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Autore: Marty_199    21/11/2015    3 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                        RITORNO DI UNA VECCHIA AMICA
  
Duncan si svegliò a causa della suoneria squillante del telefono, era ancora sdraiato sul divano con a fianco, se non quasi addosso, Eulalia che ancora dormiva beatamente, non era lui che le stava sopra prima? Con un'alzata di spalle si alzò piano per non svegliarla e sbadigliando andò a prendere il cellulare lasciato sul tavolo della cucina.

Osservò il numero sconosciuto per un po’ e aggrottando le sopracciglia rispose.
<< Pronto?>>
<< Ciao Duncan, ti ricordi di me?>> una voce allegra rispose dall’altro capo del telefono che Duncan però non conosceva. Con un’improvvisa e stupidissima fitta di terrore ripensò alle telefonate di Ginny e si incupì.
<< Sei un amica di Ginny?! Non mi chiamate! Siete una manica di matte! Malate mentali!>> Duncan attaccò senza aspettare alcuna risposta dall’altro capo del cellulare, leggermente più rilassato stava per sdraiarsi di nuovo sul divano con Eulalia quando il citofono prese improvvisamente a suonare incessantemente. Visibilmente irritato e con la mascella serrata andò alla porta ad aprire e pronto a sbatterla in faccia a chiunque gli si fosse presentato davanti.
Appena porse lo sguardo oltre la porta notò immediatamente che non si trattava di Ginny, la ragazzetta che gli si presentò davanti era bassa con i capelli castano scuro tagliati corti, con una frangetta quasi infantile a metterle in risalto il viso da bambina, gli occhi scuri lo scrutavano curiosi e con un luccichio di emozione dipinta all’interno.
Era avvolta in un cappotto che doveva essere il doppio di lei. Erano lì fermi a guardarsi tutti e due e Duncan rimasto a petto nudo con solo i pantaloni della tuta e scalzo con inconsciamente il segno della maglietta di Eulalia sulla guancia, era serio e concentrato nel guardare quella ragazza, non avendo la più pallida idea di chi si trattasse.
Fu la mora a rompere il silenzio per prima, spostandosi la frangetta scura da sopra gli occhi e sorridendogli in modo dolce.
<< Ciao Duncan, ti ricordi di me?>>

Duncan aggrottò le sopracciglia scure in un’espressione decisamente confusa, e dato che non rispondeva la mora continuò.
<< Anne, quando eravamo piccoli ero la tua migliore amica, poi sei scomparso e non ti ho più visto.>>
Duncan ebbe un attimo di esitazione, indeciso se sbatterle la porta in faccia comunque o se darle una possibilità di entrare dopo quell’assurda rivelazione.
<< Davvero non ti ricordi di me? Neanche un pochino?>> notando il sorriso dolce dipinto sulle labbra della ragazza Duncan optò, contro voglia, per l’opzione seconda, ovvero farla entrare e parlarci.
<< Non lo so, mi sono svegliato adesso e ho il cervello scollegato>> il ragazzo si spostò lasciandola entrare, ed Anne non se lasciò dire due volte entrando puntando dritta al salone. Duncan leggermente irritato da quella irruenza sbatté la porta, ma non disse niente seguendola dentro.
La mora si era appena fermata nel bel mezzo del salone osservando il divano, o meglio Eulalia che ci era sdraiata sopra e dormiva supina e tranquilla.
<< Chi è la tua ragazza?>>
Duncan rispose a mugugni, avvicinandosi al divano e prendendo a scuotere piano Eulalia con la mano, che dopo vari lamenti aprì gli occhi azzurri e assonati.
<< Svegliati.>>

Eulalia si alzò mettendosi seduta, posando infine gli occhi sulla ragazza di fronte a lei, ancora sorridente.
<< Lei chi è?>>
Duncan puntò di nuovo gli occhi scuri sulla mora di cui per ora sapeva solo il nome, si passò una mano sulla faccia nella vana speranza di ricordare un minimo dettaglio, eppure aveva sempre avuto una buona memoria.
<< Non me lo ricordo.>>
<< Sono un’amica di Duncan, tu come ti chiami?>> Eulalia la guardò sorridendo appena indecisa.
<< Eulalia, tu?>>
<< Anne, ufficiale migliore amica di Duncan quando aveva nove anni, quasi dieci>> squittì con voce allegra, Duncan si buttò scomposto sulla poltrona ripensando a tutti quei pochi amici che aveva avuto nella sua infanzia.

Eulalia ed Anne avevano preso a chiacchierare su qualcosa, ma Duncan era troppo concentrato nel fissare Anne, gli occhi scuri e piccoli, ma luminosi di una strana gioia non gli erano nuovi.
<< Anne, Anne>> ripeté a bassa voce sussurrandolo appena, come se il nome potesse aiutarlo nello scovare attraverso i ricordi chi fosse.
Poi ebbe un lampo che lo riportò indietro.

<< Sei proprio antipatica>> aveva urlato un piccolo Duncan ad una ragazzina imbronciata con due codini che raccoglievano i capelli castani scuro.
<< E tu sei stupido!>> la ragazzina lo guardò offesa e arrabbiata mentre il piccolo Duncan sorrideva incurante dell’insulto appena ricevuto e prese a tirarle uno dei due codini. La bimba prese a schiaffeggiargli la mano infastidita.
<< Smettila!>>

Il bimbo gli fece la linguaccia continuando a darle fastidio, poi lei presa da chissà quale gioia prese a lanciargli i pezzetti di erba e di foglie che cadevano dall’albero, facendogliele incastrare tra i capelli. Il piccolo Duncan rimase scioccato e infastidito, poi sulle sue labbra rosee si distese un piccolo sorriso che gli fece dimenticare il motivo per il quale avevano appena litigato.
<< Mignolino?>> gli occhioni dolci e simpatici della bambina lo guardavano imploranti e affettuosi allo stesso tempo, mentre allungava la mano e sollevava il mignolo prendendo quello del bimbo, che sbuffò ma glielo lasciò fare.
<< Pace?>>
<< Pace.>>
La bimba sorrise.
<< Cantiamo la canzoncina?!>> squittì allegra e il piccolo Duncan levò il mignolo  scuotendo la testa.
<< Certo che no.>>

Duncan tornò alla realtà, quella bambina, ora c’è l’aveva proprio davanti, era cresciuta ma era lei, il viso era sempre lo stesso tondo e da ragazzina, all’epoca non sapeva spiegarsi il perché quella bambina gli piacesse tanto. Solo pochi anni dopo se lo era spiegato, era come lui, chiusa in una famiglia che non voleva e incasinata, ma al contrario di lui, era riuscita a liberarsene e a rimanere la stessa. Duncan sorrise, un sorriso a trentadue denti mentre gli occhi scuri e felici di Anne si posavano su di lui, che si era appena alzato.
<< O mio dio! Ma sei tu!>>
<< Finalmente! Pensavo avessi l’alzheimer!>> Anne scoppiò a ridere, la sua risata allegra e sonora era la stessa di quando era bambina. Duncan allargò le braccia sorridente come non mai e lasciando che la moretta gli venisse incontro abbracciandolo.
<< E’ da un bel po’ che non ci vediamo.>>
<< Direi, b’è come stai?>>
<< Benone e tu?>>
<< Oh b’è, una favola>> Duncan sorrise, dimenticandosi per qualche secondo la spettatrice sul divano.
<< Da quanto vi conoscete?>>  Eulalia li guardava sorridente e curiosa, Duncan mise una mano in testa ad Anne scompigliandole i capelli, come un padre potrebbe fare con la figlia in un gesto d’affetto.
<< Praticamente da sempre.>>
<< Già da un bel po’.>>
Eulalia si alzò e andò al bagno, mentre Duncan improvvisamente serio spostò di nuovo lo sguardo su Anne.
<< Aspetta, che ci fai qua?>> la voce controllata era tradita dallo sguardo improvvisamente duro, era felice di rivederla, ma una sola cosa lo turbava, che lei fosse tornata a causa di suo zio e se suo zio lo stava cercando voleva dire solo guai in arrivo.
<< Mi mancavi, ti stavo cercando ed eccomi qui.>>
<< Anne, lo sai che intendo, hai avuto contatti con mio zio?>> chiese terribilmente serio e composto, pronto contro ogni volere a sbatterla fuori se avesse risposto di sì.
<< Non ho più rapporti con nessuno Duncan, non della mia famiglia, ma sì ho visto tuo zio qualche tempo fa>> Anne parlò a bassa voce e Duncan a quelle parole si irrigidì.
<< Ma non gli ho detto niente! Non avevo comunque niente da dirgli, sono stata cacciata da casa, sono sola ma felice di reggermi sulle mie gambe, volevo solo rivederti>> disse infine con voce dolce e bassa, guardandolo sorridente. Duncan sospirò grattandosi la testa.
<< Va bene, volevo solo esserne sicuro>> appena Eulalia fece ritorno in salone Duncan gli si avvicinò con un sopracciglio alzato e un sorrisetto provocante gli si fece strada sulle labbra.
<< Eri ubriaca sai.>>

Eulalia abbassò lo sguardo, per poi riguardarlo seria incrociando le braccia al petto.
<< B’è non fare quel sorrisetto.>>
<< Sai che stavamo per...>> Duncan le sussurrò provocante all’orecchio, dicendole che per poco, non avevano festeggiato il natale a modo suo.
Eulalia gli mollò un leggero schiaffo non troppo forte sulla guancia, che non fece male a Duncan, lo colpì solo nell’orgoglio.
<< Ma che cavolo fai?! E questo perché?!>> chiese scioccato.
<< Perché... ti sta bene>> disse semplicemente Eulalia per giustificarsi, facendo solo irritare di più Duncan, che si allontanò da lei con un'espressione arrabbiata e offesa insieme.
Anne si schiarì la voce.
<< Ehm, volete che torno dopo?>> chiese ridendo appena sommessamente, Duncan la guardò male lanciandole un cuscino del divano.
<< E che ti ridi?!>>
<< Sei buffo, te che le prendi da una donna, perché te lo ha dato?>>
<< Mm perché ieri ha bevuto un po’ troppo e stavamo per entrare in una certa atmosfera, mi ha picchiato senza motivo!>>
<< Ah capisco>> rise Anne con sempre quello sguardo fin troppo allegro.
<< Dai andiamo a mangiare qualcosa che ho fame.>>
<< La colazione è okay, ma non ci faccio pace con te sappilo, sei violenta!>>

Eulalia rise bassa.
In poco tempo si prepararono per uscire, Duncan indossava una maglietta nera con scollo a vu con sopra un dolce vita a collo alto e delle semplici scarpe da ginnastica.
Eulalia camminava di fianco ad Anne mentre lui camminava davanti a loro portando anche Estel e guidandole verso il bar più vicino.
<< Forza bambola cammina>> Duncan guardò il cane, che di tutta risposta scodinzolò ed abbaiò sprizzando felicità.
<< Ma vai p... oh!>> Duncan fu strattonato da Estel che come suo solito, troppo euforica di essere uscita aveva preso a strattonarlo. Dopo averle lanciato uno sguardo truce come se il cane potesse davvero notarlo davvero, Duncan si attaccò con una mano al palo facendo fermare di forza Estel, che mugolò contrariata ma arrestò la sua folle corsa. Duncan prese anche a litigare di nuovo col cane mentre tentava invano di farle sputare qualcosa dalla bocca, Estel gli ringhiava contro, mentre lui per niente intimorito ci lottava, guardandola con occhi socchiusi e minacciosi.
<< Molla!>> tutto ciò che ricavò fu solo un ringhio e una mano sbavata, che guardò con un misto di disgusto e orrore dipinto sul viso.
<< Sei il solito idiota che ho lasciato>> esordì Anne ridendo entrando nel bar seguita da Eulalia, che quel giorno sembrava particolarmente silenziosa.
<< Che schifo, sbavami di nuovo e ti lascio per la strada>> disse minaccioso guardando il cane, senza riuscire a convincere nemmeno se stesso.

Duncan si sedette sui tavolini tondi e di colore arancione posti al di fuori del bar e aspettò che le due ragazze tornassero, constatando però che qualcosa era riuscito a imparare ad Estel, che ora sedeva a terra tranquilla come lui le aveva detto.
Anne ed Eulalia tornarono con in mano un cornetto ognuna e una bomba al cioccolato, che Anne passò a un Duncan affamato come sempre.
<< Allora, da quanto state insieme?>> Eulalia lanciò un’occhiata a Duncan che la ignorò ancora leggermente risentito per lo schiaffo, suscitando in quest’ultima uno sbuffo esasperato.
<< Poco>> rispose semplicemente lui, finendo di mangiare la sua bomba e facendo capire alla sua vecchia amica, con il suo tono di voce che avrebbe voluto parlare di altro.
<< B’è vi farebbe piacere se ritorno a trovarvi?>>
Duncan si girò di scatto verso di lei, notando il plurale che aveva usato chiaramente riferito a loro due.
Non sapeva dire se la cosa gli piacesse o se lo rendesse più nervoso. Decise di ignorarlo tornando a fissare gli occhi di Anne.
<< Perché te ne vai? >>
<< Sì, ero qui per altri motivi, ma non potevo non venire a trovarti Dun!>> squittì allegra e Duncan fece una smorfia tra l’esasperato e il divertito al suono di quel ridicolo sopranome.
<< Non mi chiamare così An! È snervante!>>
<< Allora tu non mi chiamare An!>> sbottò lei risentita ma non nascondendo quella nota di allegria che le colorava sempre la voce.
<< Io posso sempre e comunque.>>
<< E perché?>>
<< Perché sono io!>>
Anne perse il suo cipiglio serio ridendo e facendo a sua volta sorridere Duncan, mentre Eulalia li guardava divertita.
Duncan aveva sempre invidiato Anne, per il suo riuscire a essere sempre felice nonostante la situazione, non cercava il lato positivo, perché non sempre lo trovava, semplicemente cercava di essere felice e dato che ci riusciva, Duncan provava invidia per quella scintilla di felicità che ricopriva sempre la vita di Anne.
<< Dun devo andare, tanto ritorno, mi riavrai tra i piedi tranquillo so che già ti manco.>> Duncan alzò un sopracciglio.
<< Okay rompiscatole, tanto sai dove abito>> si alzarono tutti e tre, e Duncan si avvicinò all’orecchio di Anne sussurrando, per non farsi sentire da Eulalia.
<< Non dire a nessuno della tua famiglia dove abito, né soprattutto a mio zio ok?>>
Anne annuì decisa, spostandosi la frangetta dagli occhi e lasciandogli un tenero bacio sulla guancia, spostandosi per poi salutare Eulalia.
<< Ciao ragazzi!>> li salutò di nuovo con la mano come se i saluti precedenti di cinque secondi non fossero bastati, poi si avviò verso la sua direzione. Duncan la guardò allontanarsi, felice di averla rivista e di aver con lei, recuperato quella piccola parte di felicità che c’era stata nella sua infanzia.
<< E’ simpatica>> esordì Eulalia rompendo il silenzio. Duncan la guardò in cagnesco, grugnendo appena un “sì” e tornando verso la direzione di casa, seguito dalla ragazza che lo guardava in cerca di un modo per addolcirlo.
<< Per quanto terrai il broncio?>> Duncan non le rispose, indicandole semplicemente la guancia come a ricordarle il torto subito poche ore prima, ovvero lo schiaffo infondato su nessuna colpa.
<< Okay scusa>> Eulalia usò un tono di voce dolce ma Duncan non si lasciò intenerire.
<< Non te la faccio passare così, anche perché alla fine non abbiamo fatto niente>> i lineamenti del viso seri furono traditi dalla voce fin troppo risentita di Duncan.
<< Okay, allora cosa devo fare per farmi perdonare?>>
<< Usa l’immaginazione>> stranamente Duncan si accorse che nella sua testa non frullava alcun senso perverso.
<< Un bacio basta?>> chiese Eulalia in tono quasi speranzoso ricevendo una risposta poco rassicurante.
<< Dipende.>>
<< Da cosa?>>
<< Non lo so, poi non te lo devo dire io, fai tu, inventati qualcosa.>>
Arrivarono a casa in poco tempo e Duncan sfilò il guinzaglio ad Estel che entusiasta come sempre si diresse verso la sua cuccia.

Lui si diresse verso la sua camera e si spogliò per potersi fare una doccia, a dire il vero non era arrabbiato con Eulalia per lo schiaffo, era semplicemente orgoglioso, perché lui aveva resistito agli impulsi quando avrebbe potuto approfittarne e per questo avrebbe voluto un premio non uno schiaffo.
Si infilò nella doccia godendosi il getto d’acqua calda e prese a sciacquarsi.
Quando riuscì nella camera con solo l’asciugamano in vita e il petto ampio lasciato scoperto, ritrovò Eulalia vicino la porta che lo fissava ammirata e forse leggermente risentita. Duncan ghignò appena di una piccola soddisfazione, prendendo a strofinarsi i capelli e sedendosi sul letto.
Si sfilò l’asciugamano consapevole delle coperte che lo coprivano ma che non fecero non uscire un verso sorpreso ad Eulalia. Duncan ghignò nuovamente infilandosi da seduto le mutande e buttando l’asciugamano sulla sedia della scrivania.
Sentì il letto piegarsi appena sotto il peso di Eulalia che gli si avvicinò piano, mettendogli le mani sulle spalle e prendendo a sussurrargli all’orecchio.
<< Volevo farti sapere che ricordo di ieri sera e del fatto che hai resistito>> gli diede un tenero bacio sulla guancia, mentre Duncan si toglieva l’asciugamano lasciando i capelli umidi e scomposti sulla testa all’aria, inconsapevole di risultare ancora più bello ad Eulalia, mentre lui si sentiva come un pulcino spennacchiato.
<< Meriterei un premio per il mio autocontrollo.>>
<< In effetti.>>
<< Con su scritto “l’uomo più paziente del mondo”.>>
<< Che premio vuoi?>> Eulalia lo guardò dritto negli occhi, con una nota di minima malizia che fece andare su di giri Duncan, nonostante tutto si rigirò di spalle.
<< Niente, non voglio niente se non vuoi.>>
<< Avanti, qualcosa ci sarà>> la sua voce risultò un poco più incerta, mentre Duncan si sedeva di fianco a lei guardandola con la coda dell’occhio, per poi riabbassare lo sguardo e sfregare leggermente le mani tra loro tentando di resistere alla tentazione. Eulalia si tirò su spostandosi una ciocca dietro l’orecchio e leggermente rossa lo guardò.
<< Ma ci sei? Non lo capisci che ora sono d’accordo?>> sussurrò appena, sembrando incerta anche lei, ma nonostante quello non ritirò ciò che aveva appena detto.
Duncan alzò subito lo sguardo su di lei guardandola in quegli occhi che ormai credeva di conoscere.
<< Quindi ora ho il tuo permesso?>>

Eulalia annuì timida e impacciata come Duncan non l’aveva mai vista prima, le si avvicinò con nella mente il pensiero di avere il suo permesso.
Le accarezzò la guancia con la mano avvicinandosi e baciandola deciso subito a renderlo un bacio passionale. Lei ricambiò leggermente più titubante, ma ormai era troppo tardi perché Duncan potesse tornare indietro, lentamente le fece poggiare la schiena al materasso, spostandosi sopra di lei reggendo il proprio peso sui gomiti. Scese a baciarle il collo riempiendolo di baci voraci mentre le prendeva la mano e se la portava sul suo petto, per riuscire a smuoverla in quella tensione che si era creata in lei.
Sembrò funzionare, dato che Eulalia prese ad accarezzargli gli addominali in gesti fin troppo delicati per i suoi gusti.
Duncan però sentiva il suo corpo rispondere a quei piccoli gesti, si sentiva il sangue ribollire il che non sarebbe stato strano, dato che aveva passato le sue notti con molte ragazze diverse, eppure c’era un qualcosa di diverso.
Le fece scorrere le mani dalla vita alle cosce, lasciando calare sulle gambe il più delicatamente i suoi pantaloni, guardandola negli occhi e baciandola nel tentativo di tranquillizzarla, glieli sfilò senza molta difficoltà per poi sistemarsi tra le sue gambe delicatamente, tentando di trattenersi il più possibile, mentre Eulalia lo baciava e con le mani percorreva il profilo dei suoi addominali in gesti più decisi e sospirando a ogni carezza di Duncan.
Duncan cercava di trattenersi il più possibile, ma gli fu impossibile non allungare le mani fin troppo maliziose di toccare il corpo di lei e infilarle sotto la maglietta con troppa prepotenza, arrivando a sfiorarle appena il reggiseno, provocando un sobbalzo da parte di Eulalia che però non lo allontanò inconsciamente decisa a sconfiggere le sue paure.
Duncan la alzò per poterle sfilare la maglietta baciandola con foga, spinto da quel desiderio che ormai in quella situazione non era più in grado di controllare, se la ritrovò di nuovo sotto di sé e stesa sul materasso, con i capelli rossi sparsi sul cuscino e le labbra rosse per i baci, gli occhi puntai nei suoi, timorosi e imbarazzati, mentre con le braccia si copriva.
<< Ei fai piano.>>
<< Leva le mani, fammi vedere>> Duncan tentò con gesti delicati di spostargliele.
<< Andiamo, ti mangio solo>> disse con il suo solito ghigno sarcastico. Eulalia spostò le braccia lasciandosi guardare.

Duncan le mise le mani sotto le ginocchia avvicinandola al suo corpo bramoso ed eccitato, mentre la guardava in ogni minimo dettaglio, trovandola più bella del solito.
<< Non ti devi mica vergognare.>>
<< B’è dammi tempo è la prima volta e...>>
<< Fammi concentrare, non sono abituato a farlo con ragazze vergini.>>
<< Non sono cose da dire!>> sbottò Eulalia risentita, ma Duncan la calmò subito con una serie di baci sul collo che scesero leggermente vicino al seno, ancora coperto da quel fastidioso pezzo di stoffa chiamato reggiseno, provocando sospiri e piccoli gemiti di piacere da parte di Eulalia.
La ragazza abbassò appena lo sguardo, ed imbarazzata riporto subito gli occhi in quelli divertiti di Duncan.
<< Sono nato con un grande dono>> Duncan rise notando l’imbarazzo di Eulalia nonostante la piega che aveva preso la situazione.
<< Che fai ti vanti?>>
<< Ma certo, non è mica da tutti! Devo fare più piano o più forte a seconda della partner.>> Duncan sorrise quasi soddisfatto di se stesso dopo averle dato quella notizia e riprese a baciarla con le mani maliziose che vagavano sul suo corpo. Gli mise le mani sui fianchi accarezzandole il ventre piatto e chiedendole se poteva andare avanti, lei sembrò darli il consenso con gli occhi, nonostante la timidezza dipintaci dentro e Duncan fece per abbassare un poco le sue mutande.
<< No no aspetta fermo!>>
Duncan sollevò gli occhi sorpreso fissandola e fermandosi.
<< Cosa?>>

Eulalia sgusciò via dalle sue grinfie, mettendosi seduta e scendendo velocemente dal letto diretta al bagno.
Duncan sentì la frustrazione e la delusione di non aver continuato crescere dentro di lui.
<< Non ho neanche cominciato!>> si buttò sul letto sdraiandosi a quattro di spade, lottando contro la frustrazione e una certa rabbia, non poteva illuderlo così!.
<< Adesso come faccio, se continua così non mi funzionerà più!>> urlò frustrato riferito al solito problema che si manifestava ai piani bassi e che sarebbe stato evidente, se non fosse stato steso a pancia in giù.

Eulalia rientrò nella stanza con un sorriso divertito che Duncan non poté vedere.
<< Non si può continuare.>>
<< Perché?>> Duncan la guardò supplichevole sentendosi un completo idiota rammollito.
<< Problema da donne>> Eulalia si sedette di nuovo sul letto, mentre Duncan si rimetteva dritto e seduto accanto a lei, tentando invano di nascondere il problema ormai noto.
<< Oh, ti devo andare a comprare qualcosa?>> esordì Duncan leggermente in imbarazzo, grattandosi il collo e guardandola negli occhi, tentando di non fare caso al resto del corpo semi nudo della ragazza, che lo attirava in un modo che non sapeva spiegare.
<< Avrei bisogno degli assorbenti.>>
Duncan si alzò rimettendosi controvoglia i pantaloni e le scarpe da ginnastica con su un maglione seguito da un giacchetto nero, sentiva l’umore nero per il solo fatto di pensare che quel meraviglioso momento fosse appena stato troncato da quel maledettissimo problema delle donne! Di cui Duncan non si era mai preoccupato, ma ora ne sentiva l’odio.
<< Aspetta qua, vado e torno.>>
Duncan uscì di corsa da casa, avendo poco lontano una farmacia nel quartiere. Entrò dentro per la prima volta, dovendo comprare un qualcosa per una ragazza.
Si fermò davanti lo scaffale dove trovò tutte le varie marche di assorbenti, le guardò indeciso e pensieroso, cosa cambiava tra quelli con la busta viola e quelli con la busta blu? C’erano anche quelli rosa, Duncan non poco in imbarazzo fece per prenderli tutti e tre, sotto consiglio di una ragazza alla quale, in cambio del favore, le aveva fornito consigli sui preservativi da poter usare, si poteva dire uno scambio equo.
Duncan uscì da quella farmacia il più in fretta possibile, deciso a non tornarci per un bel po’, non si era mai visto Duncan De Medici in una farmacia per comprare degli assorbenti! E mai più lo avrebbero visto.
Tornò in casa fornendo alla ragazza ciò che le serviva, mentre lui si stendeva di nuovo sul letto sospirando profondamente, perché tutto doveva essersi fermato sul più bello?! Anche contro voglia, la mente di Duncan tornava a pensarci e più lo faceva, più la frustrazione lo assaliva, era stato molto vicino al fare l’amore con la ragazza che per quanto ne sapeva gli piaceva. Ma sarebbe stato fare l’amore? Perché dopo non avrebbe potuto mandarla via né semplicemente ignorarla.
Ma se gli fosse bastata una semplice scopata, si sarebbe da solo per la prima volta sentito una merda totale.
Duncan fu distratto dal sentire il fruscio delle coperte e dal leggero peso di Eulalia che si era appena riseduta accanto a lui, con quell’espressione indecifrabile sul viso, cos’era in imbarazzo?.
<< Una ragazza mi ha aiutato e in cambio le ho detto i segreti su tutti i preservativi del mondo>> esagerò Duncan, suscitando una debole risata nella ragazza accanto a sé, che nonostante tutto continuava imperterrita a guardare le lenzuola, assorta in chissà quali pensieri e ancora con quel colorito rosso porpora sulle guance.
Duncan la avvicinò a sé con un braccio, stringendole piano la vita.
<< B’è, uno scambio equo>> esordì lei, per poi poggiare esitante un braccio sul suo petto, Duncan le strinse la vita col braccio accarezzandoglielo appena con un leggero movimento del pollice, continuando a guardare su, mentre inconsapevolmente scivolava nel sonno, con nella mente pochi pensieri, accorgendosi che anche se era contro il suo essere, per la prima volta, era felice di aver mancato un determinato rapporto fisico con una ragazza.

Definirlo una scopata gli sarebbe sembrato da stronzo assoluto.

Definirlo fare l’amore sarebbe stato avventato.

   
 
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