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Autore: Regina_di_picche    20/11/2015    1 recensioni
Precedentemente pubblicata come "Ice eyes" riscritta e ripubblicata, con le mie più sentite scuse per i lettori.
Yukiko è un'avventuriera, che ha dovuto lasciar congelare il proprio cuore per portare a termine la missione tramandatagli da quella famiglia che a quindici anni l'ha costretta a partire alla ricerca dello Shido.
Questa è la storia di come abbia riscoperto i valori dell'amicizia, della famiglia e dell'amore. Tutto grazie ad uno "stupido pirata ladro" e ad una ciurma di pirati incredibili.
Tutto raccontato con un mix di romanticismo, avventura e comicità, senza dimenticare i momenti drammatici.
(Spoiler degli avvenimenti di Marineford)
Dal 3° capitolo:
-Sono venuta per riprendermi la mappa che lui- disse indicando Ace -mi ha rubato!-
-Io non ti ho rubato proprio niente! Ti ho lasciato del denaro in cambio.-
-E in che modo ti era sembrato che io fossi d'accordo?-
-Non hai opposto resistenza- il sorriso strafottente che il moro aveva mostrato, si spense subito all'occhiata omicida che Yukiko gli aveva lanciato.
-Come avrei potuto? Mi hai gettato in mare!-
-Non è stata colpa mia! Sei inciampata!-
-Per liberarmi dalla tua stretta! E poi avresti potuto aiutarmi. Quale uomo non aiuterebbe una donna in difficoltà?!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Satch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Leggende e Pirateria
 
 


La luce dei primi, timidi, raggi del sole filtrava dall’oblò, rischiarando la stanza e permettendogli di guardare la figura addormentata al suo fianco. Rannicchiata accanto ad Ace, Yuki dormiva serena, coperta solo da un lenzuolo, le spalle che si muovevano al ritmo dei suoi respiri e i muscoli rilassati.
Sembrava più minuta ed indifesa che mai, con i capelli scompigliati, liberi dalla solita treccia, il volto sereno e le labbra schiuse, ancora arrossate.
Era passata più di una settimana da quando avevano preso il largo, diretti all’Isola di Wood, e in quei giorni Ace aveva capito la differenza che vi era tra fare sesso e fare l’amore. Aveva avuto molte donne, ma mai aveva provato la stessa estasi che lo pervadeva guardando Yuki negli occhi, mentre si faceva strada in lei. Mai avrebbe immaginato di potersi sentire tanto bene, esplodendo di piacere assieme ad un’altra persona, trovando un porto sicuro fra le sue braccia. E non aveva creduto possibile quante parole si potessero dire con uno sguardo, finché lui stesso non aveva voluto trasmettere alla ragazza quelle due parole che lo terrorizzavano ma che sentiva vive dentro di sé.
Quella sera stessa l’aveva guardata negli occhi, pregando che lei potesse leggergli dentro e quando gli era sembrato di scorgere nello sguardo di lei la stessa intensità, le sue stesse parole, esplodendo dentro di lei e affondando il viso tra i suoi capelli. La ragazza aveva raggiunto il piacere poco prima, e alla fine si erano ritrovati ansanti e sudati, in un abbraccio che lentamente si era sciolto.
In pochi minuti avevano preso sonno, il letto ampio aveva permesso loro di staccarsi un po’ ma erano rimasti uno di fronte all’altra, finché poco prima dell’alba Ace si era svegliato.
Yuki si mosse nel sonno avvicinandosi al ragazzo, che alzatosi sui gomiti si sdraiò nuovamente accogliendola fra le proprie braccia. Non credeva che avrebbe mai potuto sentirsi tanto “giusto”.


 
*  *  *
 

Erano passate alcune settimane dalla loro partenza, e si sentiva nell’aria che la loro avventura era quasi al termine. La stessa Yuki aveva comunicato alla nave che nel giro di pochi giorni sarebbero entrati nel Triangolo del Re, suscitando un certa tensione tra i membri della ciurma, che restavano dubbiosi sulla capacità della ragazza di liberarsi del mostro.
Da parte sua la ragazza si dimostrava sicura di se, e con Ace che riponeva in lei la massima fiducia, gli uomini riuscivano a mantenere la calma.
Le voci sulla probabile adozione di Yukiko nella ciurma dei pirati di Picche, e quindi nella grande famiglia di Barbabianca, poi, distraevano abbastanza quegli uomini annoiati dalla sommaria mancanza di azione. In particolare, la felicità per quella notizia, toccava picchi incredibili nelle cucine, dove un esaltato Satch, già pensava alla torta nuziale da proporre ad Ace e Yukiko. L’evoluzione del loro rapporto evidentemente era stata tenuta d’occhio dal pirata. E, anche se non avevano detto a nessuno oltre ad Hino del proprio rapporto, il cuoco aveva  cominciato, ad ogni pasto, a proporre alla coppia tipi di torte differenti, chiedendo i vari giudizi e se per i primi giorni Ace e Yuki avevano accettato di buon grado il dolce, lentamente il sospetto che il cuoco stesse tramando qualcosa, si era fatto strada nei due.
Nonostante il girovita di Yuki che si allargava per tutto quel mangiare, lo strano comportamento di Satch e il nervosismo della ciurma; erano attraccati, in meno di quindici giorni di viaggio, nell’ultima isola prima del Triangolo del Re.

-Sai mi sto divertendo molto con te sulla nave, in genere se non incrociamo la marina per un paio di giorni muoio di  noia. Perciò considerando che il babbo ha detto di non attirare l'attenzione è la cosa migliore che tu sia qui. Sono certo che
 sarà fantastico averti a bordo, sarai la mia navigatrice, e andremo ovunque tu voglia andare! Scommetto che non hai mai visto una sirena! O un pesce parlante! E allora…-
Il moro si interruppe di fronte al sorriso divertito della ragazza, che aveva rinunciato al proprio libro, quando lui le era piombato in cabina, poggiando il capo sulle sue ginocchia pretendendo un po' della sua attenzione. Il tutto giustificato con un “mi sei venuta in mente e volevo parlare con te” che l’aveva fatta ridere.
Senza una logica precisa si era poi arrivati a quel discorso. 
Si chinò per posare un bacio sulla fronte del ragazzo.
-È la prima volta che desidero così tanto un futuro. Grazie-
Lui la guardò per poi alzarsi di scatto e trascinarla con sé, per stringerla e farla volteggiare tra le sue braccia. Aveva il terrore di bruciarsi, di farsi così male da essere annientato dai propri sentimenti, ma sapeva che lei provava lo stesso terrore, e che quei sentimenti, tanto forti e travolgenti non potevano essere espressi se non con quell’entusiasmo infantile.
La amava, e aveva smesso di pensare a qualunque altra cosa, che non fosse quel sentimento travolgente e irruento, che creava lo stesso caos di un bambino iperattivo in un negozio di giocattoli. Si amavano e non importava altro, nemmeno di essere finiti a terra doloranti ma in preda a risa euforiche, perché sapevano che in uno spazio tanto ristretto il loro girotondo non avrebbe avuto vita lunga. Ridevano perché per la prima volta si sentivano entrambi “giusti”, protetti. Era l’entusiasmo del amore e sapevano che avrebbero potuto godere di ciò ancora a lungo.
O almeno lo credevano.


 
* * *
 

Yuki attraversava i corridoi della nave con un vago sorriso che non riusciva a spegnere, aveva trovato il suo posto nel mondo. Avrebbe portato a casa la pietra della sua famiglia e poi sarebbe tornata da Ace, avevano deciso così quando lei gli aveva raccontato la propria storia.
Anche se probabilmente la decisione di restare insieme l'avevano presa ancor prima.

 
-Sai Yuki-chan, ancora non capisco cosa ti abbia spinto a seguirmi quella sera, e in generale cosa ci sia tanto importante sull’isola di Wood che ti ha spinta a cercarla per quasi tutta la vita.-
La ragazza l’aveva guardato, timorosa ma vogliosa di raccontare a qualcuno la sua crudele, breve storia.
-Io… Bhe io vengo da un’isola un tempo ricca e felice, dove si dice vi regnasse la benedizione di un dio e che per essa l’isola e i suoi abitanti vivessero in pace e prosperità. E questa, stando ai racconti degli anziani, era veramente la condizione in cui si viveva sull’isola:  finché il Capitano Wood, non privò l’isola del dono divino.
Si tratta di una pietra, talmente splendida da emettere una luce propria, essa veniva custodita su un altare nel monastero dei Lapidemlux, donando vita e prosperità al terreno.
Quando il monastero fu distrutto e i pirati presero il nostro Dono, l’acqua cominciò a scarseggiare, la terra a seccarsi e gli uomini a morire. Fortunatamente il mio popolo riuscì a combattere in parte quella sciagura e quindi a sopravvivere, ma da quel momento fu deciso che la pietra doveva essere riportata al suo posto.

Perché con gli anni il terreno si faceva sempre più aspro, il mare meno popolato e gli animali più aggressivi, tanto che per lo più gli isolani attualmente vivevano in un'unica cittadina sul mare, recintata con spesse mura di pietra per resistere alle tempeste più violente.
E poiché era stato il rifiuto della primogenita della famiglia reale a far adirare il capitano, fu deciso, dal consiglio del popolo e dal re in persona, che da quel momento tutte le primogenite reali avrebbero avuto il compito di cercare la pietra fino alla morte, senza il diritto di tornare a casa se non con il Dono. E così per generazioni giovani ragazze sono state educate al senso del dovere e a tutte quelle abilità che avrebbero potuto facilitare la ricerca del Dono.-
-Che cosa terribile! Immagino tutte quelle giovani mandate a morire sole nel mare… insomma che crudeltà-
-Quando sono partita io, la terra era abbastanza buona da permettere il sostentamento degli abitanti. Ho sempre avuto il sospetto che l’usanza di mandare le primogenite, fosse solo per dare il trono ai figli maschi. Me ne sono convinta anche durante i miei viaggi, in fondo io sono stata cresciuta per viaggiare, se tornassi a casa non potrei mai essere una brava regina. Quello è ciò per cui viene cresciuto mio fratello.
Ma sono felice, perché una volta riportata la pietra a casa, nessuna ragazza dovrà più essere uno stupido strumento.-
-Oh…bhe è vero, tu sei una principessa dunque!- Ace si era alzato e le aveva rivolto un inchino pomposo che l’aveva fatta ridere.

-Perdonate mia maestà se non vi ho mai trattata con il dovuto riguardo, lasciate che faccia ammenda.-
-E sia mio prode cavaliere, portatemi un fiore di fuoco e sarete perdonato.-
L’aveva detto scherzando, ma quando Ace aveva fatto comparire fra le proprie mani un fiore di fiamme, ne era rimasta incantata e pur senza sfiorarlo, l’aveva fissato a lungo, ipnotizzata.


Avevano chiacchierato ancora a lungo, finché Yukiko non aveva ceduto alla curiosità di Ace sul metodo in cui avrebbe domato o aggirato il Re dei mari. Gli aveva chiesto di chiudere gli occhi per un po’, e quando lei gli aveva detto di poterli riaprire, l’aveva vista stringere uno strano flauto argentato.
-Che roba è?-
Yukiko l’aveva guardato incredula, per poi scuotere la testa e preparare lo strumento.
-Sei incredibile, questa roba è un flauto traverso, e ora zitto e ascolta. Non suono da molto, quindi non ti aspettare niente di ché.-
Ace si era sistemato a gambe incrociate sul letto, rivolgendo tutte le proprie sulla ragazza; che dopo un respiro profondo aveva cominciato a suonare.
L’aria si era riempito di una melodia melanconica e delicata, che sembrava accarezzare l’aria e toccare qualcosa nel profondo del cuore di Ace. E mentre le dita sottile e agili di Yukiko si muovevano veloci sui fori, Ace si era perso a guardarla, tentando di imprimersi quel momento nella testa e nel cuore.
La musica era la soluzione, la chiave per toccare l’anima di qualunque essere vivente.
La melodia si era fatta sempre più fievole, fino a fermarsi del tutto e solo allora Yukiko aveva aperto gli occhi, guardato Ace e poi in silenzio, aveva rimesso apposto il flauto.  
 -Sai…non ti ci vedo bene come regina, sei troppo scomposta.-
Yuki si era girata e lo aveva guardato stralunata, ed Ace si era affrettato a continuare.
-E poi è così noioso, sempre nello stesso posto, ricoperta di scartoffie, insomma tutta roba che non ti hanno mai spiegato come gestire, lo hai detto tu!-
-Grazie per avermi dato dell’incompetente.- Yuki, sempre più confusa e offesa, lo aveva lasciato continuare.
-No, aspetta, quello che intendevo è…. Beh secondo me tu staresti meglio su una nave… tipo di pirati. Insomma, ecco… Barbabianca ti ha già invitata, quindi tu puoi restare, no? Hai detto anche che la cabina ti piace, e la ciurma è simpatica…. Quindi, si ecco… tu puoi anche… A me manca un cartografo… E poi potrei farti vedere la collina del sole, è magnifica!-
Lo avrebbe fatto anche continuare, si stava divertendo molto, ma Ace aveva assunto delle tonalità di rosso poco sicure e il fatto che si stesse agitando la convinsero ad avvicinarglisi e ad abbracciarlo.
-Mi farebbe molto piacere far parte della tua ciurma.-
Ace l’aveva abbracciata e si era fatto promettere che sarebbero stati alla collina del sole, ovvero una rupe altissima da cui il tramonto sembrava incendiare il mare, offrendo uno spettacolo, a detta del moro, mozzafiato.
Alla fine, nonostante le sue proteste sull’eccessiva altezza del luogo, Yukiko aveva dovuto accettare, non proprio di malavoglia.



    “Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei data alla pirateria”
Si mise a ridere nel corridoio ripensando poi alla reazione euforica del ragazzo, pari a quella di Satch che aveva detto ai due che il menu per il matrimonio poteva essere stilato in un paio di giorni, con la loro collaborazione.
Pensando poi all’imbarazzo e alla rissa che era nata tra Satch ed Ace, Yuki fece per ridere di nuovo; quando un colpo sulla nuca fece calare le tenebre nel suo mondo.



Angolo di Picche
Salve a tutti, vi rubo pochi secondi per dire che questo è uno degli ultimi capitoli; forse avrei potuto scrivere qualcosa in più ma non mi piace allungare troppo il brodo... e soprattutto dovevo finire con un numero tondo.
Bhe niente tutto qui, spero che la storia continui a piacervi e che non finirete per odiarmi :D
Un enorme grazie sia a chi recensice sia ai lettori silenzios e un bacio
Ps. spero non ci siano orrori o una punteggiatura messa troppo male, ma non ho avuto modo di ricontrollare per bene.
  
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