Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _Nephilym_    15/11/2015    3 recensioni
Regina è la regina che noi tutti conosciamo, rigida, spietata e potente.
Emma è qualcosa di diverso da chiunque altro, l'ultima di una stirpe, isolata per scelta propria dal resto del mondo, fino a che non riceve una misteriosa lettera inviata da una potente sovrana che richiede il suo aiuto.
Swan queen in tutto e per tutto.
Snow non ha mai incontrato regina.
Il mondo è leggermente diverso a quello dello show.
Nei capitoli futuri sarà presente anche la red beauty.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La sala era tutto ciò che si era aspettata dopo quella frettolosa visita del palazzo.

La navata centrale, evidenziata da un lungo ed elaborato tappeto nero, su cui risaltavano armoniosamente centinaia e centinaia di ghirigori dorati, era circondata da una regolare serie di colonne doriche, la cui altezza andava aumentando con la vicinanza al seggio reale.

Le alte e imponenti vetrate laterali erano ricoperte da morbidi drappi scuri, il cui tessuto impediva ai raggi mattutini di illuminare completamente la sala, lasciandola così in penombra.

Emma non vide il volto della donna elegantemente sistemata sul seggio, al contrario infatti, fu l'ultima cosa che notò.

Quelli come lei venivano addestrati sin dalla nascita a tralasciare futili particolari come l'aspetto esteriore al fine di essere capace di sfogliare l'anima di una persona ad una prima, superficiale occhiata.

Ed Emma non rimase affatto contrariata da ciò che vide.

Sul possente trono argenteo, stava seduta una donna dal portamento fiero: un lungo abito nero con una generosa scollatura a mostrare un seno sodo, i capelli imbrigliati in una complessa treccia lasciata ricadere sulla spalla, in una posizione tale da ricordarle pericolosamente un cobra.

Le gambe incrociate si smossero appena quando fu a pochi metri di distanza, con impazienza, e le mani strinsero i larghi pomi dei braccioli su cui erano sistemate.

“Vostra altezza, Regina Mills, sovrana delle terre del nuovo impero e d'oriente” la presentò l'omuncolo alla sinistra di Emma, sistemandosi poi silenziosamente accanto ai brevi scalini che conducevano al trono.

Solo in quel momento, quando il corpo della regina si fletté impercettibilmente in avanti, per esaminarla meglio, lei si concesse di alzare gli occhi e osservare il volto della donna che le stava davanti.

La giovane cacciatrice aveva viaggiato per anni, accettando contratti dalle più nobili famiglie dei tre regni, e frequentando le più sfarzose corti del vecchio impero, e in tutto ciò, aveva visto migliaia e migliaia di bellezze, che però nel tempo erano andate disfacendosi nella sua memoria, lasciando appena un vago ricordo di ciò che erano state un tempo.

Ma, di questo era certa, non si sarebbe dimenticata facilmente.

Due profondi pozzi, neri...no, marroni, si inchiodarono ai suoi occhi felini e la scrutarono con una sicurezza che quasi nessuno aveva mai sfoggiato nei suoi confronti: le labbra carnose, rosse come il fuoco, come il sangue, si contrassero in un appena accennato sorriso di consapevolezza mentre una minuscola cicatrice all'angolo della bocca si increspava.

La pelle ambrata in perfetto contrasto con la capigliatura corvina era ricoperta da un leggero strato di cipria, mentre quegli occhi che continuavano a scrutarla erano sovrastati da un'ombra blu marino.

Nonostante la sfolgorante bellezza della giovane regina, la sua attenzione continuava a ricadere sempre su quegli occhi.

Occhi curiosi e impavidi.

Occhi nuovi.

Il valletto non parve accorgersi dello scambio di occhiate fra le due, e dopo svariati momenti di puro silenzio si esibì in un'elegante colpo di tosse tatticamente elaborato, prima di mimare un veloce inchino in direzione dell'ospite.

Non si sarebbe inchinata, e aveva la sensazione che la regina lo sapesse, ma nonostante ciò la sovrana tornò ad accomodarsi sul trono, facendo coincidere alla perfezione la lunga schiena col freddo metallo.

Nulla accadde, e la sala rimase immersa nel silenzio, sembrò quasi che il tempo avesse smesso di avanzare.

Un rosso sorriso spezzò l'incanto.

“Mi era stato detto che i Witcher possedessero due spade” pronunciò con voce profonda, lentamente, tanto da dare ad Emma la sensazione che questa lentezza fosse premeditata.

Sorrise anche lei, accarezzando silenziosamente con la punta delle dita inguantate, l'elsa della lunga spada al suo fianco.

“Questa è per pura scena, non vedo alcun possibile pericolo all'interno delle vostre mura, e anche nel caso in cui vi fosse, questa lama sarebbe comunque un gingillo superfluo” pronunciò ascoltando la sua voce riecheggiare decisa per la sfoglia sala.

La regina apparve divertita dal suo commento, tanto da esibirsi in una bassa ed elegante risata,

“Oh cara, quanto vi sbagliate” mormorò coprendo con la mano il sorriso ancora ben visibile sul suo volto,

“Vedremo” mormorò di rimando la bionda.

Era stata convocata a corte per un contratto della massima urgenza, non per dilettare la sovrana in lunghe conversazioni, per quello, era certa, il valletto al suo fianco sarebbe stato più che abbastanza.

Spostò il peso del suo corpo da uno stivale all'altro, già stanca dell'etichetta di corte, ed iniziò ad osservare impudentemente la sovrana, soffermandosi su qualsiasi particolare della donna o dell'elaborato abito che essa indossava, che più attirasse la sua attenzione.

In una situazione quotidiana, la regina si sarebbe sentita offesa da un comportamento così libero e provocatorio, ma era lei stessa così affascinata dalla bionda dinanzi a se, da non curarsi proprio di quegli occhi famelici, da bestia, che la scrutavano.

Era stata educata con la migliore delle educazioni, quella che solo ad una donna destinata, un giorno, a governare tutti e tre i regni, veniva concessa, secondo sua madre.

Aveva ricevuto le più approfondite nozioni su qualsiasi argomento, dalla geografia all'alchimia, dalla storia e diritto all'etichetta di comportamento.

Ma mai nessuno le aveva parlato degli witcher.

Erano sempre stati un'ombra, una presenza costante ovunque lei andasse, sempre sulla bocca di tutti e allo stesso tempo di nessuno.

Nessuno sapeva molto di loro, a parte che ormai fossero estinti.

Famosi per le loro arti magiche avanzate e le loro caratteristiche quasi inumane, gli witcher avevano combattuto le bestie che popolavano i tre regni per secoli, millenni addirittura, per poi scomparire nel vuoto.

Aveva passato anni a rintracciarne l'ultima, e giusto in tempo per ciò che lei sapeva le sarebbe stato fatale se non fosse riuscita a convincere la striga ad aiutarla.

Ma di certo, quando aveva inviato il suo più fidato messaggero su per le ripide vie dei monti settentrionali, non si era aspettata questa witcher.

Era giovane, o per lo meno, così appariva: lunghi capelli biondo cinereo imbrigliati in una coda di cavallo bassa, la carnagione pallida, perlacea in contrasto con l'acceso colore innaturale dei suoi occhi.

Il viso, composto da un elegante intreccio di lineamenti delicati, era ricoperto da un'espressione seria, le sottili sopracciglia leggermente corrucciate nell'osservarla, una lunga cicatrice ad attraversarle l'occhio sinistro, continuando per buona parte della guancia, ed una semi circolare posta sulla fronte, quasi a circondare l'occhio destro.

Se avesse dovuto descriverla in una parola avrebbe decisamente adoperato il termine ingombrante.

Non per il suo aspetto fisico, che, anche stretto in quell'armatura, si mostrava atletico e slanciato.

Ma perché nello stesso istante in cui aveva varcato le alte porte della sala del trono, Regina aveva potuto saggiare nell'aria la pesantezza del suo incarico, quasi come se questo fosse un macigno sulle spalle della bionda, dandole l'impressione che persino lei, che governava il più grande regno odierno, non avesse idea di cosa fosse la responsabilità.

“Non vi aspettavo così presto” ammise lasciando che i suoi occhi saettassero autonomamente su quelli dell'interlocutrice.

Lei sorrise,

“Mi piace prendermi cura dei miei contratti il più velocemente possibile, sopratutto se a contattarmi è la regina nera” mormorò con tono scherzoso.

Si, Regina si era aspettata un possibile comportamento superiore, d'altronde, non era la bionda pur sempre un guerriero?

“Sono felice che vi siate data tanto disturbo per venirmi in soccorso” pronunciò sollevandosi dal seggio regale e lasciando che la lunga coda dell'abito ricadesse sul lucido pavimento, prendendo poi ad avanzare verso di lei.

Emma rimase immobile, permettendo solo ai suoi occhi di rimanere sulla sovrana, e di seguirla fino a che non fu ad appena un metro da lei, non poté però fare a meno di notare il delicato profumo di mele che pareva aleggiare attorno alla donna.

Sarebbe stata pronta a scommettere di puzzare di fango e muschio, e sperò che il tanfo di sangue rimastogli addosso giorni prima, durante un attacco di ghoul, non fosse percepibile.

Se lo era, la regina ebbe la buona creanza di non darlo a vedere.

Invece, si diresse oltrepassandola lungo la navata deserta, senza aspettare che la seguisse.

Quando spalancò la porta, con la bionda al suo seguito, una coppia di anziane domestiche si irrigidì all'istante, smettendo di chiacchierare e dirigendosi frettolosamente verso la più prossima via di fuga.

Nessuna delle due diede troppo peso al comportamento delle due o del resto della servitù, mentre la regnante guidava il percorso attraverso i corridoi.

Emma si concesse di analizzare le varie ale del castello che andarono attraversando, notando svariati ritratti posti su qualsiasi parete, probabilmente antenati della regina o della casata che prima occupava il trono.

Ma non sarebbe onesto tralasciare il fatto che nonostante l'elegante arredamento, e le sfarzose decorazioni, tutto ciò che continuava ad attirare l'attenzione della striga era il lento ondeggiare dell'esile corpo della regina di fronte a se, stretto nell'abito nero che continuava ad ondulare ad ogni suo passo, come un'onda, incantevole e ipnotica.

E regina se ne accorse.

Sentiva gli occhi della cacciatrice bruciarle la schiena come tizzoni roventi, ma a differenza dei migliaia di occhi che la scrutavano ogni giorno, alcuni ricolmi della più profonda paura o odio, altri dominati dalla brama e dalla lussuria, questi non le procuravano alcun fastidio o ribrezzo.

Li percepiva su di se con la più totale naturalezza, quasi sentendosi in dovere di lasciarli lì, a giacere dolcemente sulle sue forme come se vi appartenessero.

In breve guidò la bionda fino all'ala ovest del palazzo, la più antica, dentro la quale erano locate la maestosa biblioteca di tre ale, le quali librerie in frassino e mogano avevano custodito per secoli i segreti più gelosamente nascosti dei sovrani, alla quale solo a Regina era dato accedere.

Sopra di essa si trovava il suo studio, dislocato nella torre occidentale, le cui strette scale furono velocemente salite dalle due mentre la sovrana tratteneva pigramente i lembi dell'abito lasciando però che buona parte continuasse a strisciare silenziosamente lungo il marmo.

“Sono stata più che sollevata dalla notizia del vostro arrivo” confessò infine aprendo la larga porta dello studio, ricevendo in risposta solo un basso mormorio, a confermarle l'attenzione ancora salda dell'ospite.

Lo studio era largo, a forma esagonale, al centro del quale stava posta su un elegante tavolo ovale, una mappa del mondo raffigurante ogni minimo dettaglio dei tre regni, sulla quale giacevano diverse miniature di una larga aquila nera.

Oltre questa vi era una larga e ben scolpita scrivania, ricoperta dai più vari scritti e pergamene ben ordinate.

Emma sentì appena l'affermazione della donna ammirando la stanza, la quale le portò alla mente il suo stesso studio alla fortezza d'inverno, sulle montagne, da dove era stata strappata a causa degli ancora misteriosi bisogni della donna che si trovava dinanzi.

“Svariati mesi fa, alcuni miei consiglieri hanno portato alla mia attenzione alcuni casi di sparizione avvenuti all'interno delle mura cittadine” iniziò quest'ultima posizionandosi dietro la grande mappa del mondo ed afferrando con entrambe le mani il legno che la circondava.

“Non mi sorprende, nelle grandi città come questa che vi ritrovate a governare, avvengono ogni giorno sparizioni” disse Emma osservandola con disinteresse, iniziando a temere di ritrovarsi di fronte all'ennesima perdita di tempo.

“Rapine, tornaconti, mercenari, risse finite male...” elencò rigirando la mano sull'elsa riposta al suo fianco, la regnante annuì alzando elegantemente una mano per interromperla,

“Ne sono più che consapevole, invero queste furono esattamente le parole che rivolsi ai miei consiglieri per liberarmi il più in fretta possibile della storia” sorrise educatamente squadrando la donna.

Solitamente, chi la interrompeva le provocava solamente fastidio, ma in questo particolare caso, fu felice di sapere che la sua impiegata fosse capace di analizzare in fretta e razionalmente.

“Questo fu finché non avvenne nuovamente” mormorò poi voltandosi verso la larga scrivania e ritraendone un ordinato raggruppamento di pergamene tenute insieme da un sottile laccio di pelle,

“Vedete Miss Swan” le sottili sopracciglia cineree parvero aggrottarsi al nome “mi venne difatti comunicato che dopo svariate settimane i casi di sparizione si erano intensificati fino a raggiungere il regolare numero di sette vittime ogni settimana” comunicò passandole i documenti e attendendo invano che li analizzasse.

Infatti Emma non mostrò alcun interesse nei confronti delle ingiallite pagine che ore risiedevano nella sua mano destra, e tutto ciò che catturava la sua attenzione era il nome che le era appena stato attribuito dalla regina.

Dei se odiava il suo cognome.

Lo disprezzava più di ogni altra cosa al mondo.

La regina, notando che la bionda non mostrava alcun segno di volere approfondire la lettura dei testi, si limitò a continuare nella spiegazione con un sospiro,

“Assoldai dei mercenari, persino dei cacciatori di streghe quando questi fallirono, e nel momento in cui persino loro tornarono indietro a mani vuote credetti di dover demordere” ammise prendendo posto su una delle larghe poltrone poste di fianco al tavolo,

“Chi vi ha detto di me?” chiese poi l'ospite senza abbandonare la piastrella di marmo di fronte all'entrata che aveva occupato fino ad allora,

“Come prego?” chiese Regina sollevando di poco un sopracciglio al tono accusatorio,

“Chi vi ha comunicato come e dove trovarmi” spiegò Emma spostandosi finalmente verso la donna, lasciando cadere l'involucro di fogli sulla mappa e appoggiandosi ad essa con le braccia incrociate e l'attenzione totalmente rivolta all'altra.

Voleva saperlo, doveva saperlo.

Era il motivo principale per cui aveva accettato l'incarico in primo luogo.

Aveva passato gli ultimi dieci anni nascondendosi dal mondo, imprigionandosi autonomamente in quelle fredde mura che costituivano l'ultima fortezza witcher rimasta al mondo, e nonostante tutto una regina era riuscita a scovarla dall'altro capo del mondo, esigendo i suoi servigi.

Di certo non l'aveva scovata da sola, ed Emma aveva avuto tutte le intenzioni di scoprire che era stato ad informarla dal momento stesso in cui era salita a cavallo ed aveva oltrepassato a trotto le mura di cinta del suo forte.

La regina rimase in silenzio, soppesando nella sua mente la possibilità di scacciare le curiosità della striga o anche di mentire.

Ma a quale fine poi?

Lo stesso uomo che aveva suggerito il possibile intervento della witcher non aveva alcun tipo di legame, se non passato con lei, ma allo stesso tempo, non vedeva il motivo per cui a lei fosse dovuto di dare una spiegazione a qualcuno al suo soldo.

“Non vedo come questo possa assistervi nella vostra ricerca” mormorò distrattamente sistemandosi meglio sulla poltrona, l'altra sorrise divertita dal contrasto.

“Credetemi mia lady, mi assisterà più di quanto possiate credere” conferì senza battere ciglio.

Regina decise di essersi stancata dell'impudenza della bionda.

“Quando avrete dato mostra delle vostre capacità dimostrandomi che siete davvero di alcuna valuta rispetto l'oro che vi pago, allora riceverete una risposta” disse con sicurezza alzandosi.

La bionda, senza spostarsi di un centimetro, decise di stare al gioco, d'altronde avrebbe comunque potuto apprezzare una buona caccia dopo anni di letargo.

“E sia” acconsentì tirandosi in piedi e dando sfoggio dei vari centimetri di altezza in più rispetto a Regina.

Quest'ultima non si sforzò di trattenere un leggero sorriso vittorioso e si avviò verso la scrivania, sulla quale poltrona decorata ricadde elegantemente.

“Avrò comunque bisogno di maggiori informazioni per avviare le mie ricerche” mormorò la striga degnandosi finalmente di prendere a sfogliare le pergamene.

“Ovviamente” concesse l'altra.

“Avete dei sospetti?”

“Inizialmente avevo creduto potesse trattarsi di una disputa fra gilde,in quanto alcune delle vittime iniziali appartenevano ad una delle gilde della mercanzia portuale” mormorò Regina massaggiandosi stancamente la fronte, già sopraffatta dagli sforzi giornalieri, cosa che non sfuggì all'occhio felino della witcher.

“Presumo che questa teoria non impiegò troppo tempo a crollare” sorrise vedendo la donna annuire,

“Infatti. Gli avvenimenti si spostarono poi in varie zone della città, che non si mostrarono in alcun legame fra di loro”

“Bella gatta da pelare” borbottò Emma.

Regina la squadrò mentre rileggeva gli scritti ad opera di Markel, il suo scriba personale e sorrise, vedendo in quella donna una flebile scintilla di speranza.

“Sette” la sentì pronunciare.

“Prego?” chiese confusa.

“Avete detto che sette sono le vittime settimanali” constatò emma alzando lo sguardo, mentre l'altra annuiva,

“E l'ammontare delle vittime non è mai cambiato?” chiese vedendola poi scuotere la testa in risposta negativa,

“Da quanto va avanti questa storia?” chiese mentre quelle vecchie e ormai a tempo assopite voci nella sua testa riprendevano lentamente a lavorare, macinando ogni minuscola informazione come se si trattasse del più prezioso tesoro.

“Otto mesi” rispose con sicurezza la regina.

Lei annuì.

Non aveva nessuna intuizione, il vuoto più assoluto dominava la sua mente lasciandola nell'oscurità.

Ma il suo mentore le aveva sempre ripetuto la stessa cosa, adoperandola come un'arma di rimprovero alle volte e una voce di soccorso in altre.

Nessuna caccia inizia e si conclude lo stesso giorno, e se ciò avviene, vuol dire che hai sbagliato preda.

Emma lo sapeva benissimo, dunque sorrise sistemandosi il gruppetto di fogli sotto il braccio, sentendo già dei goffi e regolari passi alle sue spalle, attraverso la massiccia orta chiusa.

“Non ho nessun altro modo di aiutarvi se non con quegli scritti” disse la regina in un tono tanto distante dal costernato quanto vicino all'infastidito.

Difatti, se c'era una cosa che Regina Mills odiava, era l'ignoranza, e il trovarsi all'oscuro di qualcosa la mandava semplicemente in bestia.

La bionda le sorrise gentilmente, come per dimostrare che comprendeva alla perfezione il suo stato d'animo e socchiuse leggermente le labbra, solo per essere interrotta dal suono della porta che veniva aperta con ben poca grazia, lasciando quelle parole mai dette a rimanere tali.

“Vostra maestà, il guardiacaccia è tornato dai confini con delle notizie sui villaggi di Begarth” pronunciò un impettito uomo sulla sessantina a cui Emma riservò un'occhiata priva di qualsiasi emozione.

Regina sospirò rassegnata alzandosi e facendogli segno con una mano di precederla nella sala delle riunioni,

“Mi rincresce Miss Swan, ma il regno chiama” disse stando ben attenta al non adoperare un tono di scusa,

Una regina non si scusa mai

diceva sua madre.

Emma annuì prima di voltarsi con un leggero saluto e superare senza una parola il nuovo arrivato, che ignorando la sovrana era rimasto ad attenderla.

Nessuna parola occupò le sue labbra mentre usciva dal suo castello, ma molti pensieri ingombrarono la sua mente, e fra questi, uno in particolare si faceva strada nell'agglomerato di ragionamenti, quasi ruggendo per essere ascoltato.

Un vecchio istinto che credeva essesi estinto da assai tempo.

La caccia era iniziata.

""Neph""
Salve a tutti, come presumo si sia capito dal mio precedente capitolo, cercherò di aggiornare ogni sabato/domenica, più o meno in coincidenza con la regolare uscita settimanale degli episodi di OUAT in america, anche se vi assicuro che è stata una scelta tutt'altro che voluta, dettata sopratutto da svariati impegni settimanali ed altro.
Ma comunque, ovviamente spero che la sotira vi stia piacendo e anche nel caso in cui non sia così, recensite, ditemi cosa ne pensate, cose belle o brutte che siano, e datemi dei consigli.
Grazie dell'attenzione, alla prossima Neph.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _Nephilym_