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Autore: ButNotTomorrow    18/11/2015    1 recensioni
Quando Harry Potter riceve una misteriosa lettera anonima, contenente un avvertimento ed una pietra che pensava perduta da tempo, capisce che l'oscurità sta per bussare di nuovo alla sua porta.
Quando Albus Severus Potter, all'alba del suo sesto anno nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, fa conoscenza con un misterioso duo di gemelli, si rende che la sua vita sta per prendere una piega che non avrebbe mai immaginato.
Quando nel mondo magico appare all'orizzonte una nuova tempesta, padre e figlio capiscono che è giunto il momento di combattere, questa volta insieme.
Genere: Avventura, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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4.
 
METAPHISICA
 
Secrets I have held in my heart
Are harder to hide than I thought
Maybe I just wanna be yours

 
-Arctic Monkeys – I Wanna Be Yours
 
Rose Weasley correva verso l’ufficio del Professor Potter, in palese ritardo.
La puntualità non era mai stata il suo forte e, con gli anni, non era di certo migliorata.
Lanciando uno sguardo all’orologio vide che erano le 19.55, la selezione di Scorpius era iniziata da cinque minuti, dunque probabilmente già finita.
Lo zio Harry, era terribilmente rapido con le sue selezioni per il Torneo di Duello, le quali non duravano mai troppo.
Anche i ragazzi più grandi non riuscivano a resistere più di qualche minuto.
Rose si consolò pensando che, almeno, non avrebbe dovuto lottare con un mare di gente come le prime due settimane per vedere il suo ragazzo duellare, sempre che fosse arrivata in tempo.
Infatti, durante i primi due giovedì di Settembre, complice il fatto che dalle 18 alle 20 non c’erano lezioni, tantissimi ragazzi si accalcavano a vedere i Duelli nell’ufficio del professore, intasando a volte il corridoio poiché, chi non riusciva ad entrare, rimaneva a girellare nei dintorni.
La folla, poi, era tutt’altro che silenziosa. Urlava, sbeffeggiava, incitava e suggeriva senza posa allo sfidante del professore, il quale a volte era vittima di una crisi di nervi.
Christopher Goldstein, Corvonero del settimo anno, aveva perso la testa dopo le numerose prese in giro per la sua scarsa mira, finendo per apparire dal nulla un gruppo di fenicotteri.
Sua cugina Lily, invece, aveva scagliato verso Richard Smith, un quinto anno di Tassorosso, un Incantesimo di Ostacolo. Si era dimenticata, però, della barriera, che gli aveva fatto rimbalzare l’incantesimo addosso.
Con suo profondo scorno, la ragazza era stata bocciata dal padre, per il quale non era opportuno far partecipare una ragazza incapace di sopportare le provocazioni altrui, anche perché, le sfide del Torneo vero e proprio, sarebbero state aperto ad un pubblico molto più grande.
Zio Harry, allora, aveva stabilito che le selezioni da quel momento in poi sarebbero state chiuse al pubblico, e che ogni ragazzo che partecipava poteva portare con sé una sola persona ad assistere.
Rose aveva già fatto la selezione, la settimana prima durante i primi di giorni di Ottobre, ed era riuscita a passare.
In quel frangente, aveva capito appieno come mai i ragazzi non riuscissero a resistere più di qualche minuto contro il professore.
Zio Harry era forte, davvero forte. Una forza derivata in parte dal talento, ma anche dall’impegno e dall’esperienza, e il breve Duello sostenuto da Rose aveva fatto capire che, il professore, stava solo giocando con loro.
Lei ci aveva provato, si era difesa con disciplina ed aveva attaccato con coraggio, ma ogni suo movimento sembrava solo una pallida copia rispetto a quelli dello zio, il quale alla fine gli aveva tolto la bacchetta con un Incantesimo di Disarmo che aveva sfondato le difese della ragazza.
Scorpius le aveva detto, durante il pranzo, che avrebbe provato quella sera con un Duello di Livello 2.
In fin dei conti era abbastanza portato per la magia marziale ma, Rose, temeva che la sua testa calda lo potesse portare, a fare mosse inconsulte.  
Finalmente, correndo, raggiunse la porta del professor Potter dalla quale giungevano una serie di scoppi.
Spalancando la porta, Rose vide Scorpius che si riparava dietro un Sortilegio Scudo da una piccola tempesta di getti luminosi, provenienti dalla bacchetta dello zio Harry.
La ragazza rimase in silenzio, per non rompere la concentrazione del suo fidanzato, ma il professor Potter, forse volutamente, la vide ed esclamò “Ciao, Rose!”
Scorpius, preso di sorpresa, girò la testa di scatto facendo perdere potenza alla sua difesa.
Subito il professor Potter esclamò “Incarceramus”, approfittando della distrazione del ragazzo e legandolo stretto con delle funi scaturite dalla bacchetta.
Scorpius perse l’equilibrio, cadendo a terra e facendo rotolare lontana la bacchetta.
“Promosso, Scorpius” disse il professor Potter sorridendo incoraggiante, mentre porgeva al ragazzo, liberato dalle funi, la sua bacchetta.
“Ti sei comportato bene, quell’incantesimo sonoro mi ha stupito, sei stato astuto, non era contro le regole visto che non modificava le proprietà fisiche dell’ambiente circostante” continuò il professore, aiutando il ragazzo a rialzarsi. “Peccato che Rose non abbia potuto vederlo, ma forse poco male, poiché ne eri rimasto vittima anche tu”.
“Sì, devo perfezionarlo ma grazie lo stesso, signore” disse Scorpius, un po’ deluso, mentre si risistemava la divisa scolastica e guardava corrucciato Rose. “Ciao anche a te, sempre al momento sbagliato riesci ad arrivare”.
“Oh, non lagnarti in questo modo, sei stato promosso, no? Vedrai che, i tuoi Duelli, li verrò a vedere tutti” rispose lei, dandogli un piccolo bacio sulle labbra.
“Volete una tazza di tè, ragazzi?” propose il professor Potter, mentre si metteva a trafficare con un bollitore, portando immediatamente l’acqua a temperatura di ebollizione con un colpo di bacchetta. “Devo aspettare una persona per darle lezioni private, ma non arriverà prima di una mezz’ora; dunque che ne dite di farmi compagnia? Dovete assolutamente assaggiare il tè ai fiori di cactus”.
“A dire il vero, noi…” disse Scorpius, prontamente interrotto da Rose.
“A dire il vero, noi speravamo proprio che ce lo chiedesse, professor Potter!” disse la ragazza, sorridendo al suo fidanzato che la guardava storto e facendolo sedere davanti la scrivania, mentre si accomodava nella sedia accanto tenendolo per mano.
“Mi perdonerete se uso le bustine e non le foglie” disse il professore, accomodandosi di fronte a loro e porgendogli due tazze fumanti. “Dovete sapere che, la professoressa Cooman, quando ero un suo studente non si è mai risparmiata da predire la mia morte dopo una lettura delle foglie della mia tazza”.
Rose rise, mentre Scorpius fece un mezzo ghigno, che da parte sua era un segno di apprezzamento fin troppo grande.
Rose sapeva, della rivalità che c’era stata fra suo zio e i suoi genitori e il padre di Scorpius, e ne era stata molto timorosa, all’alba della sua storia con il ragazzo.
Il loro, non era stato un colpo di fulmine a prima vista o cose simili, semplicemente frequentavano la biblioteca nelle stesse ore per le stesse ricerche, ed erano finiti con l’avvicinarsi sempre di più, paradossalmente studiando insieme.
Un giorno di Maggio, durante una ricerca di Cura delle Creature Magiche sulle differenze delle creature magiche somiglianti ad animali non magici, Scorpius le aveva confessato che in realtà, se passava tutto quel tempo in biblioteca, era unicamente per passare del tempo solo con lei.
Rose era arrossita, aveva balbettato qualcosa di non molto chiaro sui Kneazle e stava per tornare a piantare lo sguardo sulla sua ricerca, quando Scorpius la aveva baciata sulle labbra senza preavviso… Per poi scappare via, letteralmente.
La settimana successiva non si era più visto in biblioteca, ignorando Rose ad ogni lezione che passavano insieme. Certo, anche prima la ignorava, ma in modo “diverso”.
Alla fine la ragazza, spazientita, aveva deciso di prendere di petto la situazione.
Sì insomma, già quell’idiota di Grant Davies, qualche mese prima l’aveva baciata dopo averle giurato amore eterno, per poi tirarsi indietro tre giorni dopo, dicendo che gli esami e il Quidditch gli prendevano troppo tempo per poterne dedicare altro ad una ragazza.
Il tutto tramite un messaggio recapitato sul suo MagiCercapersone (Luna Lovegood aveva colpito ancora, sfruttando una magia simile al MagiAuricolare, finalmente i ragazzi di Hogwarts potevano tenersi in contatto fra loro senza problemi, a scapito dei loro voti).
Rose, dunque, aveva imparato che era meglio stare lontana dai Corvonero, specialmente se del quinto anno.
Ma non si sarebbe fatta prendere in giro anche da Scorpius.
Lo aveva bloccato all’ora di pranzo, andando direttamente al suo tavolo fra gli sbeffeggi dei Serpeverde e degli amici di Scorpius, il quale però, vedendola arrivare era diventato ancora più pallido di quanto non era già.
Rose aveva provato, invano, a mantenere la calma, chiedendo pacatamente al ragazzo se avesse spiegazioni da dargli
Scorpius aveva risposto, borbottando, che non aveva niente da spiegare, fra i ghigni dei suoi amici, mentre quel suo compare Jonathan la guardava annuendo, stuzzicando una bomba pronta ad esplodere.
Tutto questo aveva fatto saltare i nervi della ragazza, che aveva chiesto ad alta voce allora per quale motivo la aveva baciata dopo averle detto il perché veniva sempre in biblioteca.
Era calato un silenzio di tomba a quel punto del tavolo di Serpeverde, con gli amici di Scorpius che muovevano le teste fra lui e Rose, con un’espressione sconvolta dipinta sul volto.
Scorpius, aveva semplicemente perso la testa.
Si era alzato, aveva preso Rose per mano e si era precipitato fuori dalla Sala Grande, portandola con sé.
Dopo una lunga corsa, che aveva visto l’attraversamento di tutto il prato ed era conclusa in riva al lago, Scorpius aveva attaccato a parlare, rivelando una persona mai vista prima.
 Il ragazzo aveva spiegato a Rose che aveva, in pratica, una cotta per lei, ma che aveva anche paura di cosa avrebbero potuto dire gli amici e la famiglia della ragazza.
In breve, a Scorpius non importava un bel niente dei possibili pregiudizi dei suoi amici sui Mezzosangue, inoltre il padre, Draco, da lungo tempo aveva cambiato idea sulla cosiddetta “purezza di sangue” cosciente che i maghi sarebbero andati all’estinzione, se si ostinavano a non voler mescolarsi con i Nati Babbani e i Mezzosangue.
Quel che davvero temeva Scorpius, era la reazione della famiglia di lei, all’idea che i due si fossero messi insieme.
Rose pensò che Scorpius doveva avere un ego molto grande. Insomma, fra il dare un bacio e lo stare insieme pubblicamente ne passava, inoltre il ragazzo era sicuro che i suoi sentimenti fossero ricambiati da lei.
Ed era così, a Rose piaceva Scorpius.            
Aveva imparato ad apprezzare il ragazzo dietro il Serpeverde, perché sebbene Scorpius potesse risultare acido, scostante, sarcastico, pungente e freddo, quello era solo un suo modo di fare. Non era cattivo perché era un Serpeverde, semplicemente era un ragazzo con dei lati negativi e positivi, che lo avevano fatto finire in quella Casa di Hogwarts.
Rose poi, sapeva bene che i membri delle altre tre Case di Hogwarts, erano tutto fuorché dei santi, ma per i più Serpeverde manteneva una sua aura oscura, e l’ambizione dei suoi membri veniva spesso vista negativamente.
Senza contare poi che, a forza di essere visti come i cattivi di turno, un po’ ci si atteggiavano anche e Scorpius non faceva eccezione. 
Erano rimasti in riva al lago tutta la giornata, saltando allegramente le lezioni del pomeriggio, finché alla sera non erano stati raggiunti da Hugo e Lily, i quali si erano preoccupati non avendo visto Rose per tutta la giornata.
Quando Hugo aveva chiesto, forse un po’ troppo bruscamente che ci faceva la ragazza con “quello lì”, Scorpius aveva risposto che era il ragazzo di Rose, e che avrebbe fatto bene a moderare i toni d’ora in avanti.
Rose aveva annuito di seguito alle parole di Scorpius, un po’ lusingata e un po’ sorpresa, sorridendo di fronte alla faccia shockata del fratello e della cugina.
Avevano rischiato però, di lasciarsi dopo pochi minuti, quando all’arrivo di Albus, quest’ultimo aveva preso la cosa come una barzelletta, sostenendo che Rose aveva troppo cervello per mettersi con uno come Scorpius.
Dalle parole alle bacchette non c’era voluto niente, con Albus e Scorpius che da un momento all’altro erano passati ai fatti.
Era arrivato James a salvare la situazione, scagliando un Levicorpus sui due e ridendo di cuore di fronte al motivo della lite.
Li aveva lasciati lì, dicendo a Rose il controincatesimo ed andando via sghignazzando.
Alla fine i due, dopo molte minacce da parte della ragazza, e molto sangue diretto alle loro teste penzolanti, si erano giurati amore fraterno con la solenne promessa di non aggredirsi a vicenda senza motivo mai più.
Rose era stata indecisa se chiuderla lì con Scorpius visto il suo comportamento un po’ violento, ma alla fine, dietro suggerimento di Jonathan, il quale era venuto a cercare il suo amico ed era rimasto a vedere i due ragazzi levitanti, aveva deciso di dargli una possibilità.
La ragazza aveva fatto bene a seguire i consigli di Jonathan, da quel giorno era andato tutto bene con Scorpius.
Durante l’estate era stata ospite a casa di Scorpius. I genitori erano, malgrado il passato un po’ oscuro del padre, davvero brave persone.
Il padre, Draco la aveva trattata con un po’ di freddezza, ma come aveva detto Scorpius era più facile passare sopra certe cose con le parole che con i fatti.
La madre invece, Astoria, era stata tutto uno zucchero nei suoi confronti, incredula che il figlio avesse trovato una “così brava ragazza”.
A casa di Rose, invece, la situazione era stata un po’ bislacca.
Da una parte, la madre, si era limitata a dire a Rose di non fare sciocchezze, per poi chiedere quando voleva far venire Scorpius da loro; il padre, dall’altra, aveva sbraitato, imprecato, minacciato a gran voce di dare fuoco a villa Malfoy e mangiare i loro pavoni.
Per Rose era stato difficile capire quale fosse stato il momento peggiore per lui, fra il vedere partire la figlia per la casa del vecchio nemico, o la comparsa del figlio di questi nella sua dimora.
In ogni caso era filato tutto liscio, e nessuno era stato portato ad Azkaban per danni aggravati a cose o persone.
Ormai erano passati quasi cinque mesi dall’inizio della loro relazione, e per Rose era stato come vivere un piccolo idillio.
“Professor Potter” disse Scorpius, riportando l’attenzione della ragazza nell’ufficio, così distante dalle sue fantasticherie. “Che differenze ci sono, fra le scuole di Beauxbatons e Metaphisica con quella di Hogwarts?”
Il professor Potter si prese un momento prima di rispondere, sorseggiando il suo tè  indugiando con lo sguardo sul ragazzo.
“Innanzitutto” rispose, spezzando il silenzio, “la durata degli studi; entrambe le scuole durano più a lungo di Hogwarts, poiché i loro studenti iniziano ad andare nei collegi all’età di dieci anni”.
“Anche la magia studiata” continuò, “è, a tratti, diversa. Ad esempio a Beauxbatons, ha molta importanza la qualità della magia imparata; per loro non è significativo solo imparare a fare incantesimi, ma solo quelli un certo tipo. Ad esempio riderebbero in faccia a certe nostre fatture come quelle che fanno spuntare foruncoli dappertutto, le troverebbero ripugnanti ed indegne di essere usate da un mago; vero anche però, che quella scuola è molto dura, ed in pochi continuano dopo i primi sei anni obbligatori. Da lì escono maghi e streghe quanto mai potenti e pieni di sé”.
“Metaphisica, invece?” lo incalzò Scorpius.
“Di Metaphisica non so molto” ammise il professore, bevendo un sorso di tè. “Posso dirti però, che l’attuale Preside, Massimo Polo, ha alzato di molto la reputazione della scuola negli ultimi cinquant’anni. Inoltre, da quando nel 2003 è stato varato il nuovo modello di Duello Magico, il campione del Torneo Mondiale Annuale di Duello, è stato per ben dodici volte un ex-studente di Metaphisica. I maghi e le streghe del Mediterraneo sono dei grandi combattenti da centinaia e migliaia di anni, in stretto contatto con i Babbani poi, tant’è che le conquiste dell’Impero Romano furono favorite dai maghi stessi. Con il tempo, quando l’uso della bacchetta magica si è diffuso fra loro, hanno visto le loro possibilità ampliarsi ancora di più, nutrendo un’assoluta devozione nei confronti della bacchetta stessa. Quella è il loro punto di forza più grande, ma anche un punto debole, poiché trascurano le altre forme di magia che non richiedono l’impiego diretto del loro strumento”.
“Dunque sono avversari temibili?” chiese Scorpius.
“Lo sono, certo, li devi rispettare come ogni altro avversario che avrai contro, ma ricorda sempre di non avere paura di loro, altrimenti gli darai potere su di te” rispose il professor Potter, finendo di bere il suo tè e posando la tazza.
“Ora però” continuò, “dovrò chiedervi di tornare nei vostri dormitori, in quanto la ragazza a cui devo dare lezioni private è arrivata”.
Rose si voltò di scatto, e vide Victoria Blackice che apriva la porta dell’ufficio, facendosi avanti con fare sicuro.
“Professor Potter, Malfoy, Weasley buonasera” disse la ragazza, prendendo posto in una sedia vuota.
“Victoria mi ha chiesto di darle lezioni private di Occlumanzia” spiegò il professor Potter. “Sebbene io non sia stato in gioventù un Occlumante di alto livello, come mi era ricordato dal mio insegnante, durante i corsi di perfezionamento da Auror ho avuto modo di migliorare molto. Quando la vostra compagna mi ha chiesto di darle lezioni extra, non ho potuto rifiutare, ha delle incredibili potenzialità”.
“Ah, capisco, allora noi andiamo” disse Rose, alzandosi e trascinando con se Scorpius, il quale era rimasto interdetto dalla situazione. “Arrivederci professor Potter, arrivederci Victoria!”
“Sì, buonanotte a tutti” disse Scorpius mentre si dirigeva con la sua ragazza alla porta.
“Buonanotte, ragazzi” rispose loro il professor Potter, mentre la porta del suo ufficio veniva chiusa e Victoria faceva loro un cenno con la testa.
“Ma tu lo sapevi? Che Victoria prendesse lezioni private?” chiese Rose, non appena i due si furono allontanati un poco.
“No, decisamente no” rispose Scorpius sovrappensiero. “Ma una cosa la so, che a duellare è dannatamente brava e spero vivamente di non dover mai combattere contro di lei durante il Torneo”.

 
***
 
Step inside 
see the devil in I 
Oh, when all that’s left does not make sense 
Step inside 
see the devil in I 
I know you’ll find your answers in the end 
 
-Slipkont – The Devil In I
 
Victoria si trovava in piedi, davanti al professor Potter, il quale aveva la bacchetta levata contro di lei.
“Sono pronta” disse la ragazza, con voce ferma.
“Allora al tre” replicò il professore. “Svuota la mente e… un due, tre… Legilimens!
Victoria non oppose resistenza, era quello il trucco delle sue lezioni, non opporre resistenza.
Doveva fare in modo che il professore potesse scavare fra i suoi ricordi, in modo da trovare gli indizi utili dei quali non poteva parlare.
La storia delle lezioni era solo una copertura, Victoria era già una brava Occlumante di base, acerba sì ma con le basi in piena regola.
Aveva cercato di svuotare al meglio la mente, in modo da far manifestare le informazioni che le era stato proibito rivelare, ma senza successo.
Davanti ai suoi occhi balenavano scene di cui aveva e non aveva ricordo, come la domestica della sua casa di campagna che le sbucciava l’uovo sodo, il fratello bambino che le tagliava i capelli per gioco, i suoi estenuanti allenamenti di Duello, la sua seconda forma con la quale si librava in volo. Ma di tutto questo, poteva raccontare.
Poi certo, c’erano dettagli della sua vita privata che non voleva mostrare e restavano al sicuro, ma non era quello il problema.
“Niente”, disse il professor Potter, abbassando la bacchetta e guardando Victoria, stremato.
“Provi ancora, professore” lo incalzò la ragazza, ma questi si sedette dietro la scrivania.
“Mi serve solo un momento, Victoria” disse l’uomo, bevendo un sorso d’acqua. “La tua mente, i tuoi ricordi, sono incredibilmente, come dire… Densi. Navigare fra loro è una terribile fatica. A volte incontro qualcosa di promettente, forse sono le cose delle quali non puoi parlare, ma è come sentire un eco attraverso un muro di mattoni”.
“Capisco, mi dispiace” disse la ragazza sedendosi a sua volta; da quando erano iniziate le loro lezioni private, ossia circa un mese, i progressi erano stati scarsi, scarsissimi.
“No, no, non dispiacerti” replicò il professore, agitando una mano impaziente, “non è colpa tua, anzi è molto coraggioso il fatto che tu venga qua ogni settimana per cercare di farmi scoprire ciò che ti è stato proibito di dire”.
Era iniziato tutto il mese scorso, quando lei e suo fratello si erano presentati alla porta del professor Potter.
La cosa veramente incredibile, secondo la ragazza, era che il professore gli aveva creduto.
Aveva creduto subito ad ogni singola cosa che gli avevano detto.
E così, erano iniziate le loro lezioni.
Victoria, avrebbe cercato di far scardinare dal professor Potter i ricordi dei quali non poteva proferir parola.
Jonathan non era adatto per quel compito, non era un buon Occlumante come la sorella, e non poteva mostrare al professor Potter alcuni degli avvenimenti futuri che aveva Visto.
La magia della quale i due erano vittime, oltre ad essere sconosciuta, era troppo potente per essere spezzata da altri eccetto il creatore.
Tutto ciò che avevano potuto dire, era stato ben poco, ossia che dietro Metaphisica agiva un’entità che non si poteva contrastare senza il giusto preavviso, la quale teneva in pugno il loro terzo fratello gemello.
Non avevano potuto rivelare altro. Avevano sperato di aggirare questo problema con la Legilimanzia, ma non avevano fatto progressi.
“Deve essere bello volare in quel modo, vero?” chiese il professor Potter alla ragazza, spezzando il silenzio.
“Sì, è davvero fantastico, mi fa sentire come se fossi libera da tutti i vincoli che mi hanno imposto” rispose Victoria, sorridendo.
“Forse un po’ ti capisco, ho fatto un’esperienza simile alle tue una volta, anche se ci è mancato davvero poco che ci rimettessi la pelle! Anche tuo fratello è come te?”
“Per un certo verso sì, questo è stato tutto un effetto collaterale del luogo in cui siamo nati…”
“Del quale ti è proibito parlare?”
“Esatto, professore…”
“Cercherò di scoprirlo da me allora! E dimmi, Albus come sta?” chiese il professore, guardando la ragazza di sottecchi.
“Perché, professore?” chiese lei, improvvisamente sulla difensiva.
“Oh, sai com’è, la profezia di Jonathan della quale non mi volete dire nulla, riguarda anche lui, no? Capirai dunque la mia apprensione. Inoltre, di recente, passate molto tempo assieme, dunque la mia domanda è logicamente indirizzata a te!”
Victoria arrossì e borbottò qualcosa di vago.
Prima di parlare con il professor Potter i due Blackice avevano prima avvicinato Albus, il quale li aveva presi per pazzi.
Ovviamente non avevano potuto dire niente riguardo Metaphisica e buona parte del loro passato, ma alle profezie di Jonathan non c’erano vincoli.
Per convincere il giovane Potter della veridicità delle parole di Jonathan però, ce n’era voluto.
Alla fine Victoria, visti i provvedimenti presi dal fratello per far filare tutto liscio, aveva preso a passare sempre più tempo con Albus finendo per legarci non poco.
“Capisco… Allora vogliamo tentare un’altra volta?” disse il professor Potter, alzandosi dalla sedia e prendendo di nuovo in mano la bacchetta.
“Sì” rispose Victoria, forse un po’ troppo bruscamente, alzandosi a sua volta e prendendo posizione.
“Allora di nuovo” replicò il professore. “Un due, tre… Legilimens!
Questa volta non aveva svuotato in modo corretto la mente.
Una serie d’immagini presero a rincorrersi nella sua testa: lei che piangeva in camera da letto con i libri stracciati ai suoi piedi; la sua prima trasformazione, quando aveva perso il controllo ferendo il fratello che cercava di calmarla; Albus che avvicinava le sue labbra a quelle di lei, mentre la ragazza si perdeva nel verde dei suoi occhi…
“NO!” esclamò Victoria, tornando bruscamente alla realtà.
“Quello… quello era solo un sogno d-di qualche giorno f-fa” disse la ragazza tremante, mentre il professor Potter la guardava, sorridendo comprensivo.
“Victoria, non è un problema se hai una relazione con mio figlio, anzi ne sono molto feli…”
“Ho detto che era un sogno!” lo interruppe Victoria. “Proprio quello è il problema, era solo un maledetto sogno. Ora mi scusi professore, ma devo andare, le assicuro che continueremo le nostre lezioni. La prego di non fare parola di quello che ha visto oggi con Albus, buonanotte”.
E dicendo questo, Victoria corse via dalla stanza, sbattendo la porta alle sue spalle, diretta verso il centro del corridoio.
Che stupida, era stata, gli era bastato sentir parlare di quel ragazzo e aveva perso il controllo…
“Potter! Potter togliti il Mantello, forza, e riaccompagna questa donzella al suo dormitorio sana e salva, devi pagare pegno per non essere a tenermi fuori dalla tua mente nemmeno una volta ieri!” esclamò Victoria, a gran voce, facendo palesare dal nulla un quanto mai scocciato Albus Severus Potter da sotto il suo Mantello dell’Invisibiltà.
Victoria, dietro comandi di Jonathan, aveva cominciato ad allenare Albus per prepararlo a ciò che la profezia aveva in serbo per lui.
“Eccomi” rispose laconico il ragazzo. “Non capisco davvero il tuo gusto perverso nel farmi fare queste cose, domani abbiamo la verifica di Erbologia e avrei preferito stare a ripassare anziché girovagare nel castello”.
“Oh, ma smettila, lo so che ti piace avermi attorno!” replicò la giovane mollandogli una gomitata alle costole, mentre camminavano.
“Attorno forse, nella mia testa decisamente no!”
“Vedrai che cambierai idea” disse la giovane, poiché era proprio a forza di entrare fra i ricordi del ragazzo, che era riuscita a capirlo e a, forse, innamorarsi di lui.
 
N.d.A.: un ringraziamento a jame_love per aver recensito; a White_92 per aver messo la storia fra le Ricordate; a Triscele_Celtica98, Phebe Juniverse, C h i a, 73Alyas e Me_Stessa per aver messo la storia della nelle Seguite; a Taniasail per aver messo la storia nelle Seguite e nelle Preferite!
Infine un ringraziamento a tutti voi che continuate a leggere, mi rende molto contento vedere come continuate a seguire questa storia!
  
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