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Autore: Emmastory    19/11/2015    1 recensioni
Farebury. Un piccolo villaggio dell'Inghilterra dimora di molti abitanti. Nell'anno 1615, si trova ad ospitare la famiglia della giovane Miriel Finnegan, che a causa di una tragedia, perde tutto ciò che possiede, ritrovandosi costretta a nascondere un recondito segreto che dimora unicamente nel suo sangue, ovvero l'essere parte di un'intera stirpe di streghe.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Sangue-di-strega-I-mod
Sangue di strega: Origine magica
Capitolo XIV
 Un cuore puro
Nell’aria, il silenzio. Attorno a me, il buio. Seppur lentamente, l’oscurità viene squarciata dalla potente luce solare, unica nemica delle tenebre notturne. Un nuovo giorno ha quindi inizio, e alzandomi dal letto, procedo a svegliare anche Minerva, che ha deciso di dormire da me in attesa del grande viaggio. Raggiungere Bakriat non sarà certo facile, ma nonostante le mille insidie che sappiamo di poter incontrare sul percorso, noi due non ci perdiamo d’animo, continuando strenuamente a credere nelle nostre sole forze e nel legame che ci unisce. “Sei sicura di volerlo fare?” le chiedo, mentre sono intenta a sistemarmi i capelli e nascondere il marchio che mi rende strega. Guardandomi, Minerva annuisce, per poi scegliere di sedersi nuovamente sul letto e iniziare ad accarezzare Salem, che ai miei occhi appare nervoso. Difatti, si aggira per casa con passo felpato, sembrando costantemente occupato a seguire qualcosa. Pur riflettendo, non riesco a trovare una ragione al suo strano comportamento, ragion per cui, decido di ignorarlo lasciandolo fare. Spostando poi il mio sguardo su Minerva, la avverto della cosa senza proferire parola, ma lei non mi da retta, provando a coccolare il gatto. A quella vista, Salem sembra letteralmente impazzire. Improvvisamente soffia, e tirando fuori le unghie, sceglie di graffiare Minerva proprio nel punto in cui il suo marchio risiede. Lamentandosi per il dolore, mia sorella copre la ferita con la mano, notando alcuni rivoli di sangue sgorgare lentamente. Subito dopo, scelsi di avvicinarmi a Salem con l’intento di punirlo per ciò che aveva appena fatto, ma inaspettatamente, ottenni un effetto contrario a quello sperato. Esibendo lo stesso comportamento mostrato nei confronti di mia sorella, Salem decise di graffiare anche me, provocandomi una piccola ferita in corrispondenza del marchio. Nel tentativo di lenire il dolore, mossi leggermente la mano, per poi decidere di sciacquarmi il viso e le mani nel bagno di casa. Poco tempo dopo, Minerva scelse di imitarmi, e ci medicammo le ferite a vicenda. Raggiungendo poi la mia stanza, raggelammo. Non riuscivamo a crederci, eppure nostra nonna Zelda era proprio davanti a noi. Ci fissava rimanendo immobile, risultando quindi occupata a studiare le espressioni dipinte sui nostri volti. “Che cosa ci fai qui?” le chiesi, raccogliendo il mio coraggio. “Voglio solo aiutarvi. Il vostro viaggio non sarà semplice. Ora andiamo, e non allontanatevi da me.” Ci avvertì, facendo suonare quell’ultima frase come un consiglio fraterno. Scivolando nel più completo mutismo, Minerva ed io annuimmo, per poi raccogliere quanto ci appartenesse e metterci in viaggio tutte insieme. Camminando, scelsi di aiutare la mia povera nonna, incapace di farlo a causa della cecità. Fra un passo e l’altro, mi guardavo intorno, curiosa di ciò che mi sarebbe accaduto. Mantenendo il silenzio, Minerva mi seguiva, attendendo solo le mie istruzioni. “Siamo arrivati.” Dissi, fermandomi di colpo dopo circa un’ora di viaggio. “Ora non ci resta che trovare il tuo Logan.” Disse nostra nonna, rivolgendosi a Minerva. A quelle parole, lei non rispose, limitandosi a camminare alla sua ricerca. Addentrandosi per le vie della città, chiamò il suo nome più volte, pur senza ricevere alcuna risposta. Il tempo scorreva, e le sue speranze di rivederla si assottigliavano sempre di più, fino a che qualcuno non fece il suo nome. “Minerva!” si sentì chiamare, alzando subito lo sguardo in risposta. Fu quindi questione di un attimo, e il suo sguardo incrociò quello di Logan. Io rimanevo ferma e inerme, guardandoli abbracciarsi. Subito dopo, Logan tentò di baciarla, ma lei si ritrasse, spaventata e confusa da quel gesto. “Logan, mi dispiace. Io ti amo, ma sono una strega e tu un semplice umano.” Confessò, allontanandosi di qualche passo e guardandolo negli occhi. “È qui che sbagli. Sono un mago, e ti amo anch’io.” Disse, prendendole le mani al solo scopo di stringerle e rivelare il marchio sulla sua pelle. Poco dopo, Logan decise di mostrare la sua vera natura, ricorrendo ad un metodo alquanto ponderato, che mi lasciò senza parole. Frugandosi nella tasca della giacca, ne estrasse un giglio perfettamente uguale a quello che sapeva di averle donato. A quella vista, mia sorella finì per sciogliersi come neve al sole, e appena un attimo dopo, li vidi scambiarsi un bacio, chiave della loro nuova realtà e dei loro forti e reciproci sentimenti. Mantenendo il silenzio, non proferii parola, limitandomi a sorridere e sentire il mio cuore gonfiarsi di gioia. Secondo quanto mia nonna mi aveva raccontato sin dall’infanzia, Minerva aveva il cuore puro, e questo non avrebbe fatto altro che avvantaggiarla durante la sua difficile vita da strega.
   
 
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