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Autore: SiriusJames    27/11/2015    1 recensioni
Tratto dal prologo:
Due ragazze…diverse, ma destinate ad incontrarsi. Percorreranno un cammino tortuoso, fatto di amori, delusioni e una forte amicizia.
[Sirius Black\Nuovo personaggio, Remus Lupin\Nuovo personaggio. Con accenni alla James\Lily.]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Silvia si alzò di buon ora quel giorno, cosa che non aveva mai fatto durante tutti i giorni di vacanza, era davvero una gran dormigliona. Così facendo sua madre non li avrebbe urlato contro di alzarsi fino all’estremo. In fretta scese le scale di casa per dirigersi al pian terreno e corse fino alla cucina, lì trovò suo padre a fare colazione e intento a leggere un giornale, sapeva che anche nel fine settimana egli era impegnato nel suo lavoro. Era uno che richiedeva molto tempo il suo, difatti faceva il lavoro più bello del mondo per lei, il pozionista. Spesso quando il padre rientrava prima dal lavoro, si sedeva sopra le sue gambe mentre la luce della luna illuminava i loro volti, e si faceva raccontare tutto di più, come i meravigliosi progetti che egli aveva in servo per il futuro e tutto il materiale che aveva utilizzato per il suo ultimo esperimento. Ascoltando i suoi racconti si convinceva sempre più che quello sarebbe stato il lavoro più adatto a lei e che avrebbe sicuramente svolto da grande, sì avrebbe di certo seguito le orme del padre e si sarebbe sposata con un babbano, come egli aveva fatto con sua madre.
-Papà, posso venire con te al lavoro?- Disse la bambina mentre prendeva posto a tavola, nel modo più caotico possibile. Sua madre che nel mentre stava passando di lì, le lancio un’occhiata un po’ severa -Non tartassare tuo padre con i tuoi soliti capricci, piuttosto incomincia a prepararti per i tuoi studi- Lei si comportava sempre in maniere rigida nei confronti di sua figlia, anche se lo faceva esclusivamente per il suo bene, tuttavia quando voleva era una madre davvero dolce e affettuosa.  La bambina sbuffò e incrociò le braccia in segno di rifiuto. -Non ti preoccupare…- Il padre che aveva discostato il suo sguardo dalla lettura, la guardò con un pizzico di gioia nei suoi occhi -Quando sarai più grande, ti prometto che ti porterò e ti insegnerò una delle pozioni più belle che ho mai realizzato!- A queste parole la donna che era alle sue spalle lanciò uno sguardo un po’ preoccupato, al contrario della bambina che invece si alzò e incomincio a sprizzare gioia da tutti i pori. Ma quella non sarebbe stata l’unica bella notizia della giornata, altro era in servo per lei, in modo da rendere quel giorno forse uno dei più belli della sua vita.
Improvvisamente udì il rumore di un battito d’ali, era pronta a giurarlo di averlo sentito. E sapeva che non era quello di un comune uccello, ne era certa. Si bloccò d’un tratto sotto gli sguardi confusi dei genitori e si fiondò fuori dalla porta con addosso solo il suo fine pigiama rosa chiaro e le sue pantofole. -Dove vai? Torna subito qui, ti prenderai un raffreddore!- Gridò la madre mentre lei si lasciava alla sue spalle la cucina. Spalancò la porta di casa con estrema velocità e si fiondò all’esterno, fino a toccare con i suoi piccoli piedi il verde prato del cortile di casa. Rimase dopo di che a fissare inerme il cielo, per poi indirizzare lo sguardo davanti a sé e nelle vicinanze, poi di nuovo sopra al cielo e ciò continuò fin quando non passarono almeno 2 minuti. Il suo sguardo di estrema felicità, si mutò in uno sguardo di estrema delusione. -Se non rientri subito, niente colazione signorina.- La madre che intanto l’aveva raggiunta prese a guardarla per capire cosa l’avesse spinta ad uscire di corsa da casa. Fin quando poi tutto li fu chiaro. Dapprima un pezzetto impercettibile di carta, si fece poi sempre più vivido fino a prendere la forma di una lettera e cadeva da chissà dove proprio verso di loro. Il battito di Silvia prese ad accelerare, non riusciva a credere ai suoi occhi. Afferrò la lettera e sopra di essa, c’era scritto ciò che aveva desiderato da sempre. Prese a scartarla velocemente sotto gli occhi attenti di sua madre. Su un foglio con una elegante scrittura erano riportate le seguenti parole:
Cara signorina Parker
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri e delle attrezzature necessarie. 
I corsi avranno inizio il primo settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v. 
Con ossequi, 
Minerva McGranitt 
Vicedirettrice 
Non riuscì nemmeno a terminarla di leggerla, che si precipitò all’interno per sventolarla a suo padre. Lui abbandonò subito la tazza di caffè e il giornale che reggeva per precipitarsi ad abbracciarla, un abbraccio così forte che quasi le mancava il respiro. -La nostra bambina è pronta per Hogwarts, la nostra bambina è cresciuta!- Disse il padre in preda all’eccitazione. Gli sguardi dei loro genitori erano così fieri, non avrebbero desiderato un’altra figlia, nonostante i mille difetti, nonostante non fosse perfetta, Silvia era Silvia.
                                                                *
Il sole entrava dalle tendine e andava a illuminare il viso di una ragazzina undicenne rannicchiata nel suo lenzuolo zebrato, pian piano gli occhi le si aprirono e andarono a rivelare un paio di occhi castano chiaro, si alzò molto lentamente e si diresse giù in cucina seguendo l’odore di pancake appena preparati.
-Buon giorno…dormito bene?- lei sorrise e annuì mentre si sedeva a tavola e cominciava a mangiare i suoi amati pancake. Nessuna delle due proferì una parola mentre mangiavano ognuna persa nei propri pensieri. Quando terminò la sua colazione si alzò e andò a prepararsi per un’altra giornata, nonostante fosse in vacanza non aveva perso l’abitudine di alzarsi presto la mattina. Si preparò e disse alla madre che andava nel parchetto vicino casa. Quell’estate aveva preso l’abitudine di andarci, sedersi lì sotto un albero e leggere il suo libro preferito “il regno perduto” lo avrebbe letto tutto il giorno senza mai fermarsi. Non era una ragazzina molto socievole e di recente le persone tendevano ad isolarla ancora di più visto che quando lei era nei paraggi succedeva sempre qualcosa di strano che nemmeno lei riusciva a spiegarsi, ed era proprio per questo motivo che aveva cominciato ad evitare le sue compagne di classe e sua madre molte volte le aveva chiesto cosa non andava, ma puntualmente lei ignorava le sue domande perché nemmeno lei sapeva darle delle risposte; tirò un sospiro e con le dita tremanti raccolse una margherita che volò via come se gli fossero spuntate le ali , la guardò sconsolata andare via e si chiese come ogni giorno il motivo per cui riuscisse a farlo, “ forse” pensò “ sono un mostro” ridacchiò dandosi della stupida e ricordando a se stessa che i mostri non esistevano. Dopo di che tornò a leggere il suo libro incurante di quanto invece fosse speciale e che stava finalmente per prendere il posto che da sempre le era appartenuto.
La sua era una famiglia abbastanza silenziosa, per cui la calma che regnava all’ora di pranzo era del tutto naturale, sua madre e suo padre parlavano per lo più di argomenti troppo noiosi per i suoi gusti per cui mangiava rimanendo in religioso silenzio. Terminato il pranzo lei si alzava e andava in salotto per continuare a leggere. Quel giorno però accadde qualcosa che ruppe la solita monotonia che caratterizzava le sue giornate: qualcuno, non atteso, suonò al campanello, pamela si alzò dalla poltrona in salotto e si diresse ad aprire la porta e si trovò di fronte a sé la persona più strana che avesse mai visto. Portava un lungo abito verde e aveva i capelli grigi legati in uno chignon in alto. La strana signora le sorrise in modo gentile e disse:-ci sono i tuoi genitori in casa?- ripresosi dallo shock iniziale annuì. -Mamma! Papà! C’è una signora per voi- si spostò di lato e le fece cenno di entrare, la accompagnò in salotto e prese posto in mezzo ai suoi genitori che guardavano incuriositi la misteriosa signora che si era seduta di fronte a loro. Dopo qualche minuto di silenzio ella parlò: -Salve sono la professoressa Minerva Mcgranitt e sono qui in rappresentanza della scuola alla quale è stata ammessa vostra figlia- I suoi genitori erano un po’ stravolti e si lanciarono strane occhiate. Alla fine la madre chiese: -Mi scusi…ci sarà stato un errore non abbiamo iscritto nostra figlia a nessuna scuola- la strana signora sorrise -Vostra figlia è una strega e quindi dalla nascita è iscritta alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts- a quel punto eravamo tutti e tre stravolti; ma il cervello della piccola pamela stava elaborando in fretta quello che aveva detto la professoressa Mcgranitt. -Mi scusi, ma quindi le cose che mi capitano sono causati dalla magia? Non mi sta prendendo in giro vero?- la professoressa la guardò sorpresa dalla sua domanda -Perché dovrei prenderti in giro, sono venuta per spiegare ai tuoi genitori che esistono i maghi e le streghe, ma che grazie a un ministero della magia la popolazione non magica non sa della nostra esistenza, tu, mia cara, fai parte di questo mondo che imparerai a conoscere un poco alla volta- a questo punto la professoressa consegnò una busta con un sigillo a forma di H e disse che all’interno avrebbe trovato la liste delle cose da comprare, poi si rivolse ai suoi genitori e gli informò come raggiungere il posto nel quale avrebbero potuto comprare le cose per la scuola e dopo di che gli mostrò le monete dei maghi. Entrambi sembravano molto contenti per la loro bambina e sembravano aver accettato che ella fosse una strega -Grazie per tutte queste informazioni. Tesoro perché non accompagni la professoressa alla porta- pamela così facendo, si alzò e l’accompagnò, tuttavia anche se si era allontanata sia lei che la professoressa poterono udire le parole del padre -Una strega, che diremo alle persone, alla famiglia non possiamo dire la verità ci farebbero rinchiudere- e della madre -Sapevo che era diventata strana me lo dicevano spesso le altre mamme, ma pensavo fosse normale-. La professoressa prima di uscire accarezzò la testa di pamela come a rassicurarla per quello che avevano detto i suoi genitori, lei non tornò in salotto andò dritta in camera sua e affondò la testa nel cuscino per soffocare le lacrime, i suoi genitori non vennero a vedere come stava, la lasciarono da sola nella sua camera e lei pian piano si addormentò, pregando che loro al suo risveglio l’amassero ancora.
Nei giorni seguenti le cose non cambiarono molto, i suoi genitori erano molto freddi e con lei non parlavano molto. Quando andarono a Diagon Alley lei si stupì molto di come le cose più strane per lei, per i maghi erano una cosa del tutto normale, c’erano negozi di ogni genere, dai negozi di vestiti a quelle per le bacchette, non capiva molto tutto ciò che la circondava e la cosa la faceva sentire molto stupida e si ripromise di scoprire il più possibile quando sarebbe arrivata a Hogwarts. Appena ebbero finito di fare compere tornarono subito a casa. I restanti giorni dell’estate li passò a capofitto nei libri, studiando il più possibile, per non essere indietro rispetto agli altri. L’ultimo giorno di vacanza controllò se aveva tutto nel suo baule e se la sua civetta, che avrebbe portato con sé, fosse nella gabbia, e si addormentò col pensiero che l’indomani sarebbe salita sul treno che l’avrebbe condotta alla sua nuova vita.
La mattina dopo, pamela si svegliò presto come suo solito, ma stavolta non era per abitudine, era per l’ansia che le divorava lo stomaco, si chiedeva se era uno scherzo e se realmente esisteva una scuola di magia e stregoneria, ma lei era solo una pazza da rinchiudere ed era disposta a crederci. Si vestì con una miriade di pensieri nella testa e poi partirono alla volta della stazione. I suoi genitori la salutarono all’entrata e lasciarono che andasse da sola, a lei non dispiacque molto, per cui prese ad avanzare tra la folla cercando il muro che divideva i binari 9 e 10. Una volta che l’ho trovò, si posizionò davanti ad esso e rimase a fissarlo. La Mcgranitt aveva detto che avrebbe dovuto attraversarlo, ma in quel momento in mezzo alla stazione e davanti ad un muro solidissimo lei si chiese se scontrarsi contro l’avrebbe portata realmente da qualche parte.
-Non vai?- Domandò una ragazzina con lunghi capelli marroncino chiaro quasi biondi. Continuava a fissare Pamela con molta insistenza, quest’ultima non potette fare a meno di notare i suoi grandi occhi grigi. Dopo qualche istante scosse il capo per riprendersi.  Aveva pensato che ciò non fosse possibile, che sicuramente quella signora l’aveva presa in giro, tuttavia ora…Questa ragazza voleva realmente dire che doveva scontrarsi contro un muro? -Allora? E’ tardi, se perdo il treno mia madre credo che mi metterà in punizione per il resto dell’anno! Anzi togli credo…- Pamela non riusciva a togliere lo sguardo da quella ragazza e di certo le sue corde vocali non aiutavano a salvare le situazione, sembrava come se avessero imposto un blocco e la voce si rifiutava ad uscire -Ecco…- Riuscì a pronunciare a malapena. La ragazzina dapprima un po’ irritata, spalancò gli occhi ed esclamò -Sei una nata babbana!- La sua voce non era di disprezzo, piuttosto di ammirazione -Ho ragione, vero? Wow è la prima volta che ne incontro una. Sai io sono nata da un mago e una Babbana, Piacere Silvia Parker!- Allungò la sua mano in segno di saluto. Pamela scossa dalle parole della ragazza, rimase a rifletterci un po’ sul significato del termine Babbana e si domandava come era possibile che fosse raro incontrare una come lei, non riusciva a capire e questa sensazione non era tra quelle che amava. Poi timidamente allungò la mano e si presentò -Piacere...Sono…Pamela White- …  -Oh un nome a dir poco babbano!- Riprese la ragazza -Vorrei continuare a parlare delle tue origini, ma…Penso dovremmo sbrigarci, mancano solo- Guardò in fretta l’orologio della stazione -Diamine, solo 3 minuti!- Strinse forte il carrello a sé e lanciò un’ultima occhiata a Pamela -Ci vediamo dall’altra parte!- Un passo, poi l’altro e andò dritto verso il muro, ma non ci fu nessun tonfo. Semplicemente Scomparve. Pamela non credeva ai suoi occhi, avrebbe preferito rimanere a rifletterci ancora un po’ su, tuttavia sapeva di non avere tempo, aveva detto 3 minuti…Doveva assolutamente sbrigarsi. Così prese un grande respiro, asciugò le sue mani sudaticce a furia di stringere forte il carrello davanti a sé, poi decise di contare fino a tre. 1…2…3. Improvvisamente si fece tutto buio, li sembrava di volare nel vuoto e d’un tratto una grande luce l’accecò. Stropicciò gli occhi e quando gli aprì, davanti a sé trovò un immenso treno e un via vai di gente con gli abiti più strambi che avesse mai visto. Su un cartellone c’era scritto Binario 9 tre quarti.
 
Entrarono in quel grande treno rosso scarlatto, all’interno pareva molto più grande di come appariva dall'esterno. Cercarono di non scontrarsi contro l'immensa folla di studenti che si apprestavano ad entrare nelle loro cabine -Stammi dietro!- Gridò Silvia cercando di farsi sentire da Pamela. Finalmente dopo aver camminato per un po’, trovarono uno scompartimento vuoto...o quasi. All'interno di esso infatti, all'angolo appoggiato alla finestra e avvolto da uno scuro mantello, si intravedeva il volto di un bambino che apparentemente dormiva. Era segnato da varie cicatrici e le sue evidenti occhiaie davano la sensazione che non dormisse da mesi, ciò aiutava a rendere il suo volto meno giovane rispetto alla sua età. Pamela rimase a fissarlo quasi come ipnotizzata, mentre Silvia parve non accorgersi della sua presenza. Quest'ultima occupò il posto davanti al ragazzo, e dopo averli lanciato un occhiata, non sembrò esserne alquanto turbata. Invece Pamela un po’ titubante si sedette accanto al misterioso giovane. -Sei eccitata, vero? Io lo sono moltissimo, ho sempre desiderato di andarci sin da quando sono nata! Mio padre sai è un pozionista, è desidero tanto essere come lui- L'altra ragazza la guardò un po’ smarrita, aveva sentito parlare di Hogwarts solo un mese fa e ancora stentava a crederci, figuriamoci se avrebbe potuto darle una risposta, cosi si limito a sollevare le spalle evitando in questo modo di rispondere. Silvia riprese a parlare -In quale casa vorresti capitare? Io vorrei tanto Grifondoro, la mia famiglia da generazioni è sempre stata Grifondoro!- Pamela noto che la ragazza aveva utilizzato un tono piuttosto alto, tanto che il ragazzo affianco a lei si mosse leggermente. Per paura che lo avesse svegliato cerco un modo per evitare ciò, e mentre ci rifletteva su, giunse una signora che teneva a se un carrello zeppo di dolci che non aveva mai minimamente visto.
 Il treno per Hogwarts arrivò a destinazione.
   
 
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