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Autore: Bec77    26/02/2009    0 recensioni
Credendo alla sfortuna, probabilmente lo strano fenomeno che avvenne dopo lo avrebbe potuto classificare come paranormale, una conseguenza dell’incontro con il gatto nero. Ma non ne ebbe il tempo: dal ciglio del marciapiede opposto Sam si vide venire incontro un’ombra nera, che si espandeva a macchia d’olio verso di lei. Le case venivano risucchiate, così come l’asfalto della strada, i lampioni, i tronchi e i rami senza foglie degli alberi piantati sui marciapiedi. Senza che potesse muoversi, impietrita dalla paura, Sam pensò che tutto questo doveva essere un sogno, anzi un incubo causato dall’abbuffata che aveva compiuto quella sera assieme a tutta la sua famiglia. Certamente questa non poteva essere la realtà: la macchia nera non esisteva, quell’ombra non si stava avvicinando a lei, ed ora non si stava arrampicando su per le sue gambe cercando di inghiottirla o cancellarla.
[Terza classificata al concorso “Original Concorso 3: L’Ombra e… l’Angelo”, indetto sul forum di EFP da Eylis.]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia, pur senza commentare

Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia, pur senza commentare. Ecco a voi l’Epilogo, l’ultimo capitolo. Alla prossima storia!

 

 

 

 

CAPITOLO 7 – L’EPILOGO DELLA STORIA

 

La Strega non riusciva a crederci. Senza che potesse prevederlo i suoi nemici erano riusciti a scoprire il suo punto debole. Digrignando i denti ordinò ai suoi Esseri Ombra di attaccare Melody, mentre lei e i suoi fedeli Spazzini attaccavano da dietro le spalle le due ragazzine: il suo obiettivo era solo la nipote della Salvatrice, l’unica che poteva annullare il suo maleficio. Se la ragazzina avesse vinto per lei sarebbe stata la fine ed il suo potere sulla Dimensione Ombra sarebbe scomparso.

- RAGAZZINA, NON MI PORTERAI MAI VIA IL MIO POTERE! – urlò quando le fu alle spalle.

Presa completamente di sorpresa, mentre la zia Melody era impegnata con gli Esseri Ombra, Sam dovette fronteggiare l’attacco della Strega e degli Spazzini.

Senza rendersi realmente conto di ciò che faceva, Sam tentava di scansare gli attacchi magici della Strega, che per un qualche motivo ignoto ad entrambe rimbalzavano contro una parete magica ed andavano a colpire gli specchi di vetro, distruggendoli uno dopo l’altro.

- Ora basta ragazzina, mi hai stufata! – esclamò a denti stretti la Strega.

- Anche tu dannata Strega! Io voglio tornare a casa! –

All’improvviso una seconda e potentissima luce scaturì da uno specchio: con un lembo del vestito la Strega Mirto aveva toccato lo specchio di vetro che portava alla dimensione più desolata dell’intera Dimensione Vuota: la Dimensione Immobile, dove il tempo non passava mai e solo uno era l’ospite destinato a rimanerci.

- NO, NON E’ POSSIBILE! – urlò la Strega prima di scomparire.

Anche i suoi Spazzini e i suoi Esseri Ombra sparirono, lasciando basiti tutti quanti i presenti.

 

- Ma cosa è successo? – domandò atterrita Marta.

- Non ne ho idea... – mormorò zia Melody guardandosi attorno.

Lei, la nipote, l’amica Fantasma e la gatta erano le uniche forme di vita presenti all’interno della Dimensione Vuota. Gli specchi rimasti riflettevano paesaggi a loro sconosciuti, ma come invece non avevano fatto con la Strega, come se fosse il loro obiettivo, scansavano le quattro e viravano lontano da loro. Lo sguardo della Salvatrice cadde sulla nipote Sam, che se ne stava a qualche metro da lei e Marta con un’aria da pulcino impaurito: si guardava attorno e scansava gli specchi, facendoli però virare improvvisamente in altre direzioni. Quando fu abbastanza vicina la fissò con occhi impauriti.

- Cosa è successo zia? – chiese Sam, avvicinandosi assieme alla gatta Bec.

- Come ho già detto a Marta non lo so – le rispose convinta.

Ad un tratto l’Aquila sulla sommità del suo bastone si illuminò, emettendo una luce simile a quella che le aveva portate nella Dimensione Vuota. Sam e Marta si allontanarono con uno scatto, temendo di essere in pericolo, ma Melody le rassicurò:

- Non preoccupatevi, è solo il mio Angelo Custode – sorrise la donna.

Infatti un’aquila dal piumaggio dorato prendeva forma dalla luce, che perdeva man mano intensità. Quando essa fu formata del tutto i raggi luminosi emisero un’altra potente luce e scomparvero, così com’erano apparsi. L’Angelo planò verso la sua protetta, poggiandosi docile e amorevole sulla spalla di quest’ultima, che sorridente prese ad accarezzarla.

- Mia cara amica, da quanto tempo... – disse Melody con sguardo nostalgico.

L’aquila emise un verso stridulo, frullando le ali in segno d’assenso. Probabilmente anche lei aveva sentito la mancanza della padrona. Poi si mise a fissare con sguardo carico di significato la gatta Bec, ancora fra le braccia della sua protetta Sam.

- Perché la guarda così? – chiese impaurita Sam, tentando di nascondere la gatta a quegli occhi così penetranti e neri.

- Sta solo cercando di comunicare con lei, non ti preoccupare. Gli Angeli sono empatici, riescono a leggere nella mente dei loro simili – spiegò calma zia Melody.

Sam si sentì rassicurata e accarezzò la testolina nera di Bec. Ad un tratto quest’ultima emise un miagolio e prese a brillare esattamente come la sommità del bastone della zia Melody. Spaventata Sam la lasciò andare a terra, e la gatta, che si stava trasformando, cadde a zampe unite. Ciò che accadde dopo nessuno lo seppe, perché tutti i presenti furono costretti a chiudere gli occhi talmente la luce era accecante. Ciò che si sa è che la gatta Bec scomparve ed al suo posto si trovò un bastone dalla lucente placcatura nera, con alla sommità la figura intagliata a regola d’arte di un gatto del medesimo colore.

Commossa ma addolorata, Sam lo strinse a sé.

- Ho capito, - mormorò. – Adesso tocca a me trasportarci a casa, vero Bec? –

Sam non aspettò risposta, sapeva che essa non sarebbe arrivata. Si avvicinò dunque all’amica Fantasma con sguardo commosso e, senza aspettare una sola parola, la abbracciò stretta.

- Mia sorella si chiamerà come te. Non ti dimenticherò Marta, spero che troverai presto i colpevoli della tua morte – le disse.

- Anche io. Sarò orgogliosa di portare lo stesso nome della sorella della Seconda Salvatrice – disse sorridente ma in lacrime la Fantasma, stringendo a sua volta l’amica. Ora potevano sentire la differenza di temperatura fra i loro corpi: significava che Sam era tornata un essere umano, finalmente.

- Sam, devi portarci tutti a casa. Il mio Angelo non ha più potere, ecco perché è tornato nella sua forma originaria dopo tutti questi anni – le spiegò la zia, dimostrando però alle altre due di essere commossa per quell’abbraccio fraterno.

Sam annuì e lasciò andare Marta, che dopo un ultimo sorriso e saluto, disse: - Anche io devo tornare a casa. Ci pensi tu, vero Bec? – chiese rivolgendosi sorridente al bastone nero.

Come se esso l’avesse udita prese a brillare un po’ meno intensamente di prima e all’istante, dietro al piccolo gruppetto, apparve un nuovo specchio di vetro: si potevano osservare riflesse le persone in festa che smantellavano la Fabbrica e gridavano grazie al cielo, i festoni appesi ancora ai lampioni e la città illuminata a giorno.

- L’Ora della Liberazione, finalmente – mormorò Marta.

- Cosa? – chiese Sam.

- L’Ora della Liberazione, la Mezzanotte che segna la disfatta della Strega Mirto. Ce l’hai fatta Sam! – le spiegò la zia sorridente, poggiandole una mano sulla spalla.

Sam sorrise e strinse Bec al petto. Poi fece segno alla Fantasma di andare. Con il sorriso sule labbra l’altra annuì, e così come l’aveva incontrata Sam la vide sparire. Probabilmente avrebbe raccontato a tutti quello che aveva visto, ma ciò non dava nessun fastidio a Sam: era orgogliosa di ciò che era riuscita a fare.

- Dobbiamo andare anche noi, Sam. Il passaggio sta cambiando – la avvertì la zia.

Quando Sam rialzò lo sguardo sullo specchio di vetro vide infatti che esso stava mutando. Con sollievo notò che il paesaggio era proprio quello della via sulla quale era stata letteralmente mangiata dall’Essere Ombra. Prima di andarsene voleva prima sapere una cosa dalla zia.

- Zia, perché la Dimensione Ombra si chiama proprio così? – chiese.

La zia sorrise: - Perché è una Dimensione che segue la nostra, come un’ombra. Non è altro che la proiezione un po’ più stile Halloween della nostra. Non trovi anche tu? – le spiegò con un sorriso.

- Sì, è vero –

Dopo un profondo respiro prese la zia per mano e si avviò verso la superficie dello specchio, scomparendo poi insieme a lei, appena toccata la superficie, in una nuvola di luce.

 

 

   
 
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