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Autore: Goten    01/03/2009    12 recensioni
Camminai tranquillo lungo il corridoio della scuola, stavo per imboccare l'uscita quando due mani candide si aggrapparono alla mia giacca. Sapevo benissimo chi fosse.
<< Ti prego aiutami! >> Mormorò implorante nascondendosi dietro la mia schiena.
Ridacchiai. << Bella, che stai facendo? >>
<< Bé... sei mio amico Edward? >>
<< Si, certo. >> Mi sentivo un po' idiota a parlare con lei aggrappata alla mia schiena.
<< Gli amici si proteggono fra loro, giusto? >>
<< Giusto >> Trattenni una risata.
<< Ottimo, allora tu... mi proteggi da loro. >>
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono sinceramente stupita! In 39 persone lo hanno messo fra i preferiti! E sono solo al primo capitolo! WOW! Sono felicissima!! Anche voi che avete commentato! GRAZIE!!

Stella_del_vespro_87: Grazie mille, sono onorata dalle tue parole!
Silvia_Cullen: Spero che ti piaccia anche questo secondo capitolo
aliceundralandi: Adesso che mi dici? ^_^
vitti: Edward conciato così, effettivamente fa un po ribrezzo ^^
RockAngelz: hahaha^^ anche a te non piacciono gli occhiali di Ed! ^^
pinkgirl: Grazie mille davvero ^_^
pazzerella_92: Hai capito benissimo, Edward da l'impressione di non essere un Cullen ^^ ma a tutto c'è un perchè...
patu4ever: Grazie mille, ci conto di vederti ancora nei commenti ^^
revelation80: Vero?! Ed è un genio ^^
Gius: Eccoti accontentata ^^
Toru85: Grazie del commento, eccoti il secondo capitolo.
BellaCullen88: Edward impacciato è molto tenero per me, ma no, non è da poco vampiro, più avanti spiegherà meglio le cose ^^
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Capitolo 2

<< Allora, racconta tutto! >> Esclamò Alice allegra, anche se sapeva benissimo cosa era successo.

<< Non c'è niente di così bello da dire, Alice. >> Mi tolsi quei maledetti occhiali fastidiosi, con un gesto irritato mi portai i capelli indietro.

<< Non è vero, e tu lo sai... >> Mi rimbeccò. A volte sapeva essere molto fastidiosa.

<< Alice, non è successo nulla, abbiamo solo parlato e gentilmente le ho spiegato quella stupida materia scolastica. Ancora non capisco perché mi devo agghindare in questo modo. Non posso semplicemente essere me stesso e basta? Perché devo fare la parte del secchione timido? >>

La macchina sfrecciava veloce sotto le gomme della Mercedes nera. << Perché, nel caso tu non lo avessi notato, nessuno, a parte Isabella Swan si è avvicinato a te. Nessuno. Tutte le volte che abbiamo cambiato scuola e casa, ti sei sempre lamentato che le sciocche ragazzine umane ti correvano dietro solo perché ci trovano belli. >> Sbuffò.

<< E allora? >>

<< Come sarebbe “e allora?”. Edward, Isabella si è avvicinata a te non perché tu sia bellissimo, ma per quello che stai mostrando. >>

<< Un falso Edward. >>

<< No. >> Ridacchiò. << Si sincero, a parte il balbettare, hai recitato oggi? Mentre eri con lei? >>

Dovevo ammetterlo, balbettamento a parte, non avevo mai recitato con Isabella, quella parte del mio carattere era assolutamente autentica. << No. >> Sospirai.

<< Appunto. Mi pare che Isabella sia stata bene con te, o sbaglio anche qui? >>

<< No, Alice. Non sbagli. Sei contenta? >>

<< Per adesso si. >>

Parcheggiò l'auto in garage, precedendomi nell'entrare in casa.

Avevo ancora un sacco di pensieri su Isabella, era simpatica e con il tempo, di sicuro saremmo potuti diventare amici.

Un umana e un vampiro amici. Scossi la testa ridacchiando tetro, se fosse davvero accaduto, lei sarebbe stata quasi sempre in pericolo al mio fianco.

Entrai in casa.

<< Ciao tappo. >>

<< Emmett. >> Lo salutai.

<< Allora, come è andata? >>

Dolce Esme, sempre in pensiero per i tuoi figli.

<< Bene. >>

<< E' andata più che bene! >> Si intromise Alice.

Davvero?! Sorrise speranzosa mia madre.

Non potei non annuire.

Oh Edward! Sono così felice!

Ovvio, voleva dire che sarei rimasto e non sarei tornato a Denali da Tanya.



Suonai il campanello, annunciandole il mio arrivo, sentì un gran trambusto e poi, la porta si aprì, mostrandomi una Isabella rossa e con il fiato grosso.

<< Ciao! >> Esclamò sorridente.

<< C.. ciao. >> Bofonchiai timidamente.

Notò solo in quel momento che non ero venuto da solo, ma accompagnato da mia sorella, Alice.

<< Edward, passo dopo a prenderti. >> Mi urlò da dentro la macchina.

Annuì e lei schizzò via, lasciandoci soli.

<< Vieni dentro... >> Chiuse la porta dietro di me e mi condusse nella piccola sala. << Accomodati, vado a prendere i quaderni. >> Indicò la poltrona e corse su per le scala, ci mise pochi attimi e ricomparve sempre con quel suo sorrisetto felice stampato in volto.

<< Eccomi. >> Sistemò i quaderni sul tavolino, mi sedetti accanto a lei, ero un po restio a starle così vicino, era strano per me, avere questo tipo di contatti con gli esseri umani. << Da quale vuoi cominciare?... >>

Afferrai un quaderno e lo scorsi abbastanza veloce, su un quaderno aggiunsi pochi appunti sugli argomenti che non avevo, in teoria, ancora fatto e poi passai ad un altro, tempo dieci minuti dopo ne presi un altro e un altro ancora.

Era sinceramente colpita. Edward a quanto pare ha fatto quasi tutto il nostro programma scolastico.

<< Wow... >> Le scappò dalla bocca, trovai i suoi occhi scuri osservarmi curiosa.

<< Cosa? >>

Scosse la testa. << Nulla, solo sono stupita. Hai fatto quasi tutto il nostro programma di scuola. Credo che sarò io a chiedere a te delle delucidazioni sugli argomenti, non il contrario. >> Ammise ridacchiando.

<< Oh... bé, se vuoi, posso aiutarti... >> Mi schiarì la voce. << Non sarebbe un disturbo per me. >>

Che voce melodica. << Davvero? >> Posso sinceramente sfruttare così questo ragazzo? << Mi piacerebbe. Oggi mi sono trovata bene, con te. >> Le sue guance assunsero una temperatura altissima e anche un colorito più acceso del solito. Sorrise imbarazzata. << Grazie >>

Mi piace stare in compagnia di Edward, mi sento libera di poter essere me stessa, di essere libera di esprimere ogni mio parere sia positivo che negativo. E' strano, perché in fondo, io e lui ci conosciamo solo da poche ore... eppure, a pelle, sento di potermi fidare.

I suoi pensieri mi fecero un immenso piacere, a quanto pare, il mio carattere le piaceva, forse poco a poco potevo eliminare quest'aria da imbranato e riprendere il mio vero aspetto.

Mi fissò mentre guardavo il mio orologio. << Bé, Alice verrà fra un paio d'ore a prendermi, se vuoi.. se hai qualche cosa da chiedermi... sono qui. >> Sorrisi mesto.

Mi guardò intenerita. << Non ti da fastidio? >>

Ridacchiai. << No. >>

Ho l'impressione che si stia piano piano abituando alla mia presenza, non balbetta più come prima.

Prese il quaderno di trigonometria e lo aprii. << Ecco. Diciamo che questa materia, non è proprio la mia preferita. >> Di nuovo quel rossore sulle guance.

Mi sistemai meglio gli occhiali e lessi qualche riga. << Non è difficile, guarda... >> Avvicinò il suo volto dove indicavo la riga in questione.

<< Devi solo... >> E partii in una spiegazione semplice e concisa dei vari termini e formule della materia.

E' affascinante ascoltarlo. Ha un modo di esprimersi che ricorda le persone del novecento. La sua voce poi, è veramente incantevole. Potrei ascoltata per ore senza mai stancarmi. Non ci vuole molto a capire che Edward, è un genietto. Un vero e proprio so-tutto-io.

Sobbalzammo entrambi quando la porta di casa si aprì e suo padre fece il suo ingresso.

<< Papà!? >> Corse con lo sguardo sull'orologio da polso. Era tardissimo, quasi le venti.

<< Bells... chi è questo ragazzo. >> Fece qualche passo verso di noi.

Mi alzai e molto educatamente mi presentai. << Sono Edward Cullen. Sono il nuovo compagno di Isabella. >> Gli porsi la mano.

<< E' un piacere Edward. >> Ricambiò la stretta. << Ti fermi con noi a cena? >>

<< Veramente... >>

In quel momento il campanello suonò, Charlie aprì la porta, trovandosi davanti una sorridente Alice.

<< Oh, buona sera Capo Swan, sono Alice Cullen. Sono venuta a prendere Edward. >>

<< Entra pure Alice. >> Si spostò per farla entrare.

<< Grazie. >>

Entrambi entrarono in salotto, io e Isabella stavamo mettendo via i libri.

<< Ecco, abbiamo finito. >> Sorrise. Un po mi dispiace che se ne vada. << Grazie ancora Edward. Sei stato gentilissimo. >>

Le sorrisi leggermente imbarazzato. << Di nulla... >>

Osservai Alice vicino a Charlie, sembrava stesse gongolando felice...

<< Ci vediamo domani. >> Mi salutò sulla porta, io annuì silenzioso.

Sicuramente ci saremmo visti, mi piaceva la sua compagnia, con Isabella, il mostro dentro di me, taceva...



In macchina, Alice non disse una parola e stranamente anche la sua mente continuava a fissarsi su un completino di pizzo che aveva visto in un negozio a Port Angeles.

Cosa diavolo stava succedendo? Possibile che negli anni in cui ero monacato da casa, mia sorella fosse cambiata così tanto? Me la ricordavo più invadente e ficcanaso.

<< Tutto bene, Alice? >> Non posso evitare di chiederglielo.

<< Benissimo. >> Si voltò verso di me sorridente. << Adesso che se qui, andrà tutto benissimo. >>

Ah, credo di aver capito, finalmente la famiglia si è riunita, la pecorella è tornata all'ovile...

Sbuffo leggermente, a nessuno della mia famiglia è mai piaciuta molto Tanya e soprattutto, il fatto che io avessi deciso di vivere a Denali con lei.

Esme, sapevo che aveva sofferto molto, mi considerava come un vero figlio e il sapermi così distante, l'aveva rammaricata tantissimo.

In effetti, ora che ci pensavo, non capisco nemmeno io le motivazioni che mi avevano indotto a rimanere con Tanya.

Lei era bellissima, molto seducente. Aveva mostrato un chiaro interesse per me, eppure, in questi anni in cui avevamo vissuto assieme, avevo sentito che lei non mi completava, non mi faceva sentire me stesso... non era la donna per me.

Avevamo anche discusso, non accettava il fatto che volessi andarmene. Sospirai di nuovo, non potei evitare di fare il paragone con Isabella, lei era molto dolce e sincera. Tutti i suoi pensieri rispecchiavano quello che diceva, non aveva secondi fini e da quello che avevo intuito, doveva essere una persona tremendamente leale.

Le mie labbra si distesero, il solo pensarla, mi faceva stare bene.

Aveva anche un buonissimo profumo, molto dolce e delicato, stare vicino a lei non era una sofferenza, sembrava quasi che riuscisse a placare la mia parte vampiresca. Accanto a lei, mi sentivo umano.

Era assurdo da pensare, eppure, era così. Il suo sangue non mi tentava come quello degli altri umani.

Arrivammo a casa qualche minuto dopo, Esme e Carlisle erano fuori a caccia, Emmett e Rose erano in sala a guardare un programma sulle auto sportive. Jasper venne incontro ad Alice, trascinandola su per le scale.

Io rimasi li, invidiandoli. Avevano tutti la loro compagna, erano completi, felici. Perché io non riuscivo a trovarla? Dove potevo cercarla? E soprattutto, come l'avrei riconosciuta?

Dio mio! Ma perché mi ponevo tutte queste domande? Basta! Per adesso avrei vissuto la mia eternità giorno per giorno, senza aspettarmi più nulla, senza cercare nulla.

Ora come ora, mi sarei goduto questa strana amicizia che stava nascendo con Isabella.

La notte aveva ricoperto tutto, ma per noi vampiri consisteva solo in un misero cambiamento delle tonalità dei colori.

Guardavo il bosco dalla vetrata di camera mia, odiavo la notte, era lunghissima e non avevo nulla per distrarmi. Sbuffai, dovevo aspettare che il sole sorgesse di nuovo...

Rimasi immobile per tutto il tempo, osservando e guardando i miei familiari uscire più volte sotto la luce delle stelle, chi per cacciare, chi solo per passeggiare. Non riuscivo a sentirmi completamente parte di questa famiglia, il senso di incompletezza era tornato prepotente a tormentarmi.

Fortunatamente, con l'arrivo del mattino, la vita degli abitanti di Forks riprese, mi cambiai, pronto anche quel giorno ad impersonare un Edward imbranato. Non vedevo l'ora di smettere quella farsa, ma ammetto che nel profondo, mi piacevano le attenzioni che Isabella mi dedicava. Me le avrebbe dedicate lo stesso se le avessi fatto vedere come ero in realtà?

Era una domanda che per adesso non aveva ancora una risposta.

<< Andiamo... >> Mi chiamò Jasper, precedendomi all'uscita.

Arrivammo a scuola in pochi minuti, gli studenti stavano arrivano, ancora sonnacchiosi, io facevo vagare lo sguardo, cercavo lei.

Sentì distintamente il motore del suo pick-up, sembrava un carro armato.

Non fece in tempo neanche a fare due passi fuori dal suo mezzo che Mike e Tayler le furono addosso.

Mi infastidì la cosa, non potevano avere un po' di rispetto per lei?

Sembravano delle api in cerca del miele...

Oddio, rincominciamo... Sospirò Isabella, cercando di essere gentile con loro, mentre tentava di entrare a scuola.

La seguì nelle menti degli altri studenti, sembrava più nervosa del solito, poi capì il perché. A quanto pare, si aspettava in ogni momento l'invito al ballo da Tayler e Mike, sapeva che avrebbe dovuto faticare parecchio per rifiutare le loro avance.

Il piccolo Newton, e anche il suo compare, aspettavano solo il momento propizio per invitarla al ballo di primavera.

Le sue e le mie lezioni furono abbastanza tranquille, i mormorii sul mio abbigliamento erano ancora in voga. I pensieri di tutti questi teenager dopo poco diventavano noiosi e ripetitivi.

Finalmente arrivò la tanto sospirata e agognata pausa pranzo. Presi possesso del tavolo più isolato, come il giorno prima. Non sapevo se Isabella si sarebbe unita ancora a me, ma dentro di me, ci speravo.

La sedia davanti a me si spostò e accolse la figura minuta di Isabella.

La guardai sinceramente stupito.

<< Ciao! >> Mi salutò sorridente.

<< C..ciao. >>

<< Allora, come mai quella faccia stupita? >> Mi domandò bevendo un sorso dalla sua bottiglietta.

<< Sono, stupito. >> Ammisi sincero.

<< Vedila così, sei l'unico che mi tratta in modo normale e non mi assilla. Sei la mia ancora di salvezza! >> Addentò la mela rossa che aveva con se.

Ridacchiai, io ero la sua ancora di salvezza.

<< Dai, dimmi sinceramente, chi inviterai al ballo? >> Accavallò le gambe e mi fissò serena.

<< Ehm... ballo? >> Credeva davvero che avrei invitato qualcuna? Perché secondo lei, avevo qualche chance di andarci con una ragazza?

<< Si, non hai visto nessuna da invitare? Qualcuna che ti possa piacere? >> Diede un altro morso alla mela e fece dondolare il piede.

<< Ehm... no. Io non vado al ballo. >> Mormorai a bassa voce.

<< Allora siamo in due. >>

<< Come? >>

<< Ho detto, che allora siamo in due a non andarci. >>

La fissai confuso. << Perché tu non ci vai? >>

Si guardò attorno con aria da cospiratrice, la sua voce si abbassò ancora di un tono. << Sono due motivi. Il primo è che non c'è un cavaliere che mi vada a genio. >> E fin li, potevo capirla. << Il secondo è che... >> Si guardò ancora attorno. << non so ballare. >> Fece una smorfia buffissima, e li, mi scappò una risata a malapena contenuta. Sembrava che dovesse rivelarmi chissà quali motivi.

Oddio! Bella sei troppo simpatica!

E' bello vederti ridere.

La vidi sorridere compiaciuta.

<< Dovresti ridere di più, ti dona sai. >>

In quel momento, pensai alla mia vita, non avevo mai avuto molte occasioni per ridere, ma con Bella, veniva tutto così naturale.

<< Bella, non ho avuto molte occasioni per ridere... >> Ammisi.

Bella? Mmm, si mi piace. << Bella? E questo nomignolo da dove lo hai preso? >>

<< Oh, scusa... scusa io... >>

<< No, no. Mi piace. >> Mi rassicurò. << Ti autorizzo ad usarlo! >> Ridacchiò.

Le sorrisi contento.

Oh, un altro bel sorriso!

<< Oh, un altra cosa. >> Mi disse. Ero sinceramente curioso. Si allungò verso di me, e prima che riuscissi a capire, le sue mani mi spostarono la frangia che copriva buona parte del volto. << Così va meglio. E' bello vederti Edward, non nasconderti. >>

Se fossi stato umano, sarei arrossito.

<< Oh.. ok ... >> Non sapevo più che dire.

Mi guardò in uno strano modo. << Che c'è? >>

<< Sono curiosa. Perché non hai avuto molte occasioni per ridere?... >> Sospirò. << Scusami... non rispondermi io... >>

<< No, va bene. Ehm... ti posso rispondere... >>

Mi guardava in silenzio, aspettando che continuassi.

<< ... bé, la mia storia non è molto divertente. I miei genitori sono morti di malattia. >> La vidi sgranare gli occhi.

Oddio! Edward, mi dispiace...

Fece per interrompermi ma io proseguì. << Il dottor Cullen mi ha adottato, ma io sono rimasto a Denali, in Alaska. Avevo trovato una ragazza, si chiamava Tanya. Lei, era molto... bella, la sua famiglia mi ha tenuto con se. >> Mi fermai un attimo, guardandola attento, i suoi pensieri erano veramente dispiaciuti per me. << Per un sacco di tempo, io e Tanya ci siamo frequentati... ma poi... ho capito che non provavo nulla per lei.. per me, era come una cugina, più o meno. >> Sorrisi mesto, stavo dicendo una mezza verità, occultando il fatto di essere un vampiro e che anche Tanya lo fosse. << Poi, Esme, la mia attuale madre, mi ha chiesto nuovamente di unirmi a loro, qui a Forks. E così, eccomi qui. >>

La mano di Bella afferrò la mia, stringendola con affetto. << Mi dispiace sinceramente, Edward. Scusami se ti ho chiesto di raccontarmi la tua storia. >>

Possibile che il freddo della mia mano non le desse fastidio? Non provava ribrezzo?

<< Non fa nulla, davvero. >> Che strano, mi trovavo io a rassicurarla.

Lasciò la presa sulla mia mano e quella mancanza di contatto fra di noi, mi lasciò per un attimo vuoto.

Mi piaceva il calore che lei emanava, era rassicurante.

<< Credo sia meglio andare. >>

Ci guardammo attorno, nessuno dei due aveva sentito la campanella suonare, la caffetteria era vuota.

<< Oh cavolo! Sono in ritardo! >> Scattò in piedi. << Ci vediamo!! >> Corse via verso il corridoio.

Isabella Swan, era di sicuro l'unico essere umano che sapeva sorprendermi.

Osservai ancora la mano che mi aveva stretto e provai un piccolo moto di tristezza, prima o poi, lei si sarebbe innamorata di qualcuno e allora, mi sarei dovuto mettere da parte.

   
 
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