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Autore: Regina_di_picche    26/11/2015    2 recensioni
Precedentemente pubblicata come "Ice eyes" riscritta e ripubblicata, con le mie più sentite scuse per i lettori.
Yukiko è un'avventuriera, che ha dovuto lasciar congelare il proprio cuore per portare a termine la missione tramandatagli da quella famiglia che a quindici anni l'ha costretta a partire alla ricerca dello Shido.
Questa è la storia di come abbia riscoperto i valori dell'amicizia, della famiglia e dell'amore. Tutto grazie ad uno "stupido pirata ladro" e ad una ciurma di pirati incredibili.
Tutto raccontato con un mix di romanticismo, avventura e comicità, senza dimenticare i momenti drammatici.
(Spoiler degli avvenimenti di Marineford)
Dal 3° capitolo:
-Sono venuta per riprendermi la mappa che lui- disse indicando Ace -mi ha rubato!-
-Io non ti ho rubato proprio niente! Ti ho lasciato del denaro in cambio.-
-E in che modo ti era sembrato che io fossi d'accordo?-
-Non hai opposto resistenza- il sorriso strafottente che il moro aveva mostrato, si spense subito all'occhiata omicida che Yukiko gli aveva lanciato.
-Come avrei potuto? Mi hai gettato in mare!-
-Non è stata colpa mia! Sei inciampata!-
-Per liberarmi dalla tua stretta! E poi avresti potuto aiutarmi. Quale uomo non aiuterebbe una donna in difficoltà?!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Satch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oscurità e Luce
 
 

 
Il dolore alla testa fu la prima cosa che sentì.
La seconda fu la percezione di corde intorno a polsi e caviglie.
 Poi, lentamente, prese coscienza di trovarsi su una barca, all’aperto e di notte.

Sbatté le palpebre più volte, notando accanto a lei Hino, legata e imbavagliata che la guardava con occhi terrorizzati. Il suo sguardo si spostò verso l’unica fonte di luce, una lanterna che disegnava la sagoma di un omone, che Yukiko riconobbe a fatica come membro della ciurma di Ace.
A fatica si accorse di avere la bocca libera da bavagli e non perse tempo per aggredire il loro rapitore.

-Razza di schifoso bastardo, cosa vuoi da noi? Riportaci sulla nave o sarà peggio per te. Ace sarà furioso per il tuo tradimento!-

-Mocciosa, credi che il ragazzino mi faccia paura? No e nemmeno tu, quindi zitta e ascolta: non sono un mostro, ho un’offerta da proporti.-

Il volto dell’uomo si aprì in un sorriso più nero che bianco, e Yukiko fece una smorfia disgustata.

-Innanzitutto io sono Marshall D. Teach, ci siamo già conosciuti quindi non perdo tempo-

Alla ragazza tornò in mente l’esperienza in cucina, e non riuscì a capacitarsi di come quel pirata bonario che scherzava con Satch fosse lo stesso uomo che aveva rapito lei e Hino, per un motivo che ancora non le era chiaro.

 -L’offerta è questa: tu fai stare buono il Re del mare per un po’ così io arrivo sull’isola- Yukiko stava per replicare, quando uno scintillio nello sguardo porcino di Teach la fece ammutolire.
-Non interrompere, è maleducazione, non ti hanno insegnato nulla, principessina? Dunque, dicevo… ah giusto! Tu metti a nanna il Re e io in cambio non sgozzo la tua amichetta. Mi sembra equo, no?-

Yukiko represse l’istinto di sputargli per lanciare uno sguardo all’amica, che le faceva cenno disperato di rifiutare.

-Idiota anche volendo non potrei addormentare nessuno, come pensi che possa farlo? Ciò che serve è sulla nave e non credo tu possa tornarci.-
-Tranquilla, non è necessario- Teach estrasse da una borsa il suo sottile flauto argentato, di fronte al quale la ragazza spalancò lo sguardo
–Credi che non avessi studiato ogni tua mossa, ogni dettaglio utile per arrivare al tesoro? Stupida!-
-Non ha senso ciò che stai facendo, avresti potuto dividerti il tesoro con gli altri, anche volendo non potrai mai portarlo via tutto!-
-Ma non mi interessa tutto, solo che dubito mi avrebbero fatto tenere ciò che desidero, soprattutto considerando cosa potrò fare. Finalmente arriverà il mio momento. Ed ora mocciosa, suona, se non vuoi che la tua amichetta faccia una brutta fine. Alla fine vi lascerò andare, te lo assicuro.-

Yukiko fissò il flauto che le veniva offerto, poi l’amica con le lacrime agli occhi.

-Non posso suonare con i polsi legati.-
-Mi sembra giusto.-

Il pirata lasciò un istante i remi per strattonare bruscamente la ragazza e recidere le corde che le stringevano i polsi. Subito Yukiko tentò di approfittarne, ma il terreno instabile della barca, la confusine dovuta alla botta e la stazza dell’uomo mandarono a monte il suo tentativo di strappargli il coltello dalle mani e tutto ciò che riuscì ad ottenere, fu di ferirlo di striscio.
 Adirato, Teach le conficcò la lama in una coscia, facendola crollare con un ceffone.

-Non credere di potermi fregare, ti ho detto di suonare, o il prossimo sangue che assaggerà il mio pugnale sarà quello della tua amica.-

A malincuore Yukiko si mise seduta, tenendosi la gamba, in fondo non poteva rischiare la vita di Hino per un tesoro. Teach aveva detto che era interessato ad un solo oggetto, gli avrebbe permesso di prenderlo, poi lei avrebbe preso la pietra e insieme ad Hino sarebbero tornate da Ace, lasciando il pirata sull’isola, che senza il flauto non poteva essere abbandonata. Dopo avrebbero deciso come occuparsi di lui.
  Il contatto del freddo argento contro i suoi polpastrelli in un altro momento l’avrebbe fatta sorridere, ora anche quella passione era stata sporcata.
Riportando le note alla mente poggiò le labbra al flauto traverso, concentrandosi sulla melodia che fluì pregna di dolore e rabbia intorno alla barca, per centinaia di metri.

 Ci volle molto, prima che giungessero in vista dell’isola e quando attraccarono era l’alba; le ragazze erano state legate per i polsi a due corde, con cui Teach le costrinse a seguirlo. Yukiko, era ancora ferita, e ormai un’intera gamba era coperta da sangue rappreso, che destava la preoccupazione di Hino.

-Teach! Devo almeno fasciarle la gamba, morirà dissanguata! Da morta non potrà esserti di alcun aiuto.-

A quest’ultima affermazione il pirata si convinse a dare la possibilità ad Hino di fasciare la coscia di Yukiko, sempre più pallida e priva di forze.
Questo però non fermò l'uomo, che le costrinse ad una marcia lunga un’ora per arrivare all’ingresso della caverna dove era custodito il tesoro.

-Sai mocciosa, sono felice che tu abbia tradotto questo per me, si sta rivelando decisamente utile.-

Nel momento in cui il pirata si voltò a mostrare il libricino, su cui Yukiko aveva tradotto il diario di Wood, una lama gli affondò nel braccio destro, facendogli perdere la presa sul diario.
Dalla radura apparve Satch, che, spada alla mano, si apprestava ad affrontare Teach.
Un affondo del biondo andato a buon segno, diede la speranza alle due, insieme alla notizia che stava arrivando anche il resto della ciurma.
Hino fece per fuggire, ma la ferita di Yukiko era troppo profonda perché riuscisse a correre e dopo poco cadde a terra.

-Vai avanti tu, corri ad indicare agli altri la via, io tornerò con Satch, te lo prometto. Prendi il diario, almeno saprai come tornare.-

Hino rimase qualche istante indecisa, spostando lo sguardo dall’amica al combattimento, in cui Satch sembrava avere la meglio, e alla fine si decise. Afferrò il quaderno e corse con tutte le proprie forze verso la spiaggia.

   Yukiko fece il possibile per alzarsi e dare una mano a Satch, che sembrava sempre più in difficoltà, ma nemmeno qualche passo dopo la scena che si svolse davanti ai suoi occhi la lasciò pietrificata.
Teach, nonostante la sua massa, schivò l’ennesimo fendente di Satch, che venne sbilanciato in avanti, offrendo all’avversario la propria schiena, che venne prontamente trafitta dalla lama di Teach.
  Il pirata cuoco, cadde in ginocchio mentre la lama veniva estratta dando via libera a fiotti copiosi di sangue.
A riscuotere la ragazza fu l’assassino, che con un calcio e una risata roca si mise a guardare il corpo esanime di Satch che giaceva di fronte all’ingresso della grotta, bagnando tutto di sangue.

-Thò! Mocciosa è il tuo giorno fortunato, credevo di dover sgozzare te o la tua amichetta, per far aprire la porta, invece questo dovrebbe bastare.  Anche se un po’ mi dispiace, mi era simpatico...-

Mentre parlava, con finto tono dispiaciuto, il sangue di Satch veniva convogliato da solchi nel terreno, verso due fori. Yukiko sapeva che presto la porta si sarebbe aperta, aveva dimenticato del tappeto di sangue necessario ad aprire l’ingresso. Wood usava animali per aprirla e aveva creduto lo avrebbe fatto anche Teach.
Si sbagliava.

Mentre l’ingresso si apriva lentamente, il pirata si guardò attorno soddisfatto, per poi afferrare Yukiko per un braccio e trascinarla con se.

-Scommetto che il diario se l’è preso quella zoccoletta della tua amica, quindi ora tu vieni con me e mi indichi la via, altrimenti la morte sarà un sollievo di fronte al tuo dolore.

La ragazza rabbrividì, era troppo debole, troppo dolorante per opporsi e fare la coraggiosa.
Camminarono a lungo per corridoi e cunicoli illuminati solamente da una delle torce accese dal pirata. Yukiko conosceva la strada ed aveva già deciso che non importava quale fosse l’oggetto dei desideri dell’uomo, lei gli avrebbe fatto incontrare solo la morte in quei cunicoli.
  Dopo minuti che sembrarono ore, finalmente sentì un rumore che le diede la conferma di aver imboccato la via giusta. Poco dopo infatti, un’enorme verme della terra venne allo scoperto aggredendo i due. Yukiko si buttò di lato, desiderando se non di sopravvivere, almeno di morire dopo il moro. Il verme a quanto pareva, era più interessato a Teach che a lei, e dunque fu l’uomo che inseguì.

La ragazza stette sdraiata immobile, priva di forze. Sospirando gettò uno sguardo alla benda sulla coscia, ormai zuppa di sangue. Ipotizzò che per trascinarla con sé Teach doveva essersi sporcato del suo sangue e che il verme aveva percepito lei come morta, data la temperatura corporea decisamente bassa e Teach vivo.
Decise che avrebbe aspettato il verme lì, dove le sue sofferenze avrebbero finalmente avuto fine, aspettò alcuni minuti, poi cominciò a chiedersi se non fosse il caso di mettere da sola fine alla propria vita.
Sola, al buio e al freddo, dolorante in ogni punto, stava valutando con cosa avrebbe potuto mettere fine alla propria vita prima che ci potessero pensare il verme o l’emorragia; quando all’improvviso un volto familiare comparve nel buio; le parve di sentire persino la sua voce rimproverarla, e allora si prese a schiaffi.
Che idiota era stata!
Lasciarsi morire, come le saltava in mente?
Aveva dei doveri: verso il suo popolo per la pietra; ma soprattutto verso Ace e verso se stessa per quella felicità sempre più vicina.
Pensando al volto del moro e alla sua voce calda fece il possibile per ignorare il dolore alla gamba e alle braccia, coperte di graffi e lividi per la caduta e le varie botte e con il più grande sforzo mai fatto in vita sua Yukiko riuscì a mettersi in piedi e a trascinarsi lungo i cunicoli.
Sapeva che per trovare la stanza del tesoro, tutto ciò che doveva fare era scendere sempre e che, quando più strade scendevano, avrebbe dovuto prendere sempre la galleria più a sinistra.
 Fu faticoso, frustrante e doloroso, più di qualunque altra cosa avesse mai fatto; eppure dopo quasi un’ora che vagava, finalmente sbucò in una sala, stranamente illuminata. Non ebbe il tempo di stupirsi per esserci riuscita, che una risata fin troppo odiata la fece trasalire.
Quanto più silenziosamente possibile la ragazza si fece avanti nella sala, ricca di tesori fino al soffitto, e nascosta dietro ad un enorme baule, poté adocchiare prima la luminosa pietra delle sue ricerche e subito dopo Teach che le dava le spalle, troppo concentrato su qualcosa.
Yukiko si guadò di nuovo attorno alla ricerca di un’arma e afferrando una lunga sciabola ingioiellata si fece sempre più vicina all’imponente figura del pirata, che nel frattempo pareva discutere da solo.

-Finalmente l’era di Barbanera può avere inizio! Questo è il primo passo, dopo di ché tutto ciò che mi serve è la testa del vecchio Barbabianca e sarò pronto per diventare Re dei pirati. Nulla può fermarmi!-

Il fendente di Yukiko affondò nel fianco del pirata che si voltò scaraventandola contro un mucchio di bauli.
Teach si tolse con un urlo la lama dal fianco, mostrando alla ragazza ciò che teneva in mano, lasciandola inorridita.
Durante i suoi studi aveva approfondito l’argomento frutti del diavolo, abbastanza da sapere che quello fra le mani del pirata era il frutto Dark Dark.
Non gli avrebbe permesso di mangiarlo.

Si finse svenuta agli occhi del pirata, che date le sue condizioni non faticò a crederci, e tornò a concentrarsi sul frutto.
La bramosia nel suo sguardo chiariva che indubbiamente aveva cercato a lungo quel frutto e fu grazie a quell’attenzione morbosa che Yukiko poté saltare e strapparlo dalle sue mani. Scivolando su un mucchio d’oro, riuscì a rimettersi in piedi a fatica; Teach le era dietro, e lei non sapeva che fare: doveva distruggere il frutto.

Cercando un modo per farlo continuò a scappare dal pirata, che per fortuna non riusciva a raggiungerla, e quando si accorse dell’enorme braciere, su una pila di gioielli, ringraziò il cielo. Non avrebbe retto la corsa ancora a lungo e l’idea di mangiare il frutto, diveniva ogni secondo la scelta migliore, perciò afferrò un paio di torce, pregando che non si spegnessero e le gettò nel braciere, che doveva avere almeno tre metri di diametro. Pregando che le fiamme prendessero si arrampicò su una pila di casse, poco lontane dal braciere.

-Mocciosa ridammi quel frutto, ti assicuro che se lo farai non ti accadrà nulla, potrai tornartene dal tuo ragazzo e vivere felice. Non è ciò che
desideri? Avere finalmente un posto da chiamare casa, dove sentirti amata e tutte quelle stupidaggini. Tutto ciò che devi fare è darmi quel frutto.-

Yukiko gli lanciò uno sguardo, il pirata sembrava tranquillo, anche se muoveva convulsamente la mano destra. La ragazza tentennò un secondo, poi cominciò a calarsi giù dalle casse.

-Brava mocciosa, dai qua. Tra poco arriveranno i tuoi amichetti e ve ne andrete tranquilli. Nessun problema, no? No! Non lo fare!-

A metà discesa Yukiko si era lanciata in avanti gettando il frutto nel braciere in fiamme, subito dopo Teach aveva seguito il frutto, urlando di dolore.
Stremata e soddisfatta Yukiko sorrise di fronte alle urla di dolore tra le fiamme del braciere; lentamente quei lamenti d’agonia si affievolirono: ce l’aveva fatta, aveva distrutto il frutto e forse anche Teach.
Sospirò e chiuse gli occhi, sperando che i suoi compagni facessero in tempo.

All’improvviso una luce attirò la sua attenzione e grazie alle fiamme riuscì a farsi strada tra i tesori fino ad un piedistallo su cui risplendeva l’oggetto di anni di ricerca.
Lo prese quasi con riverenza, accarezzandone la superficie che risplendeva di mille sfumature; non avrebbe mai creduto che fosse tanto splendida.
Sentendo dei rumori, credette che fossero arrivati i propri compagni e si avviò verso il braciere, ma all’improvviso l’aria cominciò a farsi pesante, la pietra le sfuggì di mano, mentre veniva avvolta da un silenzio opprimente e da una dolorosa sensazione di compressione.

Si sentì annullata, compressa e schiacciata.
Per un’istante non ci fu semplicemente niente.
Poi tutto fu sofferenza.
Davanti a lei Teach rideva vittorioso, un’aura nera a circondarlo.

Aveva mangiato il frutto e l’aveva usato su di lei.

L’ultima immagine che riuscì a vedere fu quella dell’uomo che le calciava il Dono poco lontano, schernendola prima di andarsene.
Istintivamente Yukiko allungò la mano verso la pietra, senza però riuscire a toccarla.
Sola e sfinita si concesse per la prima volta, di piangere con tutta l’anima: era finita.
Aveva avuto la felicità così a portata di mano che vi aveva creduto. Non era nemmeno riuscita a proteggere coloro che le avevano dato la possibilità di essere felice. Anzi, ora Barbanera possedeva uno dei frutti più terribili e lo avrebbe usato sicuramente contro Barbabianca e i suoi uomini.
Fissò ancora un po’ il soffitto della grotta, poi decise che non voleva finire in quel modo; in fondo i problemi dei vivi ormai non potevano toccarla.
 Voleva pensare a quegli ultimi mesi, alla sua nuova famiglia e a ciò che la rendeva felice. Chiuse gli occhi ma al posto del buio che si aspettava, si vide inondata di una luce calda e accogliente. Un parte di lei sapeva che erano le fiamme del braciere, ma in quel momento voleva solo credere che fosse la luce di tutti quei bei ricordi che aveva collezionato.

Pensò ad Hino, quella ragazza così stravagante eppure incredibilmente in sintonia con lei, che era diventata la sua prima amica. Le vennero in mente gli occhi chiari di Marco, che all’inizio l’avevano colpita e intimorita, ma in cui poi aveva saputo vedere molto di se stessa, trovando una persona fantastica. Non avrebbe potuto sperare in nulla di meglio per Hino.
Ripensò a tutte le torte che Satch le aveva fatto assaggiare in quel viaggio, sicuramente la stessa cosa sarebbe toccata a Marco ed Hino. No. La colpì con dolorosa forza l’immagine del biondo steso a terra, morto. Satch, lo stesso pirata che fin da quando l’aveva catturata era stato lì a sostenerla e a divertirla, ora giaceva senza vita all’ingresso della caverna
  Si chiese se Barbabianca l’avrebbe perdonata per non aver mantenuto la promessa di proteggere i suoi figli.
Pensò a Barbabianca… suo padre, l’uomo che per la prima volta da quando era nata le aveva dato l’opportunità di avere una famiglia; di sentirsi al sicuro, un po’ amata, un po’ importante, indipendentemente da ciò che avrebbe fatto.
Avrebbe voluto dire di sì mille volte alla sua proposta, non avrebbe voluto altro che continuare a vivere con loro, finalmente libera, avrebbe voluto accettare di persona, ringraziarlo e chiamarlo padre ed essere sua figlia.

Le dispiacque molto non poterlo fare era da maleducati, morire senza nemmeno un grazie, il suo padre biologico avrebbe affermato che morire in quelle condizioni non era regale.
Ma lei non era più una principessa, lei era un’avventuriera destinata a fermare quella tremenda tradizione.
Anzi, lei era una pirata, una pirata che aveva creduto di poter passare la vita accanto ad Ace, al suo stupido sorriso, potendo specchiarsi tutti i giorni in quei pozzi neri che tanto l’affascinavano. Lei era una pirata che aveva sperato di potersi rifugiare ogni notte nel calore delle braccia del suo fiammifero preferito, di potersi svegliare con il sapore delle sue labbra.

 Si chiese quanto tempo mancasse alla fine, non che sapesse quanto ne fosse trascorso, ma le sembrava parecchio.

All’improvviso, senza un perché, un pensiero le sfiorò la mente e l’accese.
Si diede della sciocca e le venne voglia di ridere per non averlo capito prima: lei non era né una figlia, men ché meno una principessa, non era nemmeno un’avventuriera o una pirata. Non si spiegava come potesse esserle venuto in mente solo allora.

Era la Yukiko della sua isola, una donna forte e coraggiosa.
Era la Yu di Hino, una ragazza intrepida e un po’ strana.
Lei era semplicemente la Yuki-Chan di Ace, la parte più vera di Yukiko.

Lei era tutto questo e anche di più. In fondo era solo se stessa: un puzzle complesso di cui nemmeno lei avrebbe mai avuto tutti i pezzi.

Finalmente sentì che anche gli ultimi residui di dolore cominciavano a svanire, insieme alla razionalità. Presto la sua mente divenne un garbuglio di immagini e suoni, in cui predominava il volto sfocato di Ace, quel ragazzo che aveva fatto crollare ogni sua barrira portando la propria luce nel mondo della ragazza, spingendola ad amare e facendola sentire amata.
“Non potremo vedere il tramonto sulla collina del sole, che peccato.”
Prima che l’oblio l’avvolgesse le parve addirittura di sentire la voce del ragazzo urlare il suo nome.
Sorrise.
Pensò di amarlo molto.

Poi il suo mondo pieno di luce fu inghiottito dall'oscurità.



























Angolo di Picche
Heilà! 
Visto che il prossimo capitolo sarà l'epilogo, e che non voglio scrivere nulla lì, vi rubo qualche riga qui per dire un paio di cosette.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto purtroppo, non sono riuscita a dare un giudizio abbastanza obbiettivo su come sia effettivamente scritto, e perciò mi auguro che sia per lo meno decente.
Detto ciò voglio ringraziare davvero di cuore chi ha letto tutta la storia, che è già un bell'impegno, un grazie a chi l'ha seguita e a chi l'ha messa tra preferite o ricordate; e ovviamente un grazie speciale a coloro che hanno recensito, so contro quanta pigrizia bisogni combattere, per cui lo apprezzo molto.
E niente, tutto qua, spero che abbiate apprezzato la storia e che vi abbia strappato almeno qualche sorriso, e che insomma sia valsa la pena arrivare fin qui.
Grazie mille :)
  
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