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Autore: Lucyspice     19/11/2015    0 recensioni
Cosa succede se un incontro inaspettato cambia la vostra vita?
Questa è la storia di Isabella. E’ la storia di uno scontro inaspettato, uno sguardo fugace, una risata non programmata, una frase veloce, una parola non detta, una visita inattesa.
Ed è la storia di tutte noi, noi che sogniamo, noi che vogliamo qualche avventura e, perché no?!, un po’ di dolcezza nella nostra vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Paura
Capitolo Cinque


Il ragazzo mi prese per mano cercando di farmi smuovere ma le mie gambe non ne volevano sapere così, con un muto permesso, mi prese con garbo tra le sue braccia con l’obbiettivo di andare il più lontano possibile da quel luogo.

Mi appiattii contro il suo petto, ancora un po’ rigida, sperando di essere al sicuro, protetta da colui che mi aveva salvata che, in quel momento, mi scrutava con quei suoi occhi verdi colmi di preoccupazione.
Passò un po’ di tempo prima che qualcuno dei due ruppe il silenzio che si era creato.

- Come ti senti? - Mascella serrata, sguardo preoccupato.

In quel momento ero solo debole e spossata. Non riuscivo a realizzare davvero ciò che era appena accaduto, nonostante ciò mi coprii come meglio potevo i vestiti strappati, segno visibile di quello che avevo passato.

- Meglio ora, grazie a te. Se non fossi arrivato tu.. - Mi guardò severamente facendomi capire che non avrebbe apprezzato ciò che avrei potuto dire.

Dopo un po’ mi lasciò andare. Camminammo in silenzio, io guardando il terreno sotto i piedi mentre lui, con lo sguardo dritto di fronte a se, guardava intensamente la notte. Lentamente dentro di me si stava formando il pensiero di ciò che realmente sarebbe potuto accadere fuori dalla discoteca.

Ripercorremmo la strada andando fino al parcheggio inoltrandoci tra le fila di macchine. Non osavo parlare, i miei pensieri erano immersi in ciò che era accaduto e anche se sapevo che ormai era tutto finito non riuscivo ad evitare un tremolio in tutto il corpo. Lui era ancora rigido ed avanzava con apparente calma fino a fermarsi davanti a una macchina nera.

Aprì lo sportello del passeggero e mi diede un’occhiata facendomi capire che avrebbe voluto che mi sedessi.

Nel frattempo lui si mise alla guida e cautamente uscì dal parcheggio.

Ci avviammo in silenzio, senza un’apparente meta.

Entrambi eravamo ancora col pensiero a pochi minuti prima. Se lui non fosse passato in quel momento, probabilmente la serata sarebbe finita diversamente.

- ...Grazie... -

Strinse i pugni sul manubrio e fermò la macchina sul ciglio della strada.

- Se io non fossi stato troppo occupato a portarti via da lì avresti visto il peggio di me. -

Guardava davanti a sé con uno sguardo grave.

Ero nella macchina di una persona che neanche conoscevo, che era coperto totalmente come la prima volta che l’avevo visto, e che pochi minuti prima mi aveva salvata da un maniaco. Mi coprii meglio sul davanti, dove l’uomo aveva strappato i vestiti, con sofferente rivelazione.

- Io…io… -

Non sapevo cosa dire mentre lo fissavo. Avevo paura, paura di ciò che poteva succedere. Perché avevo seguito quel ragazzo che poi si era rivelato un pervertito? Perché non avevo provato ad avvertire qualcuno prima che mi portasse fuori dove ormai ero alla sua mercé? Non ero riuscita a fare nulla contro di lui a quel punto. Non avrei dovuto bere. Iniziai a piangere sommessamente e a tremare dal freddo e dalla paura.

Lui si girò quasi di scatto a guardarmi vedendo le condizioni pietose in cui mi ero ridotta. Già erano due volte che mi vedeva piangere e non ero il tipo da farlo davanti una persona che neanche conoscevo. Questo ragazzo capitava sempre nei momenti meno opportuni e mi ero stancata di umiliarmi di fronte a lui.

Mi chiusi in me stessa, letteralmente, raggomitolandomi per avere gli occhi nascosti, in un ultimo tentativo di coprirmi dalla vergogna che provavo. Strinsi le gambe con le braccia, e continuai a piangere, ero sotto shock. Pensavo e ripensavo a ciò che avevo appena passato. La paura era arrivata, inesorabile, dopo aver compreso il pericolo scampato. Dalle mie labbra sfuggì un piccolo lamento che mi fece provare ancora più dolore e ancor più spavento.

Decisi di controllare la situazione, non sentivo più alcun suono a parte quelli che provenivano da me, così mi spostai leggermente, in modo da riuscire a vedere. Probabilmente era uscito dalla macchina in un moto di compassione per lasciarmi il mio spazio o per evitare una situazione che non sapeva o che non voleva, gestire.

Guardai verso il posto che occupava poco prima e lo vidi ancora lì, con un braccio sopra al manubrio e la testa appoggiata su di esso. Poi, a occhi sgranati, vidi tutto a rallentatore, mentre in realtà successe tutto velocemente.

Slacciò la cintura di sicurezza che indossava poi avvicinò prima una mano e poi l’altra verso di me, una ad incastrarsi tra i miei capelli mentre l’altra appoggiata alla mia schiena. Il suo corpo che si avvicinava, il calore improvviso che provai, le lacrime che venivano raccolte dalla sua felpa nera.

Impiegai alcuni secondi per capire di essere di nuovo tra le sue braccia, questa volta in modo diverso da quando mi aveva presa per portarmi via da quell’uomo. Lui continuava a non parlare e neanche io parlavo.
I miei occhi si chiusero e si riaprirono all’arrivo di nuove lacrime causate anche dal suo gesto. Non riuscivo a capire perché mi stesse abbracciando, non riuscivo a capire cosa pensasse di me. Magari gli facevo solo pena per quello che sarebbe potuto accadere se non fosse arrivato al momento giusto. Nonostante non riuscissi a capire il motivo del suo gesto, in un ultimo momento di malinconia, mi aggrappai alla sua schiena, mentre lui mi stringeva delicato a sé.

 
  
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