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Autore: Anastasia123    17/11/2015    2 recensioni
Il mio proseguimento della sesta serie. Come evolveranno le vite dei tre protagonisti della fiction? Camilla, Renzo e Gaetano continuano la loro vita da "famiglia allargata" in attesa di qualche svolta futura, tra quotidianità, vecchi e nuovi incontri e casi da risolvere.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: Incontri
 
Gaetano stava indagando sull’ennesimo caso di omicidio. Il cadavere di Anton Petrich, un trentenne, era stato rinvenuto in via Milano, seminascosto in mezzo ad alcuni cassonetti dell’immondizia. Non c’erano dubbi sul fatto che si trattasse di omicidio: una sola pallottola al cuore l’aveva freddato poche ore prima del ritrovamento. Ma attorno a lui nessuna traccia, a parte la fotocopia del permesso di soggiorno che teneva nella tasca dei pantaloni e che probabilmente era sfuggita al suo assassino. Per il resto niente cellulare, niente portamonete. Le indagini brancolavano nel buio.
Il vice questore aveva più che mai bisogno di tenere la mente occupata e questo nuovo caso di profilava decisamente complesso e, per una volta tanto, sembrava non aver nulla a che fare con studenti o amicizie vicine alla prof.
Quella mattina doveva andare a interrogare la sorella di Petrich di cui la Lucianona aveva rintracciato l’indirizzo e aveva provveduto a comunicare il decesso. Aveva deciso di andare da solo, ultimamente stava cercando di mantenere un certo distacco con i suoi uomini, soprattutto con Torre che lo conosceva così bene e con cui non sarebbe riuscito a nascondere la sua sofferenza.
Il navigatore lo condusse in una strada piuttosto periferica della città.
Scese dalla macchina e in pochi minuti trovò il campanello. Suonò un paio di volte e, proprio mentre se ne stava andando, vide una giovane donna uscire nel terrazzo del primo piano.
“Jolanda Petrich?” chiese Gaetano ad alta voce. La donna si ritrasse subito all’interno ma Gaetano continuò: “Signora Petrich, sono il vice questore Gaetano Berardi, sto indagando sulla morte di suo fratello, avrei bisogno di parlarle… è importante..”. Dopo qualche istante sentì l’apri porta scattare.
Salì l’unica rampa di scale e sull’uscio di casa apparve la giovane donna che teneva in braccio un neonato. “Avrà pressapoco un mese, al massimo due” pensò Gaetano “è come la piccola Camilla…”.
La donna in silenzio gli fece cenno di entrare. Gaetano si guardò attorno: l’appartamento era modesto ma ordinato.
“Signora.... so che è un momento difficile ma ho bisogno di farle qualche domanda.... non sappiamo praticamente nulla riguardo suo fratello... mi può dire quando risale l’ultima volta che l’ha visto?” le chiese interrompendo così il silenzio. La donna guardò Gaetano con due occhi impauriti; era una bella ragazza pensò Gaetano, invecchiata presto però.. il volto delicato ma scarno portava i segni di una vita difficile. Dopo qualche istante Jolanda cominciò a parlare: “Non vedevo Anton da mesi, non è venuto nemmeno a vedere mio bambino quando è nato… lui lavorava a Milano, poche volte veniva qui..”. “Lei sapeva che suo fratello era a Torino? Le aveva telefonato?”. “No, no, ma ora mi scusi mio figlio deve mangiare..”. Gaetano avrebbe voluto insistere con qualche altra domanda ma il bambino aveva cominciato a piangere affamato e preferì rispettare la privacy di quella giovane madre che doveva allattare il figlio. La salutò e si diresse verso la macchina.
Un buco nell’acqua. In quel momento suonò il cellulare: “Dottò, state venendo vero? C’è qui il pm che aspetta ragguagli sul caso…”. Ecco ci mancava pure il pm Bianchi ora – pensò tra sé – cosa gli vado a raccontare adesso… “Sì Torre ma.. avvisalo che prima di mezz’ora non riesco ad arrivare in commissariato, se ha altri impegni digli che posso chiamarlo io dopo” – “Non si preoccupi dottò, il pm ha detto che aspetta!”. Sbagliava o gli era sembrato che Torre avesse un tono quasi divertito? 
  
Con un sorriso soddisfatto Livietta guardò di sottecchi Carmen che camminava al suo fianco. Entrambe spingevano la propria carrozzina. Non era stato facile convincerla ma aveva fatto presa su quell’ascendente che sapeva di avere sull’ex compagna di suo padre, fin dai tempi di Barcellona.
Era salita da lei quella mattina con Camilla jr. in braccio e le aveva fatto compagnia per un paio d’ore, parlando come due vecchie amiche e condividendo l’intimità di allattare e prendersi cura dei loro bambini. Ed effettivamente a Carmen sembrava già di respirare aria nuova, nonostante l’iniziale titubanza nel farsi vedere non sempre a suo agio con il figlio e l’aspetto sicuramente sciatto e non curato.
Ma Livia, con l’esuberanza dei suoi diciotto anni, l’aveva fatta sorridere e rasserenare, e soprattutto Carmen cominciava a rendersi conto che timori, paure e stanchezza non appartenevano solo a lei. Si era sentita meno sola ed aveva suo malgrado accettato la proposta della ragazza di uscire quel pomeriggio per una passeggiata e un gelato, promettendole di abbandonare la maxi t-shirt e farsi carina anche se si trattava semplicemente di un’uscita fra neo-mamme.
E ora, nonostante gli indubbi segni di stanchezza sul volto, le due donne non passavano inosservate per la loro bellezza così diversa: giovane e fresca una, con i capelli lunghi e lisci e gli occhi come due fanali azzurri, dallo sguardo magnetico l’altra, che doveva al suo aspetto mediterraneo tutto il suo fascino.
Giunsero al parco dove di solito andava Livietta e, dopo aver preso un gelato, si sedettero su una panchina a chiacchierare.
Ben presto arrivarono anche altre mamme che Livia aveva conosciuto in quelle settimane e in quell’atmosfera un po’ confusionaria ma gioiosa trascorsero un’oretta, fino a quando arrivò l’ora di rincasare. Fu in quel momento che Carmen riprendendo a spingere la carrozzina, andò a tagliare maldestramente la strada a un giovane che stava facendo jogging. Il ragazzo, per cercare di non rovinare sopra la carrozzina, si buttò di lato e finì per terra. Carmen si chinò ad aiutarlo, rossa in volto per l’imbarazzo. “Mi scusi.. che sbadata.. come ho fatto a non vederla...”. “No per me nessun problema” rispose il giovane atleta, “...ma il tuo bambino? Si è svegliato, si sarà fatto male?” chiese apprensivo. “No, no guarda quando Lorenzo decide di dormire non lo sveglia proprio nessuno! Peccato che lo faccia quasi sempre di giorno!” aggiunse Carmen con un sorriso ironico sulle labbra. “Bene, allora... posso riprendere il mio allenamento... hasta la vista!” la salutò il giovane con un sorriso che andò ad illuminare il suo volto sudato ma decisamente attraente. Carmen si sorprese di quel saluto e pensò che doveva aver colto il suo accento spagnolo nelle poche parole che aveva pronunciato e… sorrise ancora.
“Carino l’atleta!” commentò Livietta ammiccando a Carmen. “Dai Livietta che dici... su torniamo a casa che è tardi”.  
 
Alle sei di sera Gaetano era ancora seduto dietro la sua scrivania e pensava a quanto accaduto. Non era possibile... lui continuava a non credere alle coincidenze e si stava domandando cosa significasse quel nuovo incontro.
Era rientrato in commissariato a mezzogiorno, aveva pure trovato un incidente per strada, insomma, sperava ormai che il pm se ne fosse andato per esasperazione e già si stava preparando mentalmente un discorso per affrontarlo nel pomeriggio.
Entrato in commissariato la Lucianona gli era andata incontro: “Dottore, finalmente è tornato! Il pm è nel suo ufficio che la aspetta”. Gaetano sospirò deluso e si preparò a sorbirsi la filippica del suo superiore. Bussò, aprì la porta senza neppure aspettare una risposta e... no, non poteva crederci... una donna in tailleur, con i lunghi capelli castani era rivolta verso la finestra. Avrebbe riconosciuto quella silhouette ovunque. “Ce ne hai messo di tempo Berardi ad arrivare!” si voltò guardandolo con un sorriso. Non era cambiata per nulla, forse un paio di chili in più che l’avrebbero resa ancora più intrigante al Gaetano di otto anni fa... “Sonia De Giorgis, che sorpresa! Ma.. mi spieghi che fine ha fatto Bianchi?”. “Non ti era arrivata la comunicazione? Bianchi ha dovuto prendersi un’aspettativa di tre mesi per seguire la moglie malata che ha bisogno di assistenza. Io mi ero stufata di Bologna, avevo bisogno di cambiare città ed ho accettato questo trasferimento! Non preoccuparti Berardi, non mi avrai tra i piedi a lungo, è solo finchè non torna Bianchi!”.
“Ma scherzi? Mi fa piacere rivederti... dopo così tanto..” “Ecco Gaetano, lasciamo l’amarcord per altri momenti e dimmi invece di questo caso. Dopotutto sono più di due ore che ti aspetto... devi avere grosse novità!”. “E se ti dicessi che invece non ho un solo elemento su cui lavorare?”.
“Nulla? Sul serio? No Gaetano così non ti riconosco più.. senti vedete di smuovere qualcosa tu e la tua squadra perchè entro due giorni voglio una pista, lo sai anche tu che le prime ore sono fondamentali per ricostruire gli ultimi movimenti della vittima. Datevi da fare!” incalzò con la sua solita attitudine da leader. “E... per farti perdonare il tuo ritardo, stasera mi porti a cena fuori...no no non pensare male Gaetano! Una cena fra due vecchi amici che si ritrovano e che hanno voglia di un po’ di spensieratezza!”
Gaetano avrebbe voluto inventarsi qualcosa per evitare quell’uscita ma era sicuro anche che Camilla avrebbe tirato fuori una nuova scusa per evitare l’aperitivo da lui.
 
Alle 20.30 Camilla era pronta per uscire. Si affacciò nella camera di Livietta e trovò madre e figlia entrambe addormentate sul lettone. Una gran tenerezza la invase, indugiò nell’osservarle, poi prese delicatamente la nipotina e la pose nella sua culla e tolse da sotto il braccio della figlia il libro che evidentemente le aveva conciliato il sonno così presto.
Baciò entrambe e si diresse verso l’uscita, non prima di essersi data un’ultima controllata allo specchio. Aveva forse esagerato con il trucco? Forse sì ma serviva sicuramente a mascherare quelle occhiaie e gli altri segni sul viso che tradivano la sua inquietudine interiore. Era anche dimagrita negli ultimi tempi, tant’è che quel semplice top nero e i pantaloni aderenti in vita e larghi sulla gamba la slanciavano ulteriormente. 
Uscì sul pianerottolo e proprio in quel momento uscì pure Gaetano.
Per un momento si fissarono ma poi Camilla prese la parola: “Mi stavi forse aspettando?”. Gaetano invece di rispondere alla domanda le chiese fissandola negli occhi: “Stavi venendo da me per l’aperitivo?”. “Aperitivo? Ah.. si certo no è che poi non ci eravamo più sentiti..” “Camilla non serve che ti inventi scuse, lo so che non saresti venuta comunque. Tant’è che ho preso un altro impegno. Ti lascio l’ascensore, guarda sta arrivando.” Detto questo Gaetano si avviò giù per le scale lasciando Camilla immobile… non si aspettava di incontrarlo ma soprattutto non si aspettava quell’insolita durezza nelle sue parole.
Le porte dell’ascensore nel frattempo si erano aperte e Renzo uscì sul pianerottolo.
“Ah, ciao Camilla, s-sto andando da Livietta, mi aveva detto che sarebbe stata sola stasera..” Renzo si fermò davanti a lei guardandola come se avesse avuto una visione.
“Renzo... si vai pure ma sappi che dormono entrambe, se vuoi entrare mi raccomando fa piano, soprattutto vedi che Potti non si metta ad abbaiare. Anzi, se puoi lo porteresti giù tu per favore? Io potrei fare un po’ tardi”. “Va bene ma.. dove stai andando?” Camilla lo gelò con lo sguardo”. “Ok, va bene, non sono affari miei, ma mi raccomando... sei sei talmente bella stasera... ti-ti porta a casa qualcuno vero?” aggiunse con un tono di preoccupazione. “Vado che faccio tardi”, tagliò corto Camilla.
 
“Camilla, è tutto il giorno che ci penso, sarò schietta: secondo me tu hai fatto una grandissima cazzata. Lasciatelo dire da me, che ti conosco e che anche se non c’ero nei mesi scorsi vedo le cose chiare come stanno!”. Erano quasi arrivate al locale e Francesca per tutto il tragitto non aveva fatto che parlare di lei e delle sue indecisioni. “Ma se ieri ti sei anche messa a ridere e sembravi divertita da quello che ho combinato?!”. “Ma sì Camilla perchè è surreale... cioè questi casini lasciali a chi davvero se li sa gestire, come la sottoscritta, ma tu no, perchè di fondo tu sei innamorata del commissario, ma allo stesso tempo vuoi ancora bene a Renzo e hai paura a lasciarlo andare e a lasciarti andare, capisci, HAI PAURA e la paura annebbia il cervello e spinge a dire cose che non si pensano veramente. Chiaro no?”.
Camilla frenò di colpo a quelle parole così vere e improvvise come il rosso del semaforo che aveva visto all’ultimo minuto.
“Comunque se vuoi fare la donna libera e single fai pure per un po’, svuotati la mente, ma poi per favore torna dal commissario prima che sia troppo tardi! E’ la seconda volta che te lo dico e non ho intenzione di ripetertelo ancora!”.
“Ma Francesca hai intenzione di farmi la ramanzina tutta la serata?” rispose Camilla un po’ indispettita. Voleva un gran bene a Francesca, ma sentirsi rinfacciare con tanta franchezza tutti quei pensieri, che lei continuava a voler tenere insabbiati, la faceva star male.
“No di certo! Stasera dobbiamo divertirci! Te l’ho detto solo per mettere in chiaro le cose, che poi non venga fuori che sono io che ti faccio conoscere posti nuovi e gente nuova e ti porto via da lui, chiaro?”
“Chiaro...” ripetè meccanicamente Camilla senza dar troppo peso a quest’ultima affermazione della sua amica.
 
“...e con questo ho finito il resoconto dei miei otto anni fra Palermo e Bologna. Forse è il mio destino continuare a incontrare uomini affascinanti e adulatori ma che non hanno nessuna intenzione di buttarsi in una storia seria. Ma se sono a Torino è perché credo che qualcosa di nuovo arriverà!”.
“Te lo auguro Sonia,... te lo meriti..” replicò Gaetano continuando a mangiare a fatica.
In realtà aveva ascoltato sì e no un terzo del racconto di Sonia, annuendo e fingendo interesse ma, in realtà, continuava ad avere l’immagine di Camilla sul pianerottolo di casa davanti ai suoi occhi.
Con quell’abbigliamento e quel trucco era straordinariamente sensuale, appariva ringiovanita ancora di più e il fatto di non sapere dov’era diretta e con chi, gli faceva pulsare il sangue nelle vene. Doveva trovare il modo per chiudere quella serata, aveva voglia di tornare a casa e sfogare il suo dolore in solitudine.
“...ehi commissario.. Gaetano ma mi stai ascoltando?”. “Eh, sì, scusa Sonia, non è stata una giornata semplice, anzi.. e poi con una certa pm che vuole assolutamente una pista…” aggiunse sforzandosi di sorridere.
“Sei sempre il solito! Esci con me e contemporaneamente pensi ad un’altra... senti ora usciamo da questo posto dove – per altro – non si mangia neppure bene e ce ne andiamo a bere qualcosa di decente... e tocca a te stavolta parlare!”.
Gaetano avrebbe voluto essere franco e farsi portare a casa, dato che Sonia aveva insistito per usare la sua auto. Invece, senza nemmeno rendersene conto, una volta saliti in macchina, cominciò a raccontare dei suoi otto lunghi anni, partendo da Tommy, passando per il suo rapporto burrascoso con Eva, per poi giungere a Camilla. Non avrebbe voluto parlargliene, ancora si vergognava per quel periodo in cui si erano frequentati mentre lui aveva per la testa sempre e solo lei e di come si era comportato nè più nè meno dei suoi tanti, troppi partner che l’avevano sedotta per poi lasciarla dopo poco. Ma ormai aveva cominciato e sentiva sempre più il bisogno di parlare con qualcuno, non importava chi. Con Torre aveva avuto modo di confidarsi una volta, quando si era pure commosso ma mai aveva messo a nudo la sua vita come in quel momento. Quella sera, dopo aver visto Camilla pronta per andare a divertirsi e lui lì, sempre disposto ad aspettarla... era stata l’ennesima delusione e l’ennesima prova che lei non fosse innamorata, almeno non quanto lui.
E lui non ce la faceva più. Doveva voltare pagina. E parlarne, prendere consapevolezza dei fatti, poteva essere il primo passo.
 
“Camilla lui è Vladimir, è un mio collega infermiere… è lui che mi ha detto della festa”. Francesca sembrava perfettamente a suo agio in quel locale dove tutti sembravano conoscersi. Continuava a salutare amici e conoscenti con entusiasmo ma in fondo lei era proprio fatta così: nonostante le batoste che aveva preso nella sua vita, si era sempre risollevata e aveva continuato il suo cammino a testa alta, fiduciosa del domani.
“Vladimir, lei è la mia amica Camilla, la prof. di lettere di cui ti ho parlato, quella che è diventata nonna da pochissimo!”. “Sì… ma non me l’aspettavo così giovane!?” replicò Vladimir squadrando Camilla da capo a piedi sorridendo. Per fortuna il locale era piuttosto illuminato da faretti colorati che mascheravano bene l’atmosfera, pensò Camilla, che era arrossita di fronte a quella presentazione. Continuava a sentirsi in imbarazzo ed era sempre più convinta che uscire quella sera fosse stato uno stupido errore e che se ne sarebbe pentita. “Eh sì prof ma non proprio così giovane,.. comunque sono felicemente nonna di una bellissima nipotina, nata un mese fa…” aveva aggiunto Camilla.
“Dai Camilla ora andiamo a ballare un po’, la pista si sta scaldando!” Camilla finì di bere il drink di benvenuto che le avevano offerto e, seppur ancora titubante, si lasciò trascinare dall’amica. Già un’altra volta era finita con Francesca in discoteca e ricordava quanto le avesse fatto bene scaricare la tensione nel ballo sfrenato e in quel momento aveva tutta l’intenzione di svuotare la mente nello stesso modo; soprattutto aveva voglia di togliersi dagli occhi lo sguardo deluso e duro di Gaetano sul pianerottolo di casa.
Ben presto alle due donne si unirono Vladimir e Marco, un altro collega di Francesca.
Durante una pausa Vladimir aveva iniziato a parlare con Camilla che avrebbe preferito starsene da sola. Ma, complice il fatto che lui lavorasse come infermiere nel reparto di ostetricia e ginecologia, aveva facilitato la conversazione. Camilla aveva pure finito per mostrargli con una punta d’orgoglio alcune foto della sua nipotina sul cellulare, proprio lei che aveva sempre odiato quei marchingegni tecnologici, aveva ceduto alla tentazione di fotografare più volte la sua piccola.
Sì era fatto tardi e le due donne decisero di rientrare. Francesca doveva lavorare il giorno dopo e Camilla cominciava a cedere per la stanchezza. Una volta riportata Francesca a casa, poco dopo Camilla parcheggiò in cortile.
Uscita dalla macchina si stava avviando verso il portone quando notò una Jaguar rossa ferma con due persone all’interno.
 
“Insomma Gaetano pensavo di meritarmi io il primo premio per la vita sentimentale più sfigata dell’universo.. ma qui ho trovato qualcuno che mi batte! Cioè solo per la tua costanza dovrebbero insignirti di un titolo d’onore… altro che medaglia al valore!” concluse Sonia cercando di sdrammatizzare e riportare ad un tono più leggero la conversazione, anzi il monologo di Gaetano che ora sembrava aver finito il suo sfogo. Aveva raccontato tutta la storia fra lui e Camilla, il loro incontro a Torino, la complicità nelle indagini, il tradimento di Renzo e l’idillio che avevano vissuto fino ai problemi, alla sua gelosia incontrollabile, alla stupida competizione con Renzo e infine alla scelta di Camilla di rimanere libera.
Si erano fatte le due, era ora di andare a dormire. A Gaetano aveva fatto un gran bene parlare con Sonia, le era grato, tant’è che, prima di uscire dalla macchina, la salutò con un lungo abbraccio.
 
Camilla era lì. Aveva riconosciuto Gaetano ma non aveva fatto in tempo a vedere il volto di quella donna dai capelli lunghi perché l’abbraccio di Gaetano l’aveva nascosta. Si era sentita gelare il sangue... e, per la seconda volta in pochi mesi, come la sera della confessione di Renzo, si era sentita mancare la terra sotto i piedi… “No, non era possibile…” – pensò “è già troppo tardi…” in quel momento sentì una lacrima scenderle sul viso. Francesca aveva avuto ragione.
 
Questa volta vi lascio due righe a fine capitolo. Spero innanzitutto che non l’abbiate trovato troppo lungo e noioso!
Sono stata anch’io troppo cattiva con Camilla? Con questa Camilla che continua a comportarsi come nelle ultime tre puntate della serie??
Nel prossimo capitolo il giallo prenderà più forma, mannaggia com’è difficile pianificare una storia gialla… spero di riuscirci… è molto più semplice descrivere sentimenti e sensazioni!
Mi auguro che vogliate continuare a leggermi e, se volete lasciare un commento – di qualsiasi genere – ne sarò felice!

 
   
 
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