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Autore: _apefrizzola_    26/11/2015    7 recensioni

«Sei più pettegolo della buon’anima di Bertha Jorkins, Ramoso»
«Ma come ti permetti, canide perfettamente riuscito?»
«Bertha Jorkins è morta!?»
«No, Peter... era per dire... visto che non è più a scuola...»
«Cosa te ne frega cosa si dicono Bones e McKinnon, James?»
«Se solo ci fossi stato, quel giorno davanti alla porta chiusa dell'ufficio di Silente, adesso staresti origliando dietro quello scaffale come il segugio quale sei»

«Barty, parlo sempre di te a Bella»
«Ma non l'hai ancora convinta! Così come non ho convinto del tutto voi, soprattutto da quando mio padre ha dato agli Auror il permesso di uccidere! Lo vedo nelle vostre facce, non sono stupido. E sappiate che lui non si fermerà, è sempre più pazzo. Svegliati, Regulus, sono quello messo peggio tra voi!»


«Stavo salendo le scale, lui è sprofondato da solo in quel gradino» esordì Liv per mettere subito in chiaro le cose come ogni volta che si ritrovava lì, a spiegare il motivo per cui aveva usato la bacchetta.
"Il Prefetto Malfoy ha detto che ho un cognome da Sanguesporco";
"Mulciber ha attaccato Mary";
"Rosier ha chiamato Dirk Cresswell mancato Magonò";
"Piton ha insultato Lily, l'ha chiamata schifosa Sanguesporco."
Genere: Commedia, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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Capitolo 3
 
 
UN’OCCASIONE DA PRENDERE AL VOLO

 
 

 

 


«É solo colpa tua, Felpato! Avevo ragione io, come al solito. Tunnel stretto, stanza grande e corridoio dritto a Hogsmeade»
«Che palle, James! Tanto dovevamo tornare per controllare quella parte a destra...»
«No, invece, non dovevamo tornare! Io ce l’avevo benissimo in testa, siete voi che non vi fidate della mia memoria!»
«Scusa, Lunastorta, ma dopo aver passato cinque ore sui libri il tuo acuto cervellino non era più molto affidabile»
«Ma si può sapere chi c’è qui!? Io vorrei dormire!» sbottò la voce scocciata del mago nella cornice a destra, e il mormorìo concitato dei tre ragazzi cessò all’istante.
Remus, Sirius e James con Codaliscia aggrappato alla spalla, schiacciati l’uno sull’altro sotto il Mantello dell’Invisibilità, si fermarono in mezzo al corridoio aspettando che l’anziano signore medievale ritratto sul grande quadro si riaddormentasse.
Era la seconda volta che tornavano nel tunnel dietro allo specchio del quarto piano. La prima volta l’avevano percorso tutto fino ad Hogsmeade e ci erano tornati una seconda per essere sicuri di ricordare alla perfezione il percorso. Nella Mappa tutto doveva essere perfetto, identico alla realtà.
Quando il ronfare spezzò di nuovo il silenzio notturno, i tre ragazzi invisibili più il topo ripresero a camminare per il corridoio del quinto piano.
Il topo squittì vivace quasi rompendo un timpano a James che gli tirò per dispetto la lunga e sottile coda.
«Coda, ti ho detto un milione di volte di non farlo» sibilò con sofferenza massaggiandosi l'orecchio.
«Ci siamo stati prima nelle cucine, Pete» lo zittì Remus, capendo al volo il verso.
«Guardate chi c’è al quinto piano» mormorò con un sorrisino Sirius, osservando avidamente il cartiglio di Liv che si spostava nel corridoio sopra al loro. «La nostra ignara collega di passeggiate notturne».
James rise silenziosamente sentendosi addosso lo sguardo ammonitore di Remus al suo fianco.
«No. Non se ne parla. Io voglio dormire. Domani è sabato, unico giorno in cui possiamo avere più ore per studiare... e cose da studiare quest'anno ne abbiamo a bizzeff...»
«Ma ti senti, Remus?» lo canzonò scherzosamente Sirius. «Dai, non sei credibile dicendolo da sotto un Mantello dell’invisibilità, in mezzo ad un corridoio in piena notte».
Remus, suo malgrado, dovette correre contro la sua volontà per non restare scoperto dal Mantello. 
 
 
 



 

*

 

 



 
«MASTRO GAZZA! DISERTORE DELLE REGOLE AL SEST... !».
Pix rimase muto, con la sua grande bocca aperta in una buffa smorfia incredula.
Con aria soddisfatta, Liv rimise a posto la bacchetta incamminandosi verso la scala che l’avrebbe portata al settimo piano.
«AHAHAHAH! LA RIBELLE SCAPESTRATA SI CREDE FURBA!?».
Liv si voltò all’istante sentendo la voce fastidiosa di Pix, interdetta per l'incantesimo apparentemente eliminato.
«Silencio» riprovò, questa volta pronunciando a voce la formula per essere sicura che l’effetto durasse; magari la stanchezza aveva reso l’incantesmo non verbale più debole.
Ma Pix, dopo qualche istante di mutismo, riprese a ridacchiare tenendosi la pancia.
«Silencio!» ringhiò un pò più forte. L’ora limite del permesso che la McGranitt le aveva dato per la punizione stava scadendo e non aveva nessuna voglia di vedere Gazza.
Pix restò senza voce, rispondendole però con una sonora pernacchia.
James e Sirius, con le bacchette puntate su Pix da sotto il mantello, facevano a turno per eliminare l’Incantesimo che Liv continuava a lanciare, ma lo squittire divertito di Codaliscia fece insospettire la ragazza che spostò subito lo sguardo verso l'angolo più vicino del corridoio, trafiggendoli senza saperlo.
«Ma che sta succedendo?» borbottò, assottigliando gli occhi scuri senza riuscire a vedere alcun topo.
«MCADAMS HA LE ALLUCINAZIONI!? MCADAMS HA LE ALLUCINAZIONI!!»
«Petrificus Totalus!»
Pix si irrigidì, ma subito tornò normale galleggiando mollemente a mezz’aria con dispettosa aria beffarda.
«Silencio!» lo anticipò prima di cominciare a salire di corsa la rampa di scale: l’ora era scaduta del tutto e non poteva permettersi altre punizioni.
«MCADAMS NEL CORRIDOIO DELLA SIGNORA GRASSA!MCADAMS AL SETTIMO PIANO! GRIFONDORO NEI GUAI!».
Quell’ultimo e acutissimo urlo di Pix scatenò diverse reazioni in contemporanea.
La Signora Grassa si svegliò di scatto, spaventata, e Nick-Quasi-Senza testa comparve da un muro con la testa che gli penzolava in un modo più inquietante del solito. Fu un attimo e il tempestivo zampettare veloce di Mrs. Purr echeggiò per le scale nel perfetto silenzio del castello, seguito subito dopo dall’affanno di Gazza che sbucò dietro di lei con aria assassina.
«TU! L’orario è finito!» gracchiò vittorioso con occhi spiritati e le labbra ritratte sui denti.
James si tappò la bocca con una mano e con l’altra tenne chiuso il muso di Codaliscia mentre il lungo braccio di Remus afferrava la spalla di Sirius, proteso verso Liv come se volesse uscire allo scoperto, per tenerlo stretto ed evitare di far spuntare qualche pezzo dell’amico da sotto il trasparente mantello.
Il Prefetto, anche se in quel momento si sentiva meno Prefetto che mai, evitò di fulminare tutti con lo sguardo soltanto perchè per essere coerente avrebbe dovuto cercare uno specchio sul quale auto maledire anche il suo essersi lasciato coinvolgere ancora una volta. 
«L’orario è finito da meno di un minuto e sono davanti al ritratto» si difese Liv, fissando in modo truce i grandi occhi gialli della gatta spelacchiata che soffiava minacciosamente verso di lei.
«Suvvia, Mastro Gazza» s’intromise il fantasma dei Grifondoro sistemandosi la testa sulla gorgiera trasparente. «Dopotutto la ragazza è qui adesso, a due passi dal suo dormitorio. Madama, la lasci entrare» continuò, ammiccando verso la visibilmente scocciata ed assonnata Signora Grassa.
«Non credo proprio» mormorò Gazza stirando le sottili labbra in un ghigno maligno «Adesso lei viene con me dal Preside»
«PUNIZIONE, PUNIZIONE!!» cantilenò Pix volando via come un fulmine giù per le scale. Ma il ghigno di Gazza si trasformò in un attimo in espressione confusa e stralunata sotto gli occhi sconcertati di Liv.
James adocchiò la bacchetta di Sirius, puntata sul guardiano Confuso che ormai balbettava parole incomprensibili.
‘Ho sonno’ mimò Sirius tranquillamente, mentendo. E James fece finta di crederci, come aveva fatto in sei anni di scherzi a Liv sempre meno frequenti e sempre con lieto fine per lei.
Remus sospirò. Liv, però, era seriamente preoccupata e molto curiosa. Ci doveva per forza essere qualcuno, lì, con una bacchetta.
Scrutò intorno a sè con aria indagatrice senza però trovare nulla. Non era la prima volta che le capitava di assistere a situazioni strane nei corridoi dopo il coprifuoco.
Una volta, al quarto anno, aveva addirittura sentito qualcuno sgranocchiare cibo nelle Cucine quando era scesa di nascosto per prendere della cioccolata ad una Mary insonne e depressa. Un'altra volta, dei muffin al cioccolato avevano levitato davanti a lei prima di posarsi sul tavolo.
«Cosa aspetti!? Corri in Sala Comune!» la incoraggiò premurosamente Nick, volteggiando sopra la testa di Gazza con ormai lo sguardo perso sulla sua gatta miagolante.
 «Io avrei sonno... dobbiamo stare tutta la notte così?» sbottò la Signora Grassa mostrando tutto il suo fastidio.
«Geranio Zannuto» sussurrò Liv senza spostare lo sguardo attento dal corridoio all’apparenza deserto. Quanto avrebbe voluto stare lì per scoprire chi accidenti era quel qualcuno che si divertiva alle sue spalle da anni.
«So usare anch’io l’Incantesimo di Disillusione! Una di queste notti vedrai chi sarà il furbo, coprifuoco o no» disse mentre la cornice si spostava di lato, scoprendo l’entrata circolare della Sala Comune.
Con un’ultima occhiata perpessa Liv ci sgattaiolò dentro senza altri indugi.
«Grazie, Sir Nicholas»
«Non c’è di che, mia cara!».
James, Sirius, Remus e il topo la seguirono a ruota, rischiando di essere quasi mutilati dal quadro che si richiuse con un tonfo secco alle loro spalle.
 
 
 
 


 

*

 
 
 




Il sabato mattina, soprattutto quello della prima settimana di lezioni, era sempre molto tranquillo perché tutti potevano svegliarsi tardi e fare le proprie cose con calma.
A colazione, le quattro tavolate non venivano attaccate dalla massa di studenti frettolosi, pronti nelle loro divise rigorose, ma si riempivano poco a poco di gruppetti di ragazzi comodamente vestiti con felpe, maglioni e maglie di ogni colore, donando alla Sala Grande una piacevole aria di vacanza che ancora aleggiava nelle menti degli studenti.
I Grifondoro, però, non si potevano includere in quella categoria.
Da quando James Potter era diventato il Capitano della squadra di Quidditch, la mattina del primo sabato era riservata alle selezioni perchè: "Prima mettiamo in piedi la squadra e prima ci possiamo allenare".
La tensione e l’ansia si potevano quasi toccare con mano nella Sala Comune rossa e oro invasa già dalle sette da ragazzini del secondo anno con le loro scope strette in mano come se fossero salvagenti e da quelli più grandi e decisi che si abbuffavano di cibo per non far venir meno le forze.
«É inutile che fate quelle facce» ridacchiò Liv raccogliendosi i lunghi capelli scuri in una coda alta davanti allo specchio del bagno.
Lily e Mary, ancora in pigiama, si guardarono di sottecchi.
 «Non so più come spiegarvelo» fece Liv, raggiungendole vicino al suo letto a baldacchino per afferrare la sua Comet poggiata sopra le coperte sfatte. «Lo faccio per me, non per assaporare la dolce vendetta nei confronti di Black. O meglio, non esclusivamente, per assaporare quella dolce vendetta».
Un piccolo sorriso scappò sia a Lily che a Mary.
La cosa più soddisfacente per Liv era proprio il fatto che tutto quello che aveva appena detto era vero.
«Credo sia il quinto anno che ve lo ripeto, come fanno a chiamarvi Prefetto e Caposcuola?» continuò sempre più divertita.
«Attenta a come parli! Potrei toglierti punti!» sghignazzò Mary saltandole addosso giocosamente. La risata di Liv fu soffocata dai cuscini che Lily aveva cominciato a lanciarle con divertimento.
«Basta! Devo andare!» soffiò, liberandosi dall’attacco. «Ci vediamo giù al campo» le salutò uscendo dal dormitorio con la scopa in spalla.

«In bocca al lupo, zittisci Potter!» le gridò dietro Lily guardandola con occhi ridenti.
Liv era decisa e sicura che questa volta ci sarebbe riuscita.
In cinque anni aveva tentato tutti i ruoli eccetto quello, ed era stata una stupida perchè adesso capiva benissimo che proprio quel ruolo faceva al caso suo.
La violenza non sarebbe stata più un problema.


 


 
 

 *






«Remus, se non stacchi gli occhi da quel libro potresti rotolare giù per il pendio» lo avvisò ridente Sirius, camminandogli al fianco con fare disinvolto. Erano le sette e mezza in punto e i quattro stavano raggiungendo il campo di Quidditch insieme ad altri gruppetti di Grifondoro, curiosi di assistere alla scelta dei nuovi giocatori.
Gli occhi ambrati di Remus, però, restarono incollati alle pagine.
«Sono qui, ok? Vi ho accontentato. Sto andando a vedere questi dannati provini e quindi lasciami almeno finire questo maledetto capitolo sui Dissennatori» sbottò, nervoso.
Sirius non ribattè, si mise le mani in tasca cominciando a fischiettare pacifico.

«Quanto manca al giorno x?» chiese tranquillamente a James che scrutò Remus ancora un po' prima di rispondere.

«Poco, a quanto pare» rispose riuscendo a scucire dalla bocca di Remus un piccolo sorriso.

Mancavano soltanto due giorni alla luna piena e lo sapevano benissimo. Quella ruga tra le castane sopracciglia di Remus voleva dire soltanto una cosa 'Zitto o ti attacco al muro, sai che posso farlo'. Sapevano benissimo anche quello.
«James! Mi raccomando!» gridò un ragazzo bruno, salutando con l’intero braccio.
James sollevò il pollice della mano libera rivolgendogli un grande sorriso smagliante.
«Ma non potevi farli di pomeriggio? Io sto morendo di sonno» biascicò Peter dondolante. «E c’è freddo»
«Merlino, Codaliscia, sei un dannato anziano!» lo riprese giocosamente James dandogli una leggera spallata per poi riprendendolo poi al volo perchè il ragazzo aveva perso il suo precario equilibrio scivolando sull’erba bagnata di brina. «Fare i provini a quest'ora elimina la metà dei partecipanti, quelli troppo pigri e senza abbastanza motivazione» gli spiegò pulendogli alla bene e meglio il mantello mentre il guizzo della folta chioma rosso scuro di Lily che li aveva appena superati insieme a Mary gli catturava all’istante gli occhi nocciola dietro le lenti.
«Preparati ad avere Liv in squadra, Potter» esordì lei in tono piuttosto orgoglioso, sorprendendolo. Aveva la curva del sorriso chiuso sporca di briciole simili alla spruzzata di lentiggini sul naso e le guance piene sicuramente della metà del muffin al caramello che aveva in mano, James la giudicò imbarazzante anche se non riuscì a toglierle gli occhi dosso.
Si ritrovò infatti a ridere piano alle sue spalle, fissando la chioma rossa muoversi al ritmo della sua andatura decisa. «La tua amica ha davvero pochissime possibilità di riuscire ad entrare in squadra, Evans. Ammettilo che stai andando al campo per vedere me»

«Ho già visto mille volte te che sollevi la scopa grazie al tuo ego, Potter, non ci sarebbe niente di nuovo» rispose lei aumentando il passo per girare a destra verso gli spalti, al seguito di Mary.

James la seguì con sguardo ridente accorgendosi soltanto dopo del paio d'occhi che aveva addosso.

«Che c'è, Remus?»

«Le hai di nuovo parlato dopo una settimana di riunione pre ronda passata in silenzio con lei e Gazza, a detta tua»

«Ho semplicemente risposto»

«Hai flirtato con lei»

«Ha iniziato lei».

Sirius arcuò entrambe le sopracciglia nere, lo sguardo perplesso posato su Remus e poi su Peter dall'aria scettica.

«A dopo, messeri miei» li salutò James dandogli due pacche sulla schiena prima di prendere a passo deciso il sentiero che scendeva dritto al campo.
Gli spalti attorno all’ovale campo da Quidditch erano già gremiti, e gli alti sei anelli brillavano sotto i primi diretti raggi di sole che iniziavano a sbucare dalle vaporose nuvole grigie.
Sul verde prato bagnato, un numeroso gruppo di ragazzi e ragazze con le scope strette in mano attendeva febbricitante l’arrivo del Capitano e Cacciatore* migliore della squadra se non addirittura dell'intera scuola.
«Buongiorno!» esclamò spavaldo James, entrando in campo con scopa e baule degli attrezzi del mestiere. «Ci siamo tutti? Bene. Dunque, siamo qui riuniti...».
Liv, tra un ragazzo del sesto anno grosso il doppio di lei e una ragazzina del terzo con le trecce, sollevò gli occhi al cielo. Quando Potter partiva con i suoi teatrali ed eccentrici discorsi l’unica cosa che voleva fare era Schiantarlo.
Ma non poteva, Lily le aveva sequestrato la bacchetta prima di farla uscire dal dormitorio.
«E quindi se siete venuti per scherzare, siete pregati di riportare le vostre chiappette fuori da qui» terminò James allargando il luminoso sorriso.

 

 

 

 
*




Lo sbadiglio rumoroso di Peter fece sussultare Mary, seduta sugli spalti vicino a Lily.
«Chissà di chi saranno le ossa che Olivia romperà quest’anno» chiese Sirius a voce appositamente alta per farsi sentire da orecchie ben precise, seduto a due metri di distanza da Lily.
«Magari le tue, Black. E fatti controllare l’udito, se non avessi i pantaloni ti scambierebbero per una Banshee» gli consigliò, pungente come lui lo era stato per Liv pochi secondi prima.
Sirius sollevò entrambe le sopracciglia nascoste dai lunghi ciuffi di capelli. «La mia voce è normalissima. Sei tu, Evans, che sei più Infero che viva» si difese lui mettendosi comodo sotto lo sguardo sognante di un gruppetto di ragazzine appena sedute alle sue spalle.
Un’altra parola di Black, e Lily si ripromise di tappargli la bocca con un Incantesimo.
Non si stupì quando la sua mente appoggiò completamente Liv e la sua ‘Violenza’.

 


 


 

*

 





Il giro sulle scope per testare le capacità di volo eliminò una gran quantità di ragazzi del secondo anno.
«Sto bene! Tutto apposto!»
«Jones, ti è appena caduto un dente» lo informò con noncuranza James osservando il ragazzino sorridente che si era appena rialzato dal prato dopo una spettacolare caduta.
Seguendo con lo sguardo la lunga fila di ragazzi acciaccati che s’incamminavano mogi sugli spalti, James si sfregò le mani rivolgendosi a quelli rimasti.
«Perfetto. Voi siete i Prescelti. Dividetevi in gruppi in base al ruolo che volete avere. Inizieremo con i Cercatori» disse con aria professionale tirando fuori dalla tasca della felpa il suo personale Boccino d’Oro.
Un gran baccano accompagnò la divisione dell’unico gruppo in altri quattro più piccoli. Senza farci troppo caso, James cominciò a giocherellare con la pallina svolazzante; lasciarla andare per qualche secondo e riacchiapparla prima che si allontanasse troppo era facile e quasi ipnotizzante.
Quando il silenzio calò di nuovo sul campo, abbassò lo sguardo sui gruppetti appena formati e la presenza di Liv nel gruppo più numeroso lo lasciò sbigottito.
«McAdams? Cosa ci fai tra gli aspiranti cercatori?» chiese, trattenendo a stento una risata.
«Non lo so, Potter» cominciò lei, sarcastica «Forse perchè è quello il ruolo a cui aspiro?».
James rise di gusto, acchiappando il boccino con naturalezza.. «Non fa per te, decisamente! Ci vuole pazienza e sangue freddo» osservò, vagamente derisorio.
Liv incrociò le braccia al petto, tenendosi stretta la scopa. «Io invece credo sia adattissimo a me. Niente scontri fisici per contendersi la Pluffa, così non rompo una spalla a qualcuno come l’anno scorso. Niente mazze e bolidi con cui spezzare ossa. E fare il Portiere non mi è mai venuto bene» spiegò con calma, allargando il sorriso fin troppo affabile.
«Già, il portiere...» ripetè James con aria beffarda, trattenendo un'altra risata. «Perchè non riprovi con gli anell...?»
«Non mi farò mai mettere in ridicolo da te, Potter, dovresti saperlo ormai» lo fermò lei, dura.
James ridacchiò, osservando il boccino luccicare sopra la sua testa per poi riprenderlo senza sforzi. Il solo ricordo di Liv davanti agli anelli lo faceva sbellicare dalle risate.
«Lascia andare quel boccino» sbottò Liv sempre più rabbiosa. «Lo sappiamo che saresti fenomenale anche come Cercatore ma non puoi fare tutto».
Il sorriso sghembo di James si sollevò ancora di più mentre ricambiava lo sguardo di sfida che Liv continuava a rivolgergli.
In effetti, si ritrovò a pensare, il Cercatore non doveva aver a che fare con scontri fisici, a parte quelli con il ‘collega’ avversario.
Il fisico di Liv non troppo alto era l’ideale per la velocità e non si poteva dire che non avesse ottimi riflessi e vista acuta quando faceva scattare la bacchetta per stendere qualcuno prima ancora che quello se ne rendesse conto.
La mente di James passò in rassegna tutte le ultime selezioni di Liv e con un certo rammarico dovette ammettere che, a parte la violenza, era agile a schivare i bolidi, capacità fondamentale per un Cercatore.
«E va bene, vediamoti nei panni del Cercatore» disse lasciando che il boccino scappasse via in una scia di luce, sempre più in alto nel cielo.
In un attimo, Liv saltò a cavallo della Comet e schizzò in aria al seguito della velocissima pallina dorata.
 




 

 *




 


 
«Cercatrice!? Quella perderà la pazienza dopo tre secondi di gioco!» commentò Sirius, incredulo.
Lily e Mary lo fulminarono con lo sguardo ed un moto di rabbia e fedeltà verso la loro amica le incendiò entrambe stirando ulteriormente la curva sulle labbra di Sirius.
«VAI, LIV!» gridò incoraggiante Lily, accompagnata dal sonoro applauso di Mary che dopo un po' si mise anche a fischiare.
 

 

 

*





Dopo un quarto d'ora buono di ricerca, schivando per un pelo l'ennesimo bolide che James aveva ordinato di lanciare per rendere il tutto il più reale possibile’, Liv adocchiò lo scintillìo del boccino a pochi metri di distanza dal secondo anello in fondo al campo. Strinse con forza il manico della scopa e scattò in avanti per raggiungerlo.
 «A quest’ora» le gridò James, da terra «Ned Stevens l’avrebbe acchiappato tre volte».
Se Potter credeva di metterle ansia nominando l’abile cercatore dei Tassorosso si sbagliava di grosso.
Accelerò ulteriormente e si appiattì sul manico di scopa, l’aria fredda a sferzare il viso e stirarle la lunga coda scura. Non poteva permettersi di sbagliare, non quell'anno. Virò a sinistra del terzo anello seguendo il movimento a zig zag del boccino, e quando quello fece per schizzare verso l'alto in una scia sgfuggente, allungò il braccio destro e tese allo stremo le dita della mano verso la pallina alata che pochi secondi dopo acciuffò, trattenendo il respiro.
Lily, Mary e parecchi ragazzi sul campo e sugli spalti esultarono. Peter si svegliò di soprassalto cadendo su Remus che lasciò perdere i Dissennatori e il libro.
«Black? Non parli più, adesso?» lo sbeffeggiò Lily applaudendo con forza, l'ampio sorriso fiero seminascosto dai ciuffi di capelli rossi svolazzanti al vento.
Quello di Sirius però non si abbassò di un millimetro, gli occhi grigi posati sulla lontana figura di Liv che scendeva di quota con le ali argentate sbatacchianti del boccino ai lati del pugno chiuso sul manico della scopa, per puntare il prato con due mani.
Lily perse tutta la sua aria sfidante alla vista della curva delle labbra di Sirius che sembrava addirittura fiero.
«Non credete sia troppo presto per cantare vittoria? Ci sono almeno altri dieci ragazzi in lista» si limitò a risponderle Sirius, sardonico, distendendo le lunghe gambe per stiracchiarsi pigramente.




 

 *






«Non male» si limitò a dire James, fingendo indifferenza, mentre una raggiante Liv gli consegnava il boccino catturato. «Ma ci hai messo troppo tempo. Deciderò quando avrò visto anche tutti gli altri» continuò con aria di sufficienza.
Liv si sedette sul prato, accarezzando la sua leale scopa, senza abbandonare lo sguardo battagliero rivolto a James.
I ragazzi e le ragazze dopo di lei fecero storcere parecchie volte le labbra del Capitano che subito si affrettava a cambiare espressione notando che gli occhi scuri di Liv ancora non lo lasciavano in pace.
«Non fa niente, Tom! Torna a terra!» urlò all’ultimo candidato dolorante che si teneva il braccio appena colpito da un bolide. Il ragazzo atterrò con difficoltà e a mani vuote.
James guardò di sottecchi Liv che sorrideva come non l’aveva mai vista fare.
«Passiamo ai due battitori... Harrison, comincia tu» annunciò, chiamando il suo ormai fidato compagno di squadra. Era decisamente stanco di vedere persone che sfioravano per un pelo la morte.
Dopo parecchi lividi, denti a terra e mazze che facevano voli da una parte all’altra del campo al posto dei bolidi, James si concentrò su Cacciatori e Portiere improvvisando una partitella.
 



 

*




 
«Questa volta Liv ce la fa davvero!» fece emozionata Mary scuotendo per un braccio Lily che annuì, sinceramente felice.
«Dobbiamo festeggiare, Mary» affermò, allegra.
«Piume di Zucchero e chiacchiere in pigiama?» commentò Sirius dando una gomitatina a Remus che sollevò gli occhi dal libro con un mezzo sorrisino divertito. «Rispettando l’orario della nanna, ovviamente! Non sia mai!»
«Sei fuori strada, Black» lo zittì Mary, fulminando entrambi. Remus abbassò di nuovo lo sguardo sulle pagine, i denti a mangiucchiare l'interno di una guancia.
«Sì, in effetti è troppo trasgressivo per voi. Allora dico...» riprovò Sirius, ancora più esilarato «Una tazza di tè e la Evans che legge ad alta voce i suoi chilometrici appunti per ripassare la lezione che nemmeno abbiamo ancora fatto»
«Quello è Remus» bofonchiò nel sonno Peter facendo assottigliare in modo assassino gli occhi del citato Remus.
«Non sei fuori strada, Black, sei proprio caduto dal burrone» lo rimbeccò Lily.
 



 


 *

 




Sull'erba, James aveva preso le sue decisioni. Dopo essersi accertato che un portiere non vedesse più doppio a seguito di un ultimo colpo di Pluffa in testa, era pronto a rivelare i giocatori della nuova Squadra di Grifondoro.
Non poteva sbagliare, quello era il suo ultimo anno e la Coppa doveva per forza essere sua e della McGranitt che gliel'aveva detto senza giri di parole per tutta la settimana.
«Dunque» cominciò, più serio del solito. «I battitori: Il mio Harrison rimane».
Brian Harrison, il muscoloso e alto ragazzo dalla pelle scura del sesto anno, non sembrava affatto sorpreso e raggiunse James battendogli un cinque con un enorme e soddisfatto sorriso.
«Il secondo sarà George Carter» annunciò facendo spalancare di sorpresa gli occhi scuri del ragazzo del quarto anno magrissimo ma alto. «Se prometti di migliorare la mira, però» aggiunse James rimpiangendo il suo vecchio battitore diplomato l’anno precedente.
Michael Cooper, il ragazzo biondo che a colazione una settimana prima aveva calorosamente espresso la sua intenzione di partecipare ai provini, era diventato il nuovo Portiere.
Alan Morgan, altro fidato di James, si riconfermò Cacciatore e Daisy Smith, la ragazzina con le trecce castane del terzo anno, si era distinta in campo per i tiri precisi e la prontezza nei passaggi. James non potè fare altro che nominarla terza Cacciatrice.
Aveva lasciato per ultimo il ruolo del Cercatore. Liv sapeva benissimo perchè, ma non gliela diede vinta e continuò a fissarlo con sfida senza cedere al nervosismo.
«E per ultimo, ultimo non per importanza... » esordì James lanciando uno sguardo pungente in direzione di Liv. «Il Cercatore. Colui che deve possedere pazienza, velocità, resistenza, sangue freddo, agilità, vista acuta, coraggio, abilità nello schivare i bolidi...».
Liv sospirò forte. Da quando James Testa di Troll conosceva tutte quelle parole?
Era il secondo essere umano al mondo ad essere così fastidioso ed irritante, dopo il suo amico del cuore Black.

Più fastidiosi dei folletti della Cornovaglia, più infestanti degli gnomi in giardino e più...
«McAdams? Mi hai sentito!? Sei la nuova Cercatrice» biasicò James indicandola con un cenno svogliato del braccio.
Sentendo il suo cognome tra tutto quel ‘bla bla’ Liv parve illuminarsi. Dagli spalti, Mary e Lily saltarono in piedi urlando di gioia.
«Beh, complimenti a Liv. Finalmente ce l’ha fatta» commentò Remus pacifico, richiudendo il libro.
«Avrà di sicuro giocato la sua carta del Fammi diventare Cercatrice e io ti combino un incontro con Lily’. Quest'estate me l’ha detto chiaro e tondo» buttò lì Sirius saltando con nonchalance giù dalla panca per raggiungere James in campo.

«Liv non farebbe mai una cosa del genere» ribattè Lily in una mezza risata. Sirius non rispose, continuando ad avanzare sugli spalti prima di sparire di sotto, sulle scale in legno della tribuna. «Mi hai sentito?!» gli gridò dietro Lily, ma lui aveva già le scarpe sull'erba verde del campo.
«Complimenti, Olivia» esordì Sirius avanzando a lunghe falcate verso di lei. Gli si strinse il cuore al vedere il suo viso femminile, di solito contratto in espressioni corrucciate, in quel momento invece radioso e rilassato con il caldo marrone scuro dei grandi occhi più chiaro al sole; appariva molto più delicato e morbido, la forma a cuore libera di mostrare tutta la sua dolcezza che lui invece aveva sempre scorto, anche nei momenti in cui Liv s'imbronciava col mondo.
Durò pochissimo, perché il tono per niente sarcastico ed addirittura sinceramente compiaciuto con cui Sirius si era rivolto a lei suonò troppo sospetto alle orecchie di Liv.
«Evita di fare il falso, Black» ribatté cominciando a dirigersi verso l’uscita del campo. Sirius scosse brevemente la testa, guardandola ridente prima di raggiungere James.
Liv, appena fuori dal campo, venne travolta da due abbracci festosi che le fecero cadere a terra la scopa.

«Donne di poca fede» disse scherzosa tra un ammasso di capelli rossi e biondi.

«Non hai venduto Lily a Potter, giusto?»

«Cosa dici, Mary?»

«Black ha blaterato che questa estate gli hai detto che avresti chiesto a Potter di farti entrare in squadra in cambio di un appuntamento con me»

«Sei fuori, Lily?» rispose sconcertata Liv sciogliendo l'abbraccio di gruppo ed accorgendosi così che i volti delle sue due migliori amiche erano semplicemente divertiti.

«Sapete che non lo farei mai, stavo scherzando con Black quest’estate»

«Lo sappiamo» scoppiò a ridere Lily dandole una gomitata giocosa prima di farle recuperare la scopa da terra e cominciare a marciare su per il ripido sentiero che portava al castello.
La risalita fu piacevole per la tiepida brezza e il sole alto, almeno fino a quando una voce lugubre non le fermò.
Riconoscendo benissimo quel timbro e come suonava ogni volta che faceva vibrare il suo nome nell'aria, Lily non si girò e riprese a camminare con passo più svelto.
Piton rimase immobile sull'erba, cercando di evitare lo sguardo di Liv che si era voltata verso di lui risalendo il pendio all'indietro per guardare le spalle alle sue due amiche; lo fissò duramente fino a quando il Serpeverde non si allontanò nella direzione opposta.
 
 

 

 

*

 
 
 
 
 

«Lily»
«No, davvero. Va tutto bene, Liv».
Liv si sedette sul suo letto a baldacchino, strofinandosi i capelli appena lavati con il caldo asciugamano afferrato dalla stufa al centro del loro dormitorio.
Erano appena tornate dalla Sala Grande dopo una ricca cena che Lily quasi non aveva nemmeno toccato.
Liv sapeva benissimo il perchè di quell’umore e avrebbe volentieri raggiunto i sotterranei per andare a strozzare Piton a mani nude.
Attese in silenzio l’abituale sfogo dell’amica, continuando ad osservandola tirare fuori tutti i suoi indumenti dal baule ai piedi del letto per ripiegarli con cura dando il via al suo vizio di disfare l’armadio e rimetterlo in ordine come per rimettere a posto le idee.
«Voglio dire» riprese Lily afferrando una maglia dal mucchio di stoffa sul letto. «Fa ancora male anche se è passato un anno. Normale, no?»
«Normalissimo» rispose prontamente Liv facendosi un turbante in testa per coprire i capelli umidi.
«Ma è imperdonabile» continuò Lily gelida, ripiegando l’indumento senza vederlo realmente. «Verme» si lasciò sfuggire in tono disgustato.
Liv sapeva che Lily ci aveva già messo l'intera Stonehenge sopra, ma sapeva anche che continuava a starci male nonostante tutto. E quella roba sul letto non era altro che l'ennesima dimostrazione.
«Ragazze» esordì Mary affacciandosi dalla porta. Lily mollò la montagna di roba da piegare per guardarla con aria rassegnata.
«Potter sta gonfiando il suo ego facendo il solito stupido discorso alla Casa per presentare la nuova squadra?» chiese, già sapendo la risposta.
Mary annuì. «Manca la Cercatrice» aggiunse sorridendo radiosa a Liv che però sbuffò.
«Che stupido vizio...» sospirò, per niente desiderosa di mettersi al centro dell'attenzione. «Digli che non ho voglia di scend...»
«MCADAMS A RAPPORTO! SONO IL TUO CAPITANO! SCENDI IMMEDIATAMENTE!». La squillante e autoritaria voce di James arrivò chiara dalla Sala Comune.
Improvvisamente, Liv si rese conto con rammarico del grande 'contro' che l'essere in squadra le aveva regalato.
Appena mise piede nella rotonda e affollata Sala rossa e oro le facce stranite di tutti le ricordarono che in testa aveva ancora l’asciugamano.
«Ed ecco la Cercatrice» annunciò James con espressione perplessa. «Magari senza quel coso in testa potresti dare un’aria più incoraggiante e rassicurante, McAdams» aggiunse seguendo Liv che con tranquillità raggiungeva la squadra messa in fila dietro di lui.
«Come stavo dicendo» riprese James, riacquistando tutta la sua verve davanti al suo attento pubblico. «Quest’anno non avremo niente da temere! I Serpeverde li rimanderemo strisciando nel loro dormitorio; i Corvonero li faremo volare direttamente nella loro torre e i Tassorosso si daranno al giardinaggio dopo che noi li avremo stracciati».
Un forte ed eccitato applauso misto ad esclamazioni di approvazione esplose nella calda Sala Comune. Per poco Liv non fu colpita dalle braccia di Peter che esultava, saltellando con gli occhi chiari brillanti rivolti verso James.
«Sei pessimo, Potter» commentò divertita Lily sedendosi sulla poltrona più vicina al camino acceso per cominciare uno dei quattro temi di Trasfigurazione insieme a Mary.
«Hai finito, ‘oratore’? Dovrei asciugarmi i capelli» s’intromise Liv, scocciata.
«Vai pure, McAdams» rispose James mentre ognuno ritornava alle proprie faccende. «Se ti ammali e non guarisci per il primo allenamento di mercoledì sera ti affatturo» la minacciò, dirigendosi con Peter al seguito verso Remus e Sirius, chini su una grande pergamena aperta sopra il tavolo sotto ad una finestra.
«No, Lunastorta... lì non c’era quella curva»
«Mi lasci fare, Sirius? Non toccare. E la curva c’era eccome» ribattè Remus continuando a tracciare la precisa linea sulla Mappa.
«Guarda caso le zone del castello meglio disegnate sono le mie» mormorò lui con sorrisino sicuro, dondolando in bilico sulle due gambe posteriori della sedia in legno su cui era scompostamente seduto.
«Ancora un passo, Pete, e quelle ragazze sedute là in fondo ti Schianteranno perche stai 'oscurando la visuale'» rise James facendo sbucare il boccino d’oro dalla tasca della felpa.
Peter si guardò alle spalle, notando un gruppetto di ragazze dall’altra parte della stanza, tutte intente ad osservare Sirius.
«Se Remus non mi fa disegnare almeno l’uscita del tunnel, vado a farmi un giretto al lago con quella bionda a destra che sta sorridendo»
«Vai pure, Felpato, buon divertimento» fece Remus restando concentrato sul suo disegno ordinato.
 



 

 *

 


«É imbarazzante il silenzio che si viene a creare quando io e Remus ci incrociamo. Ieri pomeriggio siamo andati in due a confiscare un Frisbee Zannuto a Johnson, senza nemmeno accorgercene, e lui è letteralmente scappato» stava dicendo Mary con lo sguardo pensieroso sulle disordinate onde castane dei capelli che Liv, rovesciando la testa in giù, si stava asciugando con la bacchetta.
«Sembra abbia quasi paura di parlare. Spero proprio non pensi che voglia provarci di nuovo con lui. Sono passati due anni! Insomma... non posso mica forzarlo, l’ho capito» continuò, preoccupata.
Lily fece un mezzo sorriso indecifrabile, intingendo la sua piuma nell’inchiostro. «Remus è fatto così, Mary. Certo che ci pensa, e non vuole ferirti» rivelò pacatamente sollevando lo sguardo accigliato verso il boccino d’oro che aveva cominciato a svolazzare sopra le loro poltrone.
«Mi ha già ferito, Lily, anche se involontariamente, certo» sussurrò Mary riportando gli occhi sulla sua pergamena per nascondere le guance rosate. «Ma è acqua passata» si affrettò ad aggiungere scrollandosi la spettinata frangetta bionda.
Liv risollevò la testa e la cascata di capelli scuri le nascose per metà il viso rosso dal calore del fuoco, seguiti da lontano nel loro sinuoso movimento dallo sguardo grigio di Sirius così intenso da accorgersi in ritardo d'essere intercettato da quello di Mary, piuttosto accigliato e perplesso. Appena Sirius la notò, spostò subito la sua attenzione altrove.
«Eppure sembrava leggermente interessato a te, chissà perchè ha rifiutato» disse Liv, ignara di quegli sguardi, scacciando via con un gesto della mano il boccino che sfrecciava davanti a loro come una noiosissima mosca.
«Se ci pensate, non l’abbiamo mai visto uscire con una ragazza» continuò, pensierosa. «Forse gli piacciono i ragazzi e ha paura di essere giudicato» espose la sua opinione a bassa voce, pacata.
Lily sospirò piano appoggiando la punta della piuma sulla pergamena che, per colpa della pallina che continuava a sbattere le ali brillanti sempre più vicino ai loro visi, presto si macchiò d’inchiostro.
«Secondo me, la malattia che dice di avere lo mette a disag...» cominciò a riflettere Mary prima di essere interrotta dalla voce piuttosto alta ed infastidita di Lily.
«POTTER! VUOI FARCI LA CORTESIA DI FAR SPARIRE QUESTO DANNATO BOCCINO!?».
James rise in risposta, sollevando un braccio per salutarla.
«Ciao anche a te, Evans!».
La pergamena si accartocciò tra le sottili dita di Lily mentre la piccola sfera dorata girava attorno alla sua testa rossa.
«McAdams, prendila! Su! Prendila!» la incitò James divertito.
«Sono la tua Cercatrice, Potter, non il tuo stupido cane» fece lei fulminandolo con lo sguardo.
«Attenta a come parli dei cani, Olivia!» s’inserì Sirius, sbattendo a terra tutte e quattro le gambe della sedia.
Remus sospirò, cancellando il tratto tremolante di matita che Sirius, senza nemmeno accorgersene, gli aveva fatto fare mentre si era alzato dal posto con la delicatezza di un Gigante. 
Ma con Sirius che aveva raggiunto Liv e le altre, Remus adesso poteva continuare con la mappa senza essere disturbato.
La pallida luce della luna quasi piena che filtrava dalla finestra vicina però non gli stava proprio indifferente.
Sentendo un lungo e spiacevole brivido corrergli lungo la schiena, restò a fissare quella luminosa sfera quasi perfetta, immobile nel cielo stellato.
L’angoscia che cresceva sempre più si fermò soltanto quando James richiuse la pesante tenda rossa, lanciandogli un piccolo sorriso rassicurante.
«Non pensarci, Lunasorta. Fai il bravo» scherzò, prima di raggiungere Sirius alle poltrone delle ragazze.
Remus si lasciò andare ad un sorriso rilassato, tornando a concentrarsi sulla mappa con Peter mezzo sdraiato sopra al tavolo che rideva con il viso poggiato comodamente sui palmi delle mani e gli occhi celesti posati su Sirius e James, diventati i giullari del dormitorio come tutte le sere.





Note:


*“Dicono che è malato” Lily a proposito di Remus quando Piton le dice “Ha qualcosa di strano”.

H.P. e I Doni della Morte, pag. 619


 






   
 
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