, fra il fumo, le macerie e le fiamme, Jonathan si perde e non trova più i suoi compagni e si trova da solo in un territorio come quello dell'Iraq, un ragazzino di appena 22 anni da solo in Iraq, durante la sua sopravvivenza stringerà un'amicizia profonda quanto improbabile che potrà riportarlo dai suoi fratelli per tornare a casa sano e salvo.
Ma ce la farà?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – “Innocent” Youth Mi sembra ieri per quanto ricordo bene le sensazioni che provavo la sera prima di partire per l’iraq, sono sempre stato credente e quella sera infatti rimasi ore e ore a pregare al bordo del letto col crocefisso in mano sotto la bandiera americana sopra il mio letto, lacrime agli occhi, lacrime di consapevolezza, sapendo che potevo morire, ma anche lacrime di gioia perché finalmente avevo realizzato il mio sogno, essere un eroe e se questo voleva dire morire, io ero pronto. Ho promesso ad Elisabeth e a tutta la mia famiglia che sarei tornato sano e salvo, il giorno dopo, cioè il primo giorno “di permanenza” in iraq abbiamo conosciuto il nostro sergente maggiore che comandava la nostra pattuglia, il sergente Kenny Matthew Baker, che personaggio.. sembrava così una brava persona.. ma mai disubbidire o farlo incazzare, severo come pochi ma molto comprensivo, un vero fratello, come gli altri del resto. Sono sempre stato figlio unico fin quando non sono andato in Iraq, li ho trovato centinaia di fratelli anche se purtroppo molti ora non ci sono più ma vabbeh.. tornando al primo giorno, mi ricordo che il Sergente Kenny riponeva grandi speranze in me, me lo disse quando mi vide in faccia, ha sempre detto che nei miei occhi ha visto la speranza, la speranza dell’america intera per rialzarsi e lui stesso riponeva speranza nei miei occhi perché lui ne aveva già ben poca e solo ora capisco perché. Si fece sera ed eravamo tutti nella nostra camera, ridavamo, scherzavamo, parlavamo di molte cose, chi di famiglia, chi della ragazza, chi della famiglia che non aveva più, chi del giorno prima e chi di aveva paura di morire li. Era bello, tutti carichi e positivi, se solo sapevamo cosa ci aspettava non saremmo mai stati così felici. Il giorno dopo sono stato mandato in missione nel bel mezzo della città di Garbala e se non erro era il 29 Marzo 2003, c’era un sole che bruciava le pietre e noi con 10 kg di arsenale addosso mi ricordo ancora il sergente Kenny che ci guidava con attenzione e con me c’era Jake “Brufolo Bill”, un certo ragazzino scappato di casa di nome Louis, un futuro modello di nome Jared e in fine Bruce che aveva compiuto 20 anni l’altro ieri qui in iraq, eravamo 4 ragazzini che seguivano un sergente che era il nostro punto di riferimento ma che aveva solo 27 anni.. come potevamo sopravvivere? Ricordo come dovevamo essere silenziosi e con 10 kg di roba addosso dovevamo essere più leggeri di una piuma, senza fare il minimo rumore e allo stesso tempo stare attenti a non prendere nessuna mina perché non potevamo rischiare nemmeno di farci a vedere e ad un certo punto dietro l’angolo trovammo un covo di soldati iracheni e allora il Sergente Baker ci disse di girarli attorno tramite i palazzi abbandonati. La prima cosa che fece era mandare me è Brufolo Bill in copertura dietro un camion li vicino per attaccarli direttamente da davanti, me lo ricordo.. saranno stati quasi una decina di soldati iracheni e noi eravamo solo in 5, ma grazie al sergente Baker abbiamo avuto la meglio quel giorno, si perché dietro di lui fece andare Jared e Louis e fecero il giro di un palazzo sbucando così affianco agli Iracheni, si nascosero dietro un muretto tutti e tre poi vidi il sergente Baker che mi fece il segno di sparare al suo 3.. lanciò una granata, in modo molto delicato, facendola scivolare nel terreno, in modo che gli iracheni non si sarebbero accorti di nulla, infatti così fu, la granata esplose e 4 iracheni erano già fuori dai giochi, ne rimasero altri 4 e a quel punto il sergente Baker mi fece il segno di sparare quindi io e Brufolo Bill sparammo senza sosta contro i nemici, sembravamo posseduti.. presi dall’adrenalina, con la metà dei colpi sparati a caso, ma prendemmo tutti e 4 i soldati rimasi siccome oramai erano come braccati. Tutto finì, noi avemmo la meglio, ma il sergente disse subito di sbrigarci a trovare un rifugio dove avanzare nell’ombra, in quei pochi secondo prima di ripartire mi fermai a guardare i soldati iracheni morti.. gli guardai e più che un eroe mi sentii un assassino e pensai..”Ho appena ucciso delle persone, ho appena ucciso delle persone” magari non fa effetto leggerlo, ma farlo.. farlo è davvero orribile, anche se dentro me rimanevo convinto di aver fatto del bene, solo ora mi rendo conto di che razza di assassino che ero. Non era certo bello e mi ricordo l’ansia che avevo, ogni passo che facevo, lo facevo con l’ansia che poteva esplodere una mina o che potessi morire per colpa di qualche cecchino iracheno in zona e soprattutto dopo lo scontro a fuoco che c’era stato dovevamo sbrigarci a finire il giro di perlustrazione della missione per tornare al quartier generale sani e salvi. Finalmente arrivammo al quartier generale e anche se furono passati circa 30 minuti dallo scontro a fuoco, con l’ansia che avevo sembrava fosse stata una giornata intera e quando arrivammo li io e Jake rivedemmo anche Ron fortunatamente vivo perchè essendo stato messo con un’altra pattuglia io e Jake avemmo il timore potesse succedergli qualcosa, così non fu per fortuna. Dopo qualche minuto, mentre eravamo tutti in camera nostra un gruppo di caporali, ovvero Foster, Carter, Fletcher e l’irlandese Allstrock sono venuti da noi 3 a chiederci se avevamo già dovuto uccidere qualcuno e io e Jake rispondemmo di si, prendendoci in giro scherzosamente ci dissero benvenuti e poi Carter vide il mio soprannome sulla collanina e disse << Beh.. ora non sei più così innocente eh .. piuttosto ora sei “Innocente”>> Dopodichè ricordo che facemmo amicizia con quel gruppo di caporali in camera con noi, mi veniva da ridere perché a parte Allstrock “Bull Head” che era l’unico irlandese li tutti gli altri avevano il cognome che finiva con “ER” .. non fa ridere ma li in Iraq bastava poco per farci ridere e se non ridevamo o ci masturbavamo.. non ne uscivamo vivi. Un’altra cosa fantastica che ricordo è che quella stessa sera rimasi un po’ fuori a parlare con il caporale Carter fra una sigaretta e l’altra parlavamo di casa guardando il cielo stellato con il deserto a fargli da basso sfondo… non potete capire. Il mattino successivo mi ricordo che dopo averci fatto mettere tutto l’arsenale dopo la colazione ci dissero che dovevamo spostarci, tutta l’unità doveva spostarsi perché avevano trovato un altro posto da usare da quartier generale che era più sicuro e allo stesso tempo più vicino alle linee nemiche irachene, l’unica cosa che dovevamo fare era seguire il colonnello. Devo dire che mi sentivo più sicuro con l’intera unità, era cazzutissimo spostarsi per la città d’Iraq con 4 Carri armati, 8 Jeep e 2 centinaia di militari con te, mi sentivo come se nessuno potesse mettersi in mezzo alla nostra strada, certo, per noi era comunque rischioso ma eravamo in vantaggio, eravamo i più forti, non avevamo nulla da temere e se avremmo incontrato gli iracheni avremmo sicuramente cercato di sterminarli. Infatti in ben che non si dica 5 minuti dopo incontrammo 2 squadre di soldati iracheni, non potete capire il casino.. vidi bombe esplodermi a pochi metri, bombe esplodere a pochi centimetri degli iracheni, vidi i loro corpi saltare in aria letteralmente, arti volare ovunque, interiora sparse in giro e sangue praticamente per metri e metri, mi ricordo che la prima cosa che feci era trovare una copertura comunque davanti alle linee nemiche, in modo da poterli attaccare frontalmente, ma per colpa del fumo e delle continue esplosioni non vidi nulla e misi colpi a vuoto, poi mentre ero in copertura vidi alla mia sinistra un palazzo abbandonato con l’attico praticamente al terzo piano, allora aggirando la zona di fuoco e passando da dietro questo palazzo sfondai la porta per l’entrata posteriore e facendo attenzione se ci fosse ancora qualcuno andai pian piano all’attico, più andavo avanti scalino per scalino più il mio cuore batteva forte sperando stessi facendo la cosa giusta. Per fortuna arrivai all’attico sano e salvo, mettendomi in copertura alzai un attimo lo sguardo e vidi che da me gli iracheni erano completamente scoperti perché io ero leggermente dietro di loro, io lanciai una granata praticamente dietro di loro e partii cosi tanto sangue che arrivò fino alla mia faccia, non potete capire che schifo, un attimo dopo il sergente Costa mi vide e disse alla sua squadra di seguirlo e andare li ad aiutarmi e qualche attimo dopo sentii un proiettile sfiorarmi e mi accorsi che ero rimasto in piedi come un coglione e quindi mi abbassai subito, c’era un gruppo di 4 soldati iracheni in copertura che mi stava tartassando, fortunatamente arrivò il sergente Costa con due della sua squadra ad aiutarmi, mi dissero che loro mi coprivano con il fuoco in modo da tenerli allerta, poi appena loro smettevano gli iracheni avrebbero alzato la testa, così fecero e io a quel punto dovetti sparare, mi ricordo che non so come ma ebbi una precisione pazzesca e riuscì a prenderli tutti e 4 quasi subito senza sprecare troppi proiettili. Inutile dire che naturalmente noi avemmo la meglio e una volta terminato lo scontro a fuoco ritornammo tutti in strada, fra le macerie, il fumo e l’incredibile quantità di sangue che c’era in mezzo. Una volta riuniti tutti dovevano fare un appello per vedere chi mancava e mentre il sergente maggiore urlava i nostri soprannomi io girando lo sguardo vidi dietro ad una macchina distrutta uno dei nostri accasciato a terra, si chiamava James Ford e il suo soprannome era “007” per via della somiglianza col nome di James Bond, per fortuna nessuno dei veicoli o carri armati era stato danneggiato, così Ford venne trasportato al nuovo quartier generale il più in fretta possibile mentre veniva medicato in auto. Mi sentivo come un burattino, sembrava che fossimo tutti dei burattini, le nostre vite erano appese a un filo e Dio era il nostro burattinaio. La cosa peggiore è che inizialmente tutto questo.. iniziava a piacermi.
   
 
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