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Autore: TubeArt    21/11/2015    0 recensioni
E se...
Ariana Dumbledore non fosse stata uccisa nel famoso scontro tra i suoi fratelli e Grindelwald?
Quale sarebbe stato il risultato?
Beh, è presto detto.
circa settant'anni dopo una ragazza dai grandi occhi azzurri, capelli biondi e con una testardaggine che fa invidia ad un troll di montagna abiterebbe Hogwarts insieme ai Malandrini, alla Evans, al Principe Mezzosangue e a molti altri.
Con una guerra fuori dalle mura e un'atmosfera sempre più tesa all'interno, i nostri eroi conosceranno l'amore e l'odio, la felicità e la sofferenza, l'amicizia e il tradimento.
Ma, alla fine, saranno loro a decidere chi vogliono essere.
Perchè non si può stare nell'illusione di poter vivere nel mezzo per sempre.
Perchè, per quanto si possa rimandare quel momento, bisognerà scegliere da che parte della barricata stare.
(Storia pubblicata pure su wattpad con il nome "Harry Potter//Conflict: FWW")
Genere: Commedia, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, I Malandrini, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle | Coppie: Albus/Gellert, Bellatrix/Voldemort, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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18 Dicembre 1971, Hogwarts, 23:30.

Erano passati esattamente centodue giorni da quando Evan si era offerto come sostituto di Blake nel dormitorio dei Serpeverde, e novantasei da quando aveva effettivamente trasferito i suoi effetti personali in quella stanza.

Per lui non era poi stato così difficile integrarsi.

Era un purosangue, dopotutto, l'Erede della Ricca ed Influente Casata Rosier, e aveva a che fare con damerini figli di amici di suo padre fin da quando era nato, sapeva come comportarsi con gente di quel tipo.

E poi con lui c'era Severus, che non avrebbe esitato a schierarsi dalla sua parte e con cui aveva stretto un legame di amicizia quasi fraterno.

Agli studenti di Serpeverde era stato permesso di stare in Sala Comune per la prima volta dopo due mesi, dal momento che in un Sabato di Ottobre era stata bombardata da miriadi di Caccabombe da qualche burlone.

Gazza ci aveva messo mesi per togliere la puzza, non riuscendoci, dato che molto probabilmente era stato praticato qualche incantesimo che faceva sì che il nauseabondo odore rimanesse per molto, molto tempo.

Fortunatamente, pochi giorni prima era intervenuto Vitious, annullando l'incantesimo e permettendo alle Serpi di poter stare nella loro Sala Comune per più di cinque minuti senza vomitare dalla nausea.

Evan non poteva esserne certo, ma avrebbe giurato di aver visto Potter e Black farsi l'occhiolino a vicenda quando il Preside aveva comunicato ridacchiando l'avvenimento.

Ad ogni modo, finalmente Evan, Severus, Dean, Blake, Bertram e Robert erano lì, nella Sala ormai vuota, e conversare e scherzare di fronte al camino.

L'argomento erano le Vacanze di Natale, e ciascuno stava dicendo dove le avrebbe passate.

Robert era stato conciso, dicendo che sarebbe stato ad Hogwarts con sua zia, la professoressa McGranitt, dal momento che aveva ottenuto un permesso speciale dal preside per far partecipare alle vacanze ad Hogwarts anche i suoi genitori e Minerva, la sua sorellina di sei anni, mentre Bertram si era messo a parlare per un'ora, elencando tutti i progetti che aveva la sua famiglia per Natale.

-Ma alla fine penso che andremo dalla bisnonna Margaret in America, come ogni anno- stava finalmente concludendo quest'ultimo, grattandosi la testa e facendo cadere una quantità non indifferente di forfora sul tappeto, per poi rivolgersi a Severus, Evan e ai gemelli -Voi a Natale andrete dalle vostre famiglie o starete qui?-

Severus rise senza allegria.

-Dai miei? Voglio tornare ad Hogwarts con tutte le ossa, e so che se Tobias mi troverà di fronte la porta di casa questo non succederà. I genitori di Lils hanno invitato me e le ragazze a casa loro, penso che andrò lì.-

L'ultima frase la disse in un modo decisamente troppo allegro per lui, facendo ridere tutti.

-Che c'è?- Esclamò, rosso di botto.

-Lils? Davvero?- lo prese in giro amichevolmente Blake -Un giorno finirete di darvi nomignoli voi due, Sev-Sev?-

Severus lo guardò alzando un sopracciglio, il che aveva un che di grottesco per un bambino di undici anni, ma per il resto ignorò la frecciatina.

-Comunque- li interruppe Dean, cambiando discorso -noi non lo sappiamo, nostra mamma non ci ha detto niente per il momento. Di solito facciamo una piccola cena con il nonno e la nonna, ma niente di più. Evan, tu che vieni da una famiglia di maghi, cosa fate di solito a Natale?-

Evan scrollò le spalle, distrattamente.

-Le solite cose, sai, fare...il solito, ecco. Comunque ancora mio padre non mi ha detto niente.-

Mormorò in imbarazzo.

In realtà non aveva mai festeggiato un Natale degno di quel nome da quando aveva otto anni.

Sua madre, Morgana Prince*, era morta il venticinque Dicembre dell'anno successivo, e da allora il Natale era ormai considerato dal padre di Evan soltanto l'anniversario della morte di sua moglie.

Non che suo padre fosse poi un tipo granchè natalizio.

Certo, non gli aveva mai fatto mancare un generoso assegno di Galeoni come regalo, quando in realtà tutto quello che Evan voleva era un padre più presente nella sua vita.

Con la coda dell'occhio, il Serpeverde vide improvvisamente un rapido movimento dietro di lui, e si girò di scatto spaventato insieme ai compagni di casa, trovandosi con sua enorme sorpresa davanti Tilly, la sua vecchia Elfa Domestica, che teneva in una delle piccole mani raggrinzite una lettera con lo stemma di famiglia.

-Tilly, cosa ci fai qui?- Chiese il ragazzo, sorpreso della sua improvvisa visita.

-Signorino Evan, Tilly ha lettera per te da parte di Padron Torquatus!- Eslcamò l'elfa sfinita.

'Papà le avrà fatto fare gli straordinari mentre non c'ero' pensò Evan profondamente infastidito.

Tilly, da quando sua madre era morta, era stata l'unica persona che avesse mai mostrato un minimo di affetto materno nei confronti di Evan.

Nonostante servisse la famiglia Rosier da quasi cent'anni, e avesse visto nascere persino il suo bisnonno, Tilly aveva sempre avuto un debole per Evan, e viceversa il ragazzo lo aveva per l'Elfa, e per questo il pensiero di lei costantemente affannata per gli ordini di suo padre lo irritava incredibilmente.

-Tilly, vedi di non farti mettere troppo sotto da mio padre, non ti fa bene...- le raccomandò premurosamente il ragazzo, facendo commuovere Tilly sotto gli occhi decisamente spaesati degli amici.

-il signorino Evan è gentile a preoccuparsi per Tilly, ma Tilly sta bene! Anche quando Padron Torquatus la punisce, Tilly sa che è giusto!-

Evan, mentre apriva la lettera di suo padre, promise a se stesso di fare una lunga chiacchierata con lui a proposito dell'argomento "punizioni per Tilly".

Le parole scritte su di essa erano indubbiamente della grafia stretta e raffinata di suo padre:

"Evan Mortimer Rosier,

ti scrivo questo messaggio inanzitutto per farti sapere che sono fiero di te. Come me, mio padre ed il suo prima di me, hai reso onore alla nostra famiglia finendo nell'Illustre Casa di Salazar Serpeverde. Mi è inoltre giunta voce dal professor Lumacorno che tu stia ottenendo ottimi risultati nelle Materie Scolastiche, avendo anche ereditato dalla tua compianta madre il talento per le Pozioni. Per quanto riguarda le persone di cui ti circondi, avrei invece qualcosa da dire:"

Evan aveva letto fino a quel punto ad alta voce, fermandosi poi di scatto.

Dean, Blake, Severus, Robert e Bertram lo fissavano pieni di ansia, pensando che il padre di Evan avesse scoperto che suo figlio chiamava amici mezzosangue, Nati Babbani, Traditori e persino la nipote di Dumbledore.

Con il respiro che gli tremava, Evan riprese a leggere

"nemmeno io avrei avuto il coraggio di andare dal Preside a lamentarmi pur di togliermi dal dormitorio di indegni Mezzosangue con cui sei capitato. Continua così, Figlio, sono sempre più fiero di te, e ogni giorno cresce la convinzione da parte mia che il destino della nostra famiglia non sarebbe potuto finire in mani migliori. Dal momento che mi rendo conto che ormai sei diventato abbastanza maturo per capirne l'importanza, ti chiedo di conseguenza di tornare al Maniero per Natale, in modo tale che possa istruirti su tutti i tuoi doveri in qualità di Purosangue e darti indicazioni e consigli sul tuo futuro."

In un certo senso, erano tutti più sollevati.

Torquatus Rosier era troppo cieco per rendersi conto che suo figlio aveva un modo di vedere le cose completamente opposto al suo, e di questo giovavano sia Evan che gli altri.

*

Quando Emily, svegliandosi la mattina dopo, non trovò Marlene ronfare nel letto nel suo solito modo rumoroso e scomposto, ebbe già il presentimento che fosse successo qualcosa di brutto, perché era materialmente impossibile che la sua migliore amica fosse sveglia alle 9:30 di Domenica mattina.

Presa dal panico svegliò sia Lily che Mary con un urlo.

-Che succede?- Chiese l'ultima, spostando i lunghi ricci biondi dalla faccia.

-MARLENE!- Strillò Emily -Dove DIAVOLO è finita Marlene?-

Lily sbuffò, ridistendendosi sul letto e coprendosi le orecchie con il cuscino.

-E ci hai svegliato solo per questo, Emily? Andiamo, sarà già in Sala Comune...-

Ad Emily bastò indicare l'orologio sul comodino.

Un minuto e venti secondi dopo le tre amiche si erano già vestite e stavano urlando il nome dell'amica in giro per il Castello.

Continuarono per dieci minuti buoni, finché non vennero fermate da Gideon e Fabian Prewett, che andavano a trovare in infermeria loro padre, il quale andava lì ogni settimana a fare un controllo per un problema al cuore che lo affliggeva fin da quando era stato fatto prigioniero da Grindelwald quasi trent'anni prima.

-Ci è sembrato di capire che stiate cercando Marlene McKinnon.- Disse Gideon ironico a mo' di saluto.

-Ma potrebbe anche essere solo una nostra impressione.- Aggiunse Fabian, facendo arrossire di imbarazzo le tre amiche, che annuirono.

I gemelli dissero loro che Marlene ed i suoi fratelli erano stati chiamati nell'ufficio del Preside circa un quarto d'ora prima, e che erano venuti ad Hogwarts i genitori.

-E per caso sapete perché?- Domandò preoccupata Mary.

-No, ma abbiamo incrociato i signori McKinnon per le scale, e dalle loro facce sembrava roba seria.- Rispose loro Fabian, mettendo da parte per una volta il modo di fare scherzoso che contraddistingueva lui ed il fratello.

Emily corse via dalle amiche, lasciandole spiazzate, e pochi minuti dopo si trovava di fronte al Gargoyle che bloccava l'ufficio di suo zio.

Fortunatamente per la Grifondoro, suo zio gli aveva detto la parola d'ordine del suo ufficio, nel caso in cui lei avesse avuto bisogno di aiuto da parte sua.

-Ariana- mormorò infatti, facendo aprire la porta.

Dentro era radunata l'intera famiglia McKinnon.

Steve stava abbracciando entrambe le figlie, mentre Tobias piangeva tenendo la testa tra le mani, sordo ai tentativi di sua madre di consolarlo.

-Mi rammarico tantissimo di questa perdita- stava dicendo suo zio Albus con voce triste -non posso fare altro in mio potere se non darvi qualche giorno di permesso per elaborare il lutto e partecipare al funerale.-

Emily entrò di corsa nell'ufficio, sotto gli occhi stupiti dei McKinnon.

-Cosa è successo?- Chiese, respirando affannosamente.

Albus le lanciò un'occhiata piuttosto severa, come a dirle di non intromettersi in una situazione così intima e delicata.

Steve sembrò accorgersene, perché prese le sue difese.

-Albus, tranquillo, Emily non disturba affatto, è di famiglia anche lei, lo sai.- Gli disse, con voce triste ma ferma, e le fece cenno di avvicinarsi.

Marlene fissava la sua migliore amica con il volto coperto di lacrime, ma chiaramente felice per la sua presenza.

-Emily- si rivolse a lei il preside con voce grave -Celtigar McKinnon, il nonno di Marlene, è morto ieri sera.-

Il respiro di Emily si fermò per un periodo indefinibile di tempo.

Conosceva il nonno di Marlene, e aveva avuto modo di considerarlo di famiglia, dal momento che viveva con la nonna di Marlene nella stessa casa dei suoi genitori.

L'aveva sempre trattata con grande affetto, ricordandosi di quando sua madre era studente, ed andava a casa sua per l'estate insieme a suo figlio e alla sua futura nuora e lui le offriva una Cioccorana.

Quando Emily era diventata abbastanza grande, Celtigar aveva ripreso la tradizione che aveva iniziato con sua madre, ingozzandola di Cioccorane ogni volta che andava a trovarlo.

Negli ultimi due mesi era stato molto male a livello sia fisico che mentale, arrivando a non riconoscere i suoi stessi familiari.

La ragazza si lasciò sfuggire un singhiozzo al pensiero di quell'uomo anziano, saggio, semplice e buono, e Steve la attirò tra le sue braccia insieme alle figlie, non facendo alcuna differenza.

Quando Emily finì di singhiozzare si voltò versò il Preside.

-Zio, posso chiederti un favore?- Gli chiese la piccola, con voce tremolante.

Albus le sorrise comprensivo.

-Tutto quello che vuoi, bambina mia, tutto quello che vuoi.-

Emily non sapeva che parole usare, ed era un po' indecisa se dirlo o no.

-Io...io non voglio disturbare, e se...se non volete, ditemelo subito, non mi offenderò- iniziò Emily titubante, rivolgendosi ai McKinnon -ma vorrei passare il Natale con voi, per aiutarvi in qualche modo. Zio- si rivolse di nuovo ad Albus -puoi mandare una lettera alla nonna in cui glielo dici?- Albus non ebbe neanche il tempo di rispondere che Steve la strinse più forte a sè, comprensivo.

-Questo è molto gentile da parte tua, Emily, ma non c'è bisogno che avverti Ariana, visto che sia tu che lei che Aberforth siete invitati per Natale da noi!- Le disse con voce piena di affetto paterno.

-Purtroppo io non sarò presente, Emily. Ho dei...progetti, se vogliamo chiamarli così, da mettere in atto.- Aggiunse Albus amaramente.

Emily ne era un po' delusa, ma alla fine c'era abituata.

Capitava di rado che suo zio Albus non fosse impegnato in qualcosa, persino il giorno di Natale.

Anche se effettivamente di recente era stato molto vago sui progetti che doveva svolgere.

Sul trespolo, la fenice andò in fiamme.

*

Blake e Dean, esattamente alla stessa ora di sei giorni dopo, erano appena arrivati di fronte alla casa di Lyonel e Cecilia Switch, la madre ed il patrigno di loro madre, Jessica.

I due anziani li accolsero calorosamente, facendo entrare l'intera famiglia.

Formavano una strana coppia, Lyonel e Cecilia.

Il primo era il ritratto di Babbo Natale, con la sua forma rotonda, la barba folta e la risata tonante e benevola che era solita propagarsi per tutta la casa una volta emessa.

Loro nonna, invece, era una donna molto delicata e fragile, le rughe sul viso che facevano intuire una bellezza ormai sfiorita con gli anni.

Era completamente identica alla figlia, con la sola differenza dei capelli biondi che Jessica, a detta di Cecilia, aveva ereditato dal padre biologico.

Come previsto, quando i due gemelli si sedettero al tavolo iniziò l'interrogatorio.

-Allora, ragazzi- iniziò il nonno -com'è la scuola che frequentate, questa Howurts?-

-Veramente è Hogwarts, nonno- lo corresse Blake, facendolo annuire distrattamente.

-Comunque- spiegò Dean a Lyonel -non è male, le materie sono interessanti e siamo portati per più o meno tutto, siamo stati smistati in Serpeverde, che è più o meno la casa delle persone ambiziose.-

-E amici ve ne siete fatti?- Domandò la nonna, con una punta d'ansia.

-Certo, nonna!- rispose prontamente Dean -Robert, Severus, Evan e Bertram, i nostri compagni di casa, e poi quattro grifondoro che si fanno chiamare "i Malandrini" che sono fantastici!-

-Se consideri Black, Potter, Lupin e Minus fantastici dovresti farti visitare, fratellino...- sbuffò Blake annoiato.

-Tanto lo so che lo dici solo per quello scherzo delle Tutti-Gusti + 1 al sapore di bagnoschiuma!- Esclamò Dean, mettendo a tacere Blake e facendo ridere la mamma ed i nonni.

Consumarono il pranzo tra chiacchiere e risate per una decina di minuti, parlando principalmente dei regali ricevuti, dal set di scacchi magici regalato loro da Robert e Bertram al libro di incantesimi di Severus, fino ad arrivare alle penne autocorrettrici di Mary e Lily e al pacco di Cioccocalderoni di Emily e Marlene.

Giunsero infine alla fatidica domanda che i gemelli si erano ripromessi di porre ai nonni una volta che li avessero rivisti.

-Nonna- inaugurò curioso il discorso Dean -per caso sai in che casa era stato smistato il padre di mamma ad Hogwarts?-

Calò il silenzio per tutto il tavolo, mentre Lyonel arrossiva dall'imbarazzo.

-Non è mai stato ad Hogwarts, che io sappia.- Mormorò Cecilia dopo diversi secondi, quasi sussurrando.

-E nonna- chiese invece Blake, mentre loro madre gli faceva segno di fare silenzio invano -avere almeno un nonno su quattro mago e una madre magonò continua a fare di noi dei Nati Babbani?-

Jessica, ormai spazientitasi, quasi urlò.

-Basta domande del genere! Lo vedete l'uomo seduto davanti a voi a tavola? Ecco, è lui vostro nonno, è lui mio padre. Lui mi ha dato affetto, mi ha cresciuta, mi ha dato supporto quando ne avevo bisogno, ed è questo che conta. L'uomo che mi ha fatto venire al mondo l'ho visto una volta sola in vita mia, ed è stata anche l'ultima.-

Terminò con un tono di disprezzo che mai i suoi figli le avevano visto utilizzare.

-Jessica, cara, non devi prendertela con i ragazzi, sono solo curiosi, com'è giusto che sia.- Riuscì a placarla il nonno.

Volevano anche chiedere notizie di loro padre, almeno per sapere se era un mago, ma avevano capito di aver già passato il limite così.

Era assurdo come, in una famiglia apparentemente così unita e felice, si nascondeva questa enorme nube di segreti e parole non dette.

*

Nemmeno per Evan il Natale stava procedendo granchè bene.

Una volta tornato a casa, suo padre lo aveva accolto facendo cadere un tomo riguardante le famiglie Purosangue sul tavolo, e intimandogli di iniziare a leggerlo.

Torquatus Rosier era un uomo molto alto, completamente calvo e con un'aria di perenne disprezzo stampata sulla faccia, tranne quando si trovava con suo figlio.

In quei casi, l'espressione era di inattaccabile orgoglio.

-Come puoi vedere, figlio mio- lo informò, un luccichio che gli attraversava gli occhi -in undici generazioni nessun Rosier ha mai mischiato il proprio sangue con un Babbano o qualsiasi altro tipo di Sanguesporco, e sia la mia famiglia che quella di tua madre hanno quasi sempre generato Serpeverde, escludendo Claudius Rosier, un mio prozio, che finì in Corvonero quasi un secolo fa-

Evan trovava a dir poco ridicoli i discorsi del padre sulla purezza del sangue, ma faceva ben attenzione a non farglielo notare, fingendo di ascoltare interessato.

-Una volta superata la maggiore età ti sarà affiancata una moglie, ovviamente purosangue come te, dalla quale genererai figli immacolati che potranno far continuare la discendenza dell'antica Casa Rosier.- Spiegò solenne Rosier al figlio, che lo guardava abbastanza scioccato.

Da quel che aveva capito non aveva nemmeno il diritto di scegliersi una moglie, gli sarebbe venuta semplicemente affibbiata la figlia di un qualche vecchio amico Purosangue di suo padre e avrebbe dovuto passarci tutta la vita, magari facendoselo stare pure bene.

-E se dovessi innamorarmi e sposare una ragazza non Purosangue?- Chiese il ragazzo ingenuamente.

Il volto del padre divenne una maschera di disgusto.

-Non succederà. Nel caso succedesse verresti bruciato dall'arazzo di famiglia, così come Mortimer Prince, tuo nonno materno, ha fatto con tua zia Eileen quando è scappata con quel Babbano prima che tu nascessi*, e la Nobile Casa Rosier si estinguerebbe in linea paterna, essendo noi gli unici membri rimasti.

Certo, ci sono mia sorella Druella e le sue figlie Bellatrix, Andromeda e Narcissa, ma non portano il nostro cognome.

Ad ogni modo, questa tragedia non potrà mai succedere, dal momento che ti ho educato io personalmente, e mi sembra di averlo fatto egregiamente.

C'è inoltre qualcuno che vorrei presentarti, è seduto in giardino. Possiamo definirlo...un mio vecchio compagno di scuola.-

Quando terminò il discorso, Torquatus aveva uno strano sorriso stampato sul volto, quasi folle.

Evan, obbediente, seguì il padre in giardino, dove li aspettava una figura alta, incredibilmente magra e incappucciata, ricoperta da un mantello nero.

Nonostante nel giardino di Villa Rosier vi fossero numerose poltrone, stava in piedi, dando loro le spalle e toccando le rose presenti nel giardino con un gesto lento, misurato, e facendole marcire con il solo tocco.

-Torquatus...- esalò la voce decisamente maschile della figura, invocando suo padre mentre si girava e si toglieva il cappuccio -Ho finalmente il piacere di conoscere il figlio di cui sei tanto orgoglioso, da quanto vedo.-

L'uomo che si nascondeva dentro il cappuccio aveva la carnagione di un cadavere, capelli neri come la notte gli incorniciavano il viso, dotato di una sorta di fascino deformato, sul quale facevano capolino due occhi rossi come rubini.

-Come mi avevi richiesto, mio vecchio amico, ti mostro la cosa più preziosa che possiedo.- Mormorò Torquatus esibendosi in un breve inchino.

Lo sconosciuto non sembrò neanche notare la presenza di suo padre, dal momento che guardava Evan con grande curiosità.

Questi, d'altra parte, rimasto incuriosito da quell'uomo, dal suo aspetto così poco...umano, senza che nessuno glielo chiedesse fece due passi avanti, guardandolo negli occhi.

-Buongiorno, il mio nome è Evan Mortimer Rosier, piacere di conoscerla, posso sapere come si chiama?- si rivolse a lui utilizzando la fredda cortesia a cui suo padre faceva appello con le sue conoscenze Purosangue, ma stranamente Torquatus in quel momento sembrava più terrorizzato che orgoglioso della reazione del figlio.

L'uomo mise una mano sulla bacchetta, e Rosier stava già per mettersi in ginocchio ad implorare pietà per suo figlio, quando inaspettatamente un ghigno fece capolino sul volto dello sconosciuto.

-Il nome con cui ho la sfortuna di essere nato, coraggioso ragazzino, è Tom Orvoloson Riddle, ma preferisco essere chiamato Lord Voldemort, e sono un vecchio compagno di scuola di tuo padre.- Sibilò, mentre Torquatus chinava il capo, mordendosi le labbra mortificato.

Quando Voldemort posò di nuovo lo sguardo su di lui lo fissò intensamente negli occhi, come se potesse assorbire tutto ciò che era con un solo sguardo.

Ma fu solo un attimo.

Il mago tolse lo sguardo da quello di Evan, e sembrò soddisfatto.

-Hai un'aurea magica molto potente per avere undici anni, Evan, decisamente maggiore di quella che aveva tuo padre al settimo anno di Hogwarts.-

Torquatus tentò di ribattere, ma venne prontamente interrotto dal solo sguardo di Riddle.

'Ripensa al tuo modo di vedere, giovane Evan. Un giorno, quando crescerai, potresti diventare uno dei miei migliori servitori, e prendere il posto di quell'inetto di tuo padre. Avrai potere, gloria e onori, se solo accetterai di farti guidare da me'

La voce gli arrivò pulsante in testa, facendolo quasi cadere a terra per il colpo.

Nonostante il dolore il ragazzo alzò la testa, giusto in tempo per vedere la figura smaterializzarsi nel nulla.

Questo fu il primo incontro di Evan Rosier con Lord Voldemort.

 

 

 

*= Sì, Eileen Prince, la madre di Severus, è la sorella di Morgana Prince, la defunta madre di Evan, il che rende i due compagni di casa cugini di primo grado. Ovviamente nessuno dei due lo sa, dal momento che la famiglia di Eileen ha chiuso i contatti con lei quando è scappata. Attualmente i membri in vita della famiglia ancora in vita sono Icarus Prince ed Eileen Prince, rispettivamente fratello minore e sorella maggiore di Morgana, e Mortimer Prince, padre dei tre e nonno materno sia di Evan che di Severus, nonostante non abbia mai visto quest'ultimo.

 

 

   
 
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