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Autore: Regina_di_picche    13/11/2015    2 recensioni
Precedentemente pubblicata come "Ice eyes" riscritta e ripubblicata, con le mie più sentite scuse per i lettori.
Yukiko è un'avventuriera, che ha dovuto lasciar congelare il proprio cuore per portare a termine la missione tramandatagli da quella famiglia che a quindici anni l'ha costretta a partire alla ricerca dello Shido.
Questa è la storia di come abbia riscoperto i valori dell'amicizia, della famiglia e dell'amore. Tutto grazie ad uno "stupido pirata ladro" e ad una ciurma di pirati incredibili.
Tutto raccontato con un mix di romanticismo, avventura e comicità, senza dimenticare i momenti drammatici.
(Spoiler degli avvenimenti di Marineford)
Dal 3° capitolo:
-Sono venuta per riprendermi la mappa che lui- disse indicando Ace -mi ha rubato!-
-Io non ti ho rubato proprio niente! Ti ho lasciato del denaro in cambio.-
-E in che modo ti era sembrato che io fossi d'accordo?-
-Non hai opposto resistenza- il sorriso strafottente che il moro aveva mostrato, si spense subito all'occhiata omicida che Yukiko gli aveva lanciato.
-Come avrei potuto? Mi hai gettato in mare!-
-Non è stata colpa mia! Sei inciampata!-
-Per liberarmi dalla tua stretta! E poi avresti potuto aiutarmi. Quale uomo non aiuterebbe una donna in difficoltà?!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Satch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Suoni di festa e di muri che crollano
 


 
 
 
Le loro labbra sembravano non volersi staccare, come a volersi esplorare per un’infinità di tempo, si erano scontrati, avvicinati e allontanati per così tanto tempo che quel bacio fu come acqua fresca nel deserto. Fu un bacio impetuoso, che come il mare in tempesta li travolse, lasciandoli sconvolti e affannati, che ebbe termine solo quando il fiato di entrambi venne meno.
 
Quando si staccarono Yuki era seduta sul ragazzo, con le mani fra i suoi capelli, Ace a sua volta era seduto a gambe incrociate e con le mani le accarezzava la schiena. Si fissarono, ansanti ma senza imbarazzo, e per qualche secondo Yuki non trovò traccia della solita ombra nello sguardo del moro, ma la felicità della ragazza ebbe vita breve.
 
 
All’improvviso Ace si fece scuro in volto, facendo trasparire chiaramente il proprio dolore, confondendo la ragazza, che però rifiutò di farlo allontanare da sé
-Non faresti così se sapessi che mostro sono in realtà. –
 
-Non dire sciocchezze Ace, tu un mostro? Sono ben altri quelli che possono essere definiti tali.-
 
-Chi, per esempio? Gold Rodger?!-
La ragazza si ritirò leggermente di fronte alla rabbia con cui Ace aveva pronunciato quel nome, chiedendosi cosa c’entrasse il re dei pirati. -I-io non lo so, lui non...-
-Davvero ho fatto una scemenza, non avrei mai dovuto avvicinarmi a te, io…-
 
Il ragazzo si alzò lasciando Yuki a terra.
-Ace piantala!-
-Piantala tu Yukiko, non sai niente. Altrimenti te ne saresti già andata! Altrimenti non ti saresti mai fidata di me!-
 
La ragazza, che per la rabbia si era alzata, si avvicinò nuovamente al ragazzo, prendendogli il volto fra le proprie mani, per costringerlo a guardarla, prima di cominciare a parlare, incredibilmente seria.
 
 -Hai ragione.- Il ragazzo spalancò gli occhi.
 
- Ti ho permesso di far crollare la lastra di ghiaccio che mi ha sempre protetta; e anche se mi terrorizzava l’idea di farlo, mi sono avvicinata a te, mi sono fidata di te. Ti ho concesso più di quanto non abbia mai concesso a nessun altro. Ma non posso farlo ancora se so che la mia fiducia non è ricambiata: fidati di me. Altrimenti non importa quale mostro tu creda di essere, non sarà quella la causa del mio allontanamento.-
Non era mai stata tanto sincera con qualcuno, ma in quel momento sapeva di non avere scelta, ormai i propri sentimenti le erano chiari, ci sarebbe stato ben poco da fare per ignorarli.
 
Era l’ora di far crollare quei muri dietro cui entrambi si erano nascosti per anni, temendo di essere feriti dal mondo esterno.
 
 
 
*  *  *
 
 
 
Di fronte a quelle parole, Ace vide crollare ogni barriera e ogni muro, lei si era fidata, perché lui non avrebbe dovuto farlo?
 
Si sedette di nuovo, guardando la piazza, senza vederla davvero, Yukiko gli si sedette accanto.
 
-Ero serio quando ti ho chiesto se considerassi Roger un mosto.-
Al suo fianco Yuki lo guardò curiosa, prima di riflettere su quella domanda. Prima di salire a bordo della Moby Dick, odiava tutti i pirati senza alcuna distinzione, in fondo era stato uno di loro a distruggere la sua isola. Ma da quando era stata catturata da Satch erano cambiate tante cose.
Ora quindi si sforzò di riflettere su quello che sapeva del re dei pirati, per quanto poco fosse.
-Non saprei, non so molto su di lui… So che ha dato inizio alla nuova era dei pirati, ma non saprei dire se sia positivo o meno, forse no. Per il resto era un pirata e faceva ciò che facevano tanti, solo che lo faceva in maniera talmente eccezionale da essersi elevato sopra agli altri, assieme alla sua ciurma.-
Ace la fissava curioso, seguendone il ragionamento, stupito dalla sfumatura ammirata che assumeva occasionalmente la voce della ragazza.
 
-Conobbi un uomo una volta che lo descrisse con una tale ammirazione, che rimasi a bocca aperta scoprendo che si trattava di un marine in pensione. A quanto ho capito, molti di coloro che lo conoscevano lo ammiravano o lo stimavano, ovviamente come ex marine non si è risparmiato gli insulti. Però credo che Roger fosse uno di quegli uomini incredibili che si vedono ogni cento anni.- Soppesò le informazioni appena elencate e finalmente rispose alla domanda del moro, mentre sotto di loro un nuovo numero aveva inizio.
 
-Mi dispiace, non so rispondere alla tua domanda. Non credo che Roger fosse un mostro, ma sinceramente non è che mi interessi granché indagare oltre. Ora mi spieghi perché ti interessa saperlo?-
 
 
*  *  *
 
 
 
Ace la fissò, prima sorridendo divertito, poi scoppiando in una vera e propria risata.
 
Si era aspettato di tutto per il giudizio del padre: odio, disprezzo, disgusto, forse addirittura ammirazione; ma la sommaria indifferenza della ragazza l’aveva spiazzato, si sentiva più sereno, libero.
Non le sarebbe interessato conoscere le sue radici, e conoscere il nome di suo padre, forse non l’avrebbe allontanata. Restava comunque un argomento delicato, e come tale andava trattato.
-Portoguense è il cognome di mia madre, mi hanno dato il suo cognome perché con quello di mio padre avrei rischiato la vita- la ragazza ascoltava paziente, con il volto inclinato da un lato.
 
-Però io l’ho tenuto soprattutto perché odio mio padre, era un mostro e di riflesso anche io lo sono. O almeno questo è quello di cui ero convinto da bambino. Barbabianca, i miei fratelli… loro sono riusciti a cambiare un po’ ciò che pensavo…-
Lo sguardo di Ace era fisso sullo spettacolo, quasi al termine, per cui non si accorse che la ragazza gli si era avvicinata e quando sentì una mano fredda sulla propria sussultò appena, voltandosi verso di lei, che gli sorrideva dolcemente.
-Lui… beh ecco… mio padre… lui e--
 
Ace spalancò gli occhi stupito, non capendo il significato di quel palmo che gli aveva impedito di rivelare chi fosse suo padre.
 
-Non importa. Non mi interessa chi sia tuo padre… A me interessa chi sei tu, è nient’altro.-
 
Yukiko lo guardava seria, il cielo rischiarato da fuochi artificiali le tingeva i capelli di mille tonalità, ma tutto quello che interessava al moro in quel momento, erano i suoi occhi.
La ragazza lo osservava con uno sguardo che sarebbe potuto sembrare compassione ma che Ace capì essere qualcosa di molto più vicino all’amore.
 
E per la prima volta in vita sua non fu spaventato da un sentimento simile, perché qualcosa dentro di lui lo spinse ad accettarlo, consapevole di ricambiarlo.
 
Si scambiarono un sorriso complice, prima che Ace attirasse a se la ragazza riappropriandosi delle sue labbra.
 
 
 
*  *  *
 
 
 
Ace l’aveva accompagnata raccomandandosi di riposare quelle poche ore che erano loro concesse prima di salpare, poi fece per andarsene, ma fu subito bloccato dalla ragazza.
Si era maledetta un secondo dopo, ma lui non aveva creduto alla scusa inventata su due piedi e Yuki si era trovata a chiedergli se voleva restare con lei.
 
Per questo ora si trovavano abbracciati nel letto della ragazza, che indossava dei vecchi pantaloni e una maglietta sgualcita, troppo timida per mettere la veste da notte. Al contrario di Ace, che invece indossava solo le mutande.
La ragazza aveva provato ad impedire ad Ace di spogliarsi ma dopo un breve diverbio, tirando in ballo comodità e igiene, il ragazzo aveva avuto la meglio. Yukiko si era chiesta come avesse fatto a cedere così facilmente.
 
Per questo ora Yukiko si trovava ferma in piedi accanto al letto, troppo concentrata sul corpo di Ace, per pensare razionalmente ad altro.
Non era una novità, lo ammetteva, non era il primo uomo che vedeva in quello stato nel proprio letto, eppure il fatto che fosse Ace le faceva battere il cuore più forte di quanto avrebbe voluto.
 
-So di essere bellissimo, ma dobbiamo riposare… a meno che tu non abbia voglia di fare altro.-
 
Ace aveva aperto gli occhi e le sorrideva malizioso, per tutta risposta la ragazza sbuffò apprestandosi a spegnere le candele per poi infilarsi sotto le coperte, insultandolo per la proposta.
 Questo finì per scatenare l’ennesimo bisticcio condotto a colpi di solletico, che terminò con Ace che sovrastava la ragazza, sdraiata sul letto ancora in preda alle risate.
Yuki ebbe appena il tempo di riprendere fiato che le labbra del moro si impossessarono delle sue, all’inizio fu un bacio frenetico e passionale, poi divenne sempre più dolce e delicato. Yukiko cominciò a seguire con i polpastrelli il profilo di Ace, che a sua volta le accarezzava il volto con le labbra.
Si staccarono e ciò che Ace vide lo lasciò con il fiato sospeso: freddi e distaccati, gli occhi di Yuki sembravano lastre di ghiaccio il più delle volte; in quel momento invece, Ace stava fissando un lago profondo e cristallino, sciolto solo per lui.
 
E lui non resistette: decise di affogarvi.
 
Il bacio che ne seguì non aveva traccia di timori e incertezze, era un bacio passionale, con il quale entrambi volevano trasmettere quei sentimenti ancora senza nome che riempivano i petti dei due ragazzi.
 
Il bacio si fece sempre più intenso, sempre più audace mentre la mano libera si spostava frenetica sul corpo della bianca, sfiorandone i seni, stringendone la vita e accarezzandone le cosce.
Da parte sua Yuki assecondava ogni movimento, infilando le proprie dita fra i capelli corvini di Ace, seguendo i muscoli della schiena e delle spalle, andando incontro con il proprio bacino a quello del moro, beandosi di trovare un ingombro già rigido.
Con la stessa urgenza con cui le sue labbra divoravano il collo della ragazza, Ace aveva preso ad esplorarle schiena con le mani, e in poco riuscì a liberarsi dell’ingombro della maglietta, aiutato dalla stessa Yukiko.
Ace si staccò da lei, che imbarazzata fece per coprirsi il petto, prima di venir bloccata dal moro, il quale voleva osservarla nella penombra della cabina, prima di ricominciare a baciarla.
 

Aveva cominciato dal collo per poi scendere sempre più giù, facendola ansimare, finché Yuki aveva voluto prendere il controllo della situazione, spingendolo di lato e salendo sopra di lui, ricoprendo il petto di Ace di baci e piccoli morsi. Quella notte fu dedicata solamente al loro piacere, senza pensieri, senza preoccupazioni.
 
 
In quel momento, c’erano solo Ace e Yukiko.
Solo loro e quella felicità che avevano rincorso per anni.  
 
  
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