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Autore: Yumuz    22/11/2015    1 recensioni
PROLOGO
Jontan è un ragazzo. Un ragazzo come un altro, almeno per come la vede lui. Tanti amici, una ragazza per cui stravede, e hobby che ama fare. La sua vita è monotona, e lui lo sa benissimo, ma va bene così. Ha una sorella, ma ormai non ci fa molto caso. Non la considera qualcosa di relativamente importante. Jontan ha proprio bisogno di qualcosa di nuovo, anche se non lo ammette, e la otterrà, ma non proprio dalla persona che si aspettava.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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Boh

JUST A SISTER

Capitolo 2 - Brezza


<< Jon, torna a giocare con me! >>
<< Valence, sono stanco adesso. Non scassare! >>
Jontan era seduto su una piccola collinetta situata a una decina di metri da casa loro. Nonostante fosse veramente stanco a causa della corsa sfrenata con sua sorella, Jontan non poteva resistere alla tentazione di dondolare le sue corte gambe nel vuoto sotto di lui. Non era molto alto, ma per due bambini come loro saltare di lì non gli avrebbe sicuramente giovato.
<< Ma io voglio giocare ancora! Sono più grande di te, decido io! >> lamentava Valence, tenendo il broncio.
Nonostante Jontan fosse più giovane di lei di due anni, lui mostrava già un comportamento più o meno maturo. A volte sembrava essere lui il fratello maggiore. La risposta di Jontan fu un ampio sospiro, accompagnato da una espressione disperata. Tentò di rimettersi in piedi. Si spinse in su con le braccia e tentò di rientrare le gambe dal dirupo. Ma Valence si trovava proprio dietro Jontan, come un'ombra. Jontan sbattè la schiena contro il petto di sua sorella, e perse l'equilibrio. Successe tutto molto in fretta.
Jontan stava cadendo dalla collina. Mentre Jontan si lasciava trasportare dalla gravità che lo stava facendo precipitare in avanti, sentì una breve e forte sensazione di aria nel suo cuore, come provocato da un taglio netto di una katana, che gli provocò la nausea. Ma la nausea era l'ultimo dei suoi problemi. Jontan capì di stare precipitando solo a metà della caduta. Fu anche il momento in cui sentì sua sorella gridare il suo nome. Era obbiettivamente colpa di Valence. Eppure Jontan, anche in quel momento, pensò che fu colpa sua. Era per lui geneticamente impossibile odiare la sua sorellona impacciata. Ma lui non lo dava mai a vedere. Nè a Valence, né ai suoi genitori, per un motivo strano e stupido che solo chi ha un fratello può capire.
È colpa mia.

Jontan ebbe un forte mal di testa. Così forte che non riuscì neanche a muovere i bulbi oculari. Ci provò, ma quello che ottenne era solo un pungente dolore agli occhi. Guidato dal suo senso di sopravvivenza, tentò lentamente di muovere il braccio destro. Con molti stenti, riuscì a portarlo alla fronte, e con la sua mano tentò di aprire le sue palpebre manualmente. Un lampo bianco esplose alla sua vista, che si trasformò subito dopo in un azzurro chiaro. La vista del cielo lo tranquillizzò. Si sentì come se delle piccole onde calde stessero piano piano accarezzando le sue guance. Un cielo che però non si mostrava del tutto, perché occupato dalla presenza di una collina a qualche metro sopra di lui. 
Jontan tornò cosciente. Si rese conto di essere caduto dal posto in cui stava rivolgendo il suo sguardo. Nello stesso istante in cui un sentimento di terrore nacque dentro di lui, un dolore lancinante alla schiena lo colse di sorpresa. Tentò di girare il capo, e con un altro dolore leggermente più lieve del precedente realizzò che ne era impossibilitato. Jontan entrò in panico. Tastando il terreno con la mano sinistra, alla cieca, sentì nei polpastelli una strana melma. Portò la mano davanti ai suoi occhi. L'indice, il medio e il pollice erano umidi di un liquido di colore rosso. Jontan pensò immediatamente che si trattasse di sangue. E Jontan aveva la fobia del sangue. Un taglio causato da un foglio affilato era considerato il suo incubo. Persino nei film, nella scena di una sparatoria, il piccolo Jontan portava velocemente le mani davanti agli occhi. Jontan non sopportò la vista, e si ritrovò nel buio ancora una volta.

"Che letto scomodo", borbottava Jontan tra se e se. Aveva appena lasciato a metà un sogno in cui una principessa veniva rinchiusa in castello, e richiedeva il suo aiuto. Ma lui era impossibilitato a muoversi. Ci provò con tutte le sue forze. Non riusciva a spostare le gambe dal terreno, come se qualcuno gliele stesse tirando da sottoterra. Jontan aprì gli occhi, infastidito da dei brevi suoni elettronici ripetuti.
Delle piastrelle bianche ricoprivano il soffitto, insieme a diverse lampande accese che emanavano una debole luce. Jontan si ricordò improvvisamente di tutto quello che era successo.
<< Jon... >>
La voce di sua sorella gli fece tornare completamente i sensi. Si girò immediatamente verso la direzione da cui proveniva la flebile, innocente e preoccupata voce. Non era per niente arrabbiato. Le afferrò la mano. Era gelida.
<< Va tutto bene. >>
Il sorriso della sua sorellona era meglio di qualsiasi medicina. Ma essendo una medicina, Jontan aveva bisogno della sua dose giornaliera.
Il sorriso di Valence si aprì come una finestra. Una finestra che portò dentro un po' di brezza estiva in quella tetra stanza di ospedale.
  
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