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Autore: Eles818    23/11/2015    1 recensioni
Una figura si avvicinava a lui. Era un uomo alto e molto bello, della sua età. Appena lo riconobbe, cercò la sua bacchetta.
“Tranquillo, non voglio farti del male. E poi, ormai sono morto.” Tom Riddle parlò, non con una voce sibilante, guardandolo attentamente con occhi gentili. Harry si chiese se non stesse impazzendo.
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“È una specie di patto con il Diavolo?”
“No. – Tom rise, di una risata calorosa e non malvagia. – è una specie di patto con un Angelo"
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“Sarebbe possibile riportare in vita tutte le persone buone che sono morte a causa di questa guerra?”
“Sì, è possibile.”
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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NONO CAPITOLO

 

 

 

 

Il giorno dopo, Ginny ignorò bellamente Harry, se non per rivolgergli qualche parola durante le lezioni.

Dal canto suo, il ragazzo non le andò dietro. Non capiva cosa avesse fatto di tanto grave da farla infuriare così tanto. Decise, allora, di chiedere consiglio ai suoi genitori, visto che nemmeno Hermione sembrava propensa a spiegarsi.

Ron non la degnava di uno sguardo, portando avanti una completa indifferenza che lo sorprese.

Prima, tra lui ed Hermione vi erano battibecchi continui o, in presenza di una lite, vi era un’insopportabile tensione nella stanza.

Stavolta sembrava che la situazione si fosse capovolta e non riusciva a spiegarselo.

Dopo le due ore di Trasfigurazione, in cui avevano dovuto ripetere tutto il programma degli ultimi due anni, gli aveva chiesto cosa fosse successo e lui aveva semplicemente risposto dicendo: “Ha chiuso la nostra storia, se così si può chiamare, dopo tutto quello che abbiamo vissuto. Le sto dando la mia amicizia, senza riserve, ma non intendo andarle dietro solo per farla contenta.”.

Harry non disse nulla, concordando silenziosamente con l’amico. Nemmeno lui si spiegava perché Hermione, di punto in bianco, avesse mollato. Non dopo aver assistito a quel bacio pieno di promesse che si erano scambiati.

Anche Ron gli chiese di sua sorella, ma Harry si limitò ad alzare le spalle con una faccia mortificata.

“Scriverò ai miei genitori, non si sa mai che loro riescano a capire. Vieni con me alla Guferia?”
L’amico annuì e presero due scorciatoie. Arrivati lì, si sedettero ai poli opposti della stanza, Harry a scrivere e Ron a riflettere.

 

Dopo mezz’ora di silenzio, Harry diede la lettera alla sua piccola Edvige e lei si librò in volo, verso la sua famiglia.

“Sai – disse Ron – non avrei voluto fare il settimo anno. Questo posto mi sconvolge più di quanto sembri.”

Il Prescelto si voltò lentamente verso di lui. Da quando Ron era diventato così riflessivo?

Probabilmente la sua domanda dovette leggersi nei suoi occhi smeraldini, perché l’amico gli sorrise.

“Non puoi evitare di crescere, dopo quello che abbiamo passato. Hermione mi considera ancora il ragazzino che trema davanti a una Pluffa o davanti alla ragazza che vuole invitare al ballo. Adesso sono stanco… Andrò avanti con la mia vita, che lei lo voglia o no.”

Si alzò risoluto, con uno sguardo determinato che poche volte gli aveva visto. Per una volta gli ricordò il bambino di undici anni che si era sacrificato per allontanare Voldemort dalla Pietra Filosofale.

“Io sarò con te, fratello. Com’è sempre stato.” Si sorrisero, complici. “Quest’anno dobbiamo divertirci. Voglio recuperare tutto, e papà e Sirius mi hanno suggerito un po’ di cose.”

Ron rise. “Puoi contare su di me. Com’è sempre stato.”

 

Scendendo dalla Guferia rimasero in silenzio, ma con i sorrisi sulle labbra.

Era da tempo che non passavano un momento così, da fratelli, ed era stato un po’ come ritrovarsi.

L’umore di Harry non scemò nemmeno a Pozioni, anzi. Lui, Ron e i gemelli avevano incantato le pozioni dei Serpeverde, in modo tale da fare tutto il contrario di quello che i loro padroni chiedessero.

Alla fine, la lezione fu sospesa dopo un’esplosione spaventosa e tre verdeargento con la faccia piena di pustole.

Piton li aveva guardati con occhi fiammeggianti, ma non aveva realmente le prove che fossero stati loro, perciò si limitò ad affibbiare ai Grifoni il doppio dei compiti.

La conseguenza peggiore fu la rabbia di Hermione, che cercò in Ginny un supporto. La rossa alzò appena lo sguardo e se ne andò via.

“Harry, amico, perché non vai a parlarle?” George lo guardò divertito, con l’aria di chi la sapeva lunga.

“No, non ho fatto nulla di male. Che dovrei fare?” La sua risposta stizzita fece ridere forte Fred.

“Come vuoi. Vi va di combinare un po’ di chiasso? Siamo al secondo giorno e non abbiamo fatto niente di eclatante. Posso scommetterci il secondo orecchio di George che Silente sta aspettando una nostra mossa.”

Gli altri tre sorrisero sornioni, a conferma.

Dopodichè, si riunirono in un’aula vuota e cominciarono a confabulare.

 

 

Tutto il loro parlare gli fece quasi dimenticare che a breve avrebbero avuto la prima lezione di Difesa dell’anno. Dovettero correre per arrivare appena in tempo.

Entrati nell’aula, un sorriso enorme apparve sui loro quattro volti.

“Ecco gli ultimi. Devo ammettere che vedervi insieme mi spaventa parecchio.”

Remus Lupin era davanti a loro, con gli abiti di sempre, seppur meno consunti (opera di Dora, sicuramente), e gli occhi attenti e brillanti.

“Sei davvero tu il nostro professore? Non mi prendi in giro?” Per poco Harry non cominciò a saltellargli intorno, come un cane che fa le feste e un Sirius natalizio.

“Certo, e se non vi sedete subito dovrò togliervi un po’ di punti. Forza, ho una sorpresa per voi.”

Solo a quel punto si permisero di occupare i loro soliti posti, accorgendosi degli occhi curiosi che li guardavano.

Ron sorrise a tutti, e poi si girò verso Harry. “Cosa pensi che sia? Un creatura oscura?” Indicò un’enorme gabbia in fondo all’aula che si agitava impaziente.

Era tranquillo, Ron, come se niente potesse turbarlo più. Era diventato un uomo… Avrebbe voluto che Hermione se ne accorgesse, prima di commettere irrimediabili errori.

Aveva notato uno scambio di sguardi tra lei e Fred che non gli piaciuto affatto. Che il piano diabolico di Ginny e George fosse andato in porto? Doveva parlarle al più presto, assolutamente.

Loro non sapevano cosa avevano passato tutti e tre in quei sette lunghi anni. Non c’erano.

Una stretta al cuore lo prese, quando i suoi occhi si poggiarono sulla chioma rosso fiammante della sua ragazza. Doveva parlare anche con Ginny.

Remus si schiarì la voce. “Bene, ragazzi. Qui sotto ci sono due creature assai curiose. Sono molto simili, eppure molto diversi. Si sanno divertire parecchio, questo è sicuro. E ne combinano a più non posso. Avete qualche idea di cosa possano essere?” Si vedeva che Lunastorta era divertito. Sembrava stesse per scoppiare a ridere in modo indecente.

Questa volta, nessuno alzò la mano, nemmeno Hermione. La cosa non era solo strana… era inquietante.

“Ragazzi ragazzi, mi deludete parecchio. Bene allora, mettetevi in cerchio. Fuori le bacchette.”

Un brivido di eccitazione scosse la classe.

“Al mio tre toglierò il velo. – la voce di Remus si fece quasi minacciosa. Harry rimase teso, per cogliere qualsiasi rumore. Un presentimento gli fece pensare che il suo vero percorso per diventare Auror stesse per cominciare in quel momento. – Uno, due…TRE!”

Tolse il velo, e ciò che i ragazzi videro li fece scoppiare in una risata che durò minuti.

Al centro della gabbia, ridenti e festanti, c’erano Gideon e Fabian, che si trasfiguravano a vicenda in creature oscene e inguardabili.

Remus era in preda alla ridarella, perciò alla fine furono loro a presentarsi.

“Ciao ragazzi. Io sono Fabian, e lui è..”

“Gideon, e siamo qui per farvi da insegnanti.”

“Ci sarà da divertirsi. Il corso è di Difesa, rivolto a chi vuole imparare a lottare e..”

“Siccome siamo due Auror qualificati, belli e divertenti, diventerete bravi duellanti.”
“c’è però una condizione. Verrete ispezionati, perché il Ministero non vuole nuovi Voldemort all’attacco.”

“Le vostre intenzioni verranno esaminate. Se siete in buona fede potete partecipare.”
“Cominceremo adesso! Sotto a chi tocca!”

In poco tempo si formò una lunga fila. Poterono partecipare tutti all’infuori di tre Serpeverde. La vera sorpresa fu che tra questi non vi era Malfoy. Lui fu ammesso all’addestramento… “Evidentemente ha capito i suoi sbagli.” Bisbigliò Ron, poco convinto.

Si era diffuso un mormorio nel frattempo e, proprio mentre l’ultimo veniva esaminato, i due gemelli cominciarono a parlare.

“Allora, ovviamente gli incontri non saranno durante le lezioni di Difesa, ma il sabato pomeriggio. Cominceremo già da questo e le lezioni avverranno in Sala Grande. Sarete voi assieme ai ragazzi di quinto e sesto anno.”

“Noi andiamo. Ci vediamo presto ragazzi. Non fate troppi danni in questi giorni!”
L’occhiolino di Fabian raggiunse Fred e George, ma sembrava più un invito che un avvertimento.

Il fatto è che Fabian non sapeva che, da quella volta in poi, non sarebbero stati solo i gemelli a divertirsi.

 

 

Dopo una stancante lezione di Difesa che li aveva visti ripetere tutti gli incantesimi di quegli anni, Harry si decise a parlare con Ginny.

Fu il primo ad uscire e fece cenno a Ron di andare. L’amico capì e gli fece un sorriso d’incoraggiamento.

Vide Hermione e Ginny intente a parlare fitto fitto, tanto che quest’ultima non si accorse di chi la stava aspettando.

Solo quando si sentì tirare il polso incontrò lo sguardo magnetico di Harry.

Deglutì e sentì l’amica allontanarsi. Si fece trascinare in un’aula vuota senza apparentemente porre resistenza, ma come si sa i Weasley non sono tanto inclini ad abbandonare il proprio orgoglio in balia dei sentimenti.

Guardò Harry scrutarla in un modo che le fece venire i brividi… in senso buono.

Lei, a sua volta, lo osservò. Si era fatto ancora più alto, e l’uniforme metteva in risalto le spalle larghe. Mai come in quel momento le era piaciuto così tanto, con i suoi capelli spettinati e l’aria risoluta.

Lui era diverso da qualsiasi altra persona avesse mai conosciuto, fino a quando non aveva parlato con i suoi genitori. Quella mattina Harry aveva mostrato la sua aria malandrina, e durante la lezione di Difesa quella seria e coraggiosa… ogni sua sfaccettatura la intrigava in un modo incredibile. Gli anni l’avevano portata ad amarlo sempre di più, invece che dimenticarlo, e non poteva fare a meno di chiedersi come avrebbe fatto in futuro se l’avesse perso. Per questo aveva reagito così male alla lettera di Cho, nonostante la sua intelligenza e sicurezza.

Ma non disse nulla. Aspettò soltanto che lui parlasse… ma anche Harry sembrava preso dai suoi pensieri.

Per un attimo la ragazza si chiese se erano rivolti a lei, ma doveva essere ovvio, visto che erano l’uno di fronte all’altra.

Harry respirò piano, e cominciò a parlare.

“Mi sei mancata oggi. Il non poterti parlare mi ha sfiancato tre volte di più di una giornata di lezioni intensa come questa. Sapere di essere legato in questo modo a te mi fa paura, ma mi sento tremendamente fortunato ad averti incontrata. Non so cosa ho fatto di male, ma ti prego di dirmelo, così posso rimediare.”

Come sempre, Harry era stato capace di farla sentire felice solo con poche parole, così si sentì in debito e decise di sputare il rospo.

“Si tratta di Cho. Non aveva alcun diritto di mandarti una lettera. So che l’avete incontrata a Diagon Alley e che ti ha fatto una corte spietata, perciò il suo casuale invito a vedervi come amici mi ha fatta imbestialire. Come puoi pensare che non mi dia fastidio che il tuo primo amore ti scriva ancora? Se la vedessi ora la ridurrei a pezzetti con le mie stesse mani. Non so nemmeno come ho fatto a passare il controllo per l’addestramento.” Aveva cominciato a parlare gelidamente, ma poi la rabbia si era impossessata di lei e aveva cominciato a urlare senza ritegno.

Harry l’aveva ascoltata senza muovere un muscolo, e poi si era avvicinato a lei, piano, come se temesse di farla scappare. “Non m’importa di Cho. Lei non è mai stata il mio primo amore, ma solo una cotta. Tu lo sei, e voglio anche che tu sia l’ultimo. Non ti basta questo? Non è una dimostrazione sufficiente di quello che provo? È con te che sento di vivere, Ginny. Quando voliamo insieme, quanto di bacio, quando lottiamo, quando ti guardo… sempre. Non è abbastanza?”

Lei cominciò a piangere, un po’ per sfogarsi, un po’ per la felicità.

Fu a questo punto che si abbracciarono stretti, come se temessero di perdersi lontani.

 

 

 

Ron, dopo aver lasciato l’amico al suo destino, si era seduto dietro una colonna che dava sul prato.

Fuori non c’era nessuno e dall’interno nessuno avrebbe mai potuto vederlo.

Si sentiva svuotato e stanco. Mai come in quel momento avrebbe voluto ridere con Hermione, ma non se la sentiva di vivere ancora una nuova delusione.

Il problema era che ogni cosa gli ricordava lei.

Il Platano in fondo gli ricordava il terzo anno e il pugno che aveva tirato a Malfoy.

La casa di Hagrid tutte le volte che andavano a trovarlo e facevano finta di gradire i suoi biscotti.

Il faggio il suo ripasso per gli esami, sfiancante ma efficace.

E tutto, tutto, gli ricordava la guerra, ciò che avevano visto e affrontato, insieme.

E adesso? Lei aveva cancellato tutto, come se niente fosse?

Lui non era l’ultima spiaggia. Era in gamba, era un buon amico e se solo gliel’avesse permesso l’avrebbe amata più di qualsiasi altra cosa al mondo… ma lei non capiva.

Gli sembrò quasi di sentire la sua risata. Addirittura il suo profumo.

Stava veramente messo male o…

“Fred, smettila. Ho una bacchetta e sono in grado di usarla.”
“Che strano, anche io, e so usare incantesimi molto più originali dei tuoi.”

“Ah si? E quali?”

“Vedi, mia bella Hermione, potrei farti cadere ai miei piedi solo con una semplice parola.”

“Sei proprio un ingenuo!”

Ron in quel momento, guardando il suo viso arrossato e il suo sorriso timido, capì che non era Fred l’ingenuo, ma lui, se pensava che ci fosse una minima possibilità che Hermione lo considerasse per quello che era.

Aveva scelto un Weasley, ma non era lui quella persona, e mai lo sarebbe stato.

Lanciò un ‘Silencio’ verso i due e si rintanò nell’ombra.

Per un tempo lunghissimo gli sembrò di non riuscire a respirare. Solo quando sentì una mano sulla spalla e la presenza di Harry vicino a lui, per un brevissimo istante, riuscì a riprendere fiato.

 

 

 

NdA: 

Ciao a tutti! 
è da tanto che non mi faccio viva, lo so. Spero che comunque il capitolo vi piaccia.

Adesso è ufficiale, sappiamo chi è l'insegnante di Difesa (ma a quanto pare la mia scelta è stata davvero scontata!). Vi aspettavate di Gid e Fab, invece?
Spero proprio di no, altrimenti la mia autostima scenderà sotto lo zero!
Non so quando ripubblicherò. Ho delle buone intenzioni, ma non voglio illudere nessuno.

Grazie a chi riprenderà la storia e la leggerà..

Spero di risentirvi in tanti e magari di conoscere qualche nuovo lettore! 

Cosa ne pensate di Ron e Hermione? E di Fred? 
Oggi mi sono voluta concentrare molto su Ron, sulla sua crescita, e sulle paure di Ginny, che non è sempre dura come dà a vedere.

Adesso vado a letto, altrimenti crollo sulla tastiera... e non mi sembra il caso, insomma!
Dolce notte, miei cari lettori.

Nox

Eles  

  
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