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Autore: Sam27    20/11/2015    4 recensioni
Dal testo:
-Pronto?-
-Sorellina?!-
-Fratellone?!-
–Cambierai mai?-
-Dovrei?-
-Sei già arrivata a casa di mamma?-
-Sì-
-Come si sta?-
-Come ad Azkaban, solo che qui i Dissennatori sorridono-
-Attenta a non farti baciare allora-
-
-Mi piaci- sussurra -Da sempre-
-Sei ubriaco, stai delirando-
-Non te l'hanno mai detto che gli ubriachi non mentono mai?-
-Anche tu mi piaci-
-Perchè me lo dici?-
-Forse perchè sono ubriaca anche io-
-
-Sto leggendo-
-Guardami quando ti parlo!- esclama Rebecca alzando la voce.
Io alzo lo sguardo su di lei, supplicandola con gli occhi di andarsene.
-Perchè ti comporti così?- mi chiede -E' perchè sono lesbica? Lo so che vorresti avere una madre normale ma io e Monica ci amiamo e...-
-E' perchè hai tradito papà!- urlo -Ed io ti odio, Rebecca-
Lo schiaffo arriva e lo accolgo quasi con sollievo.
Alla luce degli ultimi avvenimenti Nora può considerarsi una fangirl piuttosto sfigata.
-
In un'epoca in cui la friendzone va quasi di moda ho provato a parlare della vera amicizia.
In un'epoca in cui leggere è passato di moda ho provato a spiegare com'è la vita per chi vive per i libri.
Sequel della storia: "Potremmo volare". Può essere letta singolarmente.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Potremmo Volare'
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7. L’importante è che tu sia qui, ora
Ogni famiglia ha un segreto,
 e il segreto è
che non è come le altre famiglie
Alan Bennett
 
Avete presente quelle famiglie in cui tutti vanno d’amore e d’accordo? Dove c’è lo zio extramiliardario la quale moglie fa i regali giusti ai nipoti, dove la nonna ha vinto Bake Off Italia e l’unico rumore che si sente durante la cena sono i mormorii d’apprezzamento? Dove si ride e si scherza ma sempre senza esagerare, si sta bene insieme e si fa una rimpatriata ogni tanto, ci si tiene costantemente in contatto e si sa tutto di tutti rispettando comunque la privacy? Le zie sono come delle amiche, gli zii ti comprano i preservativi e i cugini più grandi ti insegnano come ci si deve comportare nella strada angusta della vita?
Beh, la mia non è una di quelle.
Poco prima di aprire la porta alzo gli occhi al cielo e mormoro: -Per una volta, una volta sola, ti prego, fa che vada tutto bene-. Poi abbasso la maniglia e vengo travolta da zia Cesarina. Potrebbe sembrare una cosa da niente se non fosse che mia zia è più larga che alta –e lei è una di quelle persone che, con un paio di tacchi, rasentano il soffitto con la testa enormemente acconciata in una crocchia disordinata-, mi strapazza per bene, afferrandomi le guance e tritandomele, poi mi scocca due sonori baci su ogni guancia e mi stritola ancora un po’ nella sua mole enorme. Suo marito, zio Lorenzo, è l’esatto contrario, mi devo abbassare per salutarlo e lui mi sorride, prolungandosi in una moltitudine di complimenti. Poi arrivano i gemelli sciagurati che mi sono capitati per cugini: Cristiano e Gregorio –dico io, come puoi chiamare i tuoi figli Cristiano e Gregorio?- . Hanno preso un po’ dal padre e un po’ dalla madre con il giusto compenso: sono alti e allampanati, così magri che fatico a scorgerli di profilo e con cos’ tanti brufoli in faccia che stento a vedere le chiare lentiggini castane, hanno gli occhi azzurri come Rebecca e i capelli costantemente in disordine. Quasi dimenticavo: sono fastidiosamente intelligenti, asociali e sarcastici.
Quando zia Cesarina vede Rebecca lancia un risolino eccitato, poi la abbraccia rischiando di soffocarla –non negherò che io ci abbia sperato per una frazione di millisecondo- ed inizia a strapazzare anche Filippo quando il campanello suona nuovamente: è il famoso fratello di Monica, l’architetto che ha progettato la mia obbrobriosa camera, è bello almeno tanto quanto la sorella ed è più che elegante.
Gli porgo timidamente la mano e lui me la stringe con un largo sorriso: -Sono sicuro che saremo ottimi amici- mi dice con un occhiolino –E penso che, se ti fosse piaciuta quella camera, non avresti mai potuto entrare a far parte della famiglia.
Rimango per un attimo interdetta, indecisa se sorridere o meno ma ci pensa lui a togliermi dall’imbarazzo scoppiando a ridere in modo sguaiato ed insolitamente affascinante.
-Federico- dice infine con una altra strizzata d’occhi e continuando a stringermi la mano poi si precipita ad abbracciare Filippo.
Il campanello suona per la terza volta e mi precipito ad aprire ancora sconvolta: entrano due anziani signori intenti nel litigare. Io porgo loro la mano, immaginando che siano i genitori di Monica, la signora –che mi invita a chiamarla Nonna Carlotta- mi stringe un abbraccio caloroso, il signore –“Nonno” Claudio- mi scambia per Rebecca e, per fortuna, arriva lei a chiarire l’equivoco. Non faccio in tempo ad allontanarmi dall’uscio che il campanello suona di nuovo, entrano Nonna Secondina, Nonno Giuseppe, Zio Giorgio, zia Anna, Aurora, la mia piccola Elena e, prima che possa richiudere la porta, anche Nonna Meme e Nonno Ivano. Non mi ero accorta di quanto mi mancasse la mia sorellina fino a che non è corsa ad abbracciarmi.
-E papà?- mi chiede subito dopo avermi riempito di baci appiccicosi al gusto di zucchero filato.
-Non è potuto venire- mormoro.
Nessuno me l’ha detto ma suppongo sia stato così.
Rebecca e Monica fanno strada in salotto e lì trovo un bel tavolo imbandito con tovaglia bianca, tovaglioli rossi, bicchieri in cristallo ed una curiosa serie di piatti con disegnati buffi Babbo Natale blu. Mi siedo tra Elena e zio Giorgio, il più lontano possibile da Rebecca. Arrivano i primi antipasti nel silenzio totale, interrotto solo dal lento chiacchiericcio di Elena e Aurora. Inizio ad essere nervosa e a pensare che la serata trascorrerà in questo modo orribile quando finalmente Nonna Meme interrompe il silenzio.
-Nora, hai tagliato i capelli?- mi chiede urlando, come se fossimo in una stanza affollata immersi nel caos totale.
-No, nonna- dice Gregorio alzando gli occhi al cielo.
-Li ha mangiati- aggiunge Cristiano.
Elena scoppia a ridere sonoramente e Aurora la segue.
-Ai miei tempi non si rispondeva così ai nonni!- esclama Nonno Giuseppe  indicando i gemelli e brontolando qualcos’altro a mezza voce.
-Per forza, all’era dei dinosauri non era stato inventato il linguaggio- esclama zio Giorgio ammiccando.
-Cosa c’entra il linciaggio, tesoro?- domanda Nonna Secondina confusa.
-Stavo scherzando.
-Non si scherza sul linciaggio, non è una bella cosa- replica Nonno Ivano scuotendo la testa.
-Come mai questa drastica decisione?- mi domanda zia Anna lasciandoli al loro sproloquio.
Rebecca mi lancia un rapido sguardo ammonitore mentre riempie i piatti di risotto ai frutti di mare.
-Da grandi poteri derivano grandi responsabilità- rispondo io ingrossando la voce e mettendomi una mano sul fianco. Zia Anna ride ma non indaga oltre mentre Gregorio mi lancia una lunga occhiata inquisitoria.
-Stavi meglio prima- dice zia Cesarina, nonostante non mi veda da più di un anno –Ora sembri una scopa! Non è vero, Lorenzo?-
-Ma certo cara- risponde lui sorridendo a mo’ di scusa.
-Non si dicono queste cose a tavola!- esclama intanto nonna Secondina, ancora in piena discussione con suo figlio.
-Ma mamma…- fa per dire zio Giorgio sulla soglia dell’esasperazione.
-Niente se e niente ma, anche se ormai sei grande e vaccinato, ho ancora il diritto di rimproverarti! Non mi sembra il caso di parlare di genitali!
-Cara, credo che intendesse i legumi- gli dà man forte Nonno Giuseppe appoggiandole una mano sul braccio.
-Non ti ci mettere anche tu, non sono mica sorda!- esclama lei rimproverandolo con la forchetta.
Filippo non ha ancora toccato il suo risotto, perso com’è nella contemplazione della mia assurda famiglia. Un po’ mi fa pena: non è facile per nessuno la prima volta. Penso che potrebbe essere anche divertente la mia parentela, se presa a piccole dosi. Ma così, all’improvviso, è decisamente destabilizzante. Lo tocco appena con il piede e lui si volta verso di me. Io faccio una smorfia, indicando con gli occhi tutti quanti, lui fa spallucce e mi sorride.
Rotto il ghiaccio zio Giorgio inizia a discutere con Federico di politica mentre Nonno Giuseppe ogni tanto si intromette con qualche frase sgangherata, io converso più o meno amabilmente con le zie e le nonne parlano tra loro. Procede tutto in modo abbastanza normale, almeno fino a che Nonno Ivano non confonde il bicchiere di zio Lorenzo per il proprio ed inizia a bere vino.
-Balliamo la salsa!- esclama mentre io tento invano di tagliare il mio salmone in modo dignitoso.
-Come puoi mettere la salsa sul pesce?- gli fa eco Nonna Secondina disgustata.
-Ti senti bene, nonno?- gli domanda Gregorio preoccupato mentre quelli si alza e si lancia in un balletto piuttosto imbarazzante.
-Aveva un sapore strano quella coca cola!- esclama lui girando su sé stesso.
-Credo che abbia bevuto il mio vino- mormora Lorenzo osservando, perplesso, il proprio bicchiere vuoto.
Mentre zia Cesarina inizia ad urlargli contro nonna Meme prende in mano la situazione e, insieme a Rebecca, porta il nonno a stendersi di sopra. In realtà Meme non è il suo vero nome ma, siccome quand’ero piccola non riuscivo a pronunciarlo, le è rimasto il soprannome con cui la chiamavo che, detto tra noi, fa decisamente la sua figura in confronto ad Ermenegilda.
Il resto della serata trascorre in modo abbastanza tranquillo per i nostri standard –compresa la parte in cui Aurora e Elena trovano divertente lanciare pezzi di cibo addosso alla gente e i gemelli danno loro man forte riuscendo a non farsi scoprire, o quando zio Giorgio inizia a raccontare la storica barzelletta del francese, l’inglese e italiano, o ancora quando la signora Carlotta sommerge me e Filippo di domande imbarazzanti e zia Cesarina le dà man forte, chiedendomi se io sia ancora vergine, a quel punto interviene Rebecca domandando quante persone desiderino il dolce a voce un po’ troppo alta-. Sto giusto tagliando la mia fetta di torta ai mirtilli –l’unico particolare per cui vale la pena essere nipoti di zia Cesarina e zio Lorenzo- quando Federico si sporge in avanti, in modo da farsi vedere da me nonostante la mole di zio Giorgio, e mi domanda come vorrei la mia camera.
Filippo, nel frattempo, ha la brillante idea di farmi il piedino sotto il tavolo. Inizialmente tento di ignorarlo pensando che, vista l’esiguità di spazio vitale di cui disponiamo, lo faccia per sbaglio ma, quando persiste mi sento avvampare e gli lancio una breve occhiata lui ricambia ammiccando ed io mi sento sciogliere come Olaf davanti a un camino.
-Niente di particolare- dico infine a mezza voce –Mi piacerebbe di un bel blu rilassante-
Tento inutilmente di parlare, ignorare Filippo e mangiare la torta contemporaneamente.
-Magari sfumato nell’azzurro?- mi domanda pensieroso.
-Sarebbe perfetto- annuisco senza poter sorridere a causa della bocca piena.
Il piede di Filippo ha iniziato ad accarezzare il mio, lentamente.
-Smettila- gli sussurrò lanciandogli un’occhiataccia mentre tento di scacciare la fastidiosa sensazione al basso ventre.
-Di fare cosa?- mi domanda lui candidamente.
Manca ormai poco meno di un’ora alla mezzanotte quando sentiamo dei colpi alla porta. Io corrugo la fronte: chi mai potrebbe bussare invece che suonare il campanello? Immediatamente la mia mente malata formula l’ipotesi di un serial killer o, come minimo, un ladro sgangherato.
-Stai tranquilla- mi rassicura Gregorio lanciandomi un’occhiata penetrante da sopra lo strato di brufoli.
-Sì- aggiunge il gemello con lo stesso sguardo inquisitorio –La percentuale di furti ed omicidi qui, nell’ultimo anno, è scesa dello 0,09%, arrivando all’esigua quota di cento casi all’anno-
-E questo dovrebbe rassicurarmi?- domando mentre la mia voce sale di un’ottava.
Filippo ride ma, non appena nota il mio sguardo, tramuta l’eccesso di risa in un attacco di tosse. Subito dopo Babbo Natale entra nella stanza. Inizialmente penso di aver sbagliato bicchiere anche io e di aver bevuto tutta la birra che si è scolato zio Giorgio, poi Elena ed Aurora si alzano in piedi, lanciano gridolini eccitati, corrono incontro all’uomo vestito di rosso dandomi conferma della sua materialità.
-Ho qui un sacco pieno di regali!- esclama da sotto la barba bianca e palesemente finta.
Una strana sensazione si fa largo nel mio stomaco: nonostante cerchi di camuffare la voce sono sicura di conoscerla molto bene. Mentre tento di rimuginare e di afferrare ciò che continua a sfuggirmi la tavola si riempie di regali: Elena ed Aurora se ne caricano le braccia, ne ricevo qualcuno anche io e mi affretto a scartarli, scoprendo libri, vestiti e qualche gioiello. Babbo Natale scuote il sacco, come se questo fosse realmente capace di far apparire i regali sul momento e dice: -E l’ultimo per la piccola Nora!
Il mio cuore fa un tuffo e, senza aspettare che Rebecca mi porti il pacchetto, mi alzo e mi dirigo a grandi passi verso Babbo Natale. L’odore pungente di dopobarba non è che l’ennesima conferma, abbraccio mio padre più felice che mai, senza neanche prestare attenzione al regalo che mi sta porgendo.
-Sei venuto!- esclamo mentre sento che ride e mi stringe a sua volta.
-La terapia sta andando molto bene ed hanno deciso che potevo venire a portare un regalo a mia figlia- dice accarezzandomi la schiena e soffermandosi sul mio caschetto disordinato –Mi dispiace di non essere venuto per cena ma volevo farti una sorpresa ed il regalo in realtà… io…-
-L’importante è che tu sia qui, ora- mormoro sottovoce incurante dell’imbarazzo e di tutti gli altri che ci fissano chi sorridendo e chi borbottando –Questo è il più bel regalo-
Apro il pacchetto che mi porge e vi trovo un’Ipod nuovo di zecca, di un bel blu profondo, sulla carta regalo poche parole: “Da mamma, ti voglio bene”. Faccio il giro per ringraziare dei regali ricevuti e mi accorgo, non senza un certo scetticismo, che Rebecca non c’è. Non faccio in tempo ad andare da Monica per chiederle spiegazioni che Filippo mi si para davanti con addosso il pullover che gli ho regalato.
-Grazie- dice sorridendo e dandomi un bacio sulla guancia.
-Anche a te- dico ricambiando il sorriso.
-Ma se non ti ho regalato nulla- dice lui perplesso.
-Pensavo..- mormoro imbarazzata –Che tu fossi compreso nel regalo di tua madre-
Lui scuote la testa poi mi porge un pacchetto incartato in modo goffo, incitandomi con lo sguardo ad aprirlo. Lo scarto con delicatezza e trovo due orecchini d’argento a forma di fata. Sorrido a trentadue denti e gli butto le braccia al collo, lui mi stringe con una mano e ride.
-Ora posso ringraziarti?- dico sorridendo a mia volta ed allontanandomi appena da lui.
-Direi di sì, piuttosto: mi sono fatto perdonare?- domanda dondolandosi sui talloni, la sua mano appoggiata ancora sulla mia schiena.
-Direi di sì- gli rispondo sorridendo.
Rimaniamo per qualche attimo così poi, prima che la situazione possa evolversi in modo disastroso, Elena mi strattona esclamando qualcosa sulla sua barbie nuova di zecca. A mezzanotte in punto zio Giorgio stappa lo spumante, tutti urliamo i nostri auguri, tutti tranne zia Cesarina intenta a massaggiarsi la testa a causa del tappo che le è rimbalzato addosso.
Prendo un bicchiere di spumante ed una fetta di Pandoro, mentre mi avvicino a Gregorio e Cristiano per far loro gli auguri.
-Ti farà soffrire, Nora- dice Cristiano sorseggiando il suo bicchiere.
-Chi?- dico facendo finta di non capire.
-Il belloccio, non fa per te- dice Gregorio scuotendo la testa.
-Esatto: tu hai bisogno di qualcuno con un po’ più di sale in zucca.
-E’ come se fossimo fratelli- farfuglio addentando il bicchiere al posto del dolce.
-Certo, ma ricordati che puoi avere di meglio.
-Per esempio?- domando alzando gli occhi al cielo.
-Alessandro- dicono in coro con due sorrisi che non mi piacciono per niente.
-Voi state male.
-E’ inutile che lo neghi- dice Cristiano ridendo.
-E’ chiaro come il sole- aggiunge Gregorio.
-Limpido come l’aria- annuisce Cristiano facendo un ampio gesto con la mano.
-Non dovresti negarlo, cuginetta: siete fatti l’uno per l’altra- conclude il gemello ammiccando.
-Detto da uno che si chiama Gregorio Gregucci non so quanto possa valere.
Lui fa una smorfia terribile, come se gli avessero appena ricordato il suo peggior nemico.
-Quello è colpa della balenottera- dice Cristiano indicando sua madre che si sta scolando l’ennesimo bicchiere di spumante –e, ora che ci penso, credo che Rebecca ne abbia comprata una bottiglia solo per lei-
Gregorio annuisce vigorosamente e si massaggia il petto, come se gli avessi appena inflitto un colpo mortale citando il suo nome.
-Primo o poi verrà ricompensata per la sua cattiveria- aggiunge a mezza voce.
-E come? Andate all’anagrafe, vi spacciate per lei e le fate riacquistare il cognome da nubile? Così che ritorni ad essere Cesarina Cesarini?- domando scuotendo la testa.
-Ottima idea!- concorda Gregorio ridacchiando.
-Lascia stare- dice invece Cristiano –A volte penso che abbia sposato nostro padre solo per poter cambiare cognome-
-Non dovreste essere così perfidi con lei- dico scuotendo la testa.
-A volte penso che non ce ne sia bisogno perché lo è già stata madre natura- mormora Gregorio con una strizzata d’occhi.
Io scoppio a ridere un’ultima volta poi sento suonare il telefono, sepolto dal baccano che regna tra noi sovrano, e corro a rispondere.
-Pronto?- dico tappandomi un orecchio.
-Buon Natale, principessa!- esclama Ivan.
Sento, in sottofondo, altro baccano e non riesco più a distinguere se derivi dall’ambiente circostante o dal telefono.
-Come stai?- mi domanda dopo che ci siamo scambiati gli auguri.
-E’ venuto papà!- esclamo io in risposta –Aspetta, ho un’altra chiamata in linea-
-Okay, ci sentiamo! E grazie per i regali, erano bellissimi. Un bacio! Salutami la mamma ed Elena-
Lo saluto a mia volta, poi cerco inutilmente di allontanarmi almeno un po’ dal rumore ma, anche chiusa in bagno, continua a sentirsi il fastidioso sottofondo assordante.
-Pronto?
-Buon Natale, babbana!- esclama Alessandro scoppiando a ridere.
-Attento a te: tra qualche giorno compirò diciassette anni, allora potrò usare la magia e, la prima cosa che farò, sarà affatturarti.
-Prima dovresti venire a trovarmi o, per lo meno, scrivermi.
Io mi lascio scappare un gemito.
-Scusa, Sandro, davvero! E’ che Rebecca mi ha messa in punizione, è successo un casino- mormoro per non farmi sentire.
-Quindi niente cellulare?
-Niente cellulare.
-Ecco perché non mi rispondevi, ti ho lasciato più o meno trecentonovantaquattro chiamate perse, credo…
-Per fortuna ti ho dato il numero di casa.
-Per fortuna sono intelligente.
Rimaniamo per un attimo in silenzio mentre mi contemplo la punta delle scarpe ed avverto, in un miscuglio di voci ovattate, che hanno già notato la mia assenza –“dov’è Nora?” sta chiedendo Nonno Ivano. “Quante volte ti devo dire che mia nuora è morta!!” esclama nonna Secondina-.
-Credo che io debba andare, Buon Natale scemo.
-Grazie per i biglietti, ci andremo insieme sappilo. Buon Natale, Nora.
Mette giù ed io rimango con il sorriso sulle labbra a fissare il telefono ancora un po’ poi poso il Cordless al suo posto e scendo di sotto dove stanno ancora brindando e chiacchierando allegramente. Finalmente trovo Rebecca e la ringrazio calorosamente –o, almeno, con più affetto di quanto ne avrei mostrato questa mattina- per il regalo.
-Grazie- dico sorridendole.
Lei mi abbraccia ed io resto immobile, imbarazzata, vedo con la coda dell’occhio qualcosa di strano sul suo viso ma, prima che possa rifletterci su, è già sparito. Subito dopo propongo a gran voce di giocare a tombola e tutti accettano entusiasti. Solo i nonni decidono che si è fatto troppo tardi e ci salutano –nonna Meme sostenendo nonno Ivano- ed io li abbraccio tutti, sentendomi allegra ed affettuosa. Avanzo persino un “è stato bello conoscervi” rivolto alla signora Carlotta e a suo marito.
Infine si crea una divisione quasi naturale: gli adulti sostano al tavolo tra caffè ed amari a chiacchierare di questioni più o meno importanti mentre io, Filippo, i gemelli e le due pesti giochiamo a Monopoli seduti sul tappeto davanti al camino acceso. Quando sto per vincere Elena si appoggia sulle mie gambe e si addormenta mentre la accarezzo i capelli.
-Sì!- esulta Gregorio battendo il cinque al gemello quando finisco su Via Vittoria e devo sborsargli più soldi di quanti io abbia mai visto nella mia vita.
-Non urlare- lo rimprovero con un’occhiataccia, indicando Elena.
-Agli ordini, mamma Nora- mormora lui sorridendo entusiasta.
-Tanto perderai- dice Cristiano mentre lancio i dadi.
-Certo, se continui a fare l’uccello del malaugurio.
-Non è quello- dice Gregorio –E’ questione di statistica: non hai mai vinto contro di noi-
-Solo perché voi siete abituati a maneggiare i soldi- ribatto a denti stretti.
Presto anche Aurora si addormenta sdraiata sul divano e noi decidiamo di cambiare gioco.
-Potremmo optare per una semplice partita a carte- propone Filippo.
-Oppure giocare a Master Mind a coppie- dice Gregorio.
-Perché no?- risponde il Filippo sorridendo.
-Non è una buona idea- lo avviso io con un sospiro di esasperazione –Gregorio e Cristiano sono così intelligenti da farmi venire la nausea-
-Potremmo batterli comunque- dice Filippo facendo spallucce.
Dieci partite e neanche una vittoria più tardi il belloccio si arrende.
-Avevi ragione- mi dice buttandosi all’indietro e finendo con la testa sulle mie gambe dove, fino a poco fa, c’era Elena –Sono troppo intelligenti-
-D’altronde da qualcuno avrò preso- dico schiarendomi la voce.
-Sbagliato- mi corregge Gregorio scuotendo la testa.
-Noi abbiamo l’intelligenza, Ivan e Elena si sono presi la bellezza, quindi credo ch tu e Aurora condividiate qualcosa-
-Tipo?- domando assottigliando gli occhi.
-L’amore per il cibo- risponde Gregorio ammiccando.
Io incrocio le braccia al petto, fingendomi offesa, mentre Filippo ride a sua volta, gli rifilo uno scappellotto e lui si tira su di scatto, continuando a ridere.
-E’ ora di andare, ragazzi- dice zio Lorenzo, infilando la giacca –Sono già le tre del mattino-
-E’ un orario mostruosamente tardo, cribbio!- esclama Cristiano.
-Nessuno dice più cribbio- faccio notare loro alzandomi in piedi per salutare.
-Non c’è nemmeno più nessuno che si chiama Gregorio. Ma prova a spiegarlo a mia madre.
Io rido, accorgendomi solo in questo momento che la serata non è stata affatto un completo disastro, poi sbadiglio, stiracchiandomi. Quando se ne vanno tutti la casa piomba nuovamente nel silenzio e la magia sembra essersi rotta. Restiamo tutti a guardare la parete di fronte o i resti della serata, per non dover incontrare gli occhi altrui, mio padre fischietta assorto, le mani in tasca, la testa bassa.
-Forse dovrei andare anche io- dice mio padre, passandosi una mano tra i capelli –Domani, che poi sarebbe oggi, dovrò essere in clinica alle cinque-
-No, scommetto che mamma non avrà nessun problema se dormirai sul divano- dico io prontamente, sorridendo e sbattendo le ciglia con le ultime energie che mi sono rimaste.
-Ma certo- sorride Rebecca annuendo, un po’ troppo in fretta perché sembri sincera.
-Nonna Secondina e Nonno Giuseppe pensavano di fermarsi fino all’Epifania per salutare i vari parenti sparsi per la regione, perciò forse torneranno a fare un salto- mi informa papà.
Io annuisco, poi saluto brevemente Monica, Rebecca e Filippo, mio padre mi segue su per le scale ed io gli prendo una coperta dall’armadio.
-Ora capisco perché hai fatto tanto casino per questa stanza- dice mio padre ridendo ed aggiustandosi gli occhiali sul naso.
Io sorrido e, poco dopo, mi sento già scivolare nel mondo dei sogni.
-Buonanotte- dice mio padre rimboccandomi le coperte e lasciandomi un bacio sulla fronte. Mi rannicchio e mi raggomitolo, sorridendo appena poi mi addormento, scivolando in un sonno senza sogni.

 
  
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