Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mue    14/11/2015    1 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IV.
Un invito spettrale


 

Drilla aveva fatto una scommessa. E quando Drilla scommetteva, e scommetteva forte come in quel caso, sarebbe stata pronta a tutto pur di averla vinta. E per tutto si intendeva proprio tutto, senza limiti morali o materiali di sorta.
Per questo motivo quando Emily venne a sapere della cosa dall’amica, la mattina dopo durante Cura delle Creature Magiche, non accolse molto bene la novità.
“Ma sei pazza?!”, fu il primo commento che le uscì di bocca quando Drilla ebbe finito di spiegarle la situazione. “Prima ti metti per finta con Stuart e ora questo! Drilla, tu non ti rendi conto in quale situazione ti stai mettendo!”
“Certo che lo so. Mi sto mettendo nella situazione di una che farà finalmente vedere i sorci verdi a quel galletto di Steeval!”, replicò incurante lei infilando i guanti di gomma magica che il professor Weasley aveva distribuito tra gli studenti.
Emily scosse la testa. “Tu ti stai mettendo nella situazione di finire in un mucchio di guai. Grossi guai.”
“Figurati! Non lo verrà mai a sapere nessuno. Anche Steeval è convinto che io stia insieme a Stuart per davvero, e dato che lui è un suo amico terrà la bocca chiusa perché avrà paura di ferirlo.”
Emily corrugò le sopracciglia, pensierosa. “Ma se Stuart gli dicesse la verità? E’ vero, è suo amico, quindi chi ti dice che non gli racconterà della vostra finta?”
Drilla spalancò gli occhi dallo stupore. “Non lo farebbe mai! Non può tradirmi così!”
“No, però non lo sa ancora, no? E chi ti dice che non glielo dica o non gliel’abbia già detto dopo il vostro incontro di ieri?”
Drilla rabbrividì pensando a quanto sarebbe stata umiliante per lei quella prospettiva. “Glielo dirò subito”, stabilì voltandosi verso l’amico che, poco distante, stava facendo coppia con Lorcan.
Ma il professor Weasley intercettò lei ed Emily prima che potesse fare anche un solo passo. “Hale, Cook, volete cominciare voi?”
Drilla si spremette le meningi per una scappatoia. “Ehm... professore, non sarebbe meglio che cominciassero Emily e Stuart per primi, dato che sono i più bravi? Così possono darci l’esempio.”
Emily le lanciò un’occhiata di disapprovazione, ma non osò lamentarsi davanti al professore, che annuì risaputo.
“Sì, in effetti hai ragione. Dunneth?”
Stuart, perplesso, guardò Drilla senza capire a che scopo avesse compiuto quella manovra, e lei, per tutta risposta, sussurrò ad Emily: “Diglielo tu, okay?”
Emily scrollò le spalle annuendo.
“Bene, allora tu, Cook, vai ad unirti al signor Scamandro”, disse Weasley allegro.
Drilla obbedì strascicando i piedi verso Lorcan, che aspettava accanto alla staccionata della capanna del guardiacaccia con la sua figura allampanata e gli occhi sporgenti.
“Ciao, Drusilla”, la salutò cordiale.
Drilla strinse i denti. Gli aveva ripetuto qualcosa come quattrocentonovantotto volte che voleva essere chiamata Drilla, ma lui si ostinava con il suo nome completo. Non poteva nemmeno accusarlo di farlo apposta, perchè con quegli occhi azzurri e i capelli biondi Lorcan sembrava un angelo innocente e totalmente fuori dal mondo. E lo era sul serio, fuori dal mondo, immerso in uno tutto suo.
“Ciao, Lorcan.”
“Come mai hai chiesto al professore di far stare Stuart con Emily? Non vuoi stare tu con lui? Avete litigato?”, chiese in tono vago.
Drilla, stupita da quel ragionamento assolutamente inoppugnabile, guardò allarmata gli altri. In effetti qualcuno guardava incuriosito o perplesso da lei a Stuart e viceversa, ma la maggior parte sonnecchiava come sempre.
“No, no abbiamo litigato, ma Emily doveva dirgli una cosa”, spiegò Drilla rapida.
“Davvero? Ah, be’, sono felice di stare in coppia con te. Mi sei molto simpatica”, affermò con un sorriso disarmante Lorcan.
Drilla sospirò e non rispose. Che cosa avrebbe potuto ribattere? Si consolò vedendo che, mentre il professore armeggiava con delle strane, grosse scatole di gomma, Stuart ed Emily parlottavano tra loro.
Alla fine Weasley li richiamò tutti più vicino, e reclamò Emily e Stuart accanto a sè. I Corvonero facevano sempre la compresenza di Cura delle Creature Magiche con quelli di Serpeverde quell’anno, e nonostante di solito andassero d’amore e d’accordo, c’erano comunque parecchi di loro di cui Drilla non sopportava nemmeno il vago sentore di serpi viscide. Per la precisione questi elementi erano costituiti da due delle ragazze più sciocche ed egocentriche che Drilla avesse mai visto: Electra Zabini e la sua collega, tale Zafira Montague.
E, purtroppo, le due smorfiose in questione capitarono proprio accanto a lei e Lorcan, e presero subito a ridacchiare e a lanciare occhiate sprezzanti al povero Lorcan. La calma di Drilla cominciò a venir meno all’istante. D’accordo: che Lorcan fosse abbastanza fuori di testa lo sapeva anche lei, ma non c’era bisogno di tutto quel sarcasmo nemmeno poco velato.
“Oggi studieremo gli Istrilici. Creature elettriche”, spiegò Weasley infilando una mano nella scatola ed estraendola con le dita strette attorno a una strana creatura simile a un riccio ricoperto di pelo morbido che vibrava ed emetteva scintille.
Le ragazze fecero un “oooh” di ammirazione.
Weasley sorrise. “Sì, sembrano teneri, vero? Ma il loro pelo emette cariche che potrebbero essere paragonate ai più potenti Shockantesimi esistenti. Se non si proteggono adeguatamente le mani, toccarli potrebbe essere addirittura fatale per le vostre funzionalità cerebrali.”
Un mormorio percorse la classe, e le ragazze che avevano espresso con versetti incantati il loro apprezzamento chiusero la bocca e si fecero serie.
“Ora voglio che ogni coppia prenda un Istrilice dalla scatola e gli dia da mangiare. Gli Istrilici si nutrono di elettricità e infestano tantissime case di Babbani creando black-out; quando non trovano fonti di energia elettrica si accontentano anche di lucciole. In quell’angolo ce ne dovrebbe essere una quantità sufficiente.” Indicò un’altra scatola, stavolta di cartone, e allungando il collo Drilla poté vedere che rigurgitava di piccoli insetti dall’addome rigonfio. “Cominciate. E se non sapete come fare guardate prima me, Dunneth e Hale.”
Lorcan non sembrava per nulla intenzionato a seguire quest’ultimo consiglio e fu il primo a prendere dalle scatole il suo animaletto peloso da ingozzare di cibo. Raggiunse Drilla con un sorriso e con l’Istrilice ben saldo in una mano.
“Ehm, non dovremmo aspettare di vedere come fanno Stuart ed Emily?”, obiettò Drilla preoccupata.
“Non serve, a casa ho uno di questi e so come trattarli”, disse lui allegro.
“Pensavo che a casa tua avessi un allevamento di cavalli alati.”
“Oh, sì, ma anche un Istrilice. A mia madre piacevano tanto, così papà ne ha preso uno e lo ha addomesticato”, rispose lui in tono assente.
Drilla fece per chiedergli quanti animali effettivamente avesse, ma poi rinunciò. D’altronde era risaputo che i genitori di Lorcan erano due tipi eccentrici e amanti degli animali. Si inginocchiò e rimase a guardare mentre faceva tutto lui, e dovette ammettere che con gli animali ci sapeva davvero fare. Porgeva le lucciole all’Istrilice che, dopo i primi momenti di diffidenza, aveva preso allegramente ad abbuffarsi.
Un urletto lì accanto le fece girare un attimo la testa, e vide che le due smorfiose di Serpeverde stavano cercando di nutrire a forza il loro esemplare, che invece cercava in tutti i modi di fuggire dalle mani di Zafira.
“Non dovete trattarlo così, non vedete che è spaventato?”, disse Lorcan serio, che si era accorto a sua volta di loro.
Electra lo guardò come se un orrendo e viscido ranocchio di palude le avesse appena rivolto la parola. “Che cosa te ne frega di quello che facciamo, Scamandro?”, ribatté violentemente.
Drilla avvampò di rabbia. “Dovreste ringraziarlo del consiglio invece che rispondere così”, scattò.
Electra puntò gli occhi scuri su di lei e sul suo volto si allargò un sorriso sgradevole. “Ma guarda, ora ti metti anche a difendere un cerebroleso come questo. Cos’è, non sei caduta abbastanza in basso mettendoti insieme a un disgustoso Mezzosangue come quel Dunneth e devi anche cominciare a difendere questa feccia?”, disse inviperita, stringendo l’Istrilice che aveva in mano e che emise uno squittio di dolore.
Drilla non ci vide più dalla rabbia: tirò fuori la bacchetta ma, prima che potesse lanciare un incantesimo, una luce blu lampeggiò da di fianco a lei e colpì la mano di Electra, che mollò all’istante l’Istrilice. Prima che Drilla potesse capire quello che era successo, il pelo dell’animaletto scintillò e una scarica elettrica partì da esso e colpì come un ventaglio vibrante tutto ciò che gli stava intorno. Electra compresa.
Il lampo durò un solo istante, ma bastò: un istante dopo la Serpeverde era completamente bruciacchiata, i capelli scomposti e il viso completamente sconvolto.
Drilla, sbalordita, si voltò e vide Lorcan in piedi accanto a lei con la bacchetta in mano, ancora vibrante per l’incantesimo lanciato. Il ragazzo, per una volta nella vita, aveva perso la sua espressione sognante e, accigliato, fissava Electra.
“Non bisogna fare del male a degli animali indifesi”, annunciò solenne.
“Che sta succedendo?”
La voce del professor Weasley li fece sobbalzare.
L’uomo si avvicinò, vide Lorcan e Drilla con la bacchetta, vide Electra completamente sconvolta e annerita, e si accigliò. “Cosa avete fatto?”, chiese ai primi due.
“Professore, Scamandro e Cook hanno fatto sfuggire di mano l’Istrilice a Electra e per colpa loro lei si è presa una scossa”, piagnucolò Zafira.
Weasley guardò Electra, che con la sua espressione vuota sembrava completamente andata, e scosse la testa. “Portala in infermeria, Montague. Non essere stupida, hai i guanti, non ti farai niente”, aggiunse, vedendo che la ragazza esitava a toccare l'amica bruciacchiata e ancora attraversata da qualche debole scarica.
Zafira si convinse e obbedì. Weasley, allora, passò a Lorcan e Drilla, che avevano abbassato la bacchetta. Il ragazzo aveva riacquistato l’espressione svagata di sempre.
“E’ vero quello che ha detto Montague?”, chiese calmo il professore.
Drilla aprì la bocca per negare, ma Lorcan la precedette. “Sì. Stava maltrattando l’Istrilice”, disse, come se si trattasse di un crimine atroce.
Weasely sembrò doversi sforzare molto per non sorridere. “Davvero? Be’, se le cose stanno così mi dispiace ma dovrò mettere in punizione tutti e due.”
Drilla sospirò. Tanto per cambiare.

Il professor Weasley affidò loro il compito di spolverare uno dei luoghi dei sotterranei che non veniva usato ormai da tempo immemorabile. Non era un compito faticoso, solo estremamente noioso.
Sugli scaffali di alcune mensole erano accatastate vecchie coppe, forse oggetti che erano stati messi lì perché la Sala dei Trofei ormai straboccava troppo di targhe e riconoscimenti.
Rufus Wyman, per Servizi Resi alla Scuola, leggeva pigramente Drilla mentre li spolverava. Richard Burmingham, Campione di Quidditch, 1556, Serpeverde; la foto indicava un ragazzo molto grosso e dall’aria minacciosa; Ellen MacRiven, Encomio Speciale alla Carriera; sotto una faccia segaligna che molto probabilmente apparteneva a qualche Custode; Marion Seidley, Campionessa di Quidditch, 1501, Tassorosso, e sotto c’era il volto di una delle ragazze più smunte che Drilla avesse mai visto.
“Ehi, Drusilla, guarda qui. Questo è un mio avo!”, disse ad un tratto Lorcan, che come lei stava spolverando tutti quei trofei ammuffiti. Le sventolò sotto il naso una targa in argento ormai ossidato che portava incisa la scritta: "Harold Scamandro, Premio ai Servizi Resi alla Scuola, 1506", e, sopra, un individuo alto e allampanato con un pesante volumone tra le mani.
“Mio padre mi ha parlato di lui. Dice che fu il primo a scoprire l’uso medico del sangue dei Grifoni durante le epidemie di Peste di Cerbero”, disse orgogliosamente Lorcan.
Drilla sbuffò. Non poteva fregargliene di meno di tutte quelle persone ormai morte e sepolte. “Quello che vorrei sapere è a cosa serve spolverare tutt... argh!”
Un cascata di freddo polare la trapassò da parte a parte, facendola rabbrividire violentemente.
“Oh, ciao Hector”, salutò cordialmente Lorcan.
Drilla lanciò un’occhiataccia al cavaliere fantasma che le era appena passato attraverso e che guardava prima lei e poi Lorcan con gli occhi vuoti. “Oh, salve, nobili Grifondoro! E’ un onore per me questo incontro”, disse con la voce stentorea.
Hector era il fantasma di un cavaliere che era morto a causa di una brutta mazzata sulla testa ricevuta per sbaglio da un alleato dopo che l’aveva scambiato per un nemico. Nemmeno da morto si era più ripreso, e veniva ormai chiamato da tutti anziché Sir Hector di Valle Ombrosa, semplicemente Hector lo Svampito.
“Noi non siamo Grifondoro”, disse Drilla irritata.
“Ah, quali coraggiosi intenti e nobili cuori si celano nella vostra casata”, proseguì Hector come se non l’avesse sentita.
Drilla sbuffò. Far ragionare lo Svampito era assolutamente impossibile.
“Cosa fai qui di bello, Hector?”, chiese invece Lorcan affabile.
Hector lo fissò per un attimo, come se dovesse riflettere per trovare la risposta a quella domanda, poi il suo viso si illuminò, o meglio, si stese in un’espressione beata e rispose solennemente: “In realtà credevo che fosse oggi la celebrazione per l’anniversario del seicentocinquantesimo anno di nozze tra Eric il Bianco e la Dama delle Segrete, ma, invero, devo essermi sbagliato, indi sarà bene tornare domani.”
“Domani è l’anniversario di nozze tra i due fantasmi delle cantine? Davvero?”, chiese Lorcan interessato. “Dovremmo venire a fare loro gli auguri, non trovi, Drusilla?”
Drilla gli lanciò un’occhiataccia. “Stai scherzando? Ho di meglio da fare che partecipare a un festino di fantasmi!”
Lorcan spalancò gli occhioni innocenti, colpito. “Ma sarebbe educato”, obiettò ragionevole.
“Sarebbe certamente grande onore per noi, spiriti trapassati, avere dei vivi tra noi”, annuì Hector pomposo.
Drilla passò gli occhi da lui a Lorcan, che con la sua espressione angelica sembrava il più indifeso e tenero tra tutti gli esseri viventi. Sospirò. “E va bene, vada per la festa dei fantasmi.”



Note:
Sì, sono sparita da luglio. Sì, siete molto arrabbiati. Sì, potete insultarmi se volete.
Confido però anche nella vostra misericordia: ho dovuto studiare per un esame molto importante e ho cominciato a fare la pendolare con una media di 180 chilometri al giorno da percorrere tra andata e ritorno. Basta come giustifica? No? ​Allora perdonatemi almeno per intercessione dell'angelico Lorcan: se è riuscito a convincere Drilla ad andare a una festa di fantasmi, allora può convincere anche voi ;)
 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mue