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Autore: adirtywinter    19/11/2015    3 recensioni
[...] - Quindi è per Malfoy che piangi? -
- Io non piango per Malfoy, diamine! - Si girò di scatto Hermione fulminando Luna con lo sguardo, capendo subito dopo di aver esagerato e moderando i toni – Perché mai dovrei piangere per un idiota del genere? Dato che vedo che il Gossip va di moda ad Hogwarts, metti in giro questa voce: Hermione Granger e Draco Malfoy si odiano ancora profondamente, si insultano dalla mattina alla sera, quella sulla scopa era una ragazza che le assomigliava molto e la terra è tornata a girare sul proprio asse. E ora perdonami, Luna, ma devo proprio andare. - Asserì decisa, girando i tacchi.
Luna Lovegood si guardò un po' intorno, incrociando lo sguardo di Draco che la scrutava profondamente da qualche metro di distanza.
Aveva sentito tutto, e non gli era di certo sfuggita la parte delle lacrime della Granger.
***
Cosa potrebbe succedere se due acerrimi nemici storici venissero uniti da un progetto scolastico e fossero costretti a collaborare insieme?
Cosa potrebbe succedere, ancora, se la chiave d'accesso alla serenità fosse la causa della sua più totale distruzione?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna) | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Neville
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Buonasera a tutti! Il capitolo è arrivato più in anticipo di quel che pensassi e ancora una volta più lungo. Mi scuso per questa diversità di lunghezza dei capitoli, ma mentre scrivo mille idee mi frullano in testa e a volte gli lascio prendere il sopravvento. Ci vediamo in fondo per dei chiarimenti!

 

You are here, on my return.

 

 

#11. A little piece of Heaven.

 

Il cuore mi duole; la testa mi si perde;
una cosa oscura e bruciante è in fondo a me,
una cosa ch'è apparsa all'improvviso come un'infezione di morbo

e che incomincia a contaminarmi il sangue e l'anima,
contro ogni volontà, contro ogni rimedio:
il desiderio.”
- G. D'Annunzio

 

 

Hermione si strofinò le mani sugli occhi, tentando di destarli malamente dal sonno. La luce dispettosa del sole penetrava all'interno della sua grande stanza, inondandola di tutta quell'energia che in quei giorni aveva creduto fosse rimasta sopita. Si alzò pigramente dal suo grande letto a baldacchino, sbadigliando ampiamente. Sentì qualcuno bussare alla porta e solo dopo qualche istante realizzò l'accaduto.
Si alzò lentamente dal letto, ancora nel mondo dei sogni, andando ad aprire con i capelli scompigliati e l'aria assonnata.
Hermione, spero di non averti svegliata. -
La ragazza si accigliò di fronte a Colin Canon scuotendo la testa, tornando alla realtà confusa che non vedeva il Grifondoro come un assiduo suo visitatore. Lui le porse una piccola pergamena arrotolata, affrettandosi a dire – Mi hanno detto di darti questa. Ci vediamo dopo! -.
Hermione si chiuse la porta alle spalle tornando verso il suo letto, srotolando la pergamena scritta in una bella grafia ordinata:

Prego tutti i miei studenti di recarsi oggi a lezione
senza la divisa, ma con normali abiti da giorno.
Presentarsi puntuali in aula per la visita a Hogsmeade.
Il vostro amico Pal.

La Grifondoro si accigliò, capendo che quel messaggio era stato recapitato a tutti coloro del corso di quell'uomo, e immaginandosi mentalmente la faccia disgustata di Malfoy nel leggere le ultime parole. Scacciò subito dalla mente quel viso impertinente andando ad aprire il suo baule, indossando un paio di jeans normali con delle scarpe basse e un maglioncino verde scuro, avvicinandosi allo specchio per aggiustare la sua massa informe di capelli.
Nido di vespe, così lui l'aveva definiti.
Si maledisse per la seconda volta mentalmente e scese le scale, trovando una gran confusione in Sala Comune. C'era un brusìo di voci confuse, e quando arrivò lei si ammutolirono tutti di colpo, guardandola come estasiati.
Era lunedì mattina, erano passati giusto un paio di giorni dalla notte del ballo, e Hermione aveva fatto di tutto per starsene in camera sua più tempo possibile, evitando tutte le domande mute su quanto era accaduto in bagno ed evitando, soprattutto, di scendere in Sala Grande a pranzo o a cena a orari comuni per non incrociare gli occhi indagatori di Malfoy. Aveva deciso semplicemente di rinviare il problema.
Ma il problema vagava nelle bocche di tutti, ed era stato ingigantito a livelli estremi: Luna l'aveva tenuta aggiornata – non che lei glielo avesse chiesto – su tutto ciò che circolava nel castello. C'era la versione secondo cui Draco Malfoy ed Hermione Granger si fossero appartati segretamente in bagno, venendo colti in fragrante da quei quattro ragazzi; oppure c'era la versione che la vedeva vittima di un Cruciatus senza precedenti nella storia, scagliato da Malfoy stesso; o ancora, girava anche la voce che Euan Abercrombie e Stewart Ackerley la fossero andati a spiare perché segretamente innamorati di lei, e Draco accecato dalla gelosia li avesse torturati a dovere. Ma ad ogni modo, tutti su una cosa concordavano: i due acerrimi nemici in questione erano usciti mano nella mano da quel bagno, versione confermata da Horace Lumacorno stesso, intimato a raccontare quella storia con la stessa insistenza con cui Harry Potter, un anno prima, aveva tentato di estrapolargli il ricordo di Tom Riddle.
Hermione, eccoti qui! - Disse Ginny Weasley correndo verso l'amica e afferrandola per il braccio, prendendo a camminare verso l'uscita del ritratto.
Tutto bene, Ginny? -
Io? Oh, sì, certo, tutto bene. - Rispose la rossa non troppo convinta - A parte il fatto che ho dovuto scagliare una Fattura Orcovolante contro un piccolo impertinente del primo anno che quasi mi rifilava un Veritaserum per sapere se davvero eri tu quella che aveva ricattato Malfoy per averlo visto in bagno appartato con Euan... -
Hermione sgranò gli occhi incredula, mentre scendevano le scale verso l'aula buia dove si teneva il corso.
Oh mio Dio! Questo sarebbe... -
Non da Malfoy, infatti. Nel senso, tutta Hogwarts sa quanta passione abbia per le donne... -
Hermione sgranò ancora una volta gli occhi, giurando di sentire una fitta strana attraversarle il petto. Intravide nello sguardo dell'amica una luce diversa, come se fosse preoccupata per lei, ma decise saggiamente di non prestarvi attenzione. Notò solo in quel momento la sua divisa.
Non hai ricevuto il messaggio del professor Pattitch? Dobbiamo andare a Hogsmeade, e chissà poi perché. -
Sì, l'ho ricevuto, ma devo andare a scontare la punizione con Nott. In caso non lo sapesse, dillo tu al pro... -
La punizione con Nott?! - Tuonò Hermione più accigliata che mai, facendo rimpicciolire la Weasley che le fece segno di abbassare la voce.
Te l'ho detto! - Disse la rossa – Ho scagliato la Fattura Orcovolante a quel ragazzino, e Nott era con me e... -
E perché, di grazia, Nott era con te?! -
Seriamente vieni a farmi questa domanda dopo che non mi hai ancora spiegato perché diavolo sono stati espulsi quegli idioti di Abercrombie e i suoi amici? - Rispose Ginny infervorandosi, moderando i toni alla vista dell'espressione smarrita dell'amica – Andiamo, Herm, non ti fidi neanche di me? Devo arrivare a credere alla versione di Nick-Quasi-Senza-Testa secondo cui eri in bagno perché sei la migliore amica di Mirtilla Malcontenta? -
Ne parliamo dopo, Ginny, ora devo andare. -

 

Hermione entrò in aula dietro lo sguardo di tutti i compagni, vestiti come non li aveva mai visti. Pansy Parkinson, ad esempio, aveva una gonna corta ai limiti dello squallore, con un attillato top senza spalline e un giacchetto di pelle di drago abbinato alla luccicante cintura in vita: Hermione perse quasi la vista a un occhio per decifrare il suo outfit, mentre la Serpeverde le lanciava occhiate di disgusto.
Niente male, eh? La Parkinson. - Soffiò Cormac McLaggen al suo orecchio, e la Granger trattenne un conato di vomito.
Non sono dello stesso avviso. -
Oh andiamo, Granger... - Disse il biondo allampanato con un sorriso amichevole ma la voce pervasa dalla malizia – Solo perché tu non metti in mostra quelle belle gambe che ti ritrovi, non significa che sia tutto perduto. -
Togliti di mezzo, McLaggen. - Tuonò una voce alle loro spalle, ed entrambi si voltarono. Quella fu la prima volta che lo rivide dopo la notte del ballo: Draco Malfoy aveva una camicia bianca che non era quella della divisa, ma una molto più costosa e di qualità, abbinata a un paio di pantaloni neri un po' più aderenti del solito a fasciargli perfettamente le gambe. I suoi occhi erano freddi e grigi come al solito, niente a confronto con quello che solo lei era riuscita a notare pochi giorni prima...
Cormac se ne andò borbottando qualcosa, e Malfoy affiancò la Granger evitando il suo sguardo.
Buongiorno a tutti, ragazzi! - Disse Palbo sorridendo ai presenti, mostrandosi nel suo abito lungo color porpora che sfiorava il pavimento – Perdonate il ritardo dell'annuncio della nostra visita, ma ho avuto qualche problema con la professoressa McGranitt per accordare tutti i permessi. Mia moglie Lucy si è recata al villaggio di Hogsmeade organizzando una vera e propria caccia al tesoro babbana che voi, naturalmente, dovrete seguire in coppia. Inutile specificare che la coppia vincitrice riceverà un premio. Avete due ore a partire da... adesso! -
Tutti si mossero velocemente prendendo a correre fuori dall'aula, improvvisamente estasiati da quella nuova mattinata insolita. Hermione non sapeva bene cosa fare, cosa dire, così si apprestò a compiere la cosa più semplice, girando i tacchi e seguendo la massa già dileguata nel corridoio. Draco la seguì, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, gesto che lo rese estremamente sexy.
Hermione tossì rumorosamente a quel pensiero come per paura che fosse uscito fuori dal suo cervello, diventando rossa almeno quanto lo stemma di Grifondoro e lanciandosi tutte le peggiori maledizioni dentro la sua testa per quello strano aggettivo con cui lo aveva definito.
Ma che cavolo le prendeva?!
- Granger, non sai neanche restare zitta che rischi di strozzarti. -
Grazie, Malfoy. - Rispose schiarendosi la gola irritata – Non avevo dubbi sul fatto che sarebbe arrivato il tuo commento. -
Draco ghignò, proseguendo con tutta la calma possibile tra i corridoi del castello accanto alla Granger, attirando ancora una volta lo sguardo esterrefatto di alcune Tassorosso che li fissavano increduli. Lui sembrò pavoneggiarsi, prima di risponderle.
Allora non sei così stupida come sembri. -
Hai visto? Potrei stupirti. -
Fallo. -
Hermione si bloccò davanti alla porta del castello come scottata da quell'ordine, voltandosi repentina verso il suo interlocutore che non ebbe il tempo di guardarla a sua volta perché venne assalito da una bellissima ragazza con i capelli neri come la notte e gli occhi del verde primaverile più intenso che si avvicinò a Malfoy bramosa di attenzioni.
Draco, dove stai andando? - Sussurrò languida artigliandosi al braccio del ragazzo, avvicinandosi pericolosamente al suo orecchio e ignorando del tutto la presenza della Grifondoro che sentì alle loro spalle un piccolo gruppetto di sue amiche ridere civettuole.
Malfoy sorrise.
Non ghignò come faceva con lei, sorrise davvero, gesto che fece infuriare la Granger ogni secondo di più.
Oggi abbiamo due ore libere, Astoria. -
Allora quella gallina aveva un nome?
E come le trascorrerai? Un tempo non ci avresti pensato due volte... - Proseguì con la voce sempre più vellutata, lanciando solo in quel momento una profonda occhiata a Hermione che, senza volerlo, la stava fissando torva e livida di rabbia - ...Sicuramente non avresti pensato a trascorrerle con questa qui, Draco. - Aggiunse la ragazza subito dopo, aumentando le risatine isteriche delle amiche alle sue spalle.
Hermione sentì la rabbia assalirla come la più potente maledizione. Non riuscì neanche a catalogare o classificare i suoi pensieri, perché già si era contratta in una smorfia isterica che assomigliava molto a quella Made-In-Malfoy, risparmiando all'interlocutrice uno sguardo di sufficienza.

Potrei stupirti.

Fallo.

Ha ragione, Draco. - Rispose Hermione alla provocazione, utilizzando un tono che non era solito appartenerle – Un tempo ti saresti sicuramente infilato tra le lenzuola di una donna neanche degna di chiamarsi tale, tanto apre con falicità cuore e gambe a chiunque le risparmi un paio di complimenti. Scommetto che molti di questi complimenti riguardavano i suoi splendidi capelli, non è così, Draco? - Domandò estraendo la bacchetta dalla tasca e poggiandola su di essi con delicatezza – Peccato che siano solo l'effetto di un incantesimo lucidante e allungante eseguito anche abbastanza male. - Proseguì dando un leggero colpetto ad essi con la punta della bacchetta, e i magnifici capelli corvini si raggrinzirono come un panno bagnato, sfumando in un color grigio topo così spento da mettere i brividi.
La ragazza cacciò un urlo degno di nota, prendendo a fuggire verso una direzione ignota seguita dalle sue amiche ancor più urlanti di lei.
Draco dovette sbattere le palpebre più volte, osservando ammaliato e completamente esterrefatto la Granger riporre la bacchetta nella tasca e uscire dal castello procedendo verso Hogsmeade.
Granger! - Gridò correndole dietro, in estasi come un bambino il giorno di Natale – Granger! Ma che diamine...? -
Non voglio discuterne, Malfoy. - Tagliò corto lei continuando a camminare spedita.
Discuterne? Sei stata fenomenale! -
Hermione aggrottò la fronte decisa comunque a non guardarlo in faccia, superando la capanna di Hagrid per oltrepassare i cancelli in modo da potersi smaterializzare insieme al suo accompagnatore, ma registrò quelle parole inaspettate. - C-come? -
Credevi di trovarmi arrabbiato? - Sorrise Malfoy seguendola, col tono di voce più tranquillo e rilassato che avesse mai adottato – Sai che queste cose mi fanno sempre divertire. Ma sono da me, non da te. -
Non mi faccio mettere i piedi in testa da una gallina senza cervello. -
Oh, questo lo so bene. Sei Hermione Granger, nessuno dovrebbe mai metterti i piedi in testa in generale. -
Draco si tradì, e se ne accorsero entrambi. Lei avvertì un battito mancato a quelle parole, prendendo ad arrossire convulsamente, e lui optò per il mutismo selettivo. Per fortuna erano arrivati fuori dal cancello, ed Hermione tese un braccio verso Draco per materializzare entrambi ad Hogsmeade. L'atmosfera era serena e si poteva anche sentire una musica in lontananza.
- Oh, finalmente, eccovi qui! Temevo vi foste persi come Seamus Finnigan. - Disse Lucy Pattitch avvicinandosi a loro e porgendogli un bigliettino accartocciato, prima di sparire tra il caos. Malfoy inarcò un sopracciglio aprendo il biglietto:

Se il secondo biglietto tu vorrai,
improvvisa voglia di bere avrai.
Ingegnati al più presto, non indugiar!
Una burrobirra dovresti bramar.

Draco fece una smorfia schifato e irritato, sventolando davanti agli occhi della Granger quel biglietto insignificante.
Che cavolo significa? -
Dobbiamo andare in un posto in cui si beve per avere l'altro biglietto e proseguire la caccia al tesoro. Proviamo ai Tre Manici Di Scopa. - Disse Hermione varcando la soglia del bar, mentre Draco reprimeva l'impulso di domandarle una volta per tutte cosa diamine fosse la caccia al tesoro babbana, di cui non aveva mai sentito parlare prima.
Oh, ancora studenti nel mio bar! - Tuonò Madama Rosmerta pulendo distrattamente un tavolo sudicio – Hermione cara, so che vuoi chiedermi qualcosa riguardo una stupida corsa al tesoro di un certo Pallabo, o come si chiama, ma io non ne so niente. Magari riesci a convincere anche i tuoi amici là in fondo che qui non è il luogo dove cercare! - Disse indicando Blaise e Colin, che stavano setaggiando tutto il locale. Hermione sorrise scuotendo la testa, sedendosi al bancone del bar sotto lo sguardo scettico di Malfoy.
Volevamo solo due burrobirre, Madama Rosmerta. -
Oh, ma certo! Prego allora. - La donna si girò iniziando a preparare l'occorrente, e Draco si poggiò allo sgabello accanto a quello di Hermione.
Che stai facendo, Granger? - Le sussurrò.
Non hai letto il biglietto? Dobbiamo ordinare una burrobirra. -
Draco parve ancora più confuso ma fece finta di niente, prendendo a bere dal suo calice in maniera indifferente. Vide la Grifondoro al suo fianco attendere che nessuno li guardasse, e sollevare il bicchiere pieno di burrobirra straboccante scrutandone il fondo, dove trovò altre parole scritte in corsivo:

Se ce l'hai fatta a superare questa prova,
sei già un grande mago degno di nota!
Scommetto che riuscirò anche a farti addolcire,
in fondo nessun miele è mai pronto ad ammuffire...

Hermione si illuminò e fece segno al compagno di leggere quella scritta senza farsi vedere, ma il biondo sembrò cadere dalle nuvole: non ci stava capendo un accidente di tutte quelle frasette scritte in codice, eppure la Grifondoro sembrava aver intuito ogni parola. Così la seguì quando uscirono, camminandole affianco. Riuscì a guardarla di sottecchi: aveva il mento all'insù e proseguiva fieramente, mentre un raggio di sole andava ad illuminarle quel maglione verde scuro degno di una Serpeverde... Il suo volto era liscio e privo di imperfezioni, e quei capelli ondeggiavano al suo muoversi cadendo sulle spalle, molto più in ordine del solito. Lei si dovette sentire osservata, e voltò lo sguardo in direzione di Malfoy che, in tutta risposta, non abbassò il proprio. Era fiera e combattiva come sempre, bruciante come un fuoco boschivo, pronta a difendersi e ad attaccare con le unghie e coi denti, una vera leonessa; e tutto trasudava dai suoi modi di fare, dalle sue intuizioni, dalle sue risposte acide e pronte, dalla sua preparazione incessante su tutto. Ricordava bene tutti i suoi passati interventi a lezione, e correzioni dei compagni, e piani geniali di attacco o difesa, e non aveva certo dimenticato tutto il contributo che aveva dato allo Sfregiato, a Lenticchia e a tutta la comunità magica che probabilmente era ancora in piedi per merito più suo che di Harry Potter. Pensare alla guerra gli fece venire i brividi, ma non pensare a lei, mentre entravano a Mielandia. Non era più quella ragazzina con i dentoni che amava sfottere al primo anno, adesso era una donna... Draco riuscì a restarle dietro per cedere all'impulso che aveva trattenuto tutto il giorno, e la guardò.
Quei capelli lunghi e mossi le cadevano sulle spalle strette fasciate da quel maglione di quello splendido colore acceso, che evidenziava il suo corpo esile e la vita stretta, coi fianchi appena accennati; i jeans non erano di quelli all'ultima moda che sfoggiava Pansy Parkinson ad ogni occasione, ma le fasciavano bene le gambe dritte e magre e...
Beh, sì, ovvio, ci diede un'occhiata.
Diede un'occhiata, al fondoschiena.
Si stupì e si maledì, arrotolando malamente le maniche della camicia a metà braccio, giurando di iniziare a sudare mentre si ripeteva una serie di insulti da solo. Doveva assolutamente rimediare.
Malfoy, vieni qui. - Disse lei in tono secco, vicina a un grandissimo barattolo di miele – Dobbiamo cercare qui intorno. -
E perché, Granger? Illuminami. - Rispose acido.
Non ricordi l'indizio? Parlava di miele... -
E infatti siamo a Mielandia, non sarà niente di più. -
Eccolo! - Disse Hermione facendolo sbiancare, prendendo il quarto biglietto incastrato in una ragnatela dietro l'immenso barattolo:

Sei già un pezzo avanti, non mollare!
Temo gli oscuri misteri del tuo passato surreale...
Ognuno di noi ha una diversa paura,
ma nessuno non trema di fronte a una presenza oscura.

Draco sentì un brivido spiacevole attraversargli il corpo dopo aver letto quel biglietto alle spalle della Granger, ma poi fu sostituito da una vera e propria scarica di terrore che ogni notte, nel suo letto, pregava di non dover mai più rivivere.

- Fuori i Mangiamorte dal mio locale! -

Hermione si voltò incredula avvertendo la pelle incendiarsi, guardando il commesso anziano che conosceva da sempre puntare il dito in direzione del braccio del Serpeverde attirando l'attenzione di tutti i presenti che si zittirono insieme. Un lampo di dispiacere passò attraverso gli occhi di Draco, che represse subito quel segno di umanità mostrando la sua solita maschera d'indifferenza e imperscrutabilità. Hermione realizzò qualche istante dopo... A velocità rallentata, girò lo sguardo sull'avambraccio del biondo, sgranando gli occhi: solo in quel momento si accorse del Marchio Nero sbiadito ma sempre visibile. Non ci aveva ancora mai pensato fino a quel momento, non si era mai davvero fatta la domanda, anzi aveva dimenticato quasi totalmente che Draco Malfoy era stato uno di loro, era stato un Mangiamorte.
Che sua zia lo aveva torturato.
Che era stato lui a far entrare i Mangiamorte a Hogwarts.
Lui a un passo dall'uccidere Silente.
Lui a combattere dalla parte di un Signore Oscuro che la voleva morta, e che aveva ucciso tantissime persone.
Ma poi alzò lo sguardo su di lui distogliendolo dal Marchio, e lo vide lì in piedi, a fissarla a sua volta. Saette glaciali le perforarono le membra, mentre sotto tutte quelle pesanti accuse del cognome scomodo di "Malfoy", lei lì di fronte riuscì a scorgere soltanto un ragazzo portato a fare qualcosa che non voleva realmente fare sotto insegnamenti perfidi e beffardi di un padre vigliacco, sotto minaccia di morte. E i suoi occhi, in quel momento, avevano tutta l'aria di chi è arrabbiato col mondo perché in primis arrabbiato con se stesso.
Così la Grifondoro si voltò torva verso l'uomo anziano.
Come si permette?! - Tuonò assottigliando gli occhi, rapita da una rabbia impavida – Chi diavolo pensa di essere?! -
Signorina Granger... - Disse quell'uomo abbassando la testa – Signorina Granger, credevo la stesse importunando, e ha il Marchio e... -
In ogni caso, non sono affari suoi. So badare a me stessa, e questa piazzata poteva risparmiarsela! Ha il Marchio ed è in libertà, perciò si faccia due domande prima di fare ancora queste sparate in futuro. - La Granger uscì dal locale sbattendo la porta, mentre Draco ancora stava metabolizzando l'accaduto. Dentro di sé lo avevano fatto innervosire da morire i tentativi della Granger di difenderlo. Lui non aveva bisogno di nessuno. Lui se la cavava da solo, e molto meglio senza i commenti di una Sanguesporco. Eppure non l'aveva interrotta, perché non avevano per niente affrontato quell'argomento e... Voleva sapere cosa ne pensava lei.
Uscì da Mielandia giurando di tornare a vendicarsi, e raggiunse la Granger che stava procedendo verso il bosco, affiancandola con le mani in tasca, un po' irritato.
Non dovevi difendermi. - Le disse – So badare a me stesso. -
Lo so. -
Ma lo hai fatto lo stesso. -
Lo so. -
Dovrei infuriarmi... -
Lo so. -
Draco si voltò tentando di capire se avesse preso una botta in testa, prima che si trovarono al di là del cancello della Stamberga Strillante.
Questo dovrebbe essere l'ultimo. - Disse Hermione.
Dobbiamo entrare? - Chiese Draco accigliandosi, memore di tutta la paura che aveva da piccolo anche solo al sentir nominare quel luogo. Una cosa che davvero lo faceva ridere, dopo tutto ciò che era successo... Hermione forse non era della stessa tranquillità, perché annuì un po' tremolante. Lui decise che era ora di prendere la situazione in mano: camminò verso la Stamberga, col passo più tranquillo possibile.
Chiudiamo questo stupido gioco. -
Hermione deglutì a fatica... Ricordava tutte le storie orribili su quel luogo, tutte le leggende sulle presenza di spettri e fantasmi, tutto il terrore di Ron anche solo nell'avvicinarsi al perimetro, e ora lei doveva entrarci. Era cresciuta e aveva visto il Male in persona, ma chissà perché anche agli adulti ogni tanto spaventa il buio.
Camminò alle spalle di Malfoy osservandole accuratamente, così grandi e possenti irrobustite da anni di Quidditch, e la camicia che aderiva perfettamente a quei fianchi stretti e...
La Granger si morse la lingua per cercare di rinsavire, mentre Draco aprì la porta e tirò fuori la bacchetta.
Lumos. -
Lei fece allo stesso modo ed entrarono come al rallentatore, guardandosi intorno. Hermione sentì una scarica gelida attraversarle la spina dorsale, percependo l'aria umida e ammuffita di quel luogo avvolto nel buio più totale. Era tutto in disordine: tavoli e sedie erano rotti e sparsi in giro per la casa, intere pareti erano giallognole e decadenti, grandissime ragnatele albergavano negli angoli di tutti i muri, il camino emanava un intenso odore indecifrabile mentre polvere, mattoni, sassi e foglie secche erano cosparse ovunque, perfino nella scala malconcia che conduceva al piano superiore. Le finestre erano state sbarrate con delle assi di legno e chiodi, mentre un paio di topi morti erano spiaccicati vicino alla cucina. La Granger sentì un conato di vomito, mentre la porta si richiuse cigolante alle loro spalle facendola sussultare. Draco, in realtà, era padrone di se stesso: avvertiva la stessa aria gelida e lo stesso odore di marcio, ma non sentiva più i brividi che aveva percepito quando quell'uomo aveva additato il suo Marchio indelebile.
Dovremmo perquisirla tutta? - Chiese Malfoy scettico, continuando a guardarsi intorno.
A me sembra un'idiozia. - Disse Hermione scuotendo la testa, lasciando trapelare una nota isterica nella voce – C'è un altro piano, e non sappiamo quanto è grande! -
Allora dividiamoci. - Rispose Draco – Io vado di sopra. - E sparì insieme alla sua bacchetta. Hermione cercò di respirare regolarmente, ma quell'odore di polvere e cadaveri la faceva sentire male... In più, quella fredda aria le dava il tormento. Tenne alta la bacchetta procedendo a fare il giro di quel piano, sentendo i suoi passi scricchiolare sul pavimento rovinato.
Avrebbe preferito che lui non se ne fosse andato...
Solo pochi istanti prima non avvertiva quella improvvisa paura...
Arrivò in cucina e un nuovo odore la invase per intero, provocandole un profondo senso di disgusto. Girò la bacchetta per illuminare quello che era il cadavere di un animale non identificato putrefatto sul terreno, cosparso di mosche e ratti. Si portò la mano alla bocca reprimendo un urlo e uscendo velocemente da lì, colpita da quell'immagine, prendendo a correre gli scalini malconci due a due per tornare da Malfoy, sentendo una stranissima ansia avvolgerla per intero, lasciandola senza parole...
Era turbata più di quanto avrebbe mai potuto sospettare.
Malfoy! - Chiamò a gran voce finendo la rampa di scala e camminando a grandi passi verso uno dei corridoi, mentre gelo e una fitta nebbia la stavano di nuovo invadendo a poco a poco, e poteva giurare di aver sentito una risata maligna provenire dal piano di sotto.
Malfoy! - Gridò di nuovo agitata, proseguendo per quel corridoio senza fine e spalancando un paio di porte impaurita da ciò che avrebbe potuto trovarci dentro. - Dannazione, Malfoy! - Disse un'altra volta girando un angolo più ansiosa che mai e sbattendo contro qualcosa di duro e potente, che la afferrò senza darle tempo di focalizzare il tutto per appiattirsi con lei dietro una parete. Qualcuno la stava tenendo da dietro, con un braccio artigliato possessivamente alla sua vita e una mano a tenerle la bocca chiusa, mentre la schiena di lei aderiva perfettamente a quel petto solido. Lo riconobbe dall'odore, dal profumo... Lo stesso della notte del ballo...
Ssst... - Le sussurrò Draco all'orecchio, togliendo delicatamente la mano dalle sue labbra. Hermione abbassò la bacchetta captando che qualcosa non andava e ritirò l'incantesimo di illuminazione, mentre entrambi vennero così avvolti dal buio più totale.
Si sa che quando uno dei cinque sensi viene meno, gli altri si rafforzano incredibilmente.
Così Hermione cominciò a sentire tutto: il cuore frenetico del Serpeverde pulsava regolare tra le proprie scapole, e lei era ancora perfettamente poggiata al petto di quel ragazzo che non aveva accennato a togliere il braccio dalla sua vita, tenendola stretta. Respiravano insieme, lei più agitata non capendo la situazione, lui col volto vicino, quasi accostato al suo... Avrebbe dovuto chiedergli cosa diavolo stesse succedendo, ma quegli attimi surreali le impedirono di dire qualunque cosa, perché mai era stata toccata così, mai era stata stretta così.

E poi, lo sentì...

Draco, col volto vicino al suo, lo girò lentamente e di poco verso il suo viso, arrivando con le labbra quasi a sfiorarle la guancia; rimase qualche attimo così prima di tirare indietro con estrema calma il volto per affondarlo tra i suoi capelli, inspirandone forte l'odore senza nasconderlo. Il braccio artigliato alla sua vita si strinse ancora di più con fare possessivo, facendole quasi mancare il respiro che già stava trattenendo. Hermione giurò di poter quasi svenire, avvolta da un'adrenalina fuori dal comune, mentre qualcosa di oscuro e stranissimo le stava risalendo dalle gambe, lungo il corpo, in punti sensibili...
Il desiderio.
Le dita della mano di Draco si strinsero artigliando il suo maglione all'altezza del fianco, mentre il suo volto era ancora tra i di lei capelli ricci. Rimase come paralizzata per attimi che parvero eterni, ma dopo pochissimo Draco allentò la presa e permise al suo cuore di tornare a battere a ritmi naturali. Tuttavia, Hermione non si distaccò immediatamente.
C'era un fantasma, di là. Niente di preoccupante, probabilmente un amico di Nick-Quasi-Senza-Testa. Ci ho messo un po' a sfilargli il bigliettino perché era piuttosto nervoso che fossimo entrati. - Sussurrò Draco sempre vicino all'orecchio della ragazza (anche se non quanto prima) che annuì distaccandosi e voltandosi verso di lui, facendo accendere di nuovo la bacchetta che illuminò i loro volti.
Draco era appoggiato alla parete con i capelli leggermente scompigliati e la camicia un po' più spiegazzata.
Hermione, invece, era un'altra: le sue gote erano imporporate di rossore verginale e i suoi occhi marroni sconvolti dalla passione. Malfoy la guardò a lungo, confuso... Davvero le aveva fatto quell'effetto? Con così poco? Ma lei non gli diede soddisfazione, perché lo lasciò lì solo proseguendo verso l'uscita per tentare di far respirare aria sana ai polmoni. Le sembrava strano vedere di nuovo il sole, e chiuse gli occhi lasciandosi riscaldare da esso, prima di esser raggiunta dal compagno Serpeverde di nuovo imbellettato nel suo abito di pura indifferenza e distacco, per niente simile a quello che fino a un secondo prima la stava... annusando.
Draco tirò fuori il biglietto:

Se leggi questo, ce l'hai fatta!
Una è la vittoria ma molteplice la disfatta.
Raggiungi il tuo amico Palbo, sei l'unico vincitore,
c'è un solo biglietto per il solo campione.

- Siamo i primi a finire questa cazzata? -
A quanto pare... -
Che perdita di tempo. - Tuonò Malfoy prendendo a camminare verso il castello.

 

 

 

***

 

Ginny Weasley intraprese per la prima volta un corridoio mai esplorato prima di allora, prendendo a scendere delle scale fiocamente illuminate. Più o meno si trovava dietro la Sala Grande, ma si era persa almeno un paio di volte prima di arrivarci e sicuramente al ritorno sarebbe accaduta la stessa cosa. Arrivò davanti a una grandissima porta di legno trovando il suo spiacevole compagno di sventura appoggiato a una parete bianca con la cravatta verde-argento senza più il nodo e il mantello della divisa spiegazzato.
Sempre questa faccia da idiota, Nott. -
Devi insultarmi ogni volta che mi vedi? - Chiese il Serpeverde leggermente offeso.
Non potrei fare altrimenti. - Disse Ginny prima di fare un lungo sospiro e spalancare la grande porta, trovandosi di fronte uno scenario surreale: un luogo delle stesse dimensioni della Sala Grande era lì ad accoglierli con un profumo intenso di arrosto, con almeno un centinaio di elfi domestici indaffarattissimi a preparare cibo in quantità smisurata. Due grandi bancali lunghi erano disposti al centro occupando gran parte dello spazio, pieni zeppi di coltelli, pentole, stoviglie e ingredienti di ogni tipo; lungo il perimetro vi erano tantissimi fornelli e armadi, con mensole accatastate fino a toccare il soffitto. Correvano tutti agitati e confusionari, urlandosi compiti a vicenda, aprendo frigoriferi stratosferici o facendo lievitare zucchine e patate. Nick-Quasi-Senza-Testa era seduto in un angolo tentando di leccare un gelato.
Ginny e Theodore entrarono incerti dopo lunghi istanti di silenzio, guardandosi intorno ammirati e increduli. Un piccolo elfo gli piombò ai piedi parlando con voce nasale.
Voi siete in punizione? -
Sì. - Rispose Ginny – Cosa dobbiamo fare? -
L'elfo non rispose ma afferrò il lembo del mantello di Nott trascinandolo verso un punto della sala, mentre man mano tutti si stavano accorgendo della loro presenza; lo portò in uno dei tavoli adiacenti al perimetro facendolo posizionare lì davanti, e ordinandogli in tono secco – Tu pulisci i pesci. -
Theodore fece una smorfia d'orrore girandosi verso la sua compagna che veniva trascinata dall'altra parte della sala in direzione di un lavabo così grande da contenere forse tutto il bagno del suo dormitorio.
Tu lava i piatti. - Le fu ordinato, ma la rossa reagì contrariata.
Non si potrebbe usare la magia per questo? -
Niente magia. - Disse l'elfo non trapelando alcuna emozione – E' la punizione. -
Ma questa punizione è inutile! Preferivo mille volte aiutare Hagrid a dar da mangiare ai vermi come l'anno scorso! -
Ordini della preside. - Rispose ancora il piccolo elfo prima di allontanarsi.
Nott cercò lo sguardo di Ginny che lo fissò torva, profondamente innervosita dalla situazione generale. Poi la rossa si guardò intorno per qualche istante ed estrasse dalla tasca dei pantaloni un piccolo foglio e una penna, appiattendosi dietro uno dei frigoriferi per scrivere qualcosa prima di trasformarlo in aeroplanino e lanciarlo in direzione di Theodore che lo afferrò emozionato da quella improvvisa inclusione personale:

"Questa stupida punizione dovrà finire presto. Dopo penseremo a qualcosa per non farla più ripetere?
Confido nell'amore che provi per me."

Nott sorrise come un ebete cercando di nuovo gli occhi di Ginny per annuire copiosamente, col cuore a mille, felice come non mai.

 

***

 

Sotto molti piani, all'oscuro dalla luce speranzosa che poteva filtrare attraverso le fessure e le finestre del castello, accerchiato in un alone di mistero, di freddezza e di inquietudine, il dormitorio di Serpeverde si mostrava affascinante come non mai. La Sala Comune, interamente braccata di verde e di argento, era arredata in modo tale da risultare quasi lussuriosa per i peccatori che amavano farne il proprio regno; per questo motivo, infatti, si sapeva nella scuola che la casata delle serpi era, per eccellenza, il covo dei teppisti del castello, i nullafacenti, i più ingegnosi a trovare metodi validi per copiare durante le lezioni, i bulli verso le povere vittime dei primi anni, ma soprattutto coloro che organizzavano le feste segrete più magiche di Hogwarts. Era una tradizione che andava avanti da generazioni di Purosangue Serpeverde, una tradizione degna di rispetto che si tramandava di padre in figlio, i cui coinquilini del dormitorio più grande non sarebbero di certo venuti a meno.
Blaise Zabini deteneva il record di feste da sballo più alto di tutta la scuola: non solo riusciva ad organizzarle così bene da far circolare la notizia soltanto tra gli studenti – un gruppo di studenti selezionati, ovviamente -, ma le sue conoscenze erano talmente approfondite che l'alcol che girava a quelle feste avrebbe fatto invidia perfino ai Tre Manici Di Scopa.

-... E quando pensi di farla? -
Forse sabato prossimo. -
Draco annuì lasciando uscire il fumo dalle labbra in cerchi perfettamente concentrici, sdraiato comodamente su quelle coperte scure di lino a fissare il soffitto. Blaise, a qualche metro di distanza da lui, era seduto in terra di fronte a una grandissima tela bianca con una tavolozza di colori degna di nota, intento a fissare il nulla in cerca di un'ispirazione per iniziare a dipingere. Aveva un'espressione corrucciata e perplessa, ma Draco non ci fece nemmeno caso. Erano anni che il suo compagno si perdeva in quell'attività di svago babbana, e dopo il quinto anno in cui Zabini aveva minacciato di cruciare il cappello parlante per fargli cambiare casata e smetterla così di dover ascoltare gli improperi dei compagni di stanza, Draco e Theo avevano deciso di smettere di prenderlo in giro.
Theo...
Blaise, avevi ragione comunque... Riguardo a Nott. -
Zabini si voltò stupito, decidendo di abbandonare l'impresa di trovare un'ispirazione per il suo magnifico dipinto, e fissò l'amico allargandosi in un sorriso. Malfoy fece una smorfia spegnendo la sigaretta e alzandosi dal letto.
Certo che avevo ragione! Cos'hai scoperto? - Rispose Blaise alzandosi in piedi improvvisamente emozionato.
Niente. - Asserì Draco lasciandolo perplesso, procedendo verso l'uscita del dormitorio prima di venir interrotto ancora una volta.
Dove stai andando? -
Draco si voltò con un nuovo ghigno a illuminargli il viso diafano e le labbra sottili. - In teoria, a fare le ronde notturne. In pratica, ad indagare. -

 

 

Dopo aver girato attorno all'ennesimo arazzo e aver insultato l'ennesimo quadro – tanto così, giusto per divertimento –, Draco decise di dichiarare la resa. Era uscito così tardi convinto di essere abbastanza fortunato per trovare Palbo e magari seguirlo, o affatturarlo, o scoprire dove potesse nascondersi il suo studio, visto che sembrava esserne sprovvisto.
Ma non aveva incontrato assolutamente nessuno, nemmeno la Zannuta a pattugliare i corridoi, cosa che lo rese perplesso. Passò un'altra volta ancora lungo il corridoio del settimo piano passandosi una mano tra i capelli biondissimi, ripetendosi che l'indomani avrebbe seguito quell'idiota di Pattitch per scoprirne qualcosa di più: sia lui che Zabini rivolevano il vecchio Nott, per ricominciare a vivere al massimo ogni nottata clandestina in quel castello.
Signorino Malfoy, molto bene! - Una voce femminile lo fece sobbalzare destandolo dai suoi pensieri, mentre Minerva McGranitt lo stava fissando un po' perplessa.
Mi scusi, ero distratto. - Si limitò a rispondere.
Mi auguro che ci sia un motivo per cui ti trovi in giro a quest'ora, essendo un Caposcuola esigo il rispetto delle regole più da parte tua che da parte di tutti gli altri. -
Draco, che odiava quando qualcuno lo rimproverava o gli faceva notare anche la più piccola mancanza, doveva sempre trattenersi in questi casi per timore di lasciar libero sfogo alla fantasia e schiantare perfino la preside. Così irrigidì la mascella mandando giù un boccone di insulti.
Stavo facendo le ronde notturne. - Si limitò a rispondere, convinto che la megera non ci sarebbe cascata. Infatti lei inarcò un sopracciglio raddrizzandosi sulla schiena.
Le ronde notturne quest'oggi toccano ancora a Tassorosso – Corvonero. Da domani ci sarete tu e la signorina Granger, come vi avevo preannunciato all'inizio dell'anno(*). Quindi devo dedurre che tu sia qui per... - Si guardò un attimo intorno -... il compito che vi avevo affidato, non è così? -
Malfoy la fissò per qualche istante prima di limitarsi ad annuire, e la McGranitt continuò – Molto bene. Dov'è la signorina Granger? -
Non lo so. Ho avuto lezione stamattina con lei e poi non l'ho più vista. - Rispose un po' schifato e irritato... Che cavolo poteva saperne lui di dove stava la Mezzosangue? Non erano mica amici. Al solo pensiero rabbrividì, ma la preside continuò.
Cercala, signorino Malfoy. - Non sembrava proprio una domanda – Lei sa più cose di te riguardo il signor Pattitch, e vi ho affidato questo compito da svolgere insieme. - Diede un'occhiata all'orologio di un ritratto che rintoccava le 23 in punto – Non è molto tardi, più o meno per un'ora posso sorvolare sul vostro pattugliare senza consenso. -
Draco stava proprio per tirare fuori la bacchetta e schiantare la vecchia lì. Ci mancava pure quella: il corso, le ronde, le indagini. Tutto lo stava collegando alla Mezzosangue in qualche modo, tutto l'universo sembrava avercela con lui e tutta Hogwarts stava creando storie incredibili d'amore e d'agonia su di loro. Non riuscì neanche ad avere un conato, perché la McGranitt continuò parlando ancora più severamente.
Signorino Malfoy, Hermione Granger non è al dormitorio in questo momento, quindi presumo che sia in giro a "fare le ronde notturne" come te. Se non la cercherai, lo verrò a sapere. - Disse lanciando un'occhiata al ritratto di una signora molto paffuta che ricambiò con un occhiolino poco affabile alla preside – Buonanotte. -
Draco rimase qualche istante lì paralizzato serrando i pugni così forte da provocarsi piccoli lividi. Prese a camminare furioso come non mai verso una direzione imprecisata, insultando ad alta voce tutto quello che gli passava per la mente con i peggiori aggettivi del vocabolario, tanto che l'uomo del ritratto con la cornice d'oro si tappò le orecchie spaventato. Girò un angolo, poi un altro, poi un altro, convinto di trovare prima o poi quella stupida Mezzosangue per schiantarla dall'altra parte del corridoio, intento a sfogare il suo destino sventurato di averla accanto perennemente proprio su di lei.
Ma poi si bloccò.
Un intenso odore di vaniglia gli penetrò nelle narici.
Un calore improvviso avvolse le sue membra.
Draco chiuse gli occhi come rapito dalla più potente droga che avesse mai provato, sentendo piccole gocce di vapore depositarsi tra i ciuffi ribelli biondi che cadevano lungo la sua fronte.
Rimase in quella posizione per un tempo incalcolabile, sentendo i suoi nervi sciogliersi pian piano, sollecitati dal calore di quello strano fenomeno. Come una calamita, una porta socchiusa attirò la sua attenzione; aveva la luce accesa, dentro, e quel profumo proveniva da lì. Sentì il cuore accelerare pian piano come non gli era mai successo in vita sua, cullato e adagiato sul letto di carezze di quella dolce melodia dei sensi. Si avvicinò a essa e la aprì con estrema lentezza senza fare alcun rumore, aspettando ancora qualche istante prima di infilare la testa dentro la fonte di quella magia.
La vista lo spiazzò.
Era il bagno, il bagno dei prefetti probabilmente, più grande che avesse mai visto. Vedeva con la coda degli occhi grandissimi specchi e un lavandino di lusso che poteva far invidia al suo Maniero, ma davvero non riuscì a concentrarsi su nient'altro di ciò che aveva attorno.
Perché a qualche metro dalla sua posizione, dentro una vasca circolare e spaziosa, con l'acqua e la schiuma che minacciavano di riversarsi in terra per quanto sfioravano l'orlo, Hermione Granger stava appoggiata con la testa all'indietro sul bordo di essa. La sua massa informe di capelli quella volta non poteva essere insultata: erano bagnati e perciò cadevano piatti e morbidi lungo la sua schiena nuda.
Schiena nuda...
Draco non sentiva più la saliva in bocca.
Stava facendo ciò che di più sbagliato c'era al mondo. E non tanto perché osservava una donna nuda senza il suo consenso – quanto perché quella donna nuda era proprio la Mezzosangue.
Ma non poteva farci niente... Quella droga lo richiamava senza speranza di antidoto. Non riusciva a vedere praticamente niente perché lei gli dava la schiena, ma aveva gli occhi chiusi e stava ferma lì dentro come impalata, lasciando scivolare l'acqua e la schiuma al profumo di vaniglia sul suo corpo al ritmo di piccole onde naturali. Ogni tanto si muoveva per strofinarsi le mani lungo le braccia, accarezzandole con un movimento fluido e gentile che sembrava non appartenere a una sempre tosta e rigida come lei. Draco si accorse solo in quel momento, tentando di far ricominciare la salivazione normale del suo corpo e la respirazione regolare dei suoi polmoni, di percepire una musica... Una musica probabilmente classica proveniva da qualche parte indistinta che non riusciva ad identificare, spargendo la stanza di un'atmosfera a dir poco surreale, mentre i grandi specchi e le grandi finestre ad arco erano interamente avvolte nel vapore.
Ad un certo punto quella donna voltò leggermente il viso, e Draco ritrasse il proprio come scottato, col cuore di nuovo a mille; attese qualche istante convinto di venir cruciato a distanza, ma dato che non successe nulla infilò di nuovo il viso attraverso la porta tornando a fissarla, ma era meglio che non lo avesse fatto. La donna – che Draco non credeva possibile poter essere Hermione Granger e stava rifiutando categoricamente l'idea – si appoggiò più comodamente al bordo con la schiena e tirò su di poco una gamba, lasciandola scivolare fuori dall'acqua di qualche centimetro, lo spazio giusto per passare le mani su di essa con estrema accuratezza, riportandola poi al caldo sotto l'acqua. Draco Malfoy aveva il fiato corto.
Quella scena era il più bel film che avesse mai visto.
Quella donna era l'apoteosi della calma e della tranquillità, quel profumo era l'oasi dello sballo, quella musica era adrenalina pura che entrava dritta in vena. Aveva soltanto sollevato una gamba molto più piccola e liscia di quel che il Serpeverde avesse mai sospettato strusciando le dita su di essa, ma quel gesto lo aveva fatto incendiare più di tantissime prestazioni di ragazze estasiate nel suo dormitorio in tutti gli anni di convivenza in quel castello.
Un piccolo cigolìo della porta, e la Mezzosangue scattò il volto nella sua direzione come scottata, ma non vide nessuno: Draco si era già dileguato col fiato corto, un'eccitazione pronta a premere, e un cuore ballerino pronto a non dargli tregua.

 

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

SBAM! Ve lo aspettavate? E adesso cosa succederà? Come vedete, man mano si stanno sciogliendo tutti i nodi lasciati in sospeso nel corso della storia – come Ginny e Nott e le indagini su Palbo – e lo stesso rapporto tra Draco e Hermione sta subendo delle modifiche, però ci tengo a dire una cosa. Sono una grande fan delle Dramione, come ho già detto in alcuni commenti, ed è per questo motivo che non volevo baci o improvvisi coinvolgimenti emotivi di punto in bianco dopo anni e anni di odio puro – come descritto da Zia Row. Posso chiedervi scusa se il tutto vi sembra un po' lento, ma fin dall'inizio di questa storia sapevo che non sarebbe accaduto tutto d'un fiato, non essendo una sana e pura OOC avevo l'intenzione di render al meglio l'idea di due persone che si trovano insieme più di quanto vorrebbero e imparano a scoprirsi col tempo. Detto questo, vi ringrazio dei commenti e confido che continuiate a recensire, perché oltre che un gran piacere è davvero molto utile per me! Un abbraccio.

 

(*): per chi non se lo ricordasse, tra i primi capitoli era emerso che Draco e Hermione si sarebbero trovati a fare le ronde notturne insieme.

  
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