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Autore: alaskha    20/11/2015    3 recensioni
“No, aspetta – fui lui a fermarmi, quella volta – non ti va un caffè?”
“Io non bevo caffè”
“Sei davvero newyorkese o bluffi? Non mi piace la gente che bluffa”
Avevamo usato lo stesso verbo, quindi probabilmente Luke Hemmings non era un bugiardo bluffatore.
“Sono newyorkese e non bluffo, semplicemente non mi piace il caffè ed io e te non ci dobbiamo piacere, non dobbiamo neanche mai più rivederci, quindi non importa”
“Giusto”
Rimanemmo a guardarci per qualche istante.
Istanti nei quali lui non si tolse mai dalle labbra quel sorrisino sfacciato.
“Quindi?” mi riscosse lui, dal mio stato pietoso di trance.
“Quindi addio, Luke Hemmings”
“Mi dici addio perché New York è grande ed è facile sbagliarsi?”
Annuii.
“Esatto”
“Speriamo non sia così grande come dicono, allora”.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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quando trovate l'asterisco ascoltate "Don't stop" dei 5 seconds of summer



 
chapter three

don't stop

 

Sistemai un’ultima volta la cravatta a Louis, dopodiché stirai con le mani la sua giacca e feci per avvicinarmi a Zayn e fare lo stesso, ma lui si scostò.
“Non ci provare” ringhiò.
Sbuffai e roteai gli occhi al cielo, per poi suonare il campanello di casa mia ed aspettarmi la faccia sorridente di Maribel.
E infatti.
“Jenelle, eccoti qui! – ma cambiò subito espressione quando vide i ragazzi – hai portato Zayn e Louis? Ma sei impazzita?”
Maribel andava pazza per i miei due migliori amici, ma conosceva le regole di casa: mai portare Zayn e Louis all’interno del nostro poderoso attico.
Peccato che le stessi per infrangere.
“Lascia fare a me, Maribel”
“Tu sei fuori di testa, piccolo fiore”
Entrammo in casa e gli occhi dei presenti si focalizzarono subito su di noi, così Louis si schiarì la voce.
“Salve” azzardò.
“Amore – disse Dan – sei qui finalmente, ed hai portato Zayn e Louis, che bello”
Falsità portami via.
“Sì, ho pensato che avremmo potuto festeggiare tutti insieme, dato che oggi è il giorno del nostro diploma! Giusto papà?”
Steve stirò un sorriso, che comunque non bastò a mutare la sua espressione amareggiata.
“Certo, tesoro - si sforzò di dire – posso parlarti in privato?”
Annuii.
“Ragazzi, voi fate conversazione”
“Certo, siamo solo nella tana degli squali” sussurrò Zayn.
“Da quando qualche idiota in giacca e cravatta ti intimidisce?”
“Va’ al diavolo” mimò con le labbra, mentre io mi allontanavo con mio padre sulla terrazza.
Riuscivamo chiaramente ad ammirare la sede di Wall Street, da lì, ed era per questo che quello era il luogo preferito della casa di mio padre.
“Dov’è Jai?” gli chiesi, per prima.
“Non è importante, adesso”
“Tuo figlio non è importante?”
“Jenelle, sai cosa intendo”
“No, non lo so mai, Steve”
“Sai che non mi va che mi chiami così”
“Tranquillo, non ci sente nessuno qui, non la rovini la tua stupida sceneggiata della famiglia felice”
Papà sospirò, arreso.
“Perché diavolo hai portato qui quei due?”
“Perché oggi è il mio giorno papà, e non avevo voglia di passarlo con dei vecchi, noiosi ed arroganti agenti di borsa”
“E quindi preferisci passarlo con due tossicomani senza futuro?”
“Sono i miei migliori amici, papà”
“Non mi va che frequenti gente del genere – mi disse, duro – lo sai che figura fai fare a me e Daniel, in questo modo?”
Non dissi nulla, sapeva pensare solo all’apparenza, non gl’importava nulla di me.
“Va’ a cambiarti, per l’amor di Dio, sembri una profuga conciata in questo modo”
Filai nella mia camera, facendo un cenno con il capo a Zayn e Louis, che mi seguirono. Gli ospiti di papà e Dan ci guardarono straniti, così io feci loro un occhiolino.
“Promettiamo di essere silenziosi”
Loro ci guardarono sbigottiti, mentre Zayn ridacchiava.
Lo sguardo di Dan fu quello più allucinato.
“Scherzavo, amore”
“La mia ragazza è sempre così divertente, non si stanca mai!” disse poi Daniel sorridendo e prendendo un sorso del suo vino rosso, per sorvolare su quello che lui avrebbe chiamato “inconveniente”.
Chiusi a chiave la porta della mia camera, togliendomi velocemente la maglietta, mentre Zayn e Louis si accomodavano uno sul letto e l’altro per terra.
“Qui possiamo parlare”
“Sono simpatici, sai?” fece Louis.
“Stai scherzando, spero” dissi, lasciando scivolare i miei jeans sul pavimento.
“Ora so cos’è il “borsino” e qual è il mio posto nella società, figo no?”
Zayn scosse la testa, ed io ridacchiai.
“Sei sexy – mi disse poi Zayn – hai intenzione di uscire da qui così? In reggiseno e mutande? Non credo che Daniel reggerebbe anche questo sgarro”
“Non essere stupido – risposi, infilandomi il mio nuovo vestito – questo qui, è il regalo per il diploma da parte del mio fidanzato” spiegai loro.
“Fammi indovinare, un nuovo Chanel?” chiese Lou.
“Ah – ah” assentii io, pettinandomi velocemente i lunghi capelli allo specchio.
“Ormai li riconosco dalle cuciture”
Io e Zayn ci voltammo straniti verso di lui.
“Amico, mi sei diventato finocchio, per caso?”
“Attento Tomlinson, mio padre già fatica a sopportarvi così, figurarsi se foste pure omosessuali, sarebbe un sacrilegio per lui”
Mi passai l’ultima spennellata di mascara, mentre Zayn mi guardava incantato.
“Ne vuoi un po’?” gli chiesi, divertita.
“Stronza” berciò lui.
“Si può sapere che diavolo hai, Jen?” mi chiese poi, Louis.
“Okay – mi sedetti sul letto, accanto a Zayn, guardandoli entrambi negli occhi – vi devo raccontare una cosa”
“Sei incinta?” mi chiese Lou.
“Non sono stato io - si affrettò a dire Zayn – o forse sì?”
“Che cretino che sei! -  lo picchiai, poi Louis si mise in mezzo – se ve lo dico, promettete di non ridere?”
“Prometto solennemente, bimba -  scherzò Zayn, così io lo guardai male – no dai, davvero, puoi parlarci di tutto e lo sai”
“Oggi alla cerimonia del diploma ho conosciuto il fratellastro di Jj Hamblett”
“Ma poi si è più dichiarato?” chiese Louis.
“Ah già, a quando le nozze?” gli diede man forte Zayn.
“Va bene basta, non vi racconto più niente”
“E dai bimba, sai che scherziamo” mi fermò Zayn.
Sbuffai.
“E quando oggi sono andata al paradiso, indovinate un po’, chi ci ho incontrato?”
“Gesù Cristo?” fece Zayn.
Louis scoppiò a ridere, ed io lo presi a schiaffi sulla spalla.
“No, idiota – lo ripresi – Luke, che poi sarebbe il fratello di Hamblett”
“E..?” mi esortò Lou.
“E, non so, aveva questi occhi azzurri ed uno charme pazzesco, ho paura di non riuscire più a dimenticarmi di quegli occhi, capite?”
Zayn e Louis si guardarono per qualche istante, in silenzio, dopodiché scoppiarono a ridere.
“Avevate promesso! Vi odio!”
“La nostra piccolina si è presa una cotta, ma non mi dire” disse Lou.
“E come si fa con il fidanzato?” domandò Zayn.
“Ma non si fa nulla con il fidanzato, probabilmente non rivedrò mai più Luke, e questo non è altro che un bene”
“Sei troppo dura con te stessa” mi fece presente Louis.
“Dovrò sposarmi con Dan un giorno, Lou, e tu lo sai bene”
Seguirono alcuni secondi di silenzio, dopodiché Zayn pensò bene di fare il coglione.
“Che poi io ancora non ho capito cosa cazzo è, questo borsino”.
 
 
 
 
“Maribel, posso farti una domanda?”
Maribel stava piegando i vestiti, mentre io me ne stavo sul divano, con un libro di Oscar Wilde sulle ginocchia.
“Dimmi piccolo fiore”
“Dici che papà mi odia tanto, dopo quello che ho fatto alla sua cena?”
“Lui non ti odia affatto, piccolo fiore, non l’ha mai fatto”
“So che a lui non piacciono Zayn e Louis, ma non volevo passare il giorno del mio diploma in compagnia dei suoi uomini della borsa”
Maribel sorrise.
“Jen, lo sai com’è tuo padre, non ha tempo di arrabbiarsi con te”
“Già, non ha neanche quello”
Sospirai, chiudendo il libro.
“Non fare così piccolo fiore, lui ti vuole bene”
“Certo, come no”
Dopodiché sentimmo i passi pesanti della corsa di Jai, che si buttò addosso a me, sul divano.
“Jen! Andiamo ai giardinetti?”
“Hai finito i tuoi compiti?” gli chiesi, con un sorriso sornione.
Non riuscivo ad essere troppo dura con Jai, era la mia gioia quel bambino.
“Sì”
“Non dire bugie”
Lo riconoscevo bene il suo sguardo, quando mentiva.
“Ma c’è il sole fuori!” si ribellò lui.
“Ehi Jai – mi misi a gambe incrociate, facendolo sedere su di me – ma tu la conosci quella regola del ghiacciolo bonus?”
“Ghiacciolo bonus? – domandò lui, curioso – e che regola è?”
“Quando i bravi bambini finiscono i loro compiti, poi ricevono un ghiacciolo bonus” inventai, di sana pianta.
“Davvero? Anche alla menta?”
“Solo alla menta! Che domande!”
“Corro a fare i compiti!”
Lo guardai correre verso la sua camera, ridendo insieme a Maribel.
“Però, ci sai proprio fare eh?” mi disse, compiaciuta.
“Ho imparato dalla migliore, no?” dissi, alludendo a lei.
Dopodiché il mio iPhone prese a vibrare come impazzito, ed io, rispondendo alla chiamata di mio fratello, mi sdraiai sul divano.
“Ehi John, come va dalle parti di Brooklyn? Chi ha incendiato cosa?”
“Ehi sorellina – mi salutò – l’hai combinata grossa stavolta, eh?”
“A quanto pare”
“Resti la preferita di papà”
Scoppiai a ridere, di fronte a quella sua affermazione.
“Non farmi morire, John, lo sai che rido facilmente quando sento le stronzate”
“Come ti pare – mi liquidò – allora, come sta Jai?”
“Sta facendo i compiti, gli ho promesso un ghiacciolo bonus”
“Che diavolo è un ghiacciolo bonus?”
“Storia lunga”
E Daniel? Tutto bene a Wall Street?”
“Intendi la storia d’amore tra lui e papà? – chiesi retorica – oh, tutto a meraviglia, convoleranno a nozze questo agosto”
Sentii la risata di mio fratello, dall’altro capo del telefono.
“Come sta papà?”
“Al solito – risposi, sospirando – vive in ufficio o a Wall Street, ogni tanto va a prendere Jai a scuola con la limousine, così da non alimentare le fantasie del piccolo”
“Te l’ha detto ancora?”
“Ieri, dopo la cena  -spiegai – si è svegliato nel cuore della notte ed è sgattaiolato in camera mia, piangendo”
“Mi dispiace tanto non essere lì con voi, Jen – mi disse, sinceramente preoccupato – ma lo sai, quando ne sentirai la necessità, prendi Jai e correte qui, io e Sabine saremo più che felici di ospitarvi”
“Grazie, John, ma credo di essere abbastanza forte per entrambi”
“Questo lo so, sorellina”
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, mentre Maribel mi guardava, sorridente.
“Allora – riprese poi lui – cosa stavi facendo di emozionante?”
“Leggevo Oscar Wilde”
“Jen, tu hai bisogno di uscire da quella prigione – mi consigliò – prendi la borsa e vai a fare due passi”
“Ma che vuoi? Ho diciotto anni, sono libera di fare l’asociale quanto mi pare” mi difesi.
“Appunto perché hai diciotto anni non puoi fare l’asociale – ribattè – stai sempre a casa a leggere o in quel posto per nerd, e quando esci, sei con quei due scalmanati di Zayn e Louis”
“John, smettila di preoccuparti per me, so badare a me stessa”
“Per esempio – cominciò – oggi è sabato, che farai stasera?”
“Ero indecisa tra Jane Austen e Thomas Gray, tu cosa mi consigli?” scherzai.
“Sei senza speranze, sorellina”
“E tu troppo apprensivo, fratellino”
“Come ti pare – concluse poi lui – adesso ti lascio, io che ho una vita, stasera vado al cinema con Sabine”
“Strafogatevi di pop – corn al caramello anche per me!”
“Senz’altro, ciao Jen”
“Ciao, John”
Neanche il tempo di chiudere la telefonata con Johnatan, che il telefono iniziò nuovamente a vibrare, con un nuovo nome sullo schermo.
“Ciao Zayn”
“Ciao bimba, preparati alla notizia bomba”
“Avete incendiato l’Empire State Building? Io non ve la do una mano ad uscire di prigione, scordatelo”
Perché ero fissata con gli incendi?
“Non dire cazzate, bimba – mi zittì – stasera, io, te, Provocateur, non accetto un no come risposta”
“Provocateur? Ma sta a Meatpacking! – chiesi, allibita – sei impazzito? È un posto per celebrità, quello”
“Tu sei Jenelle niente di meno che Stratford, bimba”
“Piantala, io non ci vengo”
“Ma non hai ancora sentito la notiziona”
“Se non me la dici, no”
“Louis farà la sua prima serata”
“Che cosa? Dobbiamo festeggiare!”
“Appunto – confermò – metti il vestito più corto che hai, possibilmente non Chanel, scorreranno fiumi di alcool stasera, bimba”
“Tu sei pazzo”
“Certo, di te”
Scoppiai a ridere, dopodiché lui mi mandò un bacio e chiuse la telefonata.
“Maribel?”
“Sì, piccolo fiore?”
“Ce l’hai un vestito da prestarmi?”.
 
 
 
 
 
Non credevo che Maribel avesse vestiti davvero così corti. Mi sentivo una prostituta minorenne, ed io avevo diciotto anni. Mi guardai nella portiera della macchina nera di Zayn, lucidata per l’occasione.
“Ti sta bene il verde, bimba”
Zayn si passò una mano tra i capelli, spettinati come al solito, e distrattamente mi posò una mano sul fianco, ancorandomi a lui, per trascinarmi all’entrata del locale.
Tentai invano di allungare un po’ quel dannato vestito, abbassandone i lembi con le mani.
“Smettila di dimenarti, non le fanno entrare le psicotiche, qua – mi riprese – quindi cerca di nascondere la tua natura, almeno per stasera”
Gli feci il verso, sistemandomi la treccia laterale che avevo fatto per l’occasione.  Dopodiché ci si avvicinarono due uomini enormi, davvero grossi. Vestivano entrambi di nero, erano dei perfetti buttafuori, come quelli dei film: auricolare, occhiali da sole in piena notte, braccia conserte ed espressione incazzosa.
“Siete con qualcuno?”
“Con il Dj” disse Zayn, tranquillo, incastrandosi una sigaretta tra le labbra, mentre mi stringeva sempre più forte.
“Zayn, così non respiro, mi molli o no?”
Lui non mi guardò neanche, fece come se non avessi neanche parlato.
“Nominativi” continuò poi il buttafuori.
“Zayn Malik e Jenelle Stratford” rispose il mio amico.
“Quello Stratford? Di Steve Stratford?” domandò sorpreso l’omone.
“Esatto amico, questa bella donzella è la figlia di Steve Stratford, ci fai passare adesso?” fece ancora Zayn, compiaciuto e sicuro di sé.
Io roteai gli occhi al cielo, disgustata.
“Certo, ragazzi – big man si spostò dall’entrata – divertitevi”
Una volta dentro, mi allontanai bruscamente da Zayn, tirandogli poi uno schiaffo sul petto.
“Che ti ho fatto, Jen? – domandò, stranito ma non preoccupato – stai diventando troppo manesca, tu hai bisogno di tranquillanti, bimba”
“La prossima volta che vorrai usarmi, sei pregato di avvisarmi” sbottai.
“Io non ti ho usata, ci avrebbe fatto entrare comunque” ribattè, duro.
“E allora perché hai dovuto dare anche il mio, di nominativo? – chiesi, vicina a lui – mi avrebbero fatta entrare solo perché sono con te”
“O perché ti si vede anche l’intestino”
“Sei stato tu a dirmi di mettere il vestito più corto che avessi”
“Non credevo l’avessi fatto veramente”
Rimasi in silenzio, odiavo Zayn quando s’intestardiva e faceva quell’espressione da vittima cronica.
“Smettila di fare il padre protettivo, non m’importa se non ne ho uno, non ne ho bisogno”
“Jen, mi preoccupo per te, d’accordo? – disse poi, passandosi nervosamente una mano tra i capelli – non provare ad allontanarti da me neanche per un secondo, stasera, non girano pochi pervertiti, qui dentro”
Stavo per mandarlo volgarmente a quel paese, quando, per fortuna, Louis ci salvò dall’imminente tragedia.
“Ehi, ragazzi – esplose, circondando le spalle di entrambi con le sue braccia tatuate – siete arrivati finalmente, il locale è già pieno!”
“Già, dillo a Malik, ci ha messo otto giorni solo per sistemarsi i capelli – dissi, indispettita – ed il risultato è sempre lo stesso: barbone classe A”
Zayn stava per rispondermi, ma Louis s’intromise nuovamente.
“Ho capito l’aria che tira – disse – forse è meglio se andiamo a prenderci da bere”
Zayn era sempre stato così con me, iper protettivo ed apprensivo fino alla luna. Si preoccupava troppo, così finivamo sempre per litigare.
“Spera solo che nessuno le offra da bere, Tomlinson”
Risi, a quelle parole di Zayn, che in teoria io non avrei dovuto sentire. Mi osservai le mani, anche un po’ compiaciuta, fino a che il barman non arrivò da noi.
“Ehi, piccola – fece a me – che ti offro?”
“Una coca – cola, grazie” dissi io.
“Ma come? – chiese, sorpreso – solo una coca – cola? Ti voglio bella carica per quando stacco, e fino alle quattro ne abbiamo di tempo”
Sentii Zayn affianco a me irrigidirsi, e mi aspettai di sentire la sua voce dirgliene quattro. Così mi preparai a prendere la mia roba ed alzare i tacchi da quel posto, insieme a Louis che teneva Zayn per le braccia, impedendogli di prendere a pugni quel tipo che ci stava palesemente provando con me.
“Credo che una coca – cola vada più che bene, grazie, prego, addio”
Ma accadde qualcos’altro.
Quella non era la voce di Zayn e neanche di Louis, ma la conoscevo, l’avevo già sentita, non mi era affatto nuova. E quella sua risposta funzionò, dato che il barman tornò al suo posto, probabilmente per darmi quella famosa coca – cola.
“Il clichè del barista non delude mai”
Mi voltai e, come sospettato, trovai il ragazzo del paradiso: il fratello di Jj Hamblett, quello per cui Zayn e Louis mi avevano tanto preso in giro, quello a cui avevo pensato nelle ultime ore.
“Un po’ come quello del chitarrista, che ci fai qui?”
Si guardò intorno, mentre io guardavo lui.
Portava una maglia a tre quarti nera, e mi domandai come diavolo facesse a non morire di caldo, in quella ressa di gente ubriaca fradicia e sudata da far schifo. Notai qualche buco all’altezza del collo, probabilmente gli Hamblett avevano un cane in casa e lui non sapeva cucire. Ed avevo già notato quanto le sue gambe fossero belle, fasciate da un paio di skinny jeans neri.
“Tu che dici? – domandò retoricamente poi, riscuotendomi dai pensieri – sono qui con i miei amici, è sabato sera, ci divertiamo”
“Giusto”
“E tu, invece? – chiese poi, mordendosi il labbro – non mi eri sembrata tanto tipo da posti come questo, oggi”
Risi leggermente.
“Infatti no – ammisi – anche io sono qui con i miei amici” mi voltai, indicando i ragazzi che ci stavano fissando.
Zayn e Louis si avvicinarono a me ed al fratello di Hamblett.
“Sono Louis” si presentò, con un sorriso.
“Luke” fece poi lui.
“Ed io sono Zayn Malik – si mise in mezzo, ed io roteai gli occhi al cielo – tu saresti?”
“Lui è Luke, non ci senti, Zayn?” m’intromisi io.
“Ah – si ricordò - sei il fratello di Hamblett, quello di cui ci parlavi l’altro giorno?” chiese poi, rivolto a me, con quel suo sorriso da stronzo cronico.
Mi portai una mano alla fronte, mentre Louis ridacchiava sommessamente.
“Io ti odio” dissi a Zayn tra i denti, in modo che non mi sentisse nessun altro.
“Questo tipo deve scollarsi da te, non mi piace” sussurrò.
“Strano”
“Io torno dai miei amici – disse poi Luke – divertitevi”
E rimanemmo noi tre.
“Io – pugno sulla spalla di Zayn – ti – altro pugno sulla spalla di Zayn – ammazzo!”
“Datti una calmata, Jen – disse, massaggiandosi la spalla – l’ho fatto per te, si vede lontano un miglio che non è un tipo raccomandabile”
“Perché, tu sì?” domandai, tagliente.
“Ragazzi, se vi lascio due minuti, mi promettete che nessuno chiamerà il 911 a causa vostra, qui dentro?” disse poi Louis.
“Dio, scusa Lou, ci siamo completamente dimenticati di darti l’in bocca al lupo!” mi ricordai poi io.
“Tranquilla piccola, sai che odio queste cose - disse, sorridendo – ora tocca a me”
“Ci vediamo dopo”
Lo abbracciai di slancio, e mentre Lou si dirigeva alla console, io rimanevo da sola con Zayn, che sorseggiava tranquillo il suo Cuba Libre.
“Che hai da guardare, bimba?”
“Cerco di frenare la voglia infinita che ho di spaccarti la faccia” dissi, incrociando le braccia al petto.
“Sei proprio una bambina – disse, ridendo – faccio bene a preoccuparmi così tanto per te”
“Va’ al diavolo”
Zayn buttò giù tutto d’un sorso il suo drink, per poi circondarmi le spalle con un braccio ed avvicinare le sue labbra al mio orecchio.
“Vado a procurarmi un po’ di roba, prometti di restare qui buona buona sul divanetto? – poi guardò dietro di sé - mi fido di questi due limonatori” disse, alludendo ai due ragazzi di fianco a noi.
“Vai un po’ dove ti pare, Zayn”
“A dopo, bimba”
Mi lasciò un bacio sulla guancia, ed io rimasi da sola. Sorrisi a Louis, che finalmente realizzava il suo sogno di diventare un Dj. Era molto bravo, e non lo dico perché era uno dei miei due migliori amici.
*“Ehi bellissima, posso dirti una cosa?”
Mi voltai, quando sentii quelle parole.
“Ma cos..?”
Un ragazzo sulla ventina, palesemente ubriaco, mi stava di fronte, e quando tentai di parlare, posò un dito sulla mia bocca, impedendomelo.
“Adoro come ti sta questo vestito – piccola pausa – ma credo che starebbe decisamente meglio sul pavimento accanto al mio letto”
Quando mi si avvicinò, iniziai a desiderare Zayn lì con me.
“Scontato – ma qualcuno s’intromise prima che le mani di quel tizio potessero essere davvero, sotto il mio vestito – ed anche molto patetico, amico”
“E tu chi diavolo sei?” fece quel tipo.
“Quello che ti prenderà a calci, se non te ne vai subito”
L’ubriacone sbuffò e girò i tacchi, intimidito dalla presenza del mio eroe, che era sempre lui, da qualche giorno a questa parte.
“Grazie” sussurrai.
“No, non ringraziarmi – disse poi lui – i tuoi amici ti proteggono dalle persone sbagliate”
Annuii, facendo poi per raggiungere Louis, ancora alla console.
“Aspetta – ma la sua mano afferrò il mio polso, fermandomi – sei sicura di star bene?”
La sua mano a contatto con la mia pelle.
I suoi occhi nei miei.
L’oceano sporcato dalla cenere.
“Sì – dissi, lasciandomi andare ad un sorriso – sono sicura, grazie”
Lui annuì, sorridendo a sua volta.
“Non ti va di ballare, Jenelle Stratford?” mi domandò poi.
“No, io non ballo”
Luke aggrottò le sopracciglia.
“Non ti piace il caffè, non bevi e non balli – elencò – c’è qualcosa che fai?”
“Io faccio un sacco di cose e tu non sai niente di me” ribattei, indignata.
“Per esempio?” continuò lui, provocatore.
“Per esempio non parlo con gli sconosciuti, quindi addio”
Feci per andarmene di nuovo, ma lui si piazzò davanti a me, senza la minima intenzione di spostarsi.
“Questa è un'altra cosa che non fai” mi ricordò.
“Okay, d’accordo – mi arresi – adesso mi lasci passare?”
“Vuoi andartene? Davvero? E poi io dovrei comparire nel momento più opportuno?  - domandò, retoricamente - magari quando qualche squallido coglione starà cercando di caricarti in macchina e portarti a casa sua, che ne dici?”
“Nessuno vuole caricarmi in macchina e portarmi a casa sua – negai – smettila di ritrarmi come la donna più appetibile di New York e dintorni”
“Sbagliato, piccola Stratford – fece lui, sicuro di sé – qui ti guardano tutti, e lo sai”
“No, che non lo so” ribattei.
“Come ti pare”
Si voltò e mi diede le spalle, pronto ad andarsene e lasciarmi stare, come gli avevo chiesto. Ma perché quel gesto mi stava dando così fastidio?
“Luke..” urlai, sovrastando la musica alta del locale.
Pronunciare il suo nome risultò strano, per la mia voce.
“Mh?”
Si voltò nuovamente, senza l’ombra di un sorriso.
Mi avvicinai a lui, forse un po’ troppo.
“Anche tu vorresti portarmi a casa tua, stasera?” domandai.
“Perché me lo chiedi?”
“Hai detto che vorrebbero farlo tutti, e tu rientri in questa categoria”
“Ti piacerebbe tornare a casa con quel soggetto? – m’indicò un ragazzo sui vent’anni, aveva i capelli verdi, era un po’ andato e rideva con altri due ragazzi – perché è con lui, che vivo”
Mi resi conto solo in quel momento di quanto dannazione fossimo vicini, riuscivo chiaramente a sentire il suo fiato caldo sulle labbra.
E la sua bocca, diavolo, che sia benedetta la sua bocca.
Socchiusi gli occhi solo per un secondo, dopodiché mi allontanai, velocemente.
Era troppo pericoloso.
“Devo andare” dissi, decisa.
“Ma non mi dire” rispose lui, ironico.
“Devo raggiungere Zayn”
“Quel tipo alto tre metri e settantacinque con la pelle scura e lo sguardo incazzoso, era Zayn?”
Annuii, trattenendo una risata, al sentire la sua descrizione del mio migliore amico.
“Era Zayn” confermai.
“Dammi almeno il tuo numero”
E adesso che gli dico?, pensai.
Andai in panico, ma poi sospirai.
“Non ho il telefono”
Camminai all’indietro, per continuare a guardarlo, ma cercando comunque di allontanarmi da lui e tornare nel mio porto sicuro, da Zayn e Louis.
“Sai che non ci credo neanche un po’, vero?”
“Ci rivedremo”
“E come? New York è grande, no?”
“Non così tanto, se ci siamo già rincontrati”.
 






 
sounds good feels good!
bonjouuuur ladies
come state? io non mi lamento, anche se boh l'università mi spezza.
ma fa niente, parliamo della storia.
allooooooooora cos'abbiamo.. beh, intanto, Zayn e Louis che conoscono Luke. Come vi sembra Zayn? 
poi si parla ancora del rapporto tra Jen e suo padre che beh sì sarà una tematica molto ricorrente nella storia.
e boh poi non saprei, non sono di molte parole oggi in realtà.
voglio solo dirvi che vi amo tutte e che siete la mia più grande gioia ed il mio motivo di orgoglio.
tanto amore, simona.


 



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