Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Vagabonda    26/02/2009    6 recensioni
Era alto e slanciato, la semplice maglia bianca metteva in risalto gli addominali scolpiti mentre un paio di jeans fasciava le gambe muscolose. I capelli color bronzo incorniciavano il viso dove spiccavano due fantastici occhi, neri come il carbone, inquietanti. Mai mi sarei immaginata che potesse esistere creatura più bella. La sua espressione era indecifrabile. Con gli occhi stava percorrendo la classe, senza soffermarsi su nessun volto in particolare, anche se lo vidi indugiare per un attimo verso la mia fila. Fu allora che i nostri sguardi si incrociarono. Sulle prime parve perplesso, poi si irrigidi e si voltò, non senza prima avermi lanciato un’occhiata glaciale. Non potei evitare di rabbrividire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Image Hosted by ImageShack.us







Le scosse continuavano. Ma che razza di terremoto era??!! In prima avevamo studiato i fenomeni sismici e da quel poco che ricordavo c’erano due tipi di movimenti del terreno, quello sussultorio cioè in verticale e quello ondulatorio in orizzontale. Inoltre dopo le prime scosse il terremoto andava scemando fino agli ultimi sobbalzi, detti “scosse di assestamento”. Quel giorno invece i movimenti erano stati da subito bruschi e improvvisi, non accennando a diminuire nemmeno a distanza di minuti. E poi piuttosto che dirigersi verticalmente o orizzontalmente ti facevano girare la testa, dandoti l’impressione di star facendo un giro sulle montagne russe del Luna Park!
La mia ricerca di Edward e Lucy era sembrata da subito disperata.
Oltre ai delicati scossoni che mi mandavano puntualmente a terra dovevo anche fare ginnastica, allenandomi nella corsa ad ostacoli a saltare tra un pezzo di soffitto e l’altro. Così avevo passato in rassegna le mie conoscenza di geografia, cercando qualcosa che mi potesse aiutare contro le voci “forti e improvvise scosse” o “rottami di cemento che piovono dal cielo”. Purtroppo la mia indagine non aveva prodotto frutti perciò mi ero limitata a maledire madre natura.
“Bhe, almeno non sono ancora caduta…” pensai per distrarmi. Non vidi un blocco davanti a me e inciampandovi volai dritta addosso a un armadietto che a sua volta si abbattè su un altro, causando una reazione a catena.
-Oh cavolo! – mugugnai. Quando l’ultimo armadietto fu colpito cadde su una colonna di cemento che, già danneggiata, si ruppe definitivamente. Proprio in quel momento un’altra scosse fece tremare il soffitto, rimasto ora senza sostentamenti. Un grosso pezzo si staccò e mi piovve dritto in testa. Non feci in tempo a vederlo che già mi aveva colpito e tramortita crollai a terra.
Poco prima di perdere i sensi sentii dei passi avvicinarsi e qualcuno chinarsi su di me, poi fui preda del buio.


Ero tornata indietro nel tempo, prima del terremoto.
L’ora era quella di matematica, proprio come quella mattina, la classe però era deserta.
Guarda caso c’eravamo solo io ed Edward, seduti agli angoli opposti dell’aula. Lui si alzava dal banco e lentamente si dirigeva verso la mia direzione. La calma con cui si muoveva era esasperante! Cadenzava ogni passo, metteva un piede perfettamente davanti all’altro, ogni suo gesto scandiva un secondo… una cosa insopportabile! Stavo cominciando a spazientirmi, era gia da diversi minuti che camminava eppure sembrava che non si fosse avvicinato di un passo! Poi, mentre mi tiravo su per raggiungerlo più velocemente, inciampavo nel mio candido vestito da sposa. Cosa?!? Un vestito da SPOSA?!?? Cadendo ero finita addosso al cavallo color bronzo che mi si trovava innanzi. Reprimendo l’idea che prima non ci fosse nessun cavallo , con un agile scatto improbabile da parte mia, gli balzavo in sella. Lui usciva dalla classe e ci trovavamo a correre per un campo innevato.
Gelidi fiocchi di neve mi sfioravano il viso, sciogliendosi a contatto con il calore del mio corpo. Mi protendevo per stringere le redini quando invece mi trovavo tra le mani una morbida pelliccia. Allora il lupo si fermava, i splendidi occhi ambrati fissi su di me. I SUOI occhi. E infatti pochi istanti dopo Edward era al posto dell’animale, nell’atto di chinarsi. Pensavo mi volesse prendere così protendevo speranzosa le braccia. Ma lui si acquattava come si può veder fare un leone nell’atto di attaccare la propria preda.
Mostrava i denti, i canini affilati come rasoi. I muscoli tesi, gonfi, gli occhi fissi sull’obbiettivo: IO. Volevo scappare, allontanarmi da lui. Ma le mani, mezze congelate, erano prigioniere della neve, come il resto del corpo. Rimanevo terrorizzata a guardare in faccia la morte. Una morte dagli occhi neri come la notte.



Il sogno divenne sempre più sfocato, fino a scomparire del tutto. Piombai nel buio, protetta da una calma e comoda oscurità. Tuttavia sentivo ancora la neve posarsi sul volto. Socchiusi leggermente gli occhi.
Una mano mi stava accarezzando il viso, sfiorandolo delicatamente. Era una sensazione bellissima e mi rilassava a tal punto che da li a poco mi sarei addormentata se le mie guance non mi avessero tradito, imporporandosi. Le carezze si interruppero all’istante e, riluttante, spalancai gli occhi.
Ero in una stanza angusta, poco illuminata e piena zeppa di cianfrusaglie. La riconobbi subito, e come dimenticarla??! Lì avevo passato i più bei momenti in compagnia del mio Edward…
Mi tirai su ma subito fui colta da un capogiro. Tutto cominciò a ruotare e ricaddi indietro. Prima di sfracellarmi a terra però fui prontamente afferrata da due braccia possenti.
-Mi sembra di aver già vissuto questa scena…- mormorai sorridendo.
La bocca perfetta di Edward ricambiò il sorriso.
-In effetti pare anche a me…-
Riprovai ad alzarmi ma la sua mano mi bloccò.
-Non devi più fare movimenti bruschi, per fortuna il masso ti ha solo sfiorata, provocandoti un leggero taglio che però continua a sanguinare copiosamente-
Effettivamente ora percepivo una qualche parte della testa che mi pulsava…ma la gioia di essere tra le braccia di Edward non mi faceva sentire alcun male. Purtroppo come se avesse ascoltato i miei pensieri mi poggiò delicatamente al muro. Da seduta stavo meglio, anche perché potevo vederlo con più chiarezza.
Sembrava che il terremoto non avesse avuto effetto su di lui. A parte i vestiti che avevano qualche strappo qua e la, non aveva riportato nessun graffio. Al contrario, io ero in condizioni pietose. Oltre alla testa avevo numerose ferite su mani e ginocchia, usate entrambe per proteggermi dalle cadute. La camicetta bianca lavata il giorno prima era nera di polvere e da uno strappo sul petto si intravedeva il reggiseno… imbarazzata incrociai le braccia. Sfortunatamente anche Edward doveva essersene accorto perché, a disagio, si era tolto il cardigan, rimanendo soltanto con una leggera camicia di flanella.
-Devi avere freddo, tieni, metti questa- disse, distogliendo lo sguardo.
Presi il maglione e lo indossai sopra la mia maglia sbrindellata. Non potei evitare di annusarne l’odore. Profumava di buono, di fresco, di Edward. Quante volte, quando mi era passato vicino, mi ero fermata ad apprezzarne il profumo delizioso? Ma quella pareva un’altra vita…
Ora, dopo il terremoto, la scuola era crollata e chissà quanti ragazzi si trovavano in condizioni ben peggiori delle mie… la piccola Angie…e Lucy!! Chissà come stava…
Lacrime spontanee mi salirono agli occhi e cominciai a tremare.
In un lampo Edward mi fu accanto.
-Cos’hai Sophie? Perché piangi? Ti senti male?-
Lo guardai, disperata. Almeno lui era con me, così vicino che avrei potuto toccarlo solo allungando il braccio. Ma tra noi avvertivo l’antica tensione, rinata dopo l’episodio del bacio. Stupido bacio! Perché aveva rovinato tutto?? Volevo dirgli quanto era importante per me, fondamentale, quanto gli volevo bene, il mio amore per lui… ma riuscii solo a pronunciare il suo nome, “Edward…” e, senza più la forza di riflettere, mi gettai su di lui, tra i singhiozzi.
Rimase rigido come una statua di marmo e goffamente mi ricomposi. Avevo smesso di piangere e mi sentivo spossata, come capita sempre dopo aver pianto.
-Scusa, io…non so cosa mi abbia preso…- dissi abbassando lo sguardo.
-Tranquilla, è comprensibile che tu sia sconvolta- ribattè con voce piatta.
“Ecco, brava Sophie, con il tuo comportamento da stupida ragazzina infantile non fai altro che allontanarlo di più…” pensai arrabbiata.
C’era un silenzio imbarazzante. Fu lui, inaspettatamente, a romperlo.
-Ti devo delle spiegazioni, il mio comportamento con te è stato imperdonabile, dal primo giorno che ci siamo conosciuti. Se mi prometti che mi presterai attenzione senza interrompermi sono pronto a spiegarti tutto. Poi sarai libera di urlare, scappare e anche picchiarmi se vorrai, non te lo impedirò. Dopotutto, me lo merito…allora, desideri ascoltarmi?-
Ero tutt’orecchie.
-Va bene, allora cominciamo- disse Edward, rivolgendosi più a se stesso che a me. Poi trasse un profondo respiro e cominciò la sua storia.





Scusate se questo capitolo è cosi lungo ma ho dovuto dilungarmi altrimenti non avrei più finito la FF...XDXD comunque spero vi sia piaciuto!!...una recensione,anche piccolina,e sempre gradita!! grazie e baci!!
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Vagabonda