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Autore: Rowena    27/02/2009    3 recensioni
«Quello che avevo intenzione di dire», sbottò infine Remus dimenticando i suoi buoni propositi di mantenere un contegno tranquillo e dimostrare un minimo di tatto e sensibilità, «è che mi sono tenuto in contatto con Cornelia per tutti questi anni!»
Non aveva mai visto Sirius spiazzato in quel modo. Oh beh, si disse prendendo un lungo respiro per calmarsi un attimo, c’era una prima volta per tutto nella vita.
Visto che l’altro non si decideva a chiudere la bocca, Remus cercò di farlo riprendere. «Hai intenzione di rispondermi o vuoi rimanere a fare il gufo impagliato ancora a lungo?»
«Cornelia? Quella Cornelia? Quella lì, la pazza?»
Genere: Commedia, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano più o meno le sei, quando Sirius grattò sulla porta per farsi aprire.

«Allora, com’è andata?» domandò un Remus curioso oltre ritegno non appena l’amico riprese la forma umana.

«Meno male che Molly ha cambiato profumo, quello nuovo si sente a un chilometro di distanza! Ho rischiato di incrociarla al mio ritorno, ma ho fatto il giro del quartiere e non mi ha visto. Meno male, altrimenti sai che predica?»

L’ultimo dei Black si tolse un po’ di polvere da una spalla e si trascinò fino al salotto, dove si sedette sul divano con aria stravolta.

«Intendevo con Nel» precisò l’altro, che si sentì leggermente preso per i fondelli. Doveva sempre fare lo stupido, anche alla loro età?

«Oh, con lei» ripeté Sirius come cadendo dalle nuvole. «C’è mancato poco che mi trascinasse via con l’intenzione di farmi la pelle. Probabilmente, voleva usarmi come cavia per qualcuno dei suoi strumenti di tortura medioevale».

«Sembri avere di nuovo diciassette anni» commentò Remus con un sorriso sarcastico. L’amico non apprezzò la battuta e gli fece la linguaccia, a dimostrargli quanto avesse ragione.

«Spiritoso».

«Lei che ha detto?»

Intrigante! Sirius scrollò di nuovo le spalle, in un vano tentativo di mantenersi indifferente. «Nulla di che: ho parlato io per lo più».

«Dev’essere stata una conversazione brillante, allora».

«Due freddure in trenta secondi? Fammi pensare: mentre non c’ero hai chiesto a Ninfadora di uscire e questa volta ti ha dato due di picche?»

Dalla cucina si levò un ruggito, che inquietò entrambi i maghi. «Sirius, non so di che stai parlando ma se usi di nuovo il mio nome vengo di là e te ne faccio pentire amaramente!»

Ninfadora aveva il radar per certe cose, come una vera Black: l’eredità della famiglia materna si vedeva raramente nella giovane strega, ma in quei momenti la ragazza sapeva davvero diventare spaventosa.

Remus tossicchiò, imbarazzato. «Tua cugina ha un carattere davvero amabile, oh sì».

Sirius rimase in silenzio per un paio di minuti, per poi alzarsi deciso a cercare una bottiglia di vino. Certe storie meritavano un buon bicchiere. «Vai a vedere come mai Tonks è così di cattivo umore e fai da palo nel caso torni Molly, io scendo nelle segrete oscure a cercare qualcosa da bere», ammiccò all’amico sentendosi un vero genio.

Procurarsi gli alcolici e dare una spintarella a Remus perché si lasciasse un po’ andare con la sua cuginetta dai capelli rosa in un colpo solo non era da tutti, no?

Lunastorta scosse il capo volgendo gli occhi al cielo, ormai incapace di sorprendersi per la fervida immaginazione del vecchio compagno di scuola.

«Guarda che questo posto non è un castello medioevale, e non c’è nessun sotterraneo pieno di strumenti di tortura».

Ingenuo, pensò il padrone di casa nel prendere la rampa di scale che portava nello scantinato: il suo amico non aveva mai visto i veri Black in azione, per fortuna, né aveva idea di quanto in passato avevano saputo essere terrificanti. E Sirius era l’ultimo di una stirpe segnata dalla follia e dai matrimoni tra cugini.

Forse poteva considerare un bene che la famiglia si sarebbe estinta con lui: la possibilità di passare quei geni malati a un figlio o a una bimba come Aurélie gli dava i brividi.

Perché gli era tornata in mente la piccola di Nel? Non aveva senso…

Se Remus avesse captato i suoi pensieri in quel momento, avrebbe commentato che, conoscendo i suoi trascorsi e le sue attività ricreative di un tempo, non si poteva escludere a priori l’esistenza di almeno un piccolo Black sparso per il mondo, ma per fortuna Lunastorta e la sua malizia non l’avevano seguito fin laggiù.

Diede un’occhiata allo stanzone, prima di dirigersi all’angolo dove si trovavano le bottiglie: casa sua era davvero un festival degli orrori, non vi erano dubbi! Probabilmente Nel si sarebbe divertita da morire a rovistare lì in mezzo, conoscendo le sue strane passioni…

Riemerse in fretta dalla cantina, tenendo tra le mani una bottiglia polverosa; era immerso nei pensieri più strani, ma la visione di Remus e del suo stato attuale lo riportarono immediatamente alla realtà. «Certa robaccia è imbevibile, ma questo promette bene e…» lì Sirius s’interruppe: il suo amico decisamente non si sentiva bene! Ma che faccia aveva? Sembrava aver visto Silente in costume da bagno o, peggio, Piton con i capelli puliti. Roba dell’altro mondo, insomma!

«Si può sapere che ti è successo, Remus?»

Forse sentendo fare il proprio nome, il mago riprese conoscenza e a monosillabi spiegò con molta difficoltà che, in un modo che ancora non aveva capito, Ninfadora era appena riuscita a strappargli la promessa di un appuntamento.

Sirius s’incupì all’improvviso, deluso: «Accidenti, ma sarò stato via per cinque minuti al massimo! Non potevi aspettare un attimo per farti fregare da mia cugina?»

Forse per le lamentele dell’amico, che aveva ripreso a comportarsi come un bambinetto di cinque anni, ma in ogni caso Remus stava lentamente tornando a respirare. I due si sedettero nuovamente sul divano e fecero apparire due bicchieri, dove poi il padrone di casa versò generosamente il vino elfico. Entrambi ne avevano decisamente bisogno.

«Molly ti sgriderà da morire se ti becca», commentò Lunastorta dopo il primo sorso, e tossicchiò per introdurre una sua brillante imitazione della signora Weasley. «Bere a quest’ora del giorno… che cosa penseranno i miei bambini?»

«Che a trentasei anni ormai possiamo fare quello che ci pare e che la loro cara mammina dovrebbe farsi un paiolo di fatti suoi, ecco cosa penseranno» rispose Sirius con la sua faccia tosta. «Non vedo l’ora che siano qui, la casa sembrerà più allegra; e poi Harry parla sempre molto bene di loro nelle sue lettere, perciò non vedo l’ora di conoscerli».

«Ti piaceranno, soprattutto i gemelli: sono i veri eredi dei Malandrini, non c’è dubbio. Con loro potremmo tornare a essere un’associazione a delinquere abbastanza credibile, sai?»

«Potrebbe essere divertente, soprattutto con Molly in giro» ghignò il padrone di casa. «E poi c’è Tonks, non dimenticarti di lei».

Remus impallidì, segno che l’idea dell’impegno che aveva preso con la strega lo inquietava parecchio. Doveva assolutamente cambiare discorso. «Tornando a noi… Nel ti ha davvero mangiato in un boccone?»

Il sorrisetto comparso sul volto di Sirius svanì all’istante. «Quella strega si è presentata con una bambina, una bambina, capisci? Riesci a immaginartela a fare la madre? Io sono ancora sotto shock!»

Sconcertando il povero malcapitato, Remus cominciò a ridacchiare. «Me l’aveva detto che l’avrebbe portata, in realtà, ma non te l’ho detto per non rovinarti la sorpresa».

Fantastico, davvero fantastico: con un amico del genere, Sirius non aveva alcun bisogno di nemici. Ripromettendosi di considerare con più attenzione il caro vecchio Lunastorta e non dare per scontata la sua bontà. Gli altri potevano essere così ingenui da cascare nella recita del tenero lupacchiotto bisognoso di coccole, ma non lui; rigirò il bicchiere tra le mani, come a prendere tempo.

Ripensò a Nel e alla loro conversazione. «Sembra che stia bene; forse trovare il sistema per farsi piantare è stata una mossa saggia, in fin dei conti».

«Forse» annuì Remus in un modo che non prometteva niente di buono: era attento a osservare ogni più piccola reazione nell’amico: le cose erano cambiate troppo in profondità perché loro, i sopravvissuti, tornassero a comportarsi come un tempo, ormai.

Lui lo sapeva bene, e avrebbe voluto riuscire a spiegarlo anche a Ninfadora, che si ostinava a non capire.

«È stato bello vedere che in tutti questi anni non è cambiata». Ciò che aveva appena detto Sirius era vero solo in parte, visto che Nel comprendeva benissimo quello che i due maghi provavano: la guerra mutava tutto, anche se veniva vissuta solo di riflesso.

«Pensi che vi vedrete ancora?» domandò piano, pur essendo certo di sapere la risposta. Come a dargli ragione, Felpato si chinò a fissare il pavimento, sospirando.

«No, è meglio che non frequenti ricercati in clandestinità. E poi, non abbiamo più nulla da dirci: l’ho messa in guardia su quello che sta accadendo e le ho consigliato di tornarsene all’estero il prima possibile. Secondo me sarebbe meglio se convincesse anche il resto della sua famiglia a trasferirsi per un po’».

«Allora… era davvero un addio?»

Remus non poteva credere di averlo chiesto davvero: che si era aspettato, che lui tornasse ad essere il rubacuori di un tempo e che passassero su tutto quanto era successo tra loro? E magari anche che Cornelia mandasse all’aria la famiglia si era costruita? Che sciocchezze!

«Non poteva esserci altro finale, non trovi?» rispose Sirius con tranquillità; dannazione, stavano cadendo davvero in basso se toccava a lui recitare la parte dell’adulto maturo e riflessivo. «Ma sono contento di sapere che sta bene, perciò ti ringrazio per esserti ricordato della vostra corrispondenza giusto in tempo per convincermi a incontrarla. Lo so che era tutto programmato, cosa credi?»

Far cadere la mascella a Remus era divertente come quando avevano quindici anni, Felpato doveva riconoscerlo. Bevve anche l’ultimo sorso di vino, deciso a credere alle proprie parole.

Proprio in quel momento Tonks fece capolino sulla soglia del salotto. «Di cosa parlate?» chiese curiosa, già pronta a fare l’interrogatorio ad entrambi pur di scoprire la verità.

Lunastorta ridacchiò. «Di una vecchia fiamma del tuo cuginetto; oggi l’ha incontrata dopo un sacco di anni e ha rischiato di essere appeso a una ruota di tortura medioevale».

«Uh, e perché non me l’hai presentata? Avrei voluto conoscere un tipo così; scommetto che era l’unica in grado di metterti sotto» buttò lì Tonks con aria maliziosa.

Che frecciatina piccante! Sirius fu sul punto di arrossire, ma alla fine l’amor proprio ebbe la meglio: e che diavolo, aveva la sua reputazione da difendere. «Non esiste la donna capace di questo, Dora», rispose subito con decisione, per poi sghignazzare in modo allusivo. «Anche se potrebbe essere interessante. Se hai un’amica da presentarmi per fare una prova, sono sempre aperto alle nuove esperienze…»

«SIRIUS!» Accidenti, avevano rischiato di diventare sordi tutti e tre in un colpo solo.

Sulle prime il trio pensò che qualcuno avesse svegliato il ritratto della signora Black, ma alla vista di una Molly Weasley impettita e rossa come un pomodoro, minacciosa perfino anche se era carica di borse della spesa, non ebbero dubbi su chi fosse responsabile di quell’urlo disumano.

«Sirius, io non ho veramente parole: potresti davvero circuire una ragazzina dell’età di tua cugina? Avanti, sei troppo vecchio per le sue amiche, non te ne rendi conto?»

Il padrone di casa era indeciso se rispondere a tono o se far notare alla furia appena tornata che Remus stava scivolando dal divano per l’imbarazzo. Tonks, nel frattempo, ridacchiava senza ritegno.

La risata contagiò anche lui, alla fine, facendo irritare come non mai Molly, che si gonfiò e riprese a sbraitare rimproveri senza badare al fatto che nessuno la stava ascoltando.

Sirius alzò gli occhi al soffitto, perso nei ricordi recenti e lontani, pensando che quella era stata un’ottima giornata.

 





E anche questa breve avventura si conclude qui... Per chi volesse conoscere meglio Nel, consiglio Lo strano caso del cane che abbaiava a mezzanotte, di ladyhawke, autrice e ideatrice di questo personaggio molto speciale. Di nuovo le dedico questa piccola sciocchezza, perché per il suo poema meriterebbe ben altri premi... Grazie a chi mi ha seguita fin qua!

Rowi
   
 
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