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Autore: smak978    20/11/2015    5 recensioni
"Succorbentis?" Chiese Malfoy con un filo di voce, coprendo subito il volto con quell'insopportabile maschera. "Hai la Succorbentis?" Silenzio. "Lo sai che è una malattia incredibilmente rara, vero? ...E lo sai che è incurabile, vero?" Silenzio. "Non c'è da stupirsi che ti rifiuti di accettarlo." Ron/Hermione/Grifondoro OOC
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 8 - Se non fosse stato così.


 

Harry Potter fidanzato con il Mangiamorte Draco Malfoy!


 

Be', era un po' peggio del previsto.


 

Harry lesse il titolo a bocca aperta e capì solo in quel momento perché tutta la Sala Grande gli aveva urlato contro e lanciato occhiatacce appena era entrato quella mattina. Si era rassegnato agli sguardi puntati su di lui, se lo aspettava. Non si accorse di nulla fino a quando non adocchiò la posta di Neville, gliela strappò di mano appena vide il suo nome nel titolo. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.


 

Certo, i commenti che gli avevano rivolto avevano suscitato la sua curiosità. Il fatto che molte persone gli dicessero ' rompete ' era stato un po' strano, e riflettendoci, avrebbe dovuto intuire qualcosa. Ma Harry era rimasto ingenuamente all'oscuro di tutto, e per sua sfortuna, ormai si trovava al centro della sala con tutti gli occhi fissi su di lui.


 

Ma su cosa diavolo si basavano le insinuazioni del Profeta?


 

Harry osservò la grande foto di lui e Malfoy sulla riva del lago: era stata scattata proprio il giorno prima, al tramonto. Sì, c'era qualcosa che luccicava sulla mano sinistra di Malfoy, ma non era un fottuto anello! Harry, euforico e ingenuo, aveva scommesso con Malfoy per vedere chi faceva rimbalzare la propria pietra più lontano. Eccitato per aver eliminato il Ventinove, voleva provare a cancellarne un altro. Era stato completamente asfaltato, Malfoy lo aveva preso in giro, e si era fatto passare il Galeone fra le dita per tirarsela come faceva sempre!


 

Merlino! Chi diavolo aveva scattato una foto del genere, e perché cazzo l'aveva mandata al Profeta?!


 

Ovviamente i suoi compagni di stanza non ci credevano, giusto? Lui e Malfoy si parlavano solo da una settimana, non si consideravano nemmeno amici! I Grifondoro non potevano mica credere a quella montagna di frottole?!


 

Oh, sì, sì che potevano.


 

Una Ginny assolutamente furiosa abbassò il giornale, il suo sguardo indignato scrutò la sala, per poi individuare il moro. Stava praticamente volando verso di lui ad una velocità impressionante, come un pipistrello in azione. Dean e Seamus borbottavano fra loro, poi scossero la testa con disgusto prima di lanciare un'occhiata al tavolo in verde. Anche Neville era stranamente silenzioso, fissava il suo piatto con un'espressione perplessa stampata sulla faccia. Ognuno di loro aveva dato per scontato che fosse la verità.


 

Cazzo, non riusciva a crederci!


 

" Harry Potter! " Urlò Ginny, lanciandogli contro il giornale. " È vero? Eh? Spiegati! " Sembrava sul punto di piangere, o meglio, sull'orlo di una crisi di nervi.


 

Questo lo fece infuriare; il fatto che lei osasse essere ferita, come se lo fosse più di Harry. Il Profeta non stava diffondendo bugie su di lei. Non aveva reso triste la sua vita più volte di quante ne potesse contare. E non era lei che stava per essere ostracizzata, di nuovo. Quindi che cosa aveva da essere ferita?


 

" Non è vero. " Disse a bassa voce, poi si alzò velocemente dal tavolo. Prima lo stava sovrastando, quindi anche se non poteva usare la magia, la leggera differenza di altezza lo faceva sentire più sicuro.


 

" Hanno una foto! " Strillò. " Hanno una cazzo di foto. "


 

" Non. È. Vero. " Perché non gli credeva? Non si riusciva a vedere nemmeno l'anello, e l'articolo era pieno di speculazioni. Si basava solo su una foto scadente e l'immaginazione di un imbecille.


 

A quanto pareva imbecille fino a quel punto! " Mi stavi solo usando come cavia, non è così? " Chiese, con una voce troppo alta per quella sala piena di studenti che origliavano. " Stavo aspettando invano? "


 

" Per l'amor del cielo, non è vero! " La tentazione di sfoderare la bacchetta e iniziare a fare incantesimi a caso solo per finire quell'infinita tortura, era fin troppa. Cazzo, le dita di Harry si stavano stringendo contro la manica.


 

Perché nessuno di loro gli credeva? Sul serio, si stavano comportando come se avesse commesso chi sa quale osceno peccato e loro stessero risparmiando a Dei conosciuti e sconosciuti di giudicarlo, facendolo da soli. E cercavano anche di distruggere completamente la sua buona mancanza di autolesionismo. Volevano proprio che Harry scoppiasse?


 

E comunque, come se fossero affari loro. Non avrebbe mai potuto dire loro della malattia se facevano quel casino per una sola fotografia.


 

Il pensiero colpì Harry come una tonnellata di mattoni, facendo sprofondare il suo cuore in un dolore sordo. Non poteva dirlo a nessuno. Doveva affrontare tutto da solo, anche se farlo sarebbe stato troppo da sopportare.


 

I brusii aumentarono quando le porte della Sala Grande si aprirono. Harry guardò la scena ringhiando interiormente. Malfoy aveva appena fatto il suo ingresso, e come se fosse totalmente ignaro della tensione che c'era, si diresse verso il suo tavolo. Fottutissimo stronzo, era tutta colpa sua... per l'ennesima volta!


 

" Signorina Weasley, penso sia meglio che lei si metta a sedere. " Harry ringhiò letteralmente, prima di girarsi verso la McGranitt, non voleva nient'altro che sbattere la testa contro il muro più vicino finché non si fosse ridotta in poltiglia. O quello, oppure finché perdeva i sensi. A quel punto entrambe le cose andavano bene. Anche se la poltiglia era preferibile.


 

La preside non sembrava affatto contenta.


 

" E, Signor Potter, credo che io e lei abbiamo una lunga conversazione da fare. " Anche lei si stava intromettendo in faccende che non la riguardavano.


 

Delle risate dall'altra parte della sala, attirarono l'attenzione di Harry, che si voltò leggermente, scorgendo i Serpeverde che se la ridevano tutt'intorno a Malfoy. Addirittura quel biondino idiota stava sogghignando mentre scuoteva la testa con incredulità. Stava parlando piuttosto animatamente con quelli che lo circondavano... e stavano tutti ridendo. Ghignavano verso gli altri tavoli, ma continuavano comunque a ridere.


 

Nessuno lo accusava per il fidanzamento. Nessuno sembrava nemmeno lontanamente arrabbiato. Tutti pensavano che fosse un grandioso scherzo e portavano con orgoglio il loro solito ghigno. Fantastico.


 

" Signor Potter, la prego di seguirmi. " L'uso di ' la prego ' non cambiava il fatto che fosse un ordine. Se Harry non l'avesse seguita, era sicuro che avrebbero avuto quella conversazione lì, nonostante tutti gli studenti che cercavano di origliare invano.


 

Così Harry, lasciando la colazione intatta, seguì la silenziosa preside fuori dalla Sala Grande. Tra gli sguardi che lo seguirono, non uno di loro era confortante.


 

Il cammino lungo i corridoi fu gelido. La McGranitt si rifiutava di parlare. Se il silenzio non rendeva chiara abbastanza la sua irritazione, le sue braccia conserte ne erano la prova lampante. Se non fosse per il giornale che stringeva nella mano, Harry sarebbe potuto essere un ragazzo qualunque che riceveva una punizione.


 

Stava ancora pensando al Profeta e a come stesse distruggendo completamente la sua vita prima che la malattia ne avesse l'occasione. Ma non poteva mai avere riposo?


 

Tutto preso a detestare la propria esistenza, Harry non si accorse che non erano più soli fino quando non sentì un leggerissimo colpetto di tosse proveniente da qualcuno affianco a lui.


 

Se prima la McGranitt era arrabbiata, in quel momento era furiosa. Assottigliò così tanto gli occhi, che sembravano a malapena aperti, inoltre la sua voce tremò quando iniziò a parlare. " Se ne vada, Signor Malfoy. Non mi ricordo di averle chiesto di seguirmi fuori dalla Sala Grande. "


 

" Vero, vero, " Harry rabbrividì solo per quel il tono di voce, non aveva nemmeno bisogno di guardare Malfoy per sapere che stava indossando quel ghigno altezzoso che sembrava adorare. " Comunque lei ha trascinato fuori il mio fidanzato. Questo non dovrebbe rientrare nei miei affari? "


 

" Nessuno sta ridendo qui, Signor Malfoy, per il suo sordido umorismo. Non la riguard- "


 

" Al contrario, " Harry non si sarebbe mai permesso di interrompere la preside, non in quel modo. " c'è anche il mio nome in quel titolo. Il che, credo, fa sì che il tutto mi riguardi molto da vicino. "


 

' Per favore, dica di no, per favore, mi dia una cazzo di pausa! ' " Bene. Anche lei risponderà alle mie domande. " Harry sospirò lungo il cammino, era completamente esausto. Non poteva continuare a sopportare tutta quella situazione, o il continuo odio indirizzato verso di lui. Per di più l'avrebbero attaccato per quell'articolo di cui era la vittima e non il creatore. E a peggiorare le cose era la sua mancanza di riposo, gli incubi ricorrenti non gli permettevano di dormire più di un paio d'ore a notte. Cosa poteva desiderare di più da quella giornata?


 

Harry si voltò verso Malfoy che aveva picchettato la sua spalla. " Quant'era brutta l'atmosfera nella Sala Grande? " Chiese a bassa voce, poi alzò le sopracciglia quando la McGranitt si girò di scatto.


 

" Non potete parlarvi fin quando non entreremo nell'ufficio. Non vi permetterò di mettere a punto qualche storiella, intesi? " Disse, senza aspettare risposta.


 

Harry si girò verso Malfoy con curiosità, e lo vide alzare gli occhi al cielo con quelle sue stupide maniere teatrali. Lui intercettò il suo sguardo, avvicinandosi fino al suo orecchio " Su una scala da uno a dieci? Quanto? "


 

" Ho. Detto. Non. Parlate. " Fecero cenno di aver capito quando la preside si girò di nuovo, folgorandoli con lo sguardo. Se Harry non andava errato, era una minaccia. Non sapeva quali sarebbero state le conseguenze, ma non potevano essere tanto terribili, giusto? Cosa poteva essere peggio della sua malattia?


 

Harry contò cinque secondi, prima di ritornare con lo sguardo a Malfoy, riflettendo sulla risposta da dare. Una parola non avrebbe fatto male a nessuno, vero? " ...circa cinquanta. "


 

" Bene. Entrate qui dentro. " Disse la McGranitt con frustrazione, poi spalancò la porta di un'aula a caso. I suoi occhi brillavano di una luce pericolosa mentre li spingeva ad entrare. Non ebbero nemmeno il tempo di sedersi ai rispettivi banchi, perché mostrò loro il giornale in un batter d'occhio, con le sopracciglia alzate. " Cos'è questa spazzatura? " Chiese, alzando il mento per poterli guardare dall'alto in basso. " Spiegatevi. "


 

Harry si limitò a sbattere le palpebre, i suoi occhi stanchi si sarebbero chiusi più che volentieri per permettergli alcuni minuti di riposo. Essere convocati lì era del tutto ingiusto, non avevano fatto niente, per l'amor del cielo.


 

" Sembra essere... " Biascicò Malfoy, ignorando il ringhio di Harry. " una sorta di articolo di giornale. Mi corregga se sbaglio, ovviamente. "


 

" Sta scherzando col fuoco, Signor Malfoy. " Quella fredda risposta lo fece alzare in piedi, stringendo stancamente la radice del naso fra due dita. Malfoy non avrebbe mai migliorato le cose. Accidenti, non sapeva nemmeno perché l'avesse seguito. Avrebbe reso tutto il più doloroso possibile.


 

" Il Profeta ha mai scritto qualcosa di vero su di me? " Chiese Harry con un filo di voce, non riusciva ad incontrare lo sguardo del capo dei Grifondoro. " Non è vero. "


 

A quanto pareva, nessuno sembrava volergli credere. " Devi essere al corrente delle voci che sono circolate nella scuola, Harry. E poi, spunta fuori quest- "


 

" Mi dica, " Malfoy la interruppe ancora, ignorando completamente le sue narici dilatate e il suo sguardo gelido. " È il fatto che Harry sia fidanzato con un ragazzo che la fa infuriare così tanto, o è la scelta del partner? "


 

" I pettegolezzi erano solo pettegolezzi. " Harry cercò di interrompere Malfoy, ma sapeva di essere intervenuto con un secondo di ritardo. Merda, il biondo stava facendo un gioco pericoloso. Entrambe le risposte potevano causare il licenziamento della preside, e lei lo sapeva. Tuttavia era una domanda interessante, almeno per Harry. Perché era così arrabbiata? E poi perché erano obbligati a risponderle?


 

Un silenzio opprimente scese nell'aula. La McGranitt era lì in piedi, in tutta la sua altezza, e guardava entrambi in modo gelido. " Non è divertente, ragazzi. Ve lo chiederò per l'ultima volta. L'articolo è vero? "


 

" ...No. " Borbottò Harry quando gli fu chiaro che Malfoy aveva scelto di restare in religioso silenzio. Se avesse ascoltato trenta secondi prima, non avrebbe avuto bisogno di chiederlo ancora.


 

Lei fece un sospiro di sollievo, voltandosi verso Harry, visto che stava collaborando. " Voi due avete una relazione? "


 

" Non vedo come possa interessarle. " A quanto pareva, il religioso silenzio era troppo da sostenere per Malfoy " Lei non chiede agli altri studenti con chi escono o non escono, e loro non sono tenuti a dirglielo. Questi sono solo affari nostri. "


 

" Harry. "


 

Harry sospirò interiormente, e deglutì quando lei iniziò a fissarlo con intensità.


 

" Potter. " Cazzo, se lo sguardo della McGranitt era intenso, era fortunato di non disintegrarsi sotto quello di Malfoy. Che andasse tutto a quel paese. Era fottuto sia se diceva di sì, che se diceva di no. Si basava tutto su cosa avesse di più da perdere.


 

" Mi scusi, Professoressa, ma non capisco perché dovrebbe importarle. " Merlino, poteva praticamente percepire la soddisfazione di Malfoy accanto a lui. Quell'insopportabile idiota, se non fosse stato per lui avrebbe già chiuso quella faccenda da tempo! " Dovrei poter uscire con chiunque senza essere giudicato, soprattutto da un insegnante. "


 

" ...Pensi che sia saggio, Harry? Date le tue attuali... condizioni? " C'era un incantesimo per la disintegrazione? Harry avrebbe pagato volentieri fino all'ultimo zellino della sua camera blindata, piuttosto che stare lì seduto a sorbirsi la compassione di qualcuno. " Non sarebbe giusto né per te, né per il tuo partner, Harry. A dire la verità è piuttosto egoista da parte tua. Conosci... i rischi, no?


 

Non stavano più parlando del problema con Il Profeta.


 

Harry sospirò, quella conversazione non lo stava per niente aiutando a evitare un mal di testa. Era domenica, per Merlino... avrebbe dovuto ascoltare il suo corpo stanco e passare tutta la giornata a dormire. " ...sì. " Farfugliò, fissando la spalla della McGranitt. Non stava nemmeno uscendo con Malfoy, ma si sentiva comunque in colpa.


 

" E conoscendoli, pensi comunque che tu ti stia comportando correttamente? "


 

" ...Sono malato... non sto morendo. " Harry affondò un po' di più nella sua sedia, e deglutì a vuoto perché entrambi stavano studiando attentamente il suo volto. Sapevano che era una bugia. " ...Malfoy lo sa. " Aggiunse in risposta alla silenziosa McGranitt, poi deglutì prima di continuare. " Ed è una scelta che spetta solo a me. "


 

" Sia quel che sia," Se il suo tono fosse stato più critico, sarebbe stata sua zia. " La scuola parlerà. La Comunità Magica parlerà. Spero che voi due capiate- "


 

" La scuola saprà che era una bufala entro l'ora di pranzo. " Malfoy chiuse quel discorso agitando lievemente la mano in aria, poi si appoggiò allo schienale della sedia come se questo fosse sufficientemente confortevole. Harry non sapeva come riuscisse a comportarsi così, come se non fosse lì per essere rimproverato. " I Serpeverde non ci hanno mai creduto. Inoltre penso che debba applicare qualche sorta di filtro per la posta, almeno per i prossimi giorni. So di non avere la migliore delle reputazioni, e sono sicuro che stiano già spedendo qui dei gufi. "


 

" Era già stato deciso, Signor Malfoy. " Harry ne dubitava fortemente. " So come dirigere la mia scuola. " Harry dubitava anche di quello. La preside scrutò entrambi per qualche momento, e il silenzio divenne ben presto insopportabile. Non credeva a una sola parola di quello che le avevano detto, e lo sapevano tutti e tre.


 

Quando fu chiaro che non c'era nient'altro da dire, senza nemmeno congedarsi, Malfoy si stiracchiò pigramente, alzandosi in piedi. Fece cenno a Harry di seguirlo, e aspettò finché non lo fece. La porta non si era ancora chiusa quando iniziò a parlare.


 

" Non è stata di certo una cosetta da niente, questa qui. " Commentò, guardando Harry, che se ne stava in silenzio, prima di continuare. " Non fare quella faccia, non è mica la fine del mondo; sono solo pettegolezzi. "


 

" Si, altri pettegolezzi che rendono la mia meravigliosa vita molto più semplice. " Sospirò Harry, passandosi nervosamente una mano fra i capelli. Non sapeva perché, ma si sentiva sul punto di esplodere. Non doveva diventare tutto più facile? Invece si sentiva vuoto, e quando non lo era, si sentiva infuriato, una rabbia incontrollabile. Perché la sua vita non poteva essere semplice, una volta tanto? " E poi perché ci hai seguiti? Adesso lei crede che stiamo mentendo. "


 

" Ti stavo dando supporto morale e stronzate del genere. " Rispose Malfoy con semplicità; il suo solito ghigno era tornato. " Sai come siamo fatti, noi Serpeverde; siamo sempre lì pronti ad aiutare. "


 

Harry non poté far altro che fissarlo interdetto. Non sapeva se fosse serio o se scherzasse. Non si poteva mai dire con certezza quando si trattava del biondino idiota, e questo non diminuiva il suo disagio. Poteva essere uno scherzo... ma allora perché li aveva seguiti?


 

Harry non riusciva a gestire le cinquanta sfumature di Malfoy in quel momento. Svoltò nella direzione opposta appena ne ebbe l'opportunità, cercando di ignorare lo sguardo che lo seguì fino all'ingresso.


 

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Harry si sedette sulla riva del lago, al solito posto. Il clima stava diventando più freddo: ogni minuscolo soffio di vento era capace di farlo tremare come una foglia. Era come se il vento stesse trasportando piccole particelle di ghiaccio, attratte solo e soltanto da Harry.


 

Non gli piaceva quell'attrazione, ma come tutte le cose che non gli andavano a genio in quel periodo, questa ignorava i suoi desideri e continuava a perseguitarlo. In maniera simile al biondino infernale, che lo stava fissando intensamente da una finestra del castello.


 

Harry l'aveva notato mezz'ora prima, e l'impudente ragazzo si rifiutava di andarsene. Ovviamente, non c'era modo di dire se fosse veramente Malfoy da quella distanza. Era solo un puntino sfocato, forse una macchia sulla finestra. Ma Harry lo sapeva. Nessuno era ostinato come quell'idiota, e nessuno avrebbe mai potuto imitare quel colore di capelli. Quindi il biondo lo fissava imperterrito, mentre Harry cercava di congelarsi da solo sulla riva del lago.


 

Quello stupido. Non doveva studiare per i M.A.G.O.? Oppure stava facendo fare i suoi compiti ai suoi scagnozzi?


 

Harry lanciò un sasso nel lago, ed un leggero sorriso si fece strada sulle sue labbra, quando questo rimbalzò cinque volte prima di affondare nell'acqua gelida. Era sciocco che una cosa così insignificante come far rimbalzare una pietra, potesse tirarlo su di morale, farlo addirittura sorridere. Era sciocco, immaturo, completamente insensato...


 

Lanciò un altro sasso nel lago, solo per sorridere.


 

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Harry si guardò intorno, e si mosse a disagio mentre girovagava per la sala comune di Grifondoro. Dov'erano tutti? Lo stavano evitando? Avevano forse un incantesimo che li avvisava quando si avvicinava al ritratto all'entrata?


 

Aveva bisogno di parlare con loro, di spiegare che l'articolo era una bugia. Aveva bisogno di salvare le sue amicizie, non poteva farcela da solo, la prospettiva lo terrorizzava. Aveva bisogno di qualcuno.


 

Si guardò ancora intorno, prendendo nota dei resti del carbone nel camino e la stanza vuota. L'orologio... oh. Ecco perché. Erano solo le tre del mattino. Non lo stavano evitando, stavano dormendo. Aveva passato più tempo di quanto pensasse giù al lago.


 

Certo, era rimasto per alcuni minuti dopo aver ammirato il tramonto, ma non pensava che fossero passate delle ore.


 

Sentendosi un po' stupido, Harry si passò una mano fra i capelli, e salì le scale verso il dormitorio. Aprì la porta facendo un passo nella stanza buia...


 

Ron era disteso sul pavimento, qualcosa di scuro ricopriva il suo pigiama troppo piccolo, e stava lentamente gocciolando in una macabra pozza scura che lo circondava. I suoi occhi erano spalancati, fissi nel vuoto. Un'onnipresente espressione accigliata ricopriva il suo volto, qualcosa di simile alla sorpresa. Lui... no, non poteva essere vero. Ron non poteva essere...


 

Harry barcollò mentre avanzava, riuscendo a malapena a respirare. ' Non Ron. Per favore, chiunque ma non Ron! ' Scivolò a terrà, e rabbrividì quando cadde nella sostanza appiccicosa. Un odore di ruggine gli invase le narici. Doveva salvarlo. Avrebbe fatto di tutto per far tornare quegli occhi a vedere.


 

Harry urlò quando qualcosa lo spinse lontano dal suo amico insanguinato, mettendolo da parte come il sacco d'immondizia che era. Quella forza fu tanto potente da indebolire le sue ginocchia, che tremarono in modo convulso, facendolo cadere sul pavimento.


 

Quella cosa avanzò verso Ron, una mano putrefatta comparve da sotto il suo mantello consunto, Si avvicinava, sempre di più...voleva alla sua anima.


 

Harry era bloccato sul pavimento e guardava, paralizzato dal terrore, l'anima di Ron che veniva strappata dal suo petto; un orrendo suono di risucchio riecheggiava crudelmente nella stanza, mentre veniva ghermita dalla sua stessa carne. Merda, era indifeso; non poteva nemmeno aiutare il suo amico...


 

La cosa si voltò verso di lui, mentre del sangue gocciolava dalla sua raccapricciante mano, raggiungendolo...


 

Harry si girò di scatto su un fianco, cadendo e urlando a squarciagola. Un gelo pungente lo trafisse da tutte le parti, e la sua bocca si riempì d'acqua. Dopo alcuni momenti d'agitazione, in cui continuò solo a dimenarsi, riuscì ad afferrare una radice e spingersi in superficie, annaspando per recuperare l'aria di cui aveva disperatamente bisogno.


 

Tremò nell'acqua ghiacciata del lago, tossendo e sputacchiando mentre si avvicinava alla riva. Con mani tremanti, riuscì a tirarsi su, poi cadde nel fango, con il petto che si alzava e si abbassava rapidamente. Era una combinazione tra l'estrema paura che aveva provato durante l'incubo e l'acqua gelida del lago. In ogni caso, voleva solo stendersi lì per un altro paio d'ore, finché non fosse riuscito a respirare senza affanno.


 

Rabbrividì, alzando una mano per stringersi i capelli. Quell'incubo era così reale, così dettagliato. Quella cosa, che ormai aveva realizzato che era un dissennatore, era orribile, raccapricciante... aveva la nausea solo a pensarci. Non sarebbe mai riuscito a dormire decentemente.


 

Si alzò lentamente in piedi, avviandosi al castello. Si era addormentato al lago, proprio come nel sogno. Era una coincidenza a cui non voleva pensare.


 

Tirò un tremante sospirò di sollievo quando entrò nel dormitorio, ma non sprofondò nel suo allettante letto. Doveva prendere le sue pozioni della sera, affrontare una furiosa Madama Chips e spiegarle perché aveva tardato di tre ore. Poteva passarne altre tre a letto, ma poi sarebbe dovuto andare a lezione. Due ore di Pozioni. Grandioso.


 

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.


 

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Harry fissava il cubo senza entusiasmo, cercando invano di ignorare tutte le occhiatacce rivolte verso di lui. Era entrato, quella mattina, e aveva passato il tempo a fare colazione invece di tentare di comunicare con i suoi amici. In tutta onestà, il sospiro di Ron gli fece venir voglia di vomitare tutto quello che aveva mangiato nelle settimane scorse, il che, francamente, non era molto. Non riusciva a sopportare l'espressione accigliata di Ron, non dopo averla vista stampata indelebilmente sul suo volto in quell'incubo. Quindi evitò il ragazzo dai capelli rossi, non che fosse difficile, e cominciò a giocare con il suo nuovo passatempo.


 

Era così che aveva passato gli ultimi minuti di Difesa contro le Arti Oscure ed era così che voleva continuare a trascorrerli. L'insegnante non poteva nemmeno lamentarsi, giusto? Harry era avanti con il programma di Difesa, aveva già fatto i compiti di tutta la settimana successiva. Non doveva esercitarsi con la magia, ma dopotutto era riuscito a lanciare un incantesimo scudo anni prima, quindi, invece di prestare attenzione, Harry si poggiò sullo schienale della sedia e cercò di risolvere un cubo di Rubik. Era più difficile di quanto avesse immaginato. Non poteva nemmeno staccare gli adesivi dal cubo, come aveva visto fare a Dudley anni prima, perché i colori erano dipinti sulla superficie.


 

Aveva deciso di portare il cubo con sé in infermeria quella sera, e pregare Madama Chips di lasciargli le mani slegate. Le cinghie non erano la migliore delle compagnie, non in una sera come quella. Aveva già i nervi a fior di pelle; non aveva dormito molto, di nuovo, non aveva mangiato, di nuovo, e tutti lo stavano ignorando, di nuovo. Non voleva essere completamente immobilizzato e lasciato lì come un paziente psicopatico, non quando era così vicino ad esplodere. Avrebbe potuto anche fare un incantesimo e togliersi dalle palle.


 

Cosa sarebbe successo se l'avesse fatto? E se usava la magia durante il trattamento? Era così curioso che avrebbe anche potuto provarci. Ruotò un'altra sezione del cubo, e fu sorpreso di vedere che un intero lato era verde, con un vivace cubo arancione direttamente nel mezzo. Come cavolo ci era riuscito? Era davvero possibile? Sospirando, si schioccò le dita e iniziò di nuovo il lento processo di scombinare i colori; sarebbe stata un'impresa impossibile.


 

E la cosa peggiore era che Harry riusciva praticamente a percepire il disprezzo di Malfoy dall'altra parte dell'aula, che emanava ondate di disgusto. Il suo sguardo pieno d'odio non aveva mai lasciato la schiena di Harry durante la giornata, perforando spiacevolmente le sue spalle. Harry lo ignorava, ma ultimamente non sembrava funzionare. Se il biondo voleva attirare l'attenzione, sarebbe sicuramente riuscito ad ottenerla, proprio quel che ci si aspetta da un serpente. E lo sguardo insistente non stava facendo niente per distendere i nervi già tesi di Harry.


 

Era quello che facevano tutti, in quell'ultimo periodo. Lo fissavano. Non cercavano di intavolare una conversazione, non chiedevano mai il suo parere... lo fissavano e basta. In modi diversi, certo; ma gli sguardi furiosi erano la maggioranza, quelli di critica li seguivano a ruota. Quelli di compassione sembravano un classico fra gli insegnanti. Nemmeno una volta avevano pensato che i pettegolezzi fossero veri, eccetto la McGranitt, ma la cosa comunque non contava molto.


 

No, lo fissavano e basta. E quella situazione, a lungo andare, iniziava a seccarlo. Aveva passato tutta la vita sotto lo scrutinio degli altri. Doveva davvero passare così anche gli ultimi... quei pochi mesi?


 

Quindi ecco Malfoy. Che lo fissava.


 

E che ora stava proprio aspettando che Harry lo prendesse a calci in culo appena quella patetica imitazione di un'insegnante si fosse congedata.


 

Malfoy gli lanciò un'altra occhiataccia; Harry la ignorò. Poi uno sguardo di rimprovero; non lo vide neppure.


 

Harry si alzò e si avviò nel corridoio ancora prima che la classe si accorgesse che la lezione era finita. Malfoy lo raggiunse ancor prima che la campanella finisse di suonare.


 

" Che diavolo è quel coso? " Chiese immediatamente, come se non fosse strano uscire insieme dall'aula. Dopo i pettegolezzi e il giornale, Harry pensava che si sarebbe tenuto alla larga. Dio, Harry aveva sperato che Malfoy si tenesse alla larga. " Sembra... babbano. "


 

Anche dopo tutto quel tempo, gli faceva male che Malfoy considerasse tutto ciò che era fuori dai suoi canoni come una cosa inaccettabile. Aveva detto ' babbano ' come se fosse una parolaccia, come se Harry non fosse un mezzosangue o che non fosse cresciuto con i babbani, passando l'ultimo anno a difenderli da un fottuto lunatico senza naso!


 

" Attento, Malfoy, i babbani sono contagiosi. " Ribatté Harry. Cercò di far suonare ' Malfoy ' come lui aveva fatto suonare ' babbano ', ma sapeva di aver fallito miseramente. Si concentrò sul cubo. Aveva tentato di non mostrare traccia del suo malumore nella voce. Di solito avrebbe funzionato. Quel giorno, dopo l'irritazione per l'impossibilità di completare il cubo, il fastidio per i pettegolezzi, i fottuti sguardi, e i pregiudizi che Malfoy gli spiattellava in faccia... Harry sapeva che era impossibile controllarsi.


 

Come si permetteva di irrompere nella sua vita e sminuire la sua lista? Era la fottuta lista di Harry, dannazione, non avrebbe permesso a nessuno di giudicarla!


 

" Non ti stai comportando troppo da piccola stronzetta oggi? " Harry si girò di scatto, furente. Assottigliò gli occhi in risposta alla sfrontatezza del biondino deficiente. " Sei in quel periodo del mese? "


 

" Vaffanculo, Malfoy; ne ho abbastanza adesso. " Ed era vero. Era incredibile che l'enorme quantità di aggettivi che gli affibbiavano implicassero tutti la stessa cosa. Ed era incredibile anche che la maggior parte della popolazione studentesca fosse così piena di pregiudizi. " E vuoi sapere una cosa? Non fai ridere nessuno. Quindi perché non la smetti di giocare al Mangamorte, perché è sicuro al cento per cento che hai fallito anche in questo, e non cresci un po'!? "


 

Harry si pentì di aver pronunciato quelle parole non appena lasciarono le sue labbra.


 

Il volto di Malfoy si contorse immediatamente, nascondendosi dietro quella maschera insopportabile. Freddi occhi ricambiarono il suo sguardo, con l'espressione stoica e indifferente. Comunque, se non l'avesse ferito, che bisogno aveva di nascondersi dietro la maschera?


 

" Fottiti. " Merda, non aveva nemmeno urlato. Anzi, parlò così piano che Harry non era nemmeno sicuro di averlo sentito. Perché diamine aveva pensato una cosa del genere? Era un argomento delicato, anche per coloro che non erano diventati Mangiamorte.


 

Malfoy lo sorpassò, imboccando un altro corridoio. Harry non riuscì ad evitare il groppo che gli si formò in gola. Uno strano sentimento gli stingeva il petto. Per un momento entrò in panico, perché pensò che la sua magia stesse reagendo di nuovo... poi realizzò.


 

Non avrebbe più visto Malfoy ridere e scherzare. Era riuscito a spezzare quel ponte in un sol colpo. Almeno, tra alcuni mesi, nessuno sarebbe stato ferito, non per mano di Harry. Be' nessuno sarebbe stato ferito eccessivamente.


 

Adesso era totalmente solo.


 

Doveva sentirsi sollevato... ma il groppo in gola non accennava a dissolversi.


 

.


 

.


 

.


 

Harry camminava lentamente. I suoi piedi diventavano più pesanti ad ogni passo. Eccolo lì, di nuovo. Era la quinta volta che doveva affrontare quell'inferno, e le cose non miglioravano. I suoi piedi cercavano di svoltare e correre, senza riposarsi finché non fossero al sicuro, dopo Hogsmeade; Era la pura forza di volontà a fargli continuare il cammino verso il letto. Quello, e il fatto che Madama Chips lo stesse seguendo, a un passo dietro di lui, come se potesse leggere parte dei suoi pensieri rumorosi.


 

" Nessuna compagnia stasera? " Domandò piano. Sembrava abbastanza sollevata, nonostante dovesse essere imparziale, in quanto insegnante.


 

" No. " Il mondo era distante, privo di significato. Il suo cervello stava cercando di renderlo indifferente? Forse per evitargli un po' di dolore? In passato aveva letto che il corpo era capace di farlo, qualche volta, per non far stressare troppo il suo proprietario. La sua situazione era abbastanza complicata da essere classificata come stress?


 

" ...Credo che sia la cosa migliore. "


 

Perché Harry faceva sempre la cosa migliore. Diventare un assassino, isolarsi dagli amici ed evitare tutti i contatti. Era Harry Potter! Il Ragazzo Che Era Sopravvissuto, straordinario, altruista ed eroico! Sì, era la cosa migliore.


 

Ma quella sera non ne era così sicuro.


 

Specialmente quando Madama Chips si accinse a prendere le cinghie.


 

" Uh, per stasera va bene, non ne ho bisogno. " Harry spostò il polso, facendo finta di sorridere. Alzò in aria il cubo. " Ho portato questo, sa, per tenere le mani occupate. "


 

Madama Chips non parlò per un istante, ma non lasciò nemmeno andare le cinghie. Non era il migliore dei risultati. La spiacevole sensazione che lo accompagnava ogni volta che entrava nell'infermeria aumentò, fetida e crudele. Si stava godendo la sofferenza di Harry.


 

" Harry, l'ultima volta che ti ho lasciato le mani libere, ti sei graffiato il petto. " Disse, guardandogli la spalla, era una sua abitudine ormai. Non faceva niente per distendere i suoi nervi. "Non posso permettere questo autolesionismo. "


 

" Non l'ho fatto di proposito. " Stava diventando difficile mantenere il sorriso. " Facendo in questo modo posso concentrarmi su qualcos'altro. Non mi ferirò da solo. "


 

" Non puoi assicurarlo. "


 

" Potrebbe farlo lei, se solo non se ne andasse. "


 

Sbagliò a dire così.


 

Madama Chips si irrigidì visibilmente, e assottigliò gli occhi. Assunse la posa che faceva fuggire gli studenti, a meno che non volessero lavare le lenzuola o cose del genere. Di solito non era crudele di proposito, tuttavia non succedeva spesso che gli studenti le mancassero di rispetto. Gli puntò contro la bacchetta, e si rifiutò di guardarlo in faccia mentre le cinghie si stringevano ai suoi polsi, immobilizzandolo. Il cubo rimase nella mano di Harry, completamente inutile.


 

" ...Io non voglio le cinghie. " Disse Harry ad alta voce. Cercò di spostare la mano, e per poco non si mise a piangere quando questa non si mosse. “ A quanto pare non ero stato abbastanza esplicito. ”


 

" Finché sarà mio paziente, Signor Potter, " Improvvisamente era tornata a rivolgersi a lui con il cognome. " farà come dico io. Non le permetterò di farsi del male. Useremo le cinghie stanotte, ogni martedì, e per i prossimi pochi mesi. Capito? " Iniziò ad inserirgli gli aghi nelle braccia, ancora decisa ad evitare il suo sguardo. " E in quanto mio paziente, dovrà portarmi rispetto. Sono una donna incredibilmente occupata, ho altri pazienti e altro lavoro da fare, oltre che con lei. Deve rispettare tutto questo. Non posso coccolarla per tutta la durata del trattamento. " Dannazione, non chiedeva di essere coccolato! La stava supplicando di non legarlo come un paziente psicopatico!


 

" ...Per favore, non- "


 

Rabbrividì quando lei accese le macchine, non avevano nemmeno iniziato a fare il loro solito rumore, quando lei si affrettò a ritornare nel suo ufficio. Altri pazienti e altro lavoro il cazzo. O correva a letto per non sentire più nulla, oppure trovava conforto in un bicchierone di bourbon.


 

Quella ' cosa ' scivolò nel suo braccio, canticchiava gioiosamente mentre mordeva i muscoli del polso di Harry. Il suo pugno si strinse sul cubo, non era una distrazione utile come aveva pensato, ma l'azione fece solo espandere ' quella cosa ' che aumento la presa attorno al suo braccio, arrivò fino all'osso e strinse finché Harry non sentì il braccio sul punto di spezzarsi, come aveva fatto l'altro giorno.


 

Bruciava, niente di più. Un leggero bruciore. Non gli faceva male, gli procurava solo fastidio. Solo un po'. ' Non è niente Harry. Sei morto una volta, ricordi? Un po' di dolore non è nulla in confront- '


 

Cazzo! Harry cacciò un urlo quando la cosa scivolò lungo il braccio, fino al gomito. Si spostava attraverso il legamento come se quello dovesse piegarsi nel senso opposto. Aveva bisogno di qualcosa, cazzo, di qualunque cosa, per ignorare quella roba che stava letteralmente invadendo il suo corpo. Aveva anche provato a strattonare l'altro polso contro la cinghia, per vedere se si tagliasse o se si formasse un livido. Ovviamente il livido era assicurato, ma aveva bisogno di qualcosa per distrarsi dal dolore che stava invadendo il suo braccio-


 

Harry spostò gli occhi sulla porta, quando questa si chiuse. L'adrenalina prese a scorrere nelle sue vene. Non poteva essere trovato lì, non in quello stato; i fottuti pettegolezzi non sarebbero mai finiti.


 

L'adrenalina non era una bella cosa. Quando la sostanza e la cosa entrarono in contatto, sentì il braccio andare a fuoco. Della lava incandescente scorreva nelle sue vene, tentando di bruciarlo dall'interno. Bruciava senza produrre fiamme, si rifiutava di assecondarlo. Il suo braccio si lamentò per il dolore, urlando... no, no, ad urlare era lui.


 

Harry si morse con forza il labbro per fermare quell'orribile lamento, e si odiò quando un piccolo mugolio riuscì comunque ad uscire dalla sua bocca. Non poteva andare peggio.


 

Qualcosa che strusciava accanto al letto, lo costrinse a spalancare gli occhi. Li richiuse quasi immediatamente. Dio, no! Doveva essere la sua fervida immaginazione del cazzo; l'Universo non poteva essere così crudele.


 

" Per tua informazione, sono ancora estremamente arrabbiato con te. " Sì, sì, poteva e lo sarebbe stato. " Non puoi immaginare quanto voglia spaccare quella brutta faccia che ti ritrovi, Potty. Tagliarti la lingua e romperti il naso non sarebbe abbastanza per soddisfarmi. "


 

" Dovrai... metterti... in fila... " Riuscì a farfugliare, ma non si capiva nulla, dato che non era ancora riuscito a smettere di mordersi il labbro. Non voleva urlare ancora, soprattutto di fronte a Malfoy. Non di nuovo.


 

" I Malfoy non balbettano. " Ribatté. Harry poteva praticamente vedere un ghigno stampato sulla sua faccia. Era sorprendentemente confortante. Poter immaginare le reazioni del biondino idiota era molto meglio che concentrarsi su quella cosa, che al momento stava attraversando il suo avambraccio.


 

"Perché sei... qui? "


 

" Io non farfuglio. " Malfoy sbadigliò pigramente. Due tonfi pesanti sul letto indicarono che aveva appena poggiato i piedi su Harry. Era il ritratto dell'indifferenza.


 

" Perché... sei- ? "


 

" Riprovaci. "


 

Harry ringhiò, sentendo la sua irritazione aumentare. Era ovvio che Malfoy approfittasse di una situazione del genere. Non voleva nient'altro che dirlo in modo chiaro, così da cancellare quel ghigno immaginario dal suo volto.


 

" Perché sei qui? " Fu uno sforzo non serrare la bocca, specialmente perché quella cosa aveva deciso che era il momento perfetto per spostarsi nella spalla. Ma Harry ci riuscì. Lentamente, ma ci riuscì.


 

" Quindi puoi formulare una frase coesa. " Harry non avrebbe dovuto sentire una senzazione di... orgoglio? ...per quelle parole. " Tuttavia, io, mi rifiuto di comunicare con persone maleducate, che per esempio si rifiutano di guardarmi negli occhi. "


 

...


 

Non era serio, vero? Comunque, ecco che quando lui rimase in silenzio per alcuni minuti, l'altro schioccò la lingua e il suono riecheggiò per tutta la stanza. Che bastardo senza cuore; Harry non riusciva a muoversi, poteva a malapena parlare, e nonostante questo, Malfoy voleva che si girasse e lo guardasse negli occhi?


 

Tutti dicevano sempre che Harry era un fottuto libro aperto; se avesse ricambiato il suo sguardo in quel momento, avrebbe capito tutto quello che gli passava per la testa, e non era la più gradevole delle prospettive. Per Merlino! Voleva più elementi con cui poterlo ricattare.


 

" Potty? Sei ancora con noi? " Anche allora sembrò indifferente. Se non fosse stato legato, quel fottuto naso aristocratico sarebbe già stato rotto. Ma...


 

Era sempre meglio che concentrarsi sulla pozione.


 

Odiandosi fin dal profondo degli abissi dell'inferno dei maghi, se gli era ancora permesso di entrarci, ovviamente, dal momento che ormai poteva essere classificato come un Magonò, Harry si voltò verso Malfoy. Era una pura tortura, oltre che completamente umiliante, incontrare lo sguardo del proprio rivale in quelle circostanze, ma lo fece. Doveva farlo. Non poteva concentrarsi, non quella sera. E anche se Malfoy stava solo facendo il bastardo senza pietà, era comunque una sorta di sollievo. Dopotutto non gli erano permesse pozioni sonnifere.


 

Degli occhi verdi, pieni di dolore, incontrarono un paio di occhi grigi e leggermente irritati.


 

E la cosa si fece strada verso il suo petto.


 

La pozione scivolò all'interno del cuore, sguazzando nel nucleo della sua magia, cercava di contaminarlo con la sua fetida essenza. Si avvinghiava ad ogni muscolo, o nervo... e stringeva.


 

Harry si contorse sul letto. Avrebbe fatto di tutto per spostarla. ' Muoviti. Muoviti! MUOVITI! ' Era vagamente consapevole di star urlando, ma non riusciva a racimolare le forze per importarsene. Aveva bisogno che quella cosa smettesse di divorarlo; aveva bisogno solo di quello!


 

Come se riuscisse a sentire la sua sofferenza, e come se ne godesse, quella andò più a fondo, crogiolandosi nel suo dolore. Di tanto in tanto diminuiva l'effetto, dandogli la falsa speranza che la tortura fosse quasi finita, ma poi si riattaccava alle sue interiora, insaziabile e maligna. Non aveva scrupoli, godeva mentre torturava i suoi tessuti e i suoi muscoli.


 

Il petto di Harry si stringeva sempre di più, comprimendosi senza sosta. Sempre più stretto... sempre di più...


 

La pozione avanzò, spostandosi verso lo stomaco.


 

Harry iniziò immediatamente ad ingoiare boccate d'aria, ricordandosi come respirare. Lo fece troppo velocemente, infatti continuò per alcuni minuti a cercare inutilmente di respirare in modo normale. Tuttavia non gli riuscì niente di meglio di uno strano miscuglio di affanno e tosse contemporaneamente. Cazzo, non era mai stato così intenso prima. Si sentiva... vivo.


 

Improvvisamente, il violento bisogno di vomitare tutto quello che aveva mangiato durante la settimana ritornò. Visto che le mani erano bloccate, dovette accontentarsi di serrare la bocca.


 

Gli faceva male la gola e i suoi occhi pizzicavano e lacrimavano. Del freddo sudore scorreva lungo la sua schiena. Grandioso. Fantastico! Aveva urlato e pianto di fronte a Malfoy, ancora una volta. Fottutamente meraviglioso!


 

Be', adesso col cavolo che l'avrebbe guardato negli occhi. Il biondo poteva lamentarsi e dire tutto quello che voleva. Era umiliante. Se solo la pozione fosse riuscita ad ucciderlo.


 

Harry sussultò quando, improvvisamente, delle mani strapparono via il cubo di Rubik dal suo pugno indolenzito, lanciandolo a terra. Sbatté contro le piastrelle e con ogni probabilità si ruppe. Si chiese perché quel bastardo di un Serpeverde serbasse tanto odio per un giocattolo; era solo un giocattolo, per l'amor di Merlino!


 

Malfoy, rimpiazzò lentamente il cubo con una mano soffice ed incredibilmente calda.


 

Harry fu sorpreso da quel contatto volontario fra di loro. Malfoy non avrebbe voluto di certo essere beccato in una situazione del genere, vero? Stava stringendo la mano di Harry. Che razza di Serpeverde ammattito-?


 

La mano strinse gentilmente la sua: era capace di comunicare così tante parole, senza una sola sillaba. Lenì tutto il dolore all'istante. Tutto quello che Harry riusciva a sentire era il calore che si irradiava dal palmo della sua mano. Quella dolce pressione che gli assicurava di non essere solo, non più. Il dolore alla gola tornò, ma non era più dovuto alle sue urla.


 

" Ti odio ancora. " Sussurrò piano Malfoy, la sua voce era quasi inesistente. Nonostante la negatività del messaggio, Harry si ritrovò a ridere.


 

" Non l'avrei accettato... se non fosse stato così... "


 

Un calore che Harry aveva dimenticato iniziò a farsi di nuovo strada nella sua vita.

  
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