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Autore: RickishMorty    14/11/2015    4 recensioni
Vari capitoli autoconclusivi visti dal punto di vista di un personaggio estremamente sottovalutato, ma che ha avuto un impatto psicologico su di me micidiale. E' come un abisso: infinitamente vasto ciò che c'è da dire, oscuro e gelido il modo in cui lo si legge.
Potrebbero esserci accenni Sonadow, non ne ho idea, dipende da cosa l'ispirazione mi consiglia. In genere non apprezzo le raccolte di flash-fic, ma con lui ho fatto questo esperimento. Inserisco i rating Yaoi e (per il momento) Giallo per correttezza e sicurezza, nonostante non tutte le storie saranno così. Ad esempio la prima è su Shadow e Maria, quindi vi consiglio di leggere all'inizio di ogni capitolo la breve descrizione per capire se possa interessarvi. Nei capitoli comunque appariranno tali personaggi:
1. Shadow/Maria
2. Sonic/Shadow
3. Sonic/Shadow
4. Shadow/Rouge
5. Sonic/Shadow
6. Dr. Eggman/Shadow
7. Shadow/Maria/Sonic
8. Shadow/Infinite
Buona lettura e grazie.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Maria Robotnik, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco qui il terzo capitolo. Vorrei ringraziare davvero molto chi sta seguendo questo esperimento/progetto/ispirazione e sopratutto chi ha la voglia e la gentilezza di recensire. Anche chi ha solo letto, inserito la storia fra le preferite o le seguite, grazie; se vi va di commentare, ve ne sarei grata! Questo terzo capitolo è nuovamente incentrato su Sonic/Shadow (riguardo gli accenni Sonadow, possono essere benissimo letti all'interno della storia, come non letti; loro sono anche questo). Alla prossima


In generale non gli piaceva la Terra.
O meglio, non gliene fregava nulla.
O ancora meglio, anche se fosse, non lo avrebbe mai ammesso.
 
Maria ci era quasi riuscita a farglielo dire.
«È bella… ma forse lo scopriremo davvero andandoci. Dici che rimarremo delusi?»
“Impossibile” pensò Shadow, senza dirlo mai.
 
Ora lì su quel pontile, sentiva la brezza marina sul viso che quasi lo infastidiva.
Teneva le braccia incrociate, lo sguardo fisso sull’orizzonte; gli occhi erano assottigliati per via del vento, della salsedine.
I gabbiani stridevano, volando ovunque, asserragliando il piccolo faro alle sue spalle.
Fastidiosi ed insieme necessari. Il mare era fatto anche di loro.
L’ennesimo stridio gli fece inarcare un sopracciglio: sembrava un po’ diverso dagli altri… più insistente.
Si voltò appena, guardando da oltre la spalla l’inizio del pontile. Ecco cos’era.
Una macchia blu saltellava strillando a squarcia gola, sbandierando la mano come un ossesso.
«Shaaaadooooow!!»
Ma come cavolo l’aveva trovato? Oppure non lo stava cercando ed era un caso? Bello strano per essere un caso.
Roteò gli occhi, voltando completamente il corpo nella sua direzione, senza sciogliere le braccia incrociate.
Non sembrava avere intenzione di muoversi, piantato lì com’era. Venisse lui no?
Sonic però continuava a chiamarlo, facendogli larghi gesti per convincerlo a raggiungerlo.
Roba da pazzi, lo disturbava e pretendeva anche che lo raggiungesse, comandato a bacchetta?
Rimase ancora fermo, mentre Sonic cominciava ad infastidirsi, esasperando i gesti come per spiegarsi meglio.
Ma perché non veniva? Se aveva l’occasione di fare due metri in corsa li faceva, figuriamoci un pontile intero. Cosa tramava? Una trappola? Un suo stupido scherzo?
Shadow digrignò i denti all’ennesimo strillo.
«Se vengo la smetti di scocciare?»
Sonic unì pollice e indice, simulando un “OK” con tanto di occhiolino.
Con uno sbuffo irritato Shadow svanì nel nulla, materializzandosi davanti al riccio, sempre nella stessa posizione, con la stessa espressione seria in viso.
Sonic spalancò gli occhi vedendoselo comparire davanti: non se lo aspettava, ma non c’era verso che glielo desse a vedere.
«Era ora!» lo provocò con un sorrisetto «L’ho sempre detto che sei len…».
«Cosa diavolo vuoi?» soffiò Shadow fuori dalle labbra, volendo porre fine alla conversazione il prima possibile.
«La pianti di chiedermelo? Non voglio niente» Sonic piegò la testa; ora toccava a lui inarcare un sopracciglio, muovendo le mani in un cenno di negazione «Non è che uno vuole sempre qualcosa… correvo e ti ho visto. E mi sono fermato».
“E mi sono fermato”.
Quella frase colpì Shadow in maniera strana: ce ne voleva per fermare Sonic. Quando mai si fermava? Una volta che cominciava a correre, partiva per la tangente. Ce ne voleva per fermare Sonic.
Si scosse dai propri pensieri, pensando semplicemente che il riccio si stesse annoiando e che lui potesse essere una distrazione adatta.
«Potevi almeno raggiungermi» tenne il punto Shadow, abbassando le palpebre a mezz’asta. Quella conversazione era già durata troppo.
«Non se ne parla, io su quel coso non ci metto piede» il riccio blu rise quasi nervosamente, agitando le mani davanti a sé, «È una trappola senza via d’uscita».
Shadow lo guardò come se fosse ubriaco, voltandosi verso il pontile per sicurezza, nel dubbio di aver tralasciato qualche dettaglio. Ma che cavolo stava dicendo? Affrontava Eggman almeno dodici volte al giorno e chiamava quella passerella una “trappola”? Lo stava prendendo in giro. Si voltò nuovamente verso di lui, storcendo le labbra sprezzante, come stesse parlando con uno con ritardi mentali.
«Sapevo che era un tuo scherzo idiota. Torna a fare le tue corsette, prima di ritrovarti per davvero in una trappola senza via d’uscita» lo minacciò, voltandogli le spalle, pronto a spiccare il volo.
«Ah, è vero tu non…» Sonic si tappò la bocca immediatamente: Shadow non aveva idea della sua fobia dell’acqua. Ormai lo dava talmente tanto scontato che gli sembrava strano che qualcuno non lo sapesse. Quello purtroppo era un suo punto debole che tutti conoscevano bene. Tutti tranne lui, evidentemente.
Quell’interruzione attirò nuovamente lo sguardo del riccio nero, che si voltò, gli aculei tesi per l’irritazione e per la curiosità insieme.
«Io non…?» assottigliò lo sguardo, avvicinandosi, mettendolo alle strette. Si era stufato di quel gioco. Nel suo palmo una minuscola sfera di Chaos cominciava a brillare, crescendo.
«… Come dicevi tu, me ne torno a fare le mie corsette! Lì sono davvero al sicuro, tanto… non c’è partita» ridacchiò Sonic, provocandolo per fargli dimenticare la conversazione precedente. Amnesie a parte, però, Shadow non era uno che dimentica.
Il sorriso di Sonic svanì immediatamente alla vista  di un bagliore improvviso che avvolgeva il pugno di Shadow, lanciato a velocità inaudita verso il suo volto.
Lo schivò per miracolo, in un salto di almeno tre metri sopra il riccio nero che svanì di scatto dal terreno. Sonic lo cercò a mezz’aria, vedendolo ricomparire davanti a sé nel giro di un secondo, ricevendo un calcio nello stomaco che lo scaraventò al suolo o, per meglio dire, nell’acqua.
Lo schizzo arrivò quasi a lambire le scarpe del rivale, che riportava nuovamente le braccia alla loro solita posizione, incrociate. Guardò quella sagoma ricomparire sotto l’acqua ora che la schiuma dell’impatto cominciava a dissolversi.
«Idiota…» sibilò Shadow, notando quanto fosse insolitamente lento nel risalire in superficie. Solamente piccole bolle di ossigeno tornavano ad increspare l’acqua. Beh? Mica lo aveva colpito così forte.
Inarcò un sopracciglio vedendolo affondare sempre di più, allontanarsi. Atterrò sul pontile, sporgendosi verso l’acqua, notando il suo agitarsi senza senso. Aggrottò le sopracciglia, cominciando a ricomporre i pezzi: non aveva paura del pontile, ma del mare. Dell’acqua.
Non sapeva nuotare.
I suoi occhi si illuminarono, pensando a quanto sarebbe stato semplice. A quanto stava essendo semplice. Stava affogando. Non aveva scampo, Sonic stava… perdendo. Gli occhi rossi del riccio sembravano essersi letteralmente infiammati: tutto qua? Era quello il suo punto debole? Bastava semplicemente un po’ d’acqua alta per sconfiggerlo, per liberarsene definitivamente? Un raro, rarissimo sorriso andò a piegare le labbra di Shadow, che quasi si trasformò in una risata a denti stretti all’idea di starsi sbarazzando dell’eterno rivale, di starlo… battendo?
Quel pensiero lo colpì come una frustrata. No. Sonic sarebbe morto, ma non per mano sua. Stava semplicemente annegando… Lo vide smettersi di muovere. No. Non sarebbe stato quello il modo in cui sarebbe passato all’altro mondo.
Ce lo avrebbe mandato lui.
In un attimo lo raggiunse sott’acqua, avvolgendolo saldamente, quasi stringendolo per un istante, prima di sparire per riapparire sulla spiaggia un secondo dopo. Lo lasciò sulla sabbia, senza guardarlo. Aveva la mascella serrata, lo sguardo duro mentre guardava dritto davanti a sé. Era quasi il tramonto. Lo sentì tossire, abbassando lentamente lo sguardo su di lui. Storse la bocca, forse in un attimo di pentimento.
Si voltò, volando via. Sonic socchiuse una palpebra, riprendendosi, osservando una sagoma familiare sparire nel sole.
  
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