Don’t tell me that I don’t have to cry.
(Non dirmi
che non devo piangere).
Il fuoco scoppietta allegro
ignaro di tutto quello che il mondo esterno riesce a gelare; Grattastinchi
giace sul tappeto, ronfando. Harry si tiene la testa con una mano, mentre, seduto
sulla sua poltrona preferita, cerca di ripassare dei contorti concetti di
Astronomia. Ron invece è sul divano, mezzo disteso, con in mano lo stesso libro
di Astronomia: lui è sicuramente meno concentrato e di tanto in tanto fa
saettare lo sguardo in direzione dell’orologio, speranzoso nell’ arrivo
dell’ora di cena. Io sono seduta al tavolo più vicino e ho già ripetuto varie
volte. Una strana atmosfera di calma e di tranquillità mi pervade; non riesco a
credere che solo poche ore fa piangevo come una fontana. Ma naturalmente,
c’erano sempre i miei amici ad aiutarmi. I miei genitori mi avevano costretto a
passare il Natale da loro, invece che alla Tana: ma non c’era momento più
importante in cui sarei voluta essere con i miei amici. Ron mi aveva compreso,
abbracciato, ma non era solo per quello che piangevo. Viktor mi aveva appena
inviato il suo ultimo rotolo di pergamena: la lontananza aveva corroso troppo
il nostro rapporto. E io, eterna illusa, che speravo di poter mantenere un
amicizia a distanza, e Harry, che mi ripeteva che era uno stupido e io che
dicevo che andava tutto storto e che perfino all’ultima interrogazione di
Pozioni avevo preso O invece che E.
Tutto questo
non avrei potuto sopportarlo se non ci fossero stati loro a darmi supporto, a
tirarmi su. Le mie amiche non sono capaci di potermi aiutare: sotto sotto
Lavanda sarebbe contentissima se le confessassi di aver rotto con Viktor.
Harry chiude
il libro: - Basta, non ce la faccio, ho la testa che mi scoppia-
Mi tocca
incoraggiarlo.
- Non mi sembra
che tu abbia lavorato un granché! Hai risolto un solo problema di Astronomia,
forse uno e mezzo e la tua aspettativa è copiarli domani mattina! Ripeti,
muoviti, e dopo la voglio sentire a tutti e due!-
Harry sembra
voler aprire bocca per discutere, ma Ron si gira e fa un gesto che non riesco a
vedere, ma che lo mette a tacere.
Si, è vero,
litighiamo spesso ma tutti e tre conviviamo da ben 6 anni insieme, e poi
condividiamo tanti di quei segreti, di quelle paure, di quelle speranze…per un
attimo tutti i miei problemi sembrano scomparire con il fumo prodotto dal
fuoco. La sala è stranamente vuota. Neanch’io però ho molta voglia di studiare.
Lo so, lo so quanto sia importante l’esame di quest’anno: ma è inutile: più ci
penso più non riesco a concentrarmi! Studio ancora come una matta, ma è come se
stessi scoprendo che la vita non è solo fatta di libri. Spero che Ron non mi
abbia mischiato con le sue perenni insufficienze.
Penso a una
vita senza di loro: non ci riesco. Harry forse ha davvero bisogno di una pausa.
È davvero pallido, sta sudando e ha gli occhi un po’ vacui… spero stia bene…
-Harry
scusami, è meglio che vai un po’ a riposarti, dopo, quando Ron ha finito ti
veniamo a chiamare per la cena!- faccio io.
Harry lascia
che il libro scivoli dalle sue mani per cadere sul tappeto e fare un grosso
tonfo. Butta la testa all’indietro dello schienale. Ron si alza, sta per posare
il libro.
-Fermo tu,
dove vai?- gli urlo dietro.
Ron si siede e
comincia a parlarmi del sistema solare.
Credo che vada
bene. Non lo ascolto molto, più che altro osservo Harry che comincia ad
ansimare e a colare goccioline di sudore.
-vado un po’ a
letto. Sono… sono stanco.-
se capitasse
qualcosa a uno di loro non so cosa potrei fare. Probabilmente mi ucciderei; in
effetti loro sono la mia vita, la mia vera e odierna vita.
Ron sembra un
po’ preoccupato: - vado sopra a controllare?- mi fa. Io gli faccio segno di no.
Di nuovo la tristezza si rimpossessa di me e i problemi ricominciano ad
assillarmi. Non riesco nenach’io a concentrarmi. La stanza è buia, nonostante
la costante presenza di candele: anche io comincio a sentire un lieve disagio
dovuto al caldo.
- Hermione…-
fa all’improvviso Ron.
Quando mi
chiama per nome c’è sempre qualcosa che deve chiedermi.
-Si?- lo
incito io.
-Tu… tu credi
che V…Voldemort lo stia indebolendo? Cioè, che stia indebolendo Harry?-
non so perché
nel bel mezzo della discussione sulla posizione della Luna Ron esordisca con
questa domanda.
La cosa più
strabiliante è che dopo sei anni solo ora, così, all’improvviso, si è ricordato
di pronunciare il nome di colui che minaccia morte e distruzione.
Per un attimo
rimango incerta sulla risposta, stupita dall’improvvisa loquacità di Ron.
-io…bè,
probabilmente si Ron. Ma perchè mi fai una domanda del genere così, all’improvviso?-
mi sembra
abbastanza lecito chiederglielo.
Lui mi guarda
enigmatico: -Perché… tu non hai paura?-
La domanda è
così scontata, così come lo è la risposta, che mi viene quasi da ridere.
Certo che ho
paura. Ho paura per Harry, per Ron, per me stessa, il cui mondo mi sta
crollando addosso!
-certo che ho
paura! Ma che domande sono?-
tu sorridi per
confermare la mia ipotesi sulla stupidità della domanda.
Rimaniamo in
silenzio per una manciata di secondi, poi tu mi dici: - è che ultimante
cominciano a mancarmi delle certezze… noi resteremo sempre amici, vero?
Ma che cos’è,
il quiz dei rincitrulliti? Beato te Ron, che le certezze ti vengono a mancare:
io non le ho mai avute! Ho dovuto imparare a non preoccuparmi di cosa accadrà
domani, perché la vita è tutta un mistero.
Neanche la
risposta alla tua domanda sembra essere una certezza. Chi ci dice che non sarà
Voldemort a dividerci? Non mi sento in grado di regalare illusioni.
-non lo so.
Però l’unica cosa che potrebbe dividerci, sarebbe la morte. Suona drammatico,
ma è così.- la mia voce forse arriva alle orecchie di Ron come troppo cruda e
realistica. Ma bisogna affrontare la realtà.
Ron non dice
una parola. Si alza, posa il libro e sale su per il dormitorio. Sono rimasta
sola con Grattastinchi. Non ho voglia di raggiungere Ron, ma solo di dormire e
di svegliarmi piena di sicurezze. Non ho neanche fame: forse l’unica cosa che
farò sarà andare davvero a letto.
Metto a posto
i libri: è una serata senza nuvole. Ron torna giù.
-Harry ha
detto di non sentirsi molto bene…sai…con la cicatrice… Dice che è meglio se
resta su a riposare-
Annuisco,
incapace di aggiungere altro.
Auguro una
veloce buonanotte a Ron e corro di sopra, le lacrime che scendono a fiotti
sulle mie guance, dai miei occhi. Non so perché piango, ma non riesco a
smettere. Nessuno potrà confortarmi, nessuno potrà darmi certezze perché sarà
inutile: per stasera, continuerò a piangere.
Dark was the
hour, but day shall come again.
FINE.
NDA: volevo
puntualizzare ke qst è una ONE SHOT che rappresenta un po’ il momento di
sconforto ke un po’ tutti gli under18 vivono: anche se Hermione sa che
probabilmente tutto andrà per il meglio, vede le lacrime uscirle dagli occhi
senza un motivo preciso.
Commenti,
please.
Ely91.