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Autore: passiflora    13/11/2015    2 recensioni
Giorgia, Shine, Felicity e Aurora. Quattro ragazze legate tra loro dal destino e dal misterioso fato dei fratelli Reed, che scomparvero senza lasciare traccia duecento anni prima ma che ora, misteriosamente, sono tornati. E con loro una minaccia.
---Della terra dei Franchi è la maga dell'Aria, dalla notte al giorno è la maga dell'Acqua, la maga di Terra è figlia d'artista e la maga del Fuoco è la bestia più bella---
[Con questa storia voglio tentare il progetto NANOWRIMO, che in sostanza consiste nello scrivere un romanzo -una bozza, ovviamente- di almento 50000 parole entro fine mese. Chissà se ci riuscirò! Nel frattempo, volete dare una possibilità al mio lavoro e farmi sapere che ne pensate? ;) ]
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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La vide passare di fronte a casa sua mentre si trovava sul retro, a riparare la sua vecchia bicicletta. Fece di corsa il giro della casa e la chiamò poco prima che lei oltrepassasse il suo giardino.

« Oh, ciao Lance » disse lei. Era vestita di nero e a lui piacque, perché nero e rosso erano i suoi colori preferiti.

« Ciao, tutto bene? »

« Ma certo. Tu? »

Era sempre così gentile e sorridente. Lance apprezzava questo aspetto di lei così come tutto il resto.

« Io non riesco a venire a patti con il francese » rispose, allargando le mani con aria sconfitta. Aveva le dita sporche di nero. « Non posso più confidare nella magnanimità di Madame Rochelle. Ho bisogno di un aiuto. »

« D'accordo » rispose lei sorridendo. « Oggi sono impegnata, ma possiamo iniziare già domani. »

« Oh sì, te ne prego » esclamò lui, felice di vedere una luce ergersi al suo orizzonte: avrebbe imparato il francese, imprimendo una svolta positiva alla propria media, e avrebbe passato del tempo con lei. Non poteva chiedere di meglio.

« Non ho mai conosciuto qualcuno così ansioso di ricevere delle ripetizioni » ridacchiò lei.

« Ci tengo molto alla mia media » rispose lui.

« Sei saggio » rispose lei. « Va bene alle cinque? »

« E' perfetto. Il mio cervello comincia a lavorare più o meno a quell'ora. Potresti addirittura trovarmi attento e interessato. »

« Oh, sei uno che va a letto tardi, eh? »

« Sì » rispose Lance grattandosi la testa imbarazzato. « Una tendenza un po' controproducente. »

« Oh, beh, ognuno ha i propri ritmi. »  

Scambiarono ancora qualche convenevole, dopo di che si separarono. Lance osservò Felicity raggiungere il proprio cancello, dopo di che tornò in casa. In bagno lavò via il grasso nero dalle mani, poi salì al primo piano, dove si trovavano le camere da letto. Entrò nella sua stanza e si chiuse la porta alle spalle. Il portatile era appoggiato sul letto; lo prese e si mise alla scrivania.

Mentre il computer si avviava, Lance incrociò le braccia dietro la testa e sospirò: no, Felicity non era Zaira. Era molto meglio di lei.

Il pc si accese, Lance aprì il browser internet e aprì il proprio blog. Scorse la statistica delle visite, dopo di che aprì lo strumento di scrittura e iniziò un nuovo post: I QUATTRO ELEMENTI NELLA MAGIA.

 

Ebury park si trovava a tre chilometri dal loro quartiere. D'estate ci andavano le famigliole e i fidanzatini a passeggiare intorno a laghetto, ma in quella stagione ci si trovava al massimo dei corridori irriducibili, qualche ciclista e una minima dose di passeggianti. Pertanto, ci si addentrarono praticamente indisturbati.

« Ebury park » disse Florian, come se trovasse buffo il suono di quelle parole. « Prima questo posto era nostro. »

« Già » continuò Johanna, con gli occhi arrossati come se stesse per mettersi a piangere ma un sorriso eloquente stampato in faccia. « Ci venivo con quel garzone, Peter. » Si guardò intorno e sospirò. « Qui dopotutto non è cambiato molto. »

No, non era cambiato molto ma valeva solo per quel lato della visuale. Se si fosse voltata, avrebbe visto in lontananza un agglomerato di palazzi e villette di recentissima costruzione.

Le ragazze seguivano i quattro visitatori dal passato a debita distanza, ognuna persa nella propria versione di un unico pensiero: cosa dovrebbe succedere, ora?

 Zaira procedeva in testa al gruppo, risoluta come un comandante che guidi il proprio esercito. Si inoltrarono nella macchia d'alberi che circondava il laghetto e la oltrepassarono, fino a trovarsi sulle rive sassose dello specchio d'acqua. Imboccarono il sentiero che partiva alla loro sinistra e si inerpicava sul terreno irregolare proseguendo per tutto il perimetro del laghetto, fino a incontrare due grossi massi che sporgevano dal terreno, uno accanto all'altro, formando una V nel mezzo. I ragazzi li chiamano "le tette", ma questo nessuno lo disse.

Il naso di Shine, captò immediatamente qualcosa che non avrebbe saputo distinguere, qualcosa di simile a una variazione minima dell'odore che impregnava quel luogo, fatto di corteccia, acqua, roccia, alghe e smog proveniente dalla città.

Zaira si sfregò le mani, ghignando mentre appoggiava i palmi sulla superfice dei due massi. Un attimo dopo, le ragazze percepirono un fremito percorrere il loro corpo dai piedi fino alla testa, i capelli sulle loro nuche si drizzarono come il pelo di un gatto infuriato. Era successo qualcosa. Zaira si inchinò davanti a loro, facendo un affettato cenno nella direzione dell'apertura tra le due rocce. Florian fu il primo ad attraversarla e non appena mise piede al di là… sparì.

Johanna lo seguì e così fece Eoden. Le quattro ragazze, invece, si sentivano incapaci di muovere un muscolo.

« Desiderate rimanere qui? » chiese Zaira. « Oppure volete seguirci e capire cosa sta succedendo? »

Shine fu la prima a uscire dal torpore. Titubante mise un piede al di là dell'apertura a V e sentì nuovamente il pizzicore di poco prima attraversarle la gamba e irradiarsi in tutto il corpo. Prese un bel respiro e si spinse completamente oltre. Con suo sommo stupore si ritrovò all'interno di una radura che in quel bosco non era mai esistita. Tutto intorno allo spiazzo d'erba erano stati sistemate delle pietre bianche e lisce, che riportavano incise quelle che sembravano essere delle rune. Oltre al perimetro di pietre, gli alberi erano fitti e scuri, molto più fitti che nel bosco in cui si trovavano fino a qualche istante prima. La radura, invece, era invasa di fiorellini blu e rossi dai colori così vividi da sembrare finti.

Aurora fu la seconda a comparire e andò a sbattere contro la schiena di Shine. Felicity la seguì ed infine passò Giorgia. L'ultima ad entrare fu Zaira.

« Dove siamo? » domandò Aurora, sedendosi a terra. Quel posto dava una strana sensazione di pace, forse dovuta al perfetto silenzio che lo circondava.

« In uno Squarcio » rispose Zaira, sedendosi a terra accanto a Florian. « Un posto dove potremo parlare in pace senza paura che qualcuno ci possa ascoltare. »

L'unica a sentirsi a disagio in quel luogo di pace sembrava essere Giorgia, a cui i boschi non piacevano affatto. Li trovava opprimenti e inquietanti.

« Cosa sei tu? » domandò Aurora rivolta alla ragazza, ammirata e allo stesso tempo turbata da quanto era accaduto.

« La vostra prima e più importante risorsa » rispose lei, orgogliosa.

« La nostra condanna » borbottò Eoden.

« La ragione della vostra salvezza » si affrettò a correggere lei, alzando sempre di più la voce. « L'unico motivo per cui siete rimasti in vita fino ad ora. »

« Eoden, Zaira ha ragione » disse Florian, calmo e diplomatico come sempre. « Se non fosse stato per lei non avremmo avuto la possibilità di vendicarci. »

« Quindi è questo » si intromise Giorgia e tutti furono stupiti di sentirla parlare. Da quando era iniziata quella storia sembrava aver perso l'uso della parola. « Quello a cui ambite è una vendetta. E' a questo che vi serviamo noi? » Fece una pausa, poi riprese: « Parlate tra voi, vi capite tra voi, ma ancora non ci avete spiegato nulla. Mi avete detto che sono la maga della Terra, ora ditemi anche cosa significa. »

« Significa questo » disse Florian, strappando uno dei fiorellini dal terreno. Era completamente avvizzito. Le ragazze si guardarono intorno: tutti i fiori erano appassiti.

« Avete ragione ad esigere delle spiegazioni » continuò il ragazzo. « Fatemi le vostre domande, dopo di che continueremo a discutere. »

« Perché noi? » domandò immediatamente Felicity. Da ore rimuginava su quelle domande e non voleva lasciarsi sfuggire la possibilità. « E come ci hai trovate? »

« Ho avuto un sacco di tempo per cercare » rispose Florian. « Ma esiste una cosa chiamata Risonanza ed è quella che mi ha condotto proprio da voi, al momento giusto. »

« Risonanza? »

« Creature della stessa natura hanno un legame, come se fosse una traccia lasciata nell'aria, una traccia che risuona quando la incontri. E quando queste creature della medesima natura si incontrano, quest'ultima si moltiplica e accresce. E' come quando incontri un buon amico: la tua personalità non viene schiacciata da alcuna pretesa ed è libera di espandersi. Quella è la Risonanza. Lo stesso è accaduto tra me… e voi. » Florian fece una pausa e si godette l'espressione sconvolta e allo stesso tempo scettica sul volto delle ragazze con cui per tanto tempo aveva vissuto, che conosceva forse più di quanto loro conoscessero sé stesse. « Quando arrivai nelle vostre case il mio potere era debole, ma bastò entrarci in contatto perché tutte voi riusciste a liberare i vostri. Certo, non è stato sufficiente per farvi coltivare quelle capacità, ma potete iniziare a farlo ora. »

Calò il silenzio.

« Sono troppo vecchia per credere a queste cose » mormorò Aurora. « Se non fossi appena passata attraverso quelle pietre vi manderei tutti a quel paese. »

« Come fate a sapere quale elemento ci appartiene? E perchè? » continuò Felicity, decisa a saperne il più possibile.

« Siete state voi stesse a manifestarlo. Il perché non lo conosco, ma evidentemente era scritto nel destino che incontrassi proprio voi e non altri maghi. »

« Mia madre lo aveva previsto » esclamò Zaira, fiera come se fosse stata lei a vedere nel futuro. « Era una veggente. La premonizione sulle maghe degli Elementi fu l'ultima che ebbe prima di morire, le ultime parole che mi disse prima di spirare. Ora che ci penso, suppongo fossero il suo ultimo tentativo di mettermi in guardia, o forse di aiutarmi. »

« Aiutarti? » domandò Felicity, ma fu Johanna a rispondere. « Cosa sapete della nostra storia? » chiese.

Fu Giorgia a prendere la parola e spiegare loro quello che più o meno tutti sapevano. Quando ebbe terminato, Zaira scoppiò a ridere, i fratelli Reed, invece, divennero pallidi e cupi.

« E' così che è morta nostra madre? Impiccandosi? » domandò Johanna. I suoi occhi neri si riempirono istantanemente di lacrime e dalla sua gola proruppe un lamento sordo, quasi animalesco. Le mani presero a tremargli convulsamente. Rovesciò la testa in avanti, nascose il volto tra le dita ed emise il lamento più straziante che le ragazze avessero mai sentito in vita loro. Quella nota acuta, carica di dolore, sembrò attraversarle e prosciugare via da loro la minima traccia di positività e felicità. In breve, si trovarono a piangere anche loro e senza sapere il perché. La radura era invasa dai singhiozzi di Johanna, che si facevano sempre più inconsulti, tanto da assomigliare ad una folle risata.

« Smettila » singhiozzò a sua volta Aurora. Piangere la infastidiva, piangere faceva colare il trucco e girare la testa, piangere non risolveva niente ed era l'arma degli inermi. Odiava piangere. « Smettila di piangere, piantala. »

In un istante, come se avessero seguito l'ordine della ragazza, le lacrime sul volto di Johanna si seccarono e così quelle di Shine, Felicity e Giorgia. Poco a poco, i singhiozzi si spensero e la radura tornò silenziosa. Quando Johanna sollevò lo sguardo dalle proprie mani, però, quell non aveva nulla di umano. Sulla sua fronte e sulla punta delle sue dita pallide correvano sottili vene verdastre, i capelli le ricadevano scomposti davanti agli occhi e questi ultimi, gonfi e così rossi da sembrare quasi viola, sembravano quelli di uno spirito maligno pronto a divorare la sua preda.

Aurora scattò all'indietro, impaurita. Johanna voltò loro le spalle e si sistemò nuovamente i capelli. Dopo un attimo, torno a guardarle, il volto tornato quello di sempre. « Perdonatemi » mormorò.

 

« Che cos'era? » domandò Aurora, profondamente scossa.

« Quello che sono diventata per volere di mio padre » rispose lei, la voce resa incerta dal pianto recente.

« Diteci cosa vi successe » disse Giorgia, gli occhi fissi su Johanna.

« Fummo vittime della cieca ambizione di nostro padre » disse Florian, passando il braccio attorno alle spalle della sorella.

« Nostro padre era un uomo mediocre e frustrato, roso dall'invidia » si intromise Eoden. « Che per qualche motivo riuscì a sposare nostra madre, che non solo era facoltosa ma anche colta, molto bella ed estremamente gentile e amorevole. Avrebbe avuto tutte le qualità per scacciare il demone di mio padre e invece lo rese più grande e vivido che mai.

« Tuttavia, non aveva mai fatto del male a nessuno se non a sé stesso. Aveva problemi fisici di ogni tipo, era magro, brutto e una compagnia spiacevole se non irritante. Poi un giorno conobbe Mortimer. »

Eoden lanciò a Zaira uno sguardo che avrebbe incenerito un sasso. Lei gli restituì un ghigno beffardo.

« Mio padre » puntualizzò la ragazza.
   
 
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