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Autore: Undead    21/11/2015    3 recensioni
Voldemort ci rende partecipi di alcuni episodi della sua vita, fin da quando era solo un bambino creduto da tutti diverso. Verremo a conoscenza dei suoi pensieri, dei suoi desideri. Sapremo cose che ci sono state tenute nascoste.
Dal testo:
"Gli piace quando gli altri bambini hanno paura di lui, a volte anche gli adulti ne hanno."
"Magari disperso da qualche parte c’è esattamente qualcuno come lui, che sta pensando esattamente le stesse cose, qualcuno che può fare quello che sa fare lui. Anche se così fosse Tom è sicuro che nessuno potrebbe mai essere più in gamba di lui."
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Le giornate nell’orfanotrofio sono tutte uguali, spesso sono messo in punizione perché cerco di divertirmi in un modo che non è apprezzato da nessuno.
Nelle belle giornate ci portano fuori e mi sono rotto di stare sempre sotto un alberello che sembra non crescere mai, quando ero più piccolo ricordo che mi ci arrampicavo sempre e passavo le giornate lassù, lontano da tutti. Ormai non mi reggerebbe più io sono cresciuto e lui no. Penso che sia una pianta strana, un po’ come me, d’altronde ho sentito le educatrici che parlavano e dicevano che era spuntato all’improvviso il giorno dopo il mio arrivo.
La storia di come sono arrivato non la conosco, sono curioso di saperla. Io non appartengo a questo posto e mai ci apparterrò, non sarà mai la mia casa.
Sempre origliando le conversazioni dei grandi ho scoperto che mia madre è morta dandomi alla luce; proprio sotto questo tetto e sotto gli occhi allibiti di colei che oggi è la direttrice. Al tempo si è chiesta cosa l’avesse uccisa. Racconta a tutti che non è stata una morte normale, probabilmente nemmeno lei lo era tanto. Problemi mentali, dice. Pensa che fosse pazza e non si stupisce che io sia così strano, devo aver ereditato la pazzia da lei a detta sua.
Ogni volta che arriva una nuova educatrice, mi chiedo perché sempre donne, le avvisa di stare attente quando si trovano me nei paraggi, dice che sono pericoloso, dice che devono tenermi sotto controllo perché più di una volta ho ferito qualche bambino ma non devono sgridarmi troppo perché in fondo non è tutta colpa mia, non ci arrivo, sono malato.
Certo possono pensarla come vogliono ma io sono sanissimo, non ho nulla che non va. Ho smesso da tempo di preoccuparmi delle loro paranoie, mi dicono che non è bello far star male qualcuno, spaventarlo o ferirlo. Beh, per me non è vero. Io mi diverto un mondo, mi sento potente, ho il controllo su quello che accade intorno a me. Sento una gioia immensa invadermi tutte le volte che, con le mie doti speciali, ferisco un mio compagno e poi ovviamente mi tengo un souvenir; qualcosa di suo per ricordare ogni mia vittima.
Gli oggetti sono importanti per me, hanno tutti un preciso significato, ricordano un momento della mia vita. Alcuni sono davvero felici, e sono sempre attentati ai quali è seguita una punizione nei miei confronti. In queste ore, che ai più sembrano interminabili, mi faccio tornare alla mente il motivo per il quale sono rinchiuso in quella stanza e il mio cuore si rilassa, rivedo le espressioni terrorizzate di quei marmocchi che trovandosi di fronte alla mia collera e alla mia sete di divertimento non riescono a fermarmi, finiscono quindi feriti, il sangue esce dai loro corpi. Io non li colpisco, fisso semplicemente il punto prescelto e desidero che un pugnale penetri nella loro carne e, dal nulla, fuoriesce una vampata di sangue, seguita da urla di dolore; è musica per le mie orecchie.
Non sono sempre riuscito a procurare queste ferite, solo dai sette anni ho scoperto questa mia capacità, con il tempo sono riuscito a controllarla meglio e non ho mai smesso di usarla. Prima però non è che ero estraneo alle torture, mi divertivo con gli animali, per lo più lucertole o uccelli che incontravo nel giardino. Nelle giornate in cui mi sentivo gentile, mettevo le lucertole in un vasetto e le portavo nella mia camera, le liberavo poi nel letto dei miei compagni; così quando si mettevano sotto le coperte sentivano qualcosa camminargli addosso e iniziavano ad urlare svegliando tutti quanti. Purtroppo non mi era riconosciuto il merito di questo.
Adesso che ho nove anni, e anzi tra poche settimane ne compirò dieci, gli animali, da qualche tempo, non li libero più ma li guardo morire lentamente, mi godo tutta la loro sofferenza. Mi diverto a vedere come tentano di scappare, la loro speranza di essere liberi quando fingo di lasciarli andare per poi catturarli nuovamente qualche istante dopo togliendogli nuovamente l’aria. Non uso più solo le lucertole per questo tipo di giochi, anche se, rimangono le mie preferite.
 
Purtroppo per me non tutte le giornate sono belle e, molto spesso, d’inverno siamo costretti a stare dentro all’orfanotrofio, mi annoia spaventare i bambini dopo un po’. È tanto che non arriva qualcuno di nuovo e ormai siamo rimasti in pochi, io sono il più grande e conosco abbastanza bene questo posto, anche se non sono ancora riuscito a scoprire tutti i segreti che nasconde e c’è una stanza che ha sempre attirato la mia attenzione. Per mia sfortuna in questi anni non ho mai avuto la possibilità di oltrepassarne la soglia, è sempre sorvegliata e chiusa con un enorme lucchetto, oltre ad essere ben nascosta nella profonda cantina, dove ovviamente ci è proibito andare. Queste regole per me però non hanno nessuna importanza, non le ho mai seguite e anzi ogni cosa proibita mi ha sempre attirato, facendomi passare dei guai dai quali però ho sempre ricavato grandissime soddisfazioni.
Oggi sembra il giorno giusto, è arrivata una nuova bambina e tutti quanti sono impegnati con lei. Mi hanno già presentato e ne approfitto per dileguarmi, scendo in cantina e con mia somma gioia mi accorgo che i miei pensieri si sono rivelati esatti: non c’è nessuno a controllare la porta, forzare il lucchetto e un gioco da ragazzi.
Mi avvicino piano, senza fare rumore, guardo intensamente la serratura e quella si apre… mi basta allungare il braccio e spingere la porta per poter finalmente esplorare quella parte dell’orfanotrofio che deve contenere sicuramente un enorme segreto, in caso contrario non si sarebbero mai presi la briga di tenerla così tanto sotto controllo.
L’eccitazione è altissima, allungo il braccio e spingo.
La porta si apre. Quello che vedo mi lascia senza fiato.
Potevo aspettarmi tutto ma non questo, è una cosa meravigliosa.
Voglio saperne di più, devo assolutamente scoprire cosa posso ricavare da questa situazione e sono sicuro di poter ottenere molte cose.
Attraverso la soglia e… 
   
 
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