Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Shayleene    24/11/2015    1 recensioni
Delle creature originate dalla Morte stessa per compiere il suo volere.
Sono ovunque attorno a noi, vigili custodi delle nostre effimere esistenze nonostante nemmeno loro siano eterni, pronti a raccogliere i nostri ricordi prima che la nostra anima svanisca, osservatori invisibili dello scorrere del tempo.
Ma su di loro incombe un infausto destino: scomparire non appena raggiungono il millesimo anno di vita. E' possibile sconfiggere la Morte, la propria creatrice?
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tempo un secondo, e il ragazzo biondo con quegli occhi blu come l'oceano era già svanito. Eveline sbatté più volte le palpebre per scacciare dagli occhi verdi le lacrime, ma dall'altra parte del letto non c'era nessuno.
Era così devastata dalla morte di suo padre da iniziare a vedere persino persone inesistenti? In quel momento però non le importava nulla di quella stranezza, l'unica cosa che davvero contava è che era rimasta sola. Certo, sua madre abitava a pochi isolati dal suo appartamento, ma il loro rapporto si era ormai congelato da anni, ed evitavano qualsiasi contatto se possibile.
Tutto il suo mondo fin dall'infanzia era stato suo padre: un uomo allegro, divertente, ricco di idee per farla divertire. Era stato lui a raccontarle le fiabe della buona notte quand'era piccola, era stato lui ad accompagnarla a scuola alle elementari, era stato lui a consolarla tra le sue amorevoli braccia alle prime delusioni dell'adolescenza.
Non voleva sapere per quale motivo stava male, ma c'era sempre per consolarla. E quando Eveline aveva preso la decisione di non andare all'università ma di cercarsi un lavoro era stato l'unico della sua famiglia a non cercare di farle cambiare idea. Si era limitato ad abbracciarla e a dirle:-Sono fiero di te.-
Ogni cosa era finita così, di colpo, distrutta da una malattia rara scoperta troppo tardi che aveva divorato suo padre come una bestia feroce. Forti mal di testa, una vertiginosa perdita di peso che gli aveva tolto le forze, conati di vomito in cui c'era del sangue. E poi quelle macchie scure, di cui nessuno aveva ancora capito la causa né ciò che esse causavano.
Inizialmente parevano dei semplici lividi, tuttavia dopo un po' di tempo si erano trasformate in chiazze doloranti che lo facevano quasi piangere solo a sfiorarle.
Il ricovero, gli infiniti esami che lo avevano debilitato sempre di più, quella stanza anonima dall'odore di disinfettante. Ma soprattutto, la speranza che giorno dopo giorno di affievoliva sempre di più, come la luce del sole all'imbrunire.
Si sentì sfiorare delicatamente la spalla, e girandosi vide un'infermiera di mezza età in un camice verde sbiadito che la guardava con un'espressione compassionevole. Aveva delle piccole rughe agli angoli degli occhi che rendevano più materna la sua figura, e le sue mani calde diedero un po' di rassicurazione ad Eveline.
-E' ora che tu torni a casa a riposare, tesoro- le disse l'infermiera con voce calma, abbozzando un lieve sorriso. Notando la reazione allarmata della giovane, aggiunse in fretta:-Non preoccuparti, porteremo tuo padre in obitorio. Potrai tornare domani quando avrai dormito per qualche ora.-
Eveline si passò una mano sul viso stanco, rendendosi conto che effettivamente aveva bisogno di chiudere gli occhi almeno per un po'. Aveva trascorso gli ultimi due giorni a fianco del padre, sorvegliandolo continuamente per paura di non potergli dire addio come avrebbe dovuto se fosse giunto il momento di lasciarlo. Tutta la tensione e il dolore accumulatasi le crollarono improvvisamente sulle spalle, e decise che nonostante tutto avrebbe seguito il consiglio dell'infermiera.
-La ringrazio- mormorò con voce fioca, alzandosi in piedi e prendendo la giacca in pelle grigia e la borsetta scura. Camminò attraverso i corridoi senza nemmeno guardare dove andava, procedendo solo per inerzia nell'enorme ospedale.
"Papà..." Il pensiero del corpo pallido e inerte di suo padre le causò una stilettata al petto, e strinse più forte le mani attorno ai manici della borsetta cercando di trattenere le lacrime. Non le importava che il mascara le fosse colato sulle guance dandole un aspetto trasandato. In quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri.
Uscì finalmente all'aperto, inspirando l'aria frizzantina del pomeriggio inoltrato. Si mosse come un automa dirigendosi verso il parcheggio in cui ancora poche macchine attendevano i loro proprietari. Estrasse le chiavi dell'auto, aprendola a distanza.
Anche quella era stata un dono di suo padre per i vent'anni, un gioiellino seminuovo ricevuto pochi mesi prima. Nera e compatta, perfetta per la città e proprio come l'aveva sempre desiderata.
Dopo aver aperto la portiera si sedette sul sedile, un nodo in gola le rendeva quasi difficile respirare. Eppure doveva andare avanti, suo padre avrebbe voluto così.
Mentre tornava verso casa e la sua mente diventava nuovamente più lucida rifletté nuovamente sul ragazzo che credeva di aver visto accanto a suo padre. Per un istante i suoi tratti così eleganti e seri si erano contratti in una smorfia di dolore così profonda che sembrava quasi un fuoco lo stesse bruciando dall'interno. Indossava uno strano mantello nero che sembrava impalpabile, fatto di un materiale etereo che non aveva mai visto prima.
Quando però gli occhi grigi di lui avevano incontrato i suoi, il cui verde intenso era annacquato dalle lacrime, si erano aperti in un'espressione di sgomento, come se fosse accaduto qualcosa di terribile.
"La stessa cosa che è successa con la nonna..." rifletté, ricordandosi dell'accaduto di pochi anni prima. Era andata a trovarla come ogni lunedì pomeriggio, per tenerle compagnia visto che dalla morte del nonno passava la maggior parte del tempo da sola. Aveva bussato al portone in legno, aprendolo lentamente e pronta a sentire il solito profumo dei biscotti che preparava per la sua nipotina anche se ormai non era più una bimba.
Tuttavia, quel giorno non c'era nessun aroma nel corridoio, e già per quello Eveline aveva iniziato a preoccuparsi. Quando poi non aveva trovato sua nonna né in cucina né nella poltrona in salotto davanti alla televisione il cuore aveva iniziato ad accelerare sempre di più, spingendola a muoversi rapidamente da una stanza all'altra fino a quando era arrivata nella camera.
Lei giaceva sul letto, il respiro debole e spezzato.
"Nonna!" aveva gridato Eveline, accorrendo da lei.
Sua nonna aveva aperto lentamente le palpebre, osservandola con quei due occhi smeraldini diventati ormai opachi. 
"Mi raccomando, cerca di fare pace con la mamma..." aveva sussurrato l'anziana signora con un debole sorriso, prima di spegnersi. Era stato in quel momento tragico che ad Eveline era sembrato di vedere un'ombra ai piedi del letto di sua nonna.
Anche quella volta si era detta che era stata tutta colpa dello shock ricevuto, del dolore per la perdita di un suo familiare, ma dopo ciò che era accaduto in ospedale iniziava a dubitarne.
"Che io stia impazzendo?" pensò con un brivido, mentre spegneva il motore della macchina che aveva parcheggiato nello spiazzo vicino al suo appartamento e infilava le chiavi nella toppa della serratura. Salì rapidamente gli scalini fino al primo piano, dove entrò finalmente in casa. Tutto era come sempre: solito disordine, solito profumo di vaniglia che proveniva dal diffusore sopra il mobile nell'angolo. E come sempre si era dimenticata di chiudere la finestra, permettendo al freddo di accaparrarsi tutte le stanze. Si precipitò a chiuderla, guardando per un attimo le luci della città che iniziavano ad accendersi.
Nonostante tutte le volte in cui aveva minacciato sua madre di fuggire all'estero per liberarsi finalmente di lei sapeva che non l'avrebbe mai fatto veramente: amava quel luogo, si sentiva parte di qualcosa, anche se non conosceva neppure un quarto di tutte quelle persone che ogni giorno passavano per strada. 
Lasciò cadere a terra la borsetta e la giacca, sfilandosi le scarpe e buttandosi di peso sul divano del salotto, che cigolò leggermente sotto il suo peso. Era vecchio e piuttosto malridotto, ma lei lo aveva sempre adorato proprio perché nonostante quello era ancora comodissimo.
L'ultima cosa che vide dietro le palpebre chiuse poco prima di entrare nel mondo dei sogni fu la mano del ragazzo misterioso che si posava sul petto di suo padre.

 

Arriva il prossimo capitolooo! :3 Nuovo personaggio in scena: Eveline! Come vi è sembrata? ^^


 

   
 
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