Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: adirtywinter    23/11/2015    5 recensioni
[...] - Quindi è per Malfoy che piangi? -
- Io non piango per Malfoy, diamine! - Si girò di scatto Hermione fulminando Luna con lo sguardo, capendo subito dopo di aver esagerato e moderando i toni – Perché mai dovrei piangere per un idiota del genere? Dato che vedo che il Gossip va di moda ad Hogwarts, metti in giro questa voce: Hermione Granger e Draco Malfoy si odiano ancora profondamente, si insultano dalla mattina alla sera, quella sulla scopa era una ragazza che le assomigliava molto e la terra è tornata a girare sul proprio asse. E ora perdonami, Luna, ma devo proprio andare. - Asserì decisa, girando i tacchi.
Luna Lovegood si guardò un po' intorno, incrociando lo sguardo di Draco che la scrutava profondamente da qualche metro di distanza.
Aveva sentito tutto, e non gli era di certo sfuggita la parte delle lacrime della Granger.
***
Cosa potrebbe succedere se due acerrimi nemici storici venissero uniti da un progetto scolastico e fossero costretti a collaborare insieme?
Cosa potrebbe succedere, ancora, se la chiave d'accesso alla serenità fosse la causa della sua più totale distruzione?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna) | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Neville
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

You are here, on my return.

 

 

#13. Instant Crush

 

 

"In ognuno di noi c'è un altro che non conosciamo."
- C. G. Jung

 

 

- Signora, sta tutto procedendo alla perfezione... -
Perché io ho l'impressione che tu mi stia mentendo, Pattitch? -
Non le sto mentendo, signora. - Disse l'uomo bevendo un lungo sorso del liquido biancastro dal calice che aveva tra le dita, lasciando indugiare gli occhi su quelli ombrosi e indagatori della donna – Lei non può essere presente al castello, altrimenti se ne accerterebbe in prima persona. -
La donna parve scottarsi a quelle parole, raddrizzando la schiena contro la sedia malconcia di quel locale babbano. La cameriera evitò accuratamente di posizionare lo sguardo sul loro tavolo.
So benissimo di non poter essere presente al castello. E' per questo che devi venire qui a farmi rapporto, in questa latrina di luogo. -
Sì, signora, sarò sempre presente quando me lo chiederà. -
Aggiornami. - Si affrettò a dire la donna, con una smorfia leggermente schifata dipinta nel suo volto scuro nascosto dall'ombra delle lanterne soffuse.
Sto facendo degli esperimenti, diciamo, per tenere unite le coppie. Qualcuno si è dimostrato più restìo del previsto a voler collaborare, e ho dovuto ovviare al problema con metodi alternativi così come le avevo chiesto. -
Di chi stai parlando, Pattitch? -
Di Theodore Nott, signora. - Lasciò quelle parole al vento per qualche istante prima di accorgersi delle perplessità dipinte sul volto della donna, così continuò – Theodore Nott è il più cinico riguardo il corso che abbiamo imbastito io e mia moglie, e non potevo rischiare che mandasse all'aria tutti i piani. Lui ha un'influenza, sul ragazzo... Sono amici. -
Lo so bene. - Tuonò la donna, piccata – Cosa hai fatto per risolvere la questione? -
La Maledizione Imperius, signora. -
La donna sgranò gli occhi dalla sorpresa, tentando poi di ricomporsi. Aveva le labbra serrate e lo sguardo penetrante, pronto a fulminare chiunque avesse tentato di infilarsi in quella conversazione.
Parla. - Ordinò.
Già dalla prima lezione mi sono reso conto della sua riluttanza a collaborare. L'avevo accoppiato con Calì Patil dopo un'attenta indagine, e lui ha lasciato che lei si facesse fisicamente male. Così ho fatto in modo di far tornare Ginny Weasley al castello, confidando nella partecipazione della preside per richiamarla allo studio che sembrava voler abbandonare. -
La donna lo fissava ancora, e Palbo continuò – Con la Maledizione Imperius mi sono accertato che non dovessero più capitare incidenti come quelli della prima lezione con la signorina Patil, e la Weasley sembra in un certo senso... approfittare della situazione. -
La donna fece un'altra smorfia – Non mi meraviglia. Lei e la famiglia sono traditori del loro sangue, feccia peggio dei babbani. -
Palbo annuì proseguendo col racconto – Nessuno è a conoscenza del piano, signora, ovviamente. Ginny Weasley crede solo che il signorino Nott si sia preso una bella cotta per lei, e credo semplicemente che le piaccia sentirsi corteggiata. Nott influenza il ragazzo, la Weasley influenza la ragazza: un avvicinamento tra loro potrebbe significare un avvicinamento tra il ragazzo e la ragazza. -
La donna annuì prima di guardare ancora una volta Pattitch con uno sguardo indagatore, facendolo impallidire appena, impietrito.
Bene, Pattitch. - Asserì – Adesso voglio di più. Devi concentrarti sul piano principale. Fai un'escursione nel mondo babbano con il tuo stupido corso, premurendoti che i Serpeverde abbiano le precauzioni per non imbattersi nelle malattie di questa gentaccia. - Soffiò guardandosi tutto intorno – Fai in modo che lo apprezzino, per quanto possibile, e saremo più vicini all'obiettivo. Non si tratta solo di far avvicinare lui a lei se è carico, giustamente, di pregiudizi: devi farlo accostare al suo mondo. -
L'uomo deglutì a fatica, mandando giù un malloppo particolarmente denso di saliva – Signora, il ragazzo potrebbe rifiutarsi, e come lui gli altri Purosangue del corso... -
E farebbero bene! - Tuonò la donna attirando lo sguardo impaurito della cameriera – Ma non hai altra scelta, a costo di portarli con la forza. Sono stata chiara? -
Palbo annuì prima di alzarsi e dirigersi verso il camino sul retro, prima di venir interrotto suo malgrado ancora una volta dalla donna.
Pattitch, scegli Londra come meta. Così potrò vedere un paio di cose di persona, nascondendomi. -

 

 

***

 

 

Draco Malfoy credeva di non aver mai dormito peggio in vita sua. Si era girato e rigirato innumerevoli volte nel suo letto, accartocciando le lenzuola in fondo ad esso per poi riprenderle e scacciarle ancora. Si era alzato almeno un centinaio di volte andandosi a sciacquare il viso, tentando di scacciare in ogni modo possibile la visione della Granger che passava le mani su quel piccolo corpo nudo. Quando aveva capito che ogni cosa era pressoché inutile, si era letteralmente fiondato sotto la doccia, percependo i mugolii contrariati di Blaise dall'altra parte della stanza. Aveva lasciato scorrere su di sé l'acqua fredda pregando che portasse via anche quelle immagini, ma quando poi era uscito dopo innumerevoli minuti, quelle gambe avevano ripreso il pieno controllo della sua mente.
Stava giusto per chiedersi se la Mezzosangue gli avesse in qualche modo rifilato una maledizione, quando un'idea brillante lo aveva fatto dimenticare di tutto il resto: sapeva come doveva risolvere la cosa.

 

C'erano le prime luci dell'alba, anche se dal dormitorio Serpeverde non si potevano neanche scorgere; Draco era uscito in fretta dalla sua stanza lasciando i suoi compagni avvolti tra le braccia di Morfeo, prendendo a camminare irato come non mai verso il dormitorio femminile dall'altra parte della Sala Comune.
Il silenzio che aleggiava a quell'ora era un po' inquietante per quell'ala del castello – sempre soggetta a continui schiamazzi, risate, esplosioni improvvise, feste clandestine, alcolici sparsi. Era arrivato di fronte a una porta chiedendosi se non fosse stato il caso di fare dietrofront, ma essa si era spalancata prima che potesse realizzare l'accaduto.
Astoria Greengrass aveva i capelli arruffati, – anche se di nuovo neri e lunghi – grandi occhiaie in volto e una camicia da notte spiegazzata come pigiama. Lo stava osservando con un'espressione interrogativa, mentre i respiri dormienti delle sue compagne di stanza le facevano da sfondo.
- Draco... - Sussurrò, ma non riuscì a realizzare l'accaduto più di tanto, perché Malfoy si fiondò su di lei. Lì in piedi, con la porta spalancata, le loro labbra si unirono istantaneamente con intensità e foga. Draco trovò quella bocca esattamente come la ricordava: labbra meno morbide di quel che sembrava all'apparenza, e una lingua rude che si scontrava con la sua a suon di sospiri. Si appropriò di ogni bacio possibile socchiudendo gli occhi per vivere il momento, ma purtroppo i ricordi non sembravano volersi togliere dalla sua mente malata.
Ricordava fin troppo bene quanto quella ragazza fosse pazza di lui, e quanto lui avesse approfittato della situazione negli anni per soddisfare un bisogno fisico. Ricordava tutte le volte in cui lei lo aveva praticamente pregato in ginocchio di possederla, e dopo un amplesso sessuale senza alcuna rilevanza era stata scartata come una carta di Cioccorane dal biondo in questione. Era una di quelle ragazze semplici di cui tutta la branca maschile di Serpeverde aveva "approfittato" almeno una volta, bella nella sua stupidità, ma Draco ovviamente non si era certamente solo accontentato di lei: erano state tantissime le ragazze a riscaldargli il letto, negli anni, ma niente che valesse la pena di considerare per più di una notte. Astoria, comunque, era una garanzia. Non lo avrebbe mai rifiutato.
Infatti lei si lasciò accogliere da quei gesti prepotenti, e uscì dalla camera accostando la porta dietro di sé senza staccare un secondo la bocca dalla sua. Mani agitate le cinsero la vita, e lei si artigliò alle spalle di Draco con tutta la forza che possedeva, mentre le loro labbra continuavano a scontrarsi e mordersi. Malfoy la appoggiò con poca grazia alla parete adiacente, appiattendosi contro il suo corpo per avvertire quelle forme nude sotto la leggera vestaglia, lasciando le mani a scendere verso il basso in cerca dell'unica cosa che gli interessava davvero. Lei non rifiutò niente, offrendosi ai tocchi smaniosi del suo carnefice, offrendosi per intera. Draco le artigliò la coscia nuda con foga, aprendola di lato per darsi più libero accesso, strusciandosi sulla sua intimità.

Quel profumo, quella droga, quella musica...

Poggiò la mano libera alla parete inchiodando la figura esile della ragazza sotto di sé, interrompendosi un istante soltanto per guardare i suoi occhi: non era fuoco, quello, non era accesa passione Grifondoro di quando la Granger lo insultava rispondendo alle sue frecciatine offensive.

La porta socchiusa, la vasca da bagno straripante di proibito...

Serrò le palpebre infastidito, captando la totale differenza degli occhi di Astoria al naturale rispetto a quando erano contornati da strati e strati di trucco. Si avventò con ancora più foga su di lei pretendendo i suoi baci che non tardarono ad arrivare, e la ragazza si lasciò prendere in braccio senza alcuna fatica serrando le gambe attorno alla vita di Draco che spingeva ancora più insistente sulla sua intimità ancora coperta.
L'eccitazione non premeva, dannazione, anche se stava lì a torturarle il collo coi denti, anche se lei si offriva protraendosi in ogni modo possibile e sospirando convlusamente, anche se lei gli stringeva i capelli e sussurrava il suo nome.

La schiena nuda.
Quelle mani sottili.
Quella gamba liscia...
Quel senso di sbagliato, di proibito, di sconsigliato.
Di assolutamente eccitante.

Fu qui che Draco si fermò di colpo.
Lasciò la ragazza poggiandola nuovamente in terra e passandosi le dita sulla propria bocca, innervosito e furioso più che mai. Cercò lo sguardo perplesso e offeso di Astoria, ma non disse niente. Si limitò ad andarsene così com'era venuto: insoddisfatto, arrabbiato, confuso.

 

 

***

 

Neville Paciock poteva dire di aver imparato davvero tante cose da quando per la prima volta, sette anni prima, aveva varcato la porta enorme della Sala Grande di quella scuola. Aveva imparato qualcosa perfino nel primo espresso della sua vita al binario nove e 3/4, quando si era appuntato in memoria di non lasciar mai andare le rane come fossero animali domestici, confidando nel loro ritorno.
Adesso poteva dire di riuscire a infilare la crema nei pasticcini con la magia, di saper distinguere diverse tipologie di piante ed erbe, di saper tenere al caldo una Mandragola senza rischiare di svenire, di conoscere le Maledizioni Senza Perdono pur non avendole mai praticate. E ancora, aveva imparato a ballare e a evitare gli sguardi indiscreti dei Serpeverde, ad ignorare tutti i doppiosensi sul suo cognome, a mimetizzarsi tra la folla, a lasciar zampillare fuori scintille gialle dal suo calderone quando il libro di Pozioni dettava un miscuglio rosso, ed era sicuro di conoscere ogni centimetro dei boccoli biondi di Luna Lovegood.
Ma sicuramente, mai e poi mai sarebbe stato bravo in Incantesimi.
Il professor Vitious aveva dichiarato apertamente di mollare ogni possibile aspirazione da parte del ragazzo quando questo aveva agitato troppo velocemente la bacchetta esercitandosi con l'incantesimo Avis, e uno stormo di uccelli impazziti si era sfracellato contro la finestra durante la lezione – provocando lo svenimento di Calì Patil e la calvizie per metà testa di Dean Thomas. Da quel momento in poi, la sua vita era stata segnata: niente più di un voto Troll sarebbe mai apparso su uno dei suoi test.
Quella mattina sicuramente non sarebbe venuto meno alla sua tradizione. Il professor Vitious spiegava le procedure senza neanche guardarlo in faccia, e quando per caso i loro occhi s'incrociavano – quelli piccoli del professore e quelli impauriti di Neville – lui diventava rosso come un pomodoro prendendo a fissare ogni cosa della stanza. Perfino le increspature del muro, il Platano Picchiatore lì fuori, la nuova acconciatura di Daphne Greengrass sembravano interessanti in quel momento.
La lezione era semplice: dovevano far apparire una fiamma blu.
Non sembrava poi così difficile, mentre Vitious lo eseguiva.
Eppure Neville fissava il piccolo barattolo in vetro di fronte a sé sentendosi sempre più lontano anni luce da esso: sicuramente qualcosa sarebbe andato storto, e avrebbe passato la lezione tentando solo di evitare il peggio. Fece un profondo respiro puntando la bacchetta sull'apertura del barattolo e recitando impacciatamente – dando due o tre volte ripetuti sguardi alla lavagna scarabocchiata – l'incantesimo in questione.
La prima volta, la punta della sua bacchetta parve illuminarsi di luce propria, ma essa svanì subito.
La seconda volta, la fiamma – anziché tirare dritta in direzione del vasetto – parve andare a ritroso incendiandogli quasi tutta la bacchetta stessa. Neville attese qualche istante voltandosi intorno impaurito da qualche sguardo sospetto pronto a deriderlo. Poi si schiarì la voce, raccogliendo coraggio Grifondoro per fare un altro tentativo.
Le fiamme divamparono all'improvviso. Seamus, al suo fianco, balzò in piedi sulla sedia in un urlo agghiacciante di terrore, mentre il piccolo barattolo di Neville partì come un razzo schiantandosi sulla testa del professor Vitious che cadde dalla cattedra. Il banco intero iniziò a dardeggiare di fuoco, e gli studenti iniziarono ad alzarsi prendendo ad urlare, mentre le fiamme raggiungevano tutto ciò che trovavano riducendolo a un ammasso di cenere nera. Il professore era ancora steso a terra, sicuro di rivedere gli uccellini della lezione di qualche tempo prima, mentre qualche coraggioso tentava di domare il fuoco con la bacchetta. Blaise sembrava piegato in due dal ridere alla vista del piccolo professore K.O., Theo era balzato in piedi sul davanzale di una finestra battendo le mani divertito dagli strilli di Lavanda Brown coi capelli in fiamme, mentre Pansy non poteva credere ai suoi occhi.
Paciock, che diavolo stai facendo?! Spegni quel fuoco! -
Ma Neville era ancora lì fermo, con le sopracciglia bruciacchiate e la bacchetta dritta di fronte a sé, allibito e confuso.
Draco si era catapultato su Blaise, immerso nelle lacrime almeno quanto l'amico, tenendosi gli addominali con la mano per il dolore e ridendo così forte da star davvero fisicamente male. Era talmente assorto nelle risate che non si rese conto di uno zampillo di fuoco atterrato sulla sua pergamena, che ben presto si unì all'incendio. A quel punto tutti i Serpeverde sbiancarono, inchiodati al muro come carcerati.
Blaise, fai qualcosa! -
Che diamine devo fare? -
Tira fuori la bacchetta, razza di idiota! Sei o non sei un mago? -
L'ho lasciata sul banco, Malfoy! -
Salazar, sto rischiando di bruciarmi! Non posso lasciare che accada questo al mio aspetto sublime! -
Presero a gridare per sovrastare le urla e la confusione di tutti gli altri, mentre Draco si stava già guardando intorno:
Lei sicuramente avrebbe saputo cosa fare, avrebbe avuto la bacchetta con sé e avrebbe saputo pronunciare l'incantesimo giusto, sottraendo punti alla sua stessa casata per punire Neville e portando in infermeria il professor Vitious. Lei non si sarebbe mai e poi mai fatta prendere dal panico, e avrebbe avuto la decenza di salvare anche lui per preservare la sua immacolata immagine altolocata – dopotutto gli era debitrice, no?
Ma lei non c'era da nessuna parte.
Draco fece un balzo al di là delle fiamme dietro le urla di terrore dei suoi compagni, guardandosi intorno nel caos generale prima di catapultarsi fuori dall'aula. Prese a camminare velocemente nel corridoio, convinto di sentire ancora gli improperi di Zabini e Nott per la sua fuga a gambe levate; vide con la coda dell'occhio la McGranitt e qualche altro professore correre verso la stanza in fiamme.
Almeno non avrebbe avuto i suoi amici sulla coscienza.
Improvvisamente nervoso, vagò per la scuola a passo deciso, scendendo e risalendo piani come una furia, convinto di aver dato una spallata così forte a un ragazzino del primo anno da farlo schiantare contro un'armatura. Nel momento in cui si era sentito inveire contro da uno dei personaggi dei quadri, gli aveva lanciato contro un incantesimo non verbale facendogli incollare la lingua al palato, guardandolo dimenarsi con le mani alla gola credendo di strozzarsi.
Soddisfatto – almeno in parte – era arrivato in biblioteca, individuando un ammasso di capelli informi china su un tomo che si muoveva contemporaneamente ai movimenti di quel corpo ingobbito che scriveva fitto come non mai. Varcò la soglia sentendo l'impellente voglia di schiantare la Granger al di là della stanza – così, senza un preciso motivo, forse il fatto che fosse Mezzosangue bastava già di per sé – piombandole di fronte e appoggiando le mani al suo tavolo con impazienza. Lei alzò la testa di scatto aprendosi in un'espressione indecifrabile di stupore.
Dove diavolo eri, Granger? -
Ssst! Malfoy, sei impazzito? Abbassa la voce! -
Sapevi che stavamo per morire tutti all'ora di Incantesimi, vero? -
Hermione lo guardò incredula – Come? -
Quel tonto di Paciock ha dato fuoco all'aula, e Vitious è stato spedito all'altro mondo. Quando deciderai di farti gli affari tuoi, la prossima volta, ricordati del tuo egoismo di questo momento. -
Madama Pince lanciò un'occhiata torva al loro tavolo dall'altra parte della stanza. Hermione si premurò di abbassare la voce, ma dai suoi occhi trasaliva tutto lo stupore e il nervosismo per quella sfuriata insensata di Draco: eccola, era pronta a esplodere. E il fatto che non avrebbe potuto urlare rendeva la scena davvero divertente.
Che cosa diavolo c'entro io in questo, Malfoy?! - Disse in un sussurro improvvisamente avvolta dalla rabbia, fissandolo minacciosamente.
Se avessi avuto il coraggio di trovarti lì a spegnere le fiamme, al posto di startene qui appollaiata a prendere la muffa, la mia immagine non ne avrebbe risentito, e non rischierei di dover andare a trovare i miei amici al cimitero. Magari avresti anche potuto insegnare a quell'idiota di Paciock che la bacchetta non serve solo per grattarsi il naso! - Draco sbottò ignorando le richieste di silenzio, aprendo le braccia esasperato come se fosse ovvio che aveva ragione.
Ma infatti lui aveva ragione.
La Granger non doveva stare lì, in quel momento.
Quelle gambe avrebbero dovuto essere in quell'aula con lui, nell'ora di Incantesimi, dall'altre parte della stanza, a negargli la loro vista, mentre si sarebbe sbilanciato dal banco per lanciargli almeno un'occhiata.
E invece erano chissà dove avvolte da strati e strati di calze nere.
Hermione era rossa di rabbia; gli lanciava saette soltanto con gli occhi, mentre il suo petto si alzava e si abbassava irregolarmente al ritmo dei suoi respiri velocizzati.
Conosco già alla perfezione l'incantesimo che doveva spiegarvi il professor Vitious oggi. Per questo ho deciso di avvantaggiarmi con il tema di Storia Della Magia anticipando la lettura del libro di testo del prossimo mese di Aritmanzia. - Parlò molto severamente, quasi a rimproverarlo, e quando il suo interlocutore fece una smorfia all'indirizzo di tutti quei nomi, Hermione parve perdere la pazienza – Ma insomma, Malfoy, che diamine vuoi? Sono affari miei! -
Madama Pince sbucò da una delle grandi librerie polverose cacciandoli malamente dalla biblioteca, e si ritrovarono in corridoio.
Draco soddisfatto da quella reazione, ma innervosito ugualmente.
La Granger più furiosa che mai.
Gli risparmiò uno sguardo di sufficienza girando i tacchi e prendendo a camminare verso la direzione opposta, ma quella fu decisamente una mossa sbagliata. Malfoy lasciò scivolare gli occhi su quel corpo coperto centimetro dopo centimetro dall'uniforme scolastica, soffermandosi sulle spalle piccole avvolte da una cascata di capelli intricati. Sembrava non esservi traccia di quella donna nella vasca da bagno, così fragile e delicata, eppure c'era, lì sotto...
La raggiunse in pochi passi afferrandole malamente un gomito, ancor più infuriato da quella improvvisa attenzione personale per le forme della Granger, e la fece girare verso di sé.
Mezzosangue, non voltarmi le spalle. -
Ah! Mi scusi, mio signore! - Hermione, pervasa da una furia e un istinto omicida, parlò forte con tono ironico senza mai abbandonare l'espressione arrabbiata – La prossima volta mi inchinerò a lei chiedendole il permesso di andarmene, va bene? -
Draco ghignò annuendo – Molto meglio. -
Togliti dai piedi, Malfoy! -
Granger. - Disse ancora trattenendola dal gomito con fermezza, ignorando il suo tentativo di divincolarsi – Ti sei per caso dimenticata del compito che ci ha affidato la McGranitt? O per caso tutti quei libri e quel nido di vespe sulla testa ti hanno fatto diventare stupida quanto Paciock? -
Hermione lo fissò stralunata, bloccandosi. I suoi capelli parvero lievitare ancora di più, come sotto effetto di un'idea ingombrante.
Oh mio Dio! Il professor Pattitch! -
Ssst, abbassa la voce, Mezzosangue! -
Ma se fino a due secondi fa tu hai urlato per tutta la biblioteca, Malfoy?! -
Oh, Salazar. - Malfoy le prese di nuovo il braccio sbuffando e trascinandola con sé dietro un corridoio, prendendo a fissarla negli occhi – Dobbiamo andare ad indagare. Ora. -
Per un attimo lei ricambiò il suo sguardo, ma poi quel fuoco rabbioso riprese possesso delle sue membra e i suoi occhi irradiarono la sua ira – Potevi anche indagare da solo, Malfoy! Così come farò io. -
Pensi che non ci abbia provato, Mezzosangue? - La guardò male – La McGranitt mi ha praticamente incenerito, obbligandomi a fare questa cosa con te. - Vedendo lo sguardo confuso della Granger, Draco continuò per convincerla – Credi che altrimenti sarei così ben disposto a farmi contaminare l'aria dai tuoi continui strilli? -
Lei lo ignorò, puntellandosi un dito sulla bocca per pensare, mentre prese a camminare su e giù per il corridoio. I capelli crespi le rimbalzavano sulla schiena, e la sua espressione pareva tornata quella di quando era assorta nei libri qualche istante prima. Quelle gambe si muovevano frenetiche sotto il pesante mantello...
Io credo di aver capito dove si trova il suo studio. -
Malfoy s'illuminò sorpreso – Andiamo, allora. -
No, Malfoy, adesso c'è la lezione di Smascherati. -
Granger. - Sibilò esasperato, fissandola torvo – La sanità mentale del mio amico è seriamente in pericolo, e di conseguenza anche la mia. Se Pattitch è giù per fare lezione, abbiamo il campo libero. - Camminò afferrandola di nuovo per il braccio e procedendo verso l'uscita di quel corridoio – Quindi andiamo. -
Hermione si divincolò agitandosi contrariata, strattonando poi il braccio per lasciarlo andare a quella morsa ferrea, decidendosi di non guardarlo più in faccia. Salì le scale col mento all'insù probabilmente più nervosa che mai. Draco ghignava sotto i baffi: lo divertiva da morire vederla così, anche se era tutto sempre tremendamente difficile con lei. Non gliene avrebbe mai data una vinta, non si sarebbe mai ingoiata un malloppo di insulti, non avrebbe mai abbandonato quell'espressione da saccente so-tutto-io.
Camminarono senza dirsi un parola, decisi a non scambiarsi neanche uno sguardo, finché Hermione si bloccò davanti a una porta isolata e malconcia al quinto piano, molto più buia di tutte le altre.
A me questa sembra la stanza delle torture. -
Ho visto entrare il professor Pattitch qui qualche giorno fa, Malfoy. Non vedo cos'altro potrebbe essere, se non il suo studio. -
O il nascondiglio dei suoi cadaveri. -
Hermione tirò fuori la bacchetta puntandola verso la serratura – Alohomora – e sentirono la serratura della chiave scattare. Girò la maniglia con cautela quando un odore intenso li raggiunse entrambi. Draco si guardò intorno accertandosi di non essere seguito, e spinse la Granger all'interno della stanza giurando di sentirsi sussurrare un insulto, chiudendosi la porta alle spalle.
Lo studio era piccolo, abbastanza buio e arredato male. Vecchi e polverosi oggetti stavano senza un ordine preciso ad occupare il perimetro, lasciando spazio per un paio di quadri alle pareti e qualche poster di un concerto o di uno spettacolo teatrale, mentre una grossa scrivania troneggiava al centro. Sopra vi erano dei calderoni fiammeggianti, e fu qui che cadde l'attenzione di entrambi.
Hermione si avvicinò cautamente, passetto dopo passetto, mentre Draco si volse ad aprire uno degli armadietti accostati al muro – per trovare un indizio, un foglio, un piano malefico, qualcosa. Spostò vari flaconi vuoti, qualche libro polveroso, e quando artigliò una pergamena fu convinto di essere arrivato alla soluzione, ma questa recitava soltanto una lista dei modi perfetti di chiedere scusa divertendosi.
Quell'uomo era davvero inquietante.
Granger, io credo che sia pazzo. -
Vieni qui, Malfoy. - Disse lei perentoria fissando un calderone, e Draco la affiancò contrariato per quell'ordine.
Un intenso odore iniziò ad irradiarsi lungo il suo corpo, facendolo svuotare di ogni pensiero. Quel fumo biancastro gli penetrava direttamente ogni arto e ogni muscolo, e la sua testa non poteva essere più in grado di seguire alcun filo logico. Si sentiva leggero come non mai, e poteva quasi immaginarsi su una nuvola disteso a bearsi della vita, oppure dall'altro capo del mondo a sniffare quel profumo da mattina a sera, ma niente di negativo c'era intorno a lui in quel momento: solo leggerezza, spensieratezza, gioia.
L'aroma di vaniglia lo colpì nel profondo.
Vaniglia.
Come rallentato, si voltò verso Hermione alla sua sinistra, quasi paralizzato: la trovò lì con gli occhi chiusi e il viso ammaliato da quel vapore, i capelli ancor più crespi, le gote arrossate e un angolo della bocca torturato dai denti. Rimase pietrificato da quell'immagine, senza capire più da dove provenisse quella droga olfattiva. Sembrava l'immagine dell'eccitazione, lei, sembrava stare in un mondo tutto suo, come se di colpo avesse abbandonato tutte quelle ramanzine da secchiona.
Filtro d'amore. -
La sentì parlare e si gelò, mentre la magia dell'attimo fu risucchiata da quella frase secca, dettata da una Granger rigida e controllata – niente a confronto con quella ammaliata di poco prima.
Come, Granger? -
E' un filtro d'amore. - Disse lei girandosi a guardarlo, il fuoco negli occhi marroni.
Draco boccheggiò, iniziando a calibrare le parole, titubante e indeciso – Perché ne sei così sicura? -
Se tu evitassi di saltare tutte le lezioni di Pozioni per startene con i tuoi amici a far baldoria, lo sapresti anche tu. - Ecco tutta la magia spezzata e sotterrata sotto centimetri e centimetri di terra sudicia – Il filtro d'amore ha un odore diverso per ciascuno in base a ciò che attrae. - Hermione lo fissò qualche istante ancora innervosita, girandosi per andare a guardare le pergamene poggiate sul comodino nell'altro lato della stanza.
E perché, di grazia, Palla-Pattitch sta armeggiando con un filtro d'amore? - Disse Draco tentando di suonare normale il più possibile, catalizzando l'attenzione sul NON concentrarsi in quelle parole – Se è per quello sgorbio di sua moglie, allora è ufficialmente il re dei tonti. - Poi si bloccò sgranando improvvisamente gli occhi – Granger! Theo è strano, ed è improvvisamente innamorato della Weasley! Gli ha rifilato il filtro d'amore! -
Hermione si accigliò voltandosi verso il Serpeverde, fissandolo per qualche istante mentre il suo cervellone lavorava e lavorava senza interruzione – Non credo, Malfoy. - Disse poco sicura – Se avesse rifilato un filtro d'amore al tuo amico Nott, allora lui si sarebbe innamorato del professor Pattitch. -
Draco fece una smorfia – Magari ha fatto in modo di farglielo avere dalla sciocca Weasley. -
Non dire stupidaggini! - Hermione sobbalzò sgranando gli occhi – Ginny non farebbe mai una cosa del genere! -
- E' la sorella dello Straccione, Granger. Non puoi pretendere niente da lei. -
A quelle parole, il volto della Grifondoro si colorò di un rosso acceso, mentre lei tentava quasi di prendere aria per respirare – C-cosa c'entra... -
Draco capì: quello era il suo tasto dolente, quella era la sua condanna. Lei e Weasley-boy avevano qualche conto in sospeso, qualche scheletro nell'armadio, qualche passato irrisolto. Ghignò promettendosi di insistere ancora su quel punto anche in futuro, giusto per trovarla paonazza e imbarazzata come in quel momento, ma la Granger non gli diede modo di rispondere – Un filtro d'amore ha conseguenze differenti per chi lo beve. Nott dovrebbe starle appiccicato come una sanguisuga tentando di saltarle addosso in ogni modo possibile, senza guardare in faccia nessuno. Ginny lo avrebbe già schiantato. -
Magari le fa piacere, Mezzosangue. Non sono tutte verginelle pudiche come te. -
Hermione arrossì violentemente ancora una volta, incupendosi in direzione del Serpeverde che la vide di nuovo in procinto di esplodere come una bomba a orologeria riversando i suoi insulti in tutta la stanza, mostrandosi interamente nel suo animo colpito, e infatti la sua risposta non tardò ad arrivare.
Vai al diavolo, Malfoy! Ginny ha cervello, ma tu forse non sai neanche cosa sia. - Disse afferrando la borsa e uscendo dall'aula.
Un raggio di sole penetrò attraverso la finestrella rotonda vicino al soffitto: la giornata di Draco era decisamente migliorata.

 

 

***

 

Ginny Weasley era davvero un'astuta macchinatrice.
Tutti si rivolgevano a lei quando avevano bisogno di un consiglio ingegnoso, che andava dal vestito più bello da indossare e quale smalto abbinarci, all'organizzazione di una qualche festa clandestina esattamente come quelle di Blaise Zabini; tutti sapevano che in questo campo Ginny Weasley era la migliore, che non peccava mai, che aveva delle sue strette conoscenze da sfruttare a suo piacimento che si rivelavano sempre utili.
Nessuno batteva Ginny Weasley, anche e soprattutto per via della sua arma segreta: lei aveva occhi ovunque, in qualche modo riusciva sempre a sapere tutto di tutti, qualunque scoop giungeva alle sue orecchie prima di chiunque altro. Si accorgeva prima, si accorgeva in tempo delle novità attorno a lei, dei cambiamenti delle persone, di quello che avevano in mente, degli sguardi di alcune coppie non ancora dichiarate, delle chiacchiere delle civettuole, di tutto.
Ma Ginny Weasley, da brava astuta, non andava a regalare in piazza alcunché. Lei le cose che scopriva se le teneva per sé, non spettegolava se non con le amiche più strette, e questo le conferiva maggiormente il titolo di macchinatrice. Per questo, grattare incessantemente il fondo di quella pentola così grande da contenere almeno Hagrid intero, sporcandosi tutte le unghie e facendola sudare più del dovuto, non poteva considerarsi altro che la caduta di Ginny Weasley. Aggiungendo poi il fatto che un piccolo elfo impertinente le puntellava la schiena incitandola a fare più veloce, aggiungendo le altre venticinque padelle che aveva appena finito di asciugare seguite dai trecento bicchieri e posate e i capelli che puzzavano di unto, la situazione non sarebbe mai potuta peggiorare: quella era la sua tomba, la sua fine, la sua disfatta. Se solo qualcuno l'avesse vista – a parte Theodore Nott che la trovava comunque tremendamente attraente nonostante l'odore di pesce – e avesse fatto circolare la voce, lei avrebbe anche potuto fare le valigie e dichiararsi ufficialmente morta.
Un'astuta macchinatrice del suo calibro avrebbe già dovuto trovare la soluzione a tutto, eppure a lei non era venuto in mente altro che non comportasse l'incendiare la scuola o far sparire la McGranitt, e per questo almeno quel giorno avrebbe dovuto abbandonarsi al suo destino. Quando finì di scrostare i resti di patatine fritte, si asciugò le mani infastidita andando a prendere per l'orecchio Theo che non aveva fatto altro che fissarla e lusingarla da lontano, sparendo con lui da quell'inferno.
Ginny, mi stai facendo male! -
Non me ne frega un accidente, Nott. Ti avevo chiesto di aiutarmi a trovare una soluzione, ma come sospettavo sei un buono a nulla. -
Ma stavo organizzando un'altra sorpresa, Ginny! - Rispose Theo salendo le scale con lei, con l'orecchio rosso artigliato tra le dita della Grifondoro – Stavo organizzando un evento epocale! -
Che diavolo dici? -
Io e Blaise stiamo organizzando il festino proibito di inizio anno. -
Ginny sbiancò lasciando immediatamente l'orecchio malconcio del Serpeverde, fissandolo incredula – Di solito questo compito spettava a me! Voi viscide serpi mi state rubando la scena! -
Theo, in tutta risposta, sorrise, facendola irritare ancora di più – No, Ginny, siamo tutti dalla stessa parte. Non sarà più come gli altri anni. Abbiamo deciso di aprire le porte della Sala Comune a tutti, perfino agli studenti delle altre casate! Tu e i tuoi amici potrete venire. -
Ginny rimase sorpresa e riprese a camminare facendosi perplessa – Ma che stai dicendo? -
Sì, Ginny, daremo la parola d'ordine a tutti. A tutti, cioè... - Nott si accigliò – Nel senso, non a tutti tutti. Draco non vuole feccia. -
Allora dovrebbe evitare di venire lui stesso. - Asserì la Weasley procedendo verso un'aula. Theo sorrise evitando di ribattere, consapevole di poter rischiare di essere schiantato da un secondo a un altro. Entrarono insieme in quella solita stanza buia, mentre il vocione di Palbo Pattitch sommerse tutte le mura.
Oh, eccovi qui! - Disse l'uomo aprendosi in un sorriso, con i capelli improvvisamente lunghi fino alla vita e grandi occhiali a forma di cuore – Theodore e Ginny, vi siete appena persi il mio discorso iniziale. -
I due guardarono torvi la stanza, e quando Ginny notò l'espressione mortificata di Hermione letteralmente sconvolta in ogni parte del viso, capì che qualcosa di terribile stava per essere annunciato.
Domani andremo a fare una gita a Londra. - Disse l'uomo – Nel mondo babbano. -

Theodore, alla sua destra, ebbe un mancamento.

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Buonasera a tutti! Ho deciso di non scrivere all'inizio perché tanto tutto ciò che avevo da dire avrebbe rischiato di darvi delle anticipazioni. Comunque, il capitolo è arrivato. So che non è particolarmente introspettivo, ma mi serve per porre le basi per quello successivo – che adoro – di cui già avrete immaginato l'argomento principale. Qui vediamo un po' di confusione, che oggi ho tirato fuori dal personaggio di Draco: lui si sente esattamente così, confuso. Inoltre ho marcato l'aspetto di lui più adolescenziale e tranquillo, quello che ritengo sia appropriato anche al genere di storia e a lui in generale, cioè non solo musone e scontroso ma anche spensierato coi suoi amici. Comunque ho intenzione di chiarire meglio i pensieri e i caratteri dei personaggi anche più avanti, soffermandomi su alcune cose. Spero che vi sia piaciuto! Ringrazio personalmente le mie adorate lettrici che commentano sempre: youaremygetaway, fjfdcjokfd, lax in particolare, ma anche tutti gli altri che hanno inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite. A presto!

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: adirtywinter