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Autore: Shayleene    23/11/2015    1 recensioni
Delle creature originate dalla Morte stessa per compiere il suo volere.
Sono ovunque attorno a noi, vigili custodi delle nostre effimere esistenze nonostante nemmeno loro siano eterni, pronti a raccogliere i nostri ricordi prima che la nostra anima svanisca, osservatori invisibili dello scorrere del tempo.
Ma su di loro incombe un infausto destino: scomparire non appena raggiungono il millesimo anno di vita. E' possibile sconfiggere la Morte, la propria creatrice?
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giovane Reaper dischiuse lentamente gli occhi, schermandosi gli occhi chiari e sensibili da una luce intensa.
"Il sole".
Come chiunque altro Reaper sapeva perfettamente cos'era, dato che nascevano già completamente formati ed istruiti sul mondo umano, ma non si era aspettato nulla di così... luminoso. Si mise seduto facendo leva sulle braccia e osservandosi in giro. Si trovava su quello che sembrava un grattacielo di circa sei piani di un grigio spento. 
L'aria scuoteva i suoi capelli mossi, accarezzandogli il viso. No, dal luogo dal quale proveniva non esisteva proprio nulla del genere, solo un'atmosfera tinta di un rosso cupo, quasi ci si trovasse in una caverna buia rischiarata da numerose torce. Non un refolo di vento, non un rumore, non il passare delle stagioni: tutto era eterno ed immutabile. Come la Morte.
Il mondo umano lo confondeva, così ricco di colori, suoni ed odori che si mischiavano in una strana cacofonia. Provò lo strano desiderio di levarsi il pesante mantello nero per crogiolarsi al sole, ma scosse la testa.
"Cosa diamine sto pensando? Io non percepisco il calore, e non sono certo qui per una vacanza" si redarguì, alzandosi in piedi con un balzo atletico. 
Studiò dall'alto il profilo della città, analizzandone i tetti colorati del centro che si alternavano a degli sgraziati grattacieli scuri, lo svettante campanile della chiesa principale probabilmente molto antico all'interno del quale riusciva persino a vedere una grande campana bronzea grazie alla sua vista da Reaper. I negozi dalle vetrine arcobaleno si alternavano a condomini e case multifamiliari, alcune dai muri bianchi, altre fatte di mattoni, altre ancora di tenui colori pastello.
Inclinò la testa di lato, calcolando in nemmeno un secondo la popolazione e l'estensione della città. Non sarebbe stato un compito troppo difficile: gli era stata affidata una cittadina non troppo grande e nemmeno affollata.
"Per lo meno esisterò più a lungo" pensò, stupendosi subito dopo di quell'affermazione. Non avrebbe dovuto formulare una frase del genere. Non lui, che nasceva e viveva solo per servire la Morte. Forse era dovuto al fatto che aveva avuto origine solo qualche minuto prima, e doveva abituarsi a quel mondo umano.
Rassicurato da questa spiegazione, si avvicinò con passo deciso al cornicione del tetto del grattacielo, abbassando lo sguardo verso la strada riempita di auto e passanti che sgomitavano sui marciapiedi dalla fretta.
Sembravano tutti così impazienti con le loro facce corrucciate e l'andatura rapida, quasi si trattasse di portare a termine un compito di vitale importanza. Gli occhi blu del Reaper fossilizzarono nella sua mente quell'immagine.
"Non hanno tutti i torti" rifletté. "Hanno così poco tempo per vivere che cercano di sfruttarlo al meglio. In fondo, quanto durano ottanta, novant'anni? Non sono altro che un battito di ciglia rispetto alla vita di questo mondo. Verranno dimenticati persino in meno tempo. Cercano solo di essere ricordati."
In quell'istante la sentì. Una strana sensazione al petto che lentamente si irradiò fino al cervello. Non era nulla di spiacevole, ma gli comunicava una certa urgenza che lo spinse a muoversi senza attendere un istante di più. 
Piegò le gambe atletiche, lanciandosi nel vuoto. 
Qualunque altro uomo sarebbe precipitato sempre più velocemente schiantandosi al suolo e diventando una poltiglia irriconoscibile, ma come ogni Reaper era fatto d'ombra condensata che non era influenzata né dall'aria né dalla gravità. Si posò delicatamente sulla strada grigia, mettendosi immediatamente a correre.
Non aveva mai provato quella sensazione, eppure sapeva benissimo cosa significava: da qualche parte c'era bisogno del suo intervento, e lui riusciva a percepire dove. Non aveva molto tempo, lo percepiva dalla stretta che gli serrava lo stomaco incitandolo a correre più forte.
"Più veloce figlio mio, più veloce" gli sembrò perfino di sentirsi sussurrare dalla voce della Morte, quasi volesse spronarlo a portare a termine il suo primo compito. Accelerò ulteriormente, sfrecciando incolume tra le strade trafficate attorniate da edifici che ora erano semplici macchie di colore visibili solo con la coda dell'occhio.
"Muovetevi, dannazione!" intimò il Reaper alle gambe del suo corpo simile a quello umano. Non riusciva a capire perché la Morte non avesse permesso loro di mantenere una forma simile a quella primordiale per spostarsi più velocemente. Per un istante non invidiò affatto i Reaper guardiani delle grandi metropoli mondiali.
Dopo quella che gli sembrò un'eternità arrivò finalmente all'ingresso dell'ospedale, ed entrò passando attraverso le ampie porte automatiche che erano quasi perennemente aperte per il continuo afflusso di visitatori. Doveva sbrigarsi, la fiammella vitale del suo assistito si stava spegnendo.
Sentì un brivido di terrore serpeggiare sulla sua schiena, ma riuscì a dominarlo. Non avrebbe permesso che la sua prima missione fallisse miseramente, non avrebbe tradito la fiducia di sua madre.
Dopo pochi istanti aveva già salito quattro rampe di scale e percorso un intero corridoio, fermandosi bruscamente davanti alla stanza 113.
Aprì la porta precipitandosi verso il letto, nel quale un uomo sulla cinquantina vi stava disteso, collegato a numerosi aghi, macchinari e persino dei piccoli tubicini nel naso e nella bocca. 
Il volto scavato era contratto in una smorfia di dolore, e su tutti il collo c'erano larghe chiazze violacee. Dei radi capelli brizzolati ne incoronavano il capo, scosso a volte da brevi tremiti. Il corpo magro dagli arti immobili era coperto da numerose coperte, e nonostante quello sembrava che avesse ancora freddo. Ma quello non era un freddo che si poteva combattere con altre lenzuola.
"Sono arrivato in tempo" pensò il Reaper con un sospiro di sollievo.
L'assistito aveva gli occhi chiusi, e non si accorse neppure quando il Reaper gli posò una mano sul petto spegnendo l'ultima stilla di vita che gli era rimasta e acquistando tutti i suoi ricordi. Improvvisamente si sentì molto più pesante, quasi sulle spalle gli fosse stato caricato un enorme fardello. Davanti ai suoi occhi scorsero decine e decine di immagini, suoni, ricordi di una vita ormai conclusa.
Numerosi volti, paesaggi e suoni gli affollarono la mente. Poi il vuoto. Dietro le palpebre chiuse comparve il numero mille. Lentamente, le cifre iniziarono a ruotare con rapidità per poi rallentare.
946.
Quelli erano gli anni che gli rimanevano. 
Il Reaper aprì gli occhi, e in quell'istante si accorse di due cose.
La prima era che, seduta accanto al letto con il volto in lacrime c'era una ragazza dai capelli rossi.
La seconda, quella più sconcertante che lo fece rabbrividire nel profondo, era che quella ragazza lo stava guardando con occhi sgranati.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, scrivete pure le vostre opinioni :D

   
 
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